La domenica della nonviolenza. 72



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LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 72 del 7 maggio 2006

In questo numero:
1. Un ultimo sforzo per Lidia al Quirinale
2. Gianni Bergamaschi: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica
3. Carla Caimi: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica
4. Maria Teresa Caligaris e Giuseppe Laini: Per Lidia Menapace Presidente
della Repubblica
5. Giovanna Casavola: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica
6. Marie-France Maurin: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica
7. Bruna Mengoni: Per Lidia Menapace Presidente della Repubblica
8. Un anno fa 4.506 firme per Lidia Menapace senatrice a vita
9. Giuseppe Moscati: Presenza alla persona nell'etica di Aldo Capitini.
Considerazioni su alcuni scritti minori (parte seconda e conclusiva)

1. EDITORIALE. UN ULTIMO SFORZO PER LIDIA AL QUIRINALE

Il punto della situazione
Domani, lunedi' 8 maggio, cominciano le votazioni per l'elezione del
Presidente della Repubblica da parte di tutti i senatori e le senatrici, le
deputate e i deputati, i consiglieri regionali allo scopo delegati. Come e'
noto nelle prime tre votazioni l'elezione si avra' se un candidato
raggiungera' i due terzi dei voti, dalla quarta sara' sufficiente la
semplice maggioranza assoluta.
Mentre scriviamo queste righe e' ragionevole supporre che i giochi non siano
gia' fatti. Che non vi sia gia' un accordo di ferro tra gruppi dirigenti
efficiente ad imporre una granitica disciplina ai parlamentari ed ai
consiglieri regionali delegati. Che almeno per le prime tre votazioni vi sia
la possibilita' reale per tutte e tutti coloro che lo vorranno di votare
secondo ragione e coscienza e non per obbedienza alle gerarchie.
Per quanto possa sembrare ardua impresa, vi e' la concreta possibilita' che
varie persone potranno votare per Lidia Menapace Presidente della
Repubblica.
E sarebbe un voto che avrebbe un significato forte e potrebbe spostare
equilibri, e finanche suscitare nelle votazioni successive un piu' ampio
consentimento, un forte gesto di liberta' e democrazia.
Non occorre riassumere qui le ragioni e l'importanza di cio'.
Bastera' ripetere ancora una volta che "ci piacerebbe un Presidente della
Repubblica che avesse fatto la Resistenza. Un Presidente della Repubblica
che avesse fatto la scelta della nonviolenza. Un Presidente della Repubblica
femminista. Una Presidente della Repubblica. Lidia Menapace".
E sara' sufficiente aggiungere che almeno per le ed i parlamentari che si
sentono impegnate e impegnati per la pace e in difesa della Costituzione che
all'articolo 11 ne fa uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento
giuridico, dovrebbe esere dirimente il seguente semplicissimo ragionamento
in forma di alternativa secca: se come Capo dello Stato deve esserci una
persona che ha le mani sporche di sangue avendo contribuito a promuovere
guerra e stragi, o una persona che non solo ha contribuito a liberare il
nostro paese dal nazifascismo, non solo e' amica della nonviolenza, non solo
e' autorevole figura di quel pensiero e quel movimento delle donne che ha
posto lo storico obiettivo di porre la guerra fuori dalla storia, ma che si
e' sempre battuta e sempre si battera' contro tutte le guerre, contro tutte
le stragi, contro tutte le uccisioni, in difesa dell'articolo 11 della
Costituzione, dell'intera Costituzione della Repubblica Italiana, del
riconoscimento di tutti i diritti umani a tutti gli esseri umani.
Questa persona e' Lidia Menapace, solo nella sua persona si trovano
incarnate qui ed ora tutte queste caratteristiche, tutti questi valori.
E' Lidia Menapace l'unica candidata possibile per chi vuole una donna, una
resistente, un'amica della nonviolenza, una femminista; per chi vuole una
Presidente della Repubblica che difenda la pace, la legalita'
costituzionale, la dignita' umana.
A tutte e tutti coloro che da lunedi' voteranno per la prima carica dello
Stato chiediamo di votare Lidia Menapace, di fare questo dono al popolo
italiano.
*
Tre richieste
E a tutte le persone che ci leggono chiediamo adesso un ultimo sforzo, di
fare tre cose ancora:
1. Scrivere e-mail (e se si hanno relazioni personali con alcuni di essi:
telefonare) ai parlamentari ed ai consiglieri regionali (gli indirizzi di
posta elettronica di tutti sono pubblici e disponibili nella rete telematica
digitando www.senato.it e www.camera.it per i parlamentari, e cercando con
un motore di ricerca i siti delle Regioni) per chiedere che votino Lidia
Menapace per la pace e la Costituzione; che votino Lidia Menapace perche'
donna, resistente, amica della nonviolenza e femminista.
2. Scrivere e-mail a tutti i mezzi di comunicazione di massa affinche' diano
notizia di questo appello, di questa proposta, di questa speranza: Lidia
Menapace al Quirinale per la pace e la Costituzione; Lidia Menapace al
Quirinale perche' donna, resistente, amica della nonviolenza e femminista.
3. Diffondere ancora tra tutte le persone amiche questo appello e questa
richiesta, chiedendo anche a loro di scrivere a loro volta ai grandi
elettori presidenziali, ai mass-media e ad altre persone ancora.
*
Alcuni materiali utili
a) Un possibile testo sintetico: "Chiediamo che sia eletta Presidente della
Repubblica la senatrice Lidia Menapace, prestigiosa intellettuale di forte
impegno civile, resistente contro il nazifascismo, amica della nonviolenza,
femminista. Chediamo che sia eletta Presidente della Repubblica la senatrice
Lidia Menapace perche' e' una donna da sempre impegnata per la pace e la
Costituzione".
b) Alcune adesioni significative segnalabili: Farid Adly, Imma Barbarossa,
Enrica Bartesaghi, Franca Bimbi, Giovanna Capelli, Giancarla Codrignani,
Antonino Drago, Rachele Farina, Giovanni Franzoni, Domenico Gallo, Nella
Ginatempo, Daniele Lugli, Gerard Lutte, Anna Maffei, Lidia Maggi, Gigi
Malabarba, Dacia Maraini, Ettore Masina, Eugenio Melandri, Lea Melandri,
Luisa Morgantini, Isidoro D. Mortellaro, Giorgio Nebbia, Gianni Novelli,
Riccardo Orioles, Giuliano Pontara, Alessandro Portelli, Lidia Ravera,
Annamaria Rivera, Brunetto Salvarani, Umberto Santino, Maria Schiavo, Bruno
Segre, Sergio Tanzarella, Letizia Tomassone, Mao Valpiana. Hanno aderito
decine di docenti universitari, centinaia di rappresentanti di associazioni
impegnate nella solidarieta', per la pace e i diritti umani, numerosi
pubblici amministratori. Hanno aderito tra gli altri numerosi religiosi e
religiose; prestigiose intellettuali femministe; illustri rappresentanti
dell'ambientalismo scientifico; grandi figure della vita civile italiana;
autorevoli personalita' delle istituzioni; ed inoltre decine e decine di
associazioni, riviste, istituzioni culturali e d'impegno sociale; e migliaia
di cittadine e cittadini. Hanno gia' aderito pubblicamente anche alcuni
senatori e deputati.

2. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIANNI BERGAMASCHI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
[Ringraziamo Gianni Bergamaschi (per contatti: betberg at tin.it) per questo
intervento]

Ho ricevuto da Giorgio Nebbia l'appello per Lidia Menapace Presidente e l'ho
inoltrato a vari corrispondenti.
Lo condivido al cento per cento, non solo perche' ho avuto la fortuna e il
piacere di conoscere Lidia, ma perche' sarebbe proprio ora di avere una
donna Presidente...

3. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. CARLA CAIMI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA
[Ringraziamo Carla Caimi (per contatti: caimicur at vivoscuola.it) per questo
intervento]

Aderisco all'appello per Lidia Menapace Presidente della Repubblica.

4. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. MARIA TERESA CALIGARIS E GIUSEPPE LAINI: PER
LIDIA MENAPACE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
[Ringraziamo Maria Teresa Caligaris e Giuseppe Laini (per contatti:
beppemaresa at libero.it) per questo intervento]

Aderiamo all'appello per Lidia Menapace Presidente delle Repubblica.

5. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. GIOVANNA CASAVOLA: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
[Ringraziamo Giovanna Cavasola (per contatti: gioca11 at hotmail.com) per
questo intervento]

Aderisco a questa iniziativa.
Giovanna Cavasola, Citta' del Messico

6. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. MARIE-FRANCE MAURIN: PER LIDIA MENAPACE
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
[Ringraziamo Marie-France Maurin (per contatti: m.france.m at virgilio.it) per
questo intervento]

Do' la mia adesione alla proposta di Lidia Menapace Presidente della
Repubblica.

7. DEMOCRAZIA PARTECIPATA. BRUNA MENGONI: PER LIDIA MENAPACE PRESIDENTE
DELLA REPUBBLICA
[Ringraziamo (per contatti: brumenbru at libero.it) per questo intervento]

Ho letto che viene proposta la senatrice Menapace quale futura Presidente
della Repubblica. Aderisco senz'altro, anche se temo che candidature del
genere non passeranno mai nel Parlamento italiano.

8. DOCUMENTAZIONE. UN ANNO FA 4.506 FIRME PER LIDIA MENAPACE SENATRICE A
VITA
[Dal sito del "Comitato internazionale 8 marzo" di Perugia
(www.donnemondo.com) riprendiamo i seguenti materiali di documentazione]

Il 14 gennaio 2005 una delegazione formata da sei donne ha presentato al
Quirinale le firme raccolte dalla petizione popolare che propone al
Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la nomina di Lidia
Menapace a senatrice a vita.
La raccolta della sottoscrizione era iniziata nel giugno del 2004 su
iniziativa del Comitato internazionale 8 marzo, con sede a Perugia, nel
corso della manifestazione "Lune di primavera".
4.506 sono le firme, alla raccolta delle quali ha contribuito una fitta rete
di organizzazioni femminili, partigiane, pacifiste, laiche, tra cui l'Anpi
di Sacile, Lisistrata, Namir, Europeforpeace, Casa internazionale delle
donne, Italia laica, Associazione Italia-Nicaragua, Udi di Ferrara, La
Spezia, Bornago, Udi "Scienza della vita quotidiana", Centro di ricerca per
la pace, Le Girandole, Scuola di pace di Senigallia, Arci Gay Arci Lesbica,
Marea, Forum delle donne di Rifondazione Comunista, Agape, Centro pari
opportunita' della Provincia di Livorno, Centro Donna di Grosseto, Ida,
circoli e gruppi di Foligno, Terni, Todi, Marcia mondiale delle donne,
Uomini in cammino, Convenzione permanente delle donne contro la guerra, ecc.
Molte sono state le e i parlamentari della Camera, del Senato e del
Parlamento Europeo che hanno dato la loro adesione, tra cui: Franco
Bassanini, Tiziana Valpiana, Marina Sereni, Michele Santoro, Franco
Grillini, Giorgio Panattoni, Mariotto Arnaldo, Piera Capitelli, Giovanni
Russo Spena, Sergio Staino, Luciana Castellina, Clara Sereni, Vittorio
Agnoletto; molte le personalita': Miriam Pellegrini Ferri, partigiana;
Susanna Chiarenti; Chiara Cavallaro, economista; Gianfranco Ricco',
direzione nazionale Ds; Monica Lanfranco, giornalista; Vittorio Mencucci,
presidente della Scuola di pace "V. Buccelletti"; Imma Barbarossa, Forum
donne del Prc; Aurelio Mancuso, segretario nazionale Arci Gay; Nadia
Cervoni, donne in nero; Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace;
Vladimiro Boccali, assessore al Comune di Perugia; Umberto Dolci, Fisac
Cgil; Flavio Vallon, direzione regionale Ds Friuli Venezia Giulia; Antonio
Saulle, segretario Fiom Trieste; Gemma Lunian , Comitato politico nazionale
Prc; Luisa Zanotelli, associazione "L'osservatorio cara citta'", Eletta
Cocuzza, Adista; Michele Bonomo, presidente Legambiente Campania, Elena
Buccoliero, Movimento Nonviolento; Gloria Nemen, storica; Maurizio Benazzi,
teologo laico; Claudio Carnieri, gia' presidente della Giunta regionale
dell'Umbria; Gaia Grossi, assessore regione dell'Umbria; e tante persone
comuni, insegnanti, pensionate e pensionati, disoccupate e disoccupati,
lavoratori e  lavoratrici, militanti di gruppi di donne che hanno inviato
raccolte di firme senza scrivere il gruppo di appartenenza.
*
Tra le prime adesioni alla petizione popolare per Lidia Menapace senatrice a
vita: Marcella Bravetti del Comitato internazionale 8 marzo, Luciana
Castellina gia' parlamentare e parlamentare europea, Imma Barbarossa del
Forum delle donne del Prc, Marina Sereni parlamentare, Monica Lanfranco per
la redazione di "Marea", Nadia De Mond per la Marcia mondiale delle donne,
Rosangela Pesenti, Lisistrata, Floriana Lipparini, Carmen Benelli, Marialba
Pileggi della Tavola della pace, Nicola Vallinoto federalista europeo,
Giuliana Beltrame, Barbara Romagnoli; Raffaella Chiodo, Stefania Cantatore,
Rosaria Onida, Rosetta Scarparo, Assunta Signorelli, Rita Cacchione, Mirella
Sartori, Adriana Sferagatta, Flavia Sferagatta, Enrico Peyretti, Centro
Donna Grosseto, Andreina Albano, Ida (Iniziativa Donne Aids), Corinna
Rinaldi, Maria Virgilio, Claudia Angeletti, Francesca La Forgia, Barbara
Romagnoli, Flavio Lotti coordinatore della Tavola della pace, Laura Bergomi,
Angelo Cifatte, Francesco Mandarini gia' presidente della Regione Umbria,
Vladimiro Boccali assessore del Comune di Perugia, Lazzaretto Angelina,
Pietro Puzzi, Giusy Gabriele, Roberta Arsieri, Barbara Grandi assessora di
Andria, Antonietta Potetti, Nilde Russo segretaria del circolo del Pro delle
Alte Madonie (Palermo), Giulio Vittorangeli per l'Associazione
Italia-Nicaragua; Teresa Ambrosoni, Udi - Unione donne in Italia, Vittorio
Mencucci presidente della Scuola di Pace, Giorgio Candelaresi preside,
Francesca Baldelli docente, Rosaria Leonardi Cenerelli docente, Angelo
Cattaneo, Giampieri Giuliana, Candelaresi Orietta pedagogista, Verena
Schmid, "Namir", Vittorio Agnoletto parlamentare europeo, senatore Franco
Bassanini, Mariotti Arnaldo, Giorgio Panattoni parlamentare, Franco Grillini
parlamentare, Piera Capitelli  parlamentare, Golfarelli Angelamaria
dell'Udi, Aurelio Mancuso segretario nazionale Arcigay, Giovanni Russo Spena
parlamentare, Ganpaolo Slvestri responsabile nazionale diritti civili della
Federazione dei Verdi, Nadia Favalli, Angela Dogliotti Marasso, Alice Vacca,
Cinzia Pani, Cecarelli Massimo, Oian Daniele, Donatella Salina, Gianni
Geraci, Paolo Scardi, Massimiliano Puddu, Odilla Dal Santo, Zocche Antonio,
Associazione per la pace di Schio (Vicenza), Carmen Pignataro, Anunziata
Coppede', Lai Maria Paola, Rita La Guardia, Pier Paolo de Brasi, Silvia
Romei, Sabatino Falzarano, Gabriele Pepe, Luca Privitera, Eleonora Casula,
Antonella Uselli, Marco Buttarini, Gabriella Costantini, Antonia Mascioli,
Franco Meazza, Anna Marzia Positano, Maria Carmela Zincone, Brunella Bruni,
Gianni Doria, Losi Dina, Letizia Valli, Giordano Cioli, Maria Grazia
Pizzoli, Antonio Bruno, Plino Casagrande, Liliana Salvador, Jacopo Bonora,
Sergio Sinigaglia, Pamela Antonacci, Andrea Ferri, Nadia Libera Imbroglini,
Alida Di Marzio, Mario Turco, Giuseppe Nicotri, Canonico Costantino, Giorgia
Iannelli, Pietro Baruffetti, Sandro Provvisionato, Giancarla Ceppi,
Alessandra Negrini, Diego Lo Presti, Flavio Attolini, Edgardo Herbstritt,
Mauro Castagnaro, Giorni Tanas, Annamaria Burani, Maurizio Taborelli,
Antonella Uselli, Maria Valeria Della Mea, Nadia Cervoni delle Donne in
nero, Rina Zardetto, Pasquale Paciello, Cinque Silvio, Rosa Pia Bonomi,
Angela Bonora, Clara Sereni scrittrice, Maurizio Brandi, Pierangelo Bucci,
Valeria Gangemi, Carra Enzo, Francesco Faccini, Sauro Spagni, Lidia
Salvatori, Massimiliano Caruso, Arivetti Cinzia, Guglielmo Gaviani, Angelo
Golia, Marta Breda, Paolo Marchini, Giuliana D'Olcese, Diano Pietro,
Cruciata Giuseppe, Dina Nascetti, Valeria Pugliese, Sabatino Prosperi,
Cosimo Copertino, Adriana Almanno, Roberto Arpaia, Luigia de Marco, Adriana
Filip, Maurizio Casetta, Angela Di Terlizzi, Paolo Ferrero, Piero Borgo,
Maria Franca Garro, Canonico Costantino, Umberto Dolci, Paola Torsello,
Colantoni Erminio, Angela Bernardini, Roberta Lisi, Anna Maria Chirico,
Roberto Di Giovannantonio, Pina Garofalo, Antonio Maria Baldi, Salvatore
Mica, Luana De Rossi, Wanda Piccinonno, Muntoni Caterina, Loredana Morandi,
Antonella Muntoni, Fabiana De Rossi, Paola Canarutto, Giuseppe Cognetti,
Massimo D,Andrea, Doriana Goracci delle Donne in nero della Tuscia, Enrico
Giardino, Aldo Femia, Alessandra Barbieri, Mariapia Passigli, redazione di
"Fuori Binario" (giornale di strada delle persone senza fissa dimora),
Saglietti Giorgio, Anna Rapinesi, Milka Atonic, Edda Cicogna, Gabriella
Moresco, Alda Fontana, Paola Cino, Fausto Renaldo, Alessandro Messina,
Loredana Middione, Gianfranco Mazzeo, Gualtiero Via, Massimo Morone, Hamza
Roberto Piccardo, Lucy Ladikoff, Francesca Mele, Agostino Torrani, Giancarla
Chiesa, Carlo Kutufo, Marco Acerbi, Giovanna Caviglione, Italo Di Sabato,
Daniele Baruzzi consigliere comunale, Alessandro Pistoia, Salvatore Franco,
Armando Michelizza, Guerresi Marielena, Luisa Rossi, Tarquinio Fuortes,
Marco Berti, Carrer Yuri, Claudio Tullii,  Antonino Varvaro, Giuseppe
Sindoni, Denny Rossi, Elvira Teodori, Daniele Casini, Piero De Sabbata,
Federica D'Alessio, Emanuela Ricci, Marco Consolo, Marco Noris, William
Bruno, Giovanna Conte, Licia Canigola, Sergio Combina, Luigi Cacialli, Luca
Guarneri, Augusto Cuccaro, Rossella Pirillo, Piergiorgio Cremasco, Gemma
Arpaia Iscos-Cisl, Gianna Candolo, Pier Luigi Tolardo, Daniele Carabot,
Pasquale Marino, Prc di Bologna, circolo Navile, Antonella Viale, Enrico
Semeria, Lorena Marrocco, Salah Ibrahim, Ilicia Di Ienno, Laura Santoro,
Nicola Rotondaro, Enzo Salomone, Stefano Possanzini, Vanessa Niri, Lucia
Marchetti, Roberto Mazzini dell'associazione Giolli, Beniamino Sidoti e
Roberta Gandolfi, Gabriella Maleti, Lucio Morelli, Ivano Franzini, Marino
Seveso,- Roberto Antonini, Gianfranco Fontanili, Gianfranco Mazzotta, Chiara
Albertinale, Federazione di Firenze del Prc, Eugenia Marcantoni, Giancarlo
Coccheri, Saverio Tommasi, Gianfranco Mazzotta, Michele Mengucci, Silvia
Mariani, Maria Cavallari, Gianni Casubaldo, Enrico Carretta, produttore
teatrale Modena City Ramblers, Claudio Tullii, Milena Valli, Vania Valoriani
presidente Consiglio Circoscrizionale 2 Campo di Marte Comune di Firenze,
Giuseppe Mosconi, Gabriele Emilio Chiodo, Raffaele Bernardini, Maddalena
Balice, Pino Rotta direttore di "Helios Magazine", Lorenzo Mazzucato,
Caterina Lusuardi, Marco Ghinelli, Fabrizio Guerra, Davide Scaglianti,
Germana Graceffo, Barbara Notaro Dietrich, Stefano Molteni, Eleonora
Bonaretti, Tommaso Iorio, Cinzia Spaolonzi, Carmen Pignataro, Coop. Teatro
91, Silvana Campese, Fabiana Guarino, Bruno Campese, Paola Viola, Daniele
Campese, Andrea Campese, Giovanna Muro, Mario Muro, Liliana Muro, Antonella
Muro, Alfredo Fagni, Fiamma Lolli, Michele Santoro, Sergio Staino, Chiara
cavallaro economista, Miriam Pellegrini Ferri partigiana, Spartaco Ferri,
Susanna Chiarenzi, Fulvio Vallon, Patrizia Caporossi, L'A-Team: Carmela,
Bhavana, Elena, Erica Regis Gianas, Donatella Monaco, Massimo Pistis, Erika
Tomassone, Maria (Mimmi) Vinotti, Fausto Bertoncini, Lucia Giansiracusa,
Tiziana Boari, Paolo Albertazzi, Agnese Pesando, Matteo Vitali, Marinella
Ravettino, Stefania Parigi, Margherita Orsolini, Fiorenzo Albani, Laura
Tussi,  Gilda Sensales, Raffaele Ibba, Stefania Mazzetti, Zueneli Gianco,
Benvenuti Emanuela, Leopolda Minchillo, Luigi Lusenti, Mirella Morandi,
Fabio Massimo Rapiti, Valerio Bongiorno, Lorena Cipriani, Manuela
Meneghelli, Agata Meneghelli, Silvia Bazzocchi, Sergio Frigo, Patrizia
Zantedeschi, Angelo Baracca, Alfio Cortonesi, Elisabetta Addis, Giuseppe
Pappalardo, Elina Lo Voi, Eugenia Silvia Rebecchi, Grossi Giuseppe, Lidia
D'Alessio, Daniele Davalli, Monica Gardellini, Ingrid Facchinelli, Susanna
Giaccai, Maria Letizia Daldoss, Rino Vaccaro, Anna Santoro, Ornella Pesetti,
Alberto Negri, Fabrizio Arcuri, Cristina Romieri, Tullio Seppi, Antonino
Drago, Gianco Zueneli, Emanuela Benvenuti, Daria Pozzi, Silvia Galiano,
Claudio Parentela,  Livia Mezzapesa e Nadir Lore', Maria Teresa Ruti,
Giuliana Fusaro, Francesco Graziosi, Giuliano Padroni, Carlo Cardarelli
segretario regionale Unione Inquilini Marche, Maria Luisa Di Iorio,
Giampaolo Paticchio, Antonella Urbinelli, Maria Bonafede, Antonella
Visintin, Barbara Nalesso, Radio gamma 5, Alberto Masala, Marcello
Santalucia per Acea Marche, Michele Buonomo presidente Legambiente Campania,
Francesco Forte editore, Ines Barocci, Maria Antonietta Centaro, Carlo
Bertani, Silvana Faccio, Antonio Ferrara, Anna Fratarcangeli, Ludovico
Greco, Giorgio Guelmani, Gianni Sabbadini, Maria e Giulio De la Pierre,
Pierpaolo Ascari, Giovanni Savegnago, Davide Pelanda, Stefano Buratto,
Giulio Girardi, Tiziana Masola, Monica Pistolato, Andrea Antonini, Carlo
calvini, Patrizia Restifo Olivera, Andrea Pellegrini, Teresa Armenti,
Caterina Dattoli, Eugenio Passarelli presidente del circolo Legambiente "La
citta' del sole" di Rende (Cs), Oreste Mottola, Valeria Ajovalasit
presidente nazionale Arcidonna, Valeria Borgia, Proposte editoriali Tam Tam,
Maria Luisa Sciarra (a nome di tutte/i) del movimento Le Girandole (Milano),
Gianmaria Ottolini del Consiglio Comunale di Verbania, Madel Monti del
Consiglio provinciale Anpi del Verbano-Cusio-Ossola, Enrico Panini
segretario generale Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil, Pierluigi
Scotto, Stefano Latini gestore sito "Solegemello", Pietro Renzi, Paolo
Bagnaresi, Annalisa Diaz, Alida Manca, Luisa Salis, Luisanna Diana, Carla
Fonzo, Brancadori Pia, Ferrara Donatella, Nora Racugno, Valeria Cao, Wanda
Piras, Paola Bertolucci, Silvia Palla, Mariarita Marongiu, Roberta
Benedetti, Alessandro Di Meo, Alessandra Lombardi, Peter Patti, Giovanni
Contini, Gianfranco Rafala', Valerio Cerritelli, Maria Teresa Pellegrini
Raho, Camilo Duque, Marco Sicco, Caterina Mantoan, Ivana Boaro, Anna La
Stella, Silvia Catalino, Massimiliano Bigiarelli, Maurizia Lugli, Giuseppe
Origgi, Bruna Montorsi, Marco Ingrosso, Arianna Manferrari, Restifo Olivera
Annarosa, Stefano Boeri, Alessandro De Pascale, Carlo Borghini, Ivaldo
Vernelli, Maria Gabriella Guidetti, Francesca Oliva, Marta Breda, Susanna
Bernoldi, Luisa Marano, Maria Carla Confalonieri, Sergio Moravia, Raffaella
Bacarelli, Rocco Mancini, Elisabetta Giordani, Paolo Molteni, Giuseppe
Aragno, Carmine Mignone, Roberto Pizzutti, Alfonso De Nardo, Francesca
Sivori, Angelo Romano, Nicola Triggiani,  Riccardo Putti, Antonia Banfi,
Pasquale Ricciardelli, Simonetta Notari, Paolo Ciaccia, Piero Petrini,
Claudio Jampaglia, Pietro Ricchi, M. Giovanna Fadigati, Carmen Pignataro,
Giuliana Fiocco, Sergio Saitta, Fabio Candura, Flavia Ricci, Sergio
Brancato, Mariacrisstina Cappellazzo, Franca Balsamo, Stefania Achella,
Fedele Salvatore, Cooperativa sociale "Irene '95", Liviana Bortolussi, Lucio
Pirillo, Eugenia Silvia Rebecchi, Pasqua Gandolfi, Monia Andreani,
Alessandra Pauncz, Brunello Marzia, Susana Dorato, Vincenzo Masotti, Stefano
De Martin, Monia Campa, Paola Lucantoni (Seminari Magistrali "Joyce Lussu",
Ancona), Bianca Cerri, ReporterAssociati, Roberto.Galbiati, Virginio
Marzocchi, Elisa Davini, Roberta Matteini, Giovanna Pagani della Lega
Internazionale delle donne per la pace e la liberta', Massimo De Santi,
presidente del Comitato internazionale di educazione per la pace, Teresa
Armenti, Caterina Dattoli, Pesenti Rosangela, Busetti Francesco, Busetti
Giordano, Busetti Enrico, Plebani Carmen, Cremaschi Gabriella, Bozzetto
Liliana, Dodesini Davide, Sega Mariateresa, Candido Elisabetta, Verdelli
Elena, La Torre Elena, Maria Pina Ciancio, Giuseppina Ferrara, Vincenzo
Corraro, Maria Letizia Peluso, Santina Scaldaferri, Maria Giovanna
Chiorazzo, Maria Luigia Iannotti, Rita Vitrano, Gastone Boz Cgil-Agb di
Bolzano, Roberto Renzetti, Marina Toschi, Coordinamento per la pace di
Cinisello Balsamo (Mi).

9. RIFLESSIONE. GIUSEPPE MOSCATI: PRESENZA ALLA PERSONA NELL'ETICA DI ALDO
CAPITINI. CONSIDERAZIONI SU ALCUNI SCRITTI MINORI (PARTE SECONDA E
CONCLUSIVA)
[Dal sito www.aldocapitini.it riprendiamo il seguente saggio. La prima parte
abbiamo pubblicato ne "La domenica della nonviolenza" n. 71]

Per meglio comprendere il rapporto che, in Capitini, lega apertura e
compresenza, puo' essere utile rileggere un altro dei testi meno conosciuti
del pensatore della nonviolenza, La religione e la pace, che e' del 1955 e
che riesce a racchiudere nelle sue poche righe alcune indicazioni molto
interessanti. Capitini affronta in questo scritto - in realta' un articolo
de "Il Nuovo Corriere" di Firenze del 28 gennaio - proprio il tema della
ricerca comune della possibile strada di pace, per imboccare la quale - egli
premette - e' necessario innanzitutto abbandonare religioni
istituzionalizzate, da una parte, e roccaforti economico-sociali,
dall'altra.
Il no all'istituzionalizzazione della religione, ovvero alla
cristallizzazione del portato sentimentale dell'uomo, e' chiaro e
inamovibile: "Se si dice che una vivissima forza morale e religiosa posta
nella situazione attuale puo' stabilire un ponte di pace, sta bene; se si
dicesse che il ponte e' costituito dal 'ritorno' ad una concezione
autoritaria e istituzionale della vita religiosa, questo sarebbe errato, ed
equivarrebbe a voler guarire il capitalismo tornando al feudalesimo" (49).
Tanto e' vero che non ci si puo' riferire, per un discorso sulla pace, al
passato, di per se' fitto di guerre e non certo moralmente "superiore" alla
contemporaneita': trarre esperienza dalla storia non equivale, per Capitini,
a prediligere sempre e comunque il passato rispetto al presente, ma, semmai,
a non accontentarsi del presente cosi' com'e' ed a lavorare costantemente
fiduciosi in un possibile miglioramento delle condizioni con le quali
abbiamo a che fare. Non ci troviamo, pertanto, dinanzi al percorso obbligato
del ciclo che ci e' alle spalle, "come se ci fossimo pentiti di avere
scoperto la tolleranza al posto dell'inquisizione, il socialismo al posto
della corporazione, la religione aperta al posto della religione che
imponeva dogmi e leggende, pena la perdita del cielo e della terra" (50).
L'invito dunque e' quello a lavorare insieme per costruire un presente
migliore, aspirando all'apertura dell'"unita' amore per tutti" e guardando
alla verita' come a qualcosa che non e', e non puo' essere, "per tessera o
sacramento" (51). Ma questo, senza peraltro arrivare a mettere contro le
diverse fedi o i loro diversi modelli: la diversita' va colta come ricchezza
di apertura, appunto, e giammai quale terreno di scontro.
Líapertura, allora, e' la forza genuina da opporre a violenza e dominio
della potenza, ed in questo caso essa apertura costituisce un obbligo di
orientamento per ogni comunita', in primis per quella religiosa; per questo
motivo il Nostro non puo' che pronunciarsi incredulo lettore del libro del
gesuita Angelo Brucculeri, Moralita' della guerra, edito da "Civilta'
Cattolica" e confortato dal placet delle gerarchie ecclesiastiche (del '44
e' la quarta edizione), testo che, in realta', e' quanto di piu' ostile
all'idea di apertura. Si tratta di una vera e propria giustificazione
dell'opposta idea di "guerra giusta" (52) e, secondo Capitini,
dell'espressione piu' diretta delle posizioni piu' retrive del mondo
cattolico di quegli anni: vi si trova la legittimazione della guerra
offensiva, della violenza agli innocenti se sorretta da buone intenzioni e
mirante ad effetti benefici (?), e persino la stessa approvazione di
quell'azione che, in generale, abbia due ordini di conseguenze, malefiche e
benefiche, ma parta dalla volonta' di produrre solo le seconde... Quanto al
singolare tentativo del gesuita di giustificare la guerra (e non solo quella
di difesa!) a partire dalle buone intenzioni, si puo' a buon diritto citare
il Capitini del '55: "Si tratta di fare in modo che quel 'fine' non sia un
qualche cosa di dipinto in fondo, interessando invece esclusivamente il
mezzo; ma che quel fine viva gia' nella qualita' e nell'assunzione del
mezzo, e sia la' evidentemente riconoscibile" (53).
Ma la vera polemica dello scritto si sviluppa in particolare riguardo alla
questione della liberta', negata ai cittadini dall'autorita' ecclesiastica,
di optare per l'obiezione di coscienza e di rifiutarsi-opporsi alla
strategia della guerra. Il filosofo denuncia, qui, una chiesa cattolica
avversa all'obiezione di coscienza ed in questo, appunto, conservatrice piu'
che mai. E lo fa, ponendosi coraggiosamente come "rivoluzionario
nonviolento" (W. Binni) e puntando uno scomodo indice su cio' che di
inaccettabile per un libero pensatore - come lui e pochi altri coraggiosi e
come tanti altri che rimangono fermi ad una critica sottovoce - mantengono
quelle istituzioni che dovrebbero offrire tutt'altro. E' doveroso, allora,
ricordare che le conquiste democratiche di oggi sono maturate alla luce
dell'instancabile opera di grandi uomini come il Nostro, che l'affermazione
dei valori fondamentali della nostra vita democratica deve la sua forza
anche agli scritti oggi poco frequentati di pensatori ingiustamente
considerati minori. "Poco nota al di fuori dell'Italia - ha infatti notato
Giovanni Salio - l'eredita' capitiniana e' stata raccolta prevalentemente
dai nuovi movimenti nonviolenti e per la pace italiani" (54). Eppure
Capitini "ha anticipato i principali temi oggi in discussione (difesa
popolare nonviolenta, educazione alla pace, economia nonviolenta, politica e
nonviolenza) e ha gettato le basi sulle quali continuano ad operare i
'persuasi della nonviolenza'" (55).
*
Uno dei suoi messaggi piu' attuali e che dovremmo sentire a noi piu' vicino
credo sia quello che ci invita a guardare agli uomini, non ai regimi o alle
forze economico-sociali che si scontrano sullo scenario politico mondiale di
tutti i tempi. Convinto che non ci si puo' appiattire sull'esistente - "non
si debbono accettare societa' o regimi perche' 'verita' storiche'" (56), e'
una delle sentenze finali de La religione e la pace - il Capitini
propositivo indica quale puo' essere una possibile via di unione tra gli
uomini. L'"apertura a tutti" diventi un abito, uno spirito di disposizione
permanente; la speranza in una "realta' liberata" da violenze e ingiustizie
si estenda a tutti, non escluda nessuno e rifugga da azioni offensive di
ogni genere e da giustificazionismi deleteri (alla Brucculeri); il
sentimento religioso, infine, si faccia portatore di un processo
de-istituzionalizzatore fino a giungere, senza paure, ad identificare Dio
stesso con la pace. Questa strada, se rimarra' aliena dalle piste battute da
chi e' "in cattiva fede" e dagli "interessati" in senso lato (57), potra'
forse "unire tutti coloro che al mondo politico ed economico attuale,
insufficiente e fremente di guerra fredda o calda, portano una libera
aggiunta religiosa" (58). Ribadendo cosa e' religione per il filosofo
nonviolento, leggiamo un altro passo assai significativo di Religione
aperta: "La vita ama e segue i forti, l'atto religioso cerca gli umiliati e
gli offesi, gli storpiati, gl'impalliditi. La vita vuole disfarsi dei vecchi
perche' essa non sa quello che fa: l'atto religioso e' qui ad una delle
prove fondamentali di apertura alla realta' liberata per tutti" (59).
La religione, in definitiva, e' quell'atteggiamento di nonviolenza e cura
nei riguardi di tutti gli esclusi dalla grande storia, dal processo vitale
"maggiore", dalle vittorie di classe, dai giochi di potere, ma innanzitutto
dalle regole di base della natura. I condannati dal darwinismo, come li
potremmo chiamare, trovano la loro unica tutela nella cura "religiosa" di
chi, senza contravvenire alle leggi dell'ordinamento naturale delle cose,
aggiunge qualcosa in piu' (che poi e' molto in piu') allo stato dei fatti,
alla mera datita' biologica. E, per questo, religione non e', secondo
Capitini, cio' che e' rivolto al cielo, bensi' cio' che guarda agli uomini,
qui davanti a noi, cio' che produce impegno qui in terra ed in questa vita:
la vera salvezza e' nell'unita' di amore contro i mali della vita come la
concreta divinita' e' la pace tra gli uomini (60).
E' la pace, allora, il fine possibile dell'azione umana, non tanto a partire
da un pensiero di tipo escatologico classico, ma in virtu', forse, di un
forte atto di presenza ai valori, di testimonianza attiva delle grandi
potenzialita' valoriali dell'universo uomo; solo l'esperienza reale del
valore rende questo sempre vivo, ma solo grazie alla "apertura che comprende
il sacrificio e la speranza, perche' anche la pace costa" (61). Ecco la
"decisione attiva" che ci presenta il nostro autore, decisione da
"'volontari della nonviolenza', contro l'opportunistica scelta del 'male
minore'" (62).
*
L'opportunismo di cui il Nostro taccia la scelta di chi opta per il male
minore e' il peggior nemico di un reale mutamento delle cose. L'anno prima
di scrivere La religione e la pace, e cioe' nel 1954, Capitini era
intervenuto a proposito dei programmi teorici e dell'operato del "Terzo
Campo", una sorta di associazione con aspirazioni di diffusione mondiale e
nata da un gruppo originario di pacifisti gandhiani (radicali), operanti
negli Stati Uniti e via via collegatisi ad altri gruppi di gandhiani,
pacifisti, socialisti... Egli si era espresso a favore della Dichiarazione
(del 4 ottobre '53) e dei seminari-conferenza (inizialmente triennali)
tenuti da tale gruppo sul tema fondamentale dell'abolizione della guerra, e
si era dichiarato fiducioso nel cammino di una simile "terza posizione"
rispetto agli opposti totalitarismi americano e comunista; ma pure si era
mostrato dubbioso riguardo a tre "punti deboli" del Terzo Campo. Tra questi,
quello che in sostanza attiene al programma pratico e che ricade, appunto,
sul pericolo della via del male minore; il rischio, per Capitini, viene
dalla tentazione di accentuare il punto della "difesa della liberta'" a
discapito di altri due nodi centrali, ovvero la promozione di un'economia di
tipo socialista "dal basso" e la stessa "rivoluzione nonviolenta":
accentuando l'aspetto della difesa della liberta', infatti, c'e' solo da
aspettarsi "uno squilibrio e, in fondo, un ritorno a qualche cosa di
conservatore, accontentandosi di la' dove c'e' un po' piu' di liberta',
scegliendo il 'male minore'" (63). E quella del male minore non e' altro che
una "teoria non adatta a chi mira ad un rinnovamento profondo" (64):
inseguire quel "po' di piu' di liberta'" puo' voler dire rinunciare al
grande progetto di una "socialita' nuova" che non ritorni all'aristocrazia e
vada oltre la democrazia (verso l'omnicrazia), desistere dall'agire "dal
basso" in opposizione al gerarchico, conservatore e reazionario concetto di
"alto" e, in breve, sacrificare la stessa idea di "apertura a tutti" (65).
Capitini non si accontenta ed invita apertamente il Terzo Campo a non farlo.
Egli ricorda che la novita' del pacifismo contemporaneo e' nell'operare al
di fuori delle istituzioni esistenti - la Societa' delle Nazioni e' idea
vecchia ed insufficiente -, nella consapevolezza che le Nazioni Unite non
costituiscono un efficace baluardo contro la possibilita' di una tragica,
terza guerra mondiale: la strada da seguire, allora, non puo' che essere
quella di un "federalismo nonviolento dal basso" (66).
D'altra parte, gia' l'obiezione di coscienza e' (e deve essere) innanzitutto
un atto contrario all'autorita' ed all'istituzione, e semmai richiama il
valore delle leggi non scritte che si possono far risalire all'Antigone, cui
Capitini fa riferimento (67). L'obiezione e' senz'altro legata al
valore-responsabilita' della coscienza e si basa sull'impegno "per un motivo
universale... sia esso religioso, morale, sociale" (68), ponendo la
nonviolenza anche come mezzo oltre che come fine (69).
Il movimento di coscienze e di intellettuali attorno ai temi della pace e
della coesistenza fraterna fra i popoli, dell'obiezione di coscienza, dello
stesso metodo nonviolento porta il Nostro a sperare nell'avvento di un
"nuovo cristianesimo", non piu' pensiero esclusivo e "da rivelazione",
bensi' fatto di gente, di persone che si incontrano in campo comune ed
equidistante dalle fedi particolari: un cristianesimo finalmente corale
(70). Non si tratta, dunque, di istituire una nuova palingenesi morale e
spirituale, si tratta semplicemente di ascoltare i bisogni di ognuno, anche
la voce piu' flebile al mondo, per rendersi conto che la coscienza dell'uomo
rifiuta lo stato di minaccia bellico e con esso tutti i suoi satelliti
ideologici, se mi si passa l'espressione. Che sono, all'epoca, il
maccartismo e la difesa dei propri interessi economico-sociali (vale a dire
di quelli della classe dominante americana), lo stalinismo (71), ma anche la
"cultura" fascista, le tattiche opportunistiche della Chiesa di Roma e la
stessa filosofia "alle nostre spalle" (72); e che sono, ancora, minacce
purtroppo sempre riemergenti: il colonialismo, le discriminazioni sociali,
religiose, politiche, razziali, ecc., il protettorato...
*
Da "indipendente di sinistra", Aldo Capitini si pone come difensore delle
liberta' civili, ma difensore consapevole dell'importanza di accompagnare
una tale difesa con il metodo gandhiano di nonviolenza e cooperazione, e di
coniugare la lotta socio-politica con l'atto dell'aggiunta. La ferma e
radicale rinuncia all'uso della violenza e' fondamentale (73), e lo e' al
fine di mirare con ottimismo alla formazione di una comunita' aperta che sia
raggiungimento di "una societa' dal basso, aperta a tutti e a tutti i
valori, di massima verticalita' e massima orizzontalita', di la' da ogni
privilegio e ogni discriminazione" (74).
E "la nonviolenza non e' una legge, ma un valore, e quindi un creare, che
puo' ampliarsi ed essere meglio realizzato e portato avanti" (75): essa non
puo', pertanto, essere imposta, essendo figlia di un certo relativismo
culturale di fondo. Per il quale non e' da assolutizzare ne' un evento
storico, ne' una cosa ne' una persona, come non e' da accettare alcun tipo
di rivoluzione violenta, seppure questa dovesse recare conseguenze positive
(76).
*
Tornando alle iniziative e alle idee del Terzo Campo, esse rappresentano,
secondo il Capitini della prima meta' degli anni '50, l'orizzonte di una
possibile fuoriuscita dalla situazione di emergenza della guerra fredda e,
allo stesso tempo, di uno sperato ingresso nell'era della pacificazione
mondiale tra le nazioni in chiave antimperialista e nella piena
esplicitazione dei valori della democrazia. Anzi, le stesse liberta'
individuali possono essere davvero tutelate nell'ottica di una reale
estensione, in senso capitiniano, del patrimonio ideologico-culturale della
democrazia; ma cio' comporta il lavoro in direzione di una limitazione del
sistema capitalistico - specie nei suoi aspetti di teoria indifferente alla
persona - e di una chiara opposizione all'assolutismo statale e alla
conservazione sociale (77). Sperando nella formazione di un "movimento
rivoluzionario internazionale nonviolento" che non si accontenti ne' del
sistema sociale del capitalismo ne' di quello dello stalinismo a favore di
un'economia socialmente diretta.
Capitini credeva raggiungibile uno stato di disarmo delle potenze e delle
menti: per fermare la preparazione delle guerre si deve cominciare dal
rifiuto di appoggiare qualsiasi politica estera che contempli la violenza
tra le sue possibili strategie d'azione. Ogni popolo, ribadisce il filosofo
commentando il Convegno di New York del novembre '53, possiede l'inviolabile
diritto all'indipendenza dal controllo e dall'ingerenza stranieri, siano
essi di tipo militare, politico, economico o culturale (78).
Ma alla lotta nonviolenta di gandhiani e pacifisti in genere, secondo lui,
e' piu' che preziosa l'alleanza con i socialisti, indipendenti e libertari,
ricchi di una storia politico-culturale aliena da strategie di guerre e
violenze (79); rimane, poi, il fatto che il Terzo Campo non puo' limitarsi
ad essere terza forza tra i due blocchi: esso non puo' solo opporsi, ma deve
anche porsi, e porsi quale "meta di un ordine nuovo, libero, umano e
democratico" (80).
Allora il sogno capitiniano di qualcosa di piu' di uno stato di non
belligeranza, e quindi di una nuova concezione della vita, ritrova le sue
componenti concrete nell'impegno per la nonviolenza e nelle lotte per
l'obiezione di coscienza nonche' per una riforma religiosa sincera, ma anche
negli incontri-discussione per l'unione di Occidente e Oriente asiatico,
nelle esperienze di C.O.S. e C.O.R., nelle battaglie per il
liberalsocialismo... (81). Confrontandosi con tematiche riguardanti la
"salute" del mondo intero, Capitini si misurava con la contemporaneita',
quella politica, quella economica, quella degli intellettuali, ma sempre
anche con quella degli ultimi.
*
Note
49. A. Capitini, La religione e la pace, "Belfagor", X (1955), fasc. 2, p.
1. E, incalza poco dopo il Nostro, "Kant e Mazzini sono un progresso immenso
su S. Tommaso e Innocenzo III" (ibid.).
50. Ibid.
51. Cfr. ivi, p. 2.
52. Quella di Capitini e' una nuova opposizione alla visione del mondo
propria di Cicerone e, per esso, della romanita' (si veda S. Weil): oltre a
respingere infatti il modo di concepire la religione dell'oratore romano,
egli attacca esplicitamente la teoria della "giusta guerra" come dottrina
ciceroniana.
53. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 587.
54. G. Salio, Le tecniche della nonviolenza, "Il Ponte", LIV, n. 10 (ottobre
1998), p. 53.
55. Ibid.
56. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 2. Ma il non accontentarsi
della realta' cosi' come ci si presenta dinanzi e' strettamente connesso,
nell'opera capitiniana, al recupero della centralita' dell'immanenza.
Proprio dove Capitini tratta della trascendenza, non si lascia sfuggire
l'occasione di rivendicare "le ragioni dell'immanenza in quanto accettazione
del mondo nel quale l'uomo si trova ad operare, ma pone l'esigenza del
trascendimento come 'apertura religiosa dell'uomo...'. Il trascendimento e'
un superamento 'di questa realta' insufficiente, il costituirsi di un
realizzarsi liberato, l'Unita'-amore di tutti, nessuno distrutto e tutti
liberi e cooperanti nella compresenza'" (M. Martini, Nota del curatore, in
A. Capitini, Scritti filosofici..., cit., p. 462). Le parole del Capitini
sono tratte dal testo del '55 Religione aperta.
57. E con questi i sostenitori di particolarismi, assolutismi, separatismi,
gli artefici di discriminazioni, demonizzazioni, ecc.
58. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 3.
59. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 494. La religione e'
quell'atteggiamento, dinamico e realistico, di chi non riesce ad
accontentarsi del negativo del mondo (cfr. ivi, p. 483), ma anche di chi,
riconoscendo il grande valore del laicismo, spera di poter aggiungere ad
esso ed alle sue conquiste qualcosa d'altro, che e' "in piu'" e non "contro"
(cfr. ivi, p. 568). Cio' che la religione assolutamente non e' (non dovrebbe
essere) attiene al mondo delle superstizioni, dei dogmi e delle esclusioni
da ipotetici paradisi da elite. Si veda, per questo, almeno il passo in cui
l'autore riconosce al materialismo storico il merito di aver contrastato e
negato la dottrina della salus "personale e isolata" del fedele (cfr. ivi,
p. 591). Ma si rilegga anche la lucidissima lettera (vanamente) indirizzata
all'arcivescovo di Perugia, Pietro Parente, il 27 ottobre 1958: "La
religione non deve essere divisione, ma aggiunta, aggiunta e apertura
continua a tutti, quale che sia il loro agire, la loro opinione, la loro
fede e i loro sacramenti o non sacramenti" (A. Capitini, Lettera
all'Arcivescovo di Perugia, in Id., Battezzati non credenti, Parenti
Editore, Firenze 1961, pp. 19-20).
60. Quando Capitini parla di coesistenza, "costruttiva di pace" e
"nell'amore" (cfr. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 3),
presupponendo la liberta' dell'atto dell'aggiunta (che, tra l'altro, ha in
lui piu' significati e valenze) e chiarendoci appieno il rapporto tra pace
ed atteggiamento "religioso", inevitabilmente mi fa pensare a Karl Jaspers:
"solo dopo che ci siamo resi conto della nostra colpa, diventiamo
consapevoli della solidarieta' e della corresponsabilita' senza di cui non
e' possibile la liberta'" (K. Jaspers, Die Schuldfrage, R. Piper & Co.,
Muenchen 1965; trad. it. di A. Pinotti, La questione della colpa, Raffaello
Cortina Editore, Milano 1996, pp. 129-130). Ed anzi, la stessa liberta'
politica "comincia la' dove, nella maggioranza della popolazione, la persona
singola si sente responsabile per la politica della sua comunita'" (ivi, p.
130).
61. A. Capitini, La religione e la pace, cit., p. 3.
62. Ibid.
63. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", "Il Ponte", X, n. 10 (ottobre
1954), p. 1661.
64. Ibid.
65. Cfr. ibid. In un senso che e' politico e religioso insieme, il filosofo
ritrova una simile idea di apertura in quell'"intima realta'" che riesce ad
unire il vivo ed il morto, come cio' che e' vicino con cio' che e' lontano:
e' questa la "realta' di tutti" (lo stesso valore e' prodotto "da un intimo
che e' la presenza eterna di tutti": A. Capitini, La realta' di tutti, in
Id., Scritti filosofici..., cit., p. 188). Accanto a questa realta', un
sincero e disinteressato spirito gandhiano dovrebbe perseguire la
nonmenzogna e la nonviolenza, appunto, ma pure la non accettazione della dot
trina della dannazione eterna e la trasformazione delle attuali condizioni
dell'uomo e del mondo in condizioni "liberate" dal negativo nei suoi
molteplici aspetti (cfr. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", cit., p.
1661).
66. Cfr. ibid. Un'unione, pero', che, agendo dal di fuori delle strutture
istituzionali, non ricalchi i modi operativi di quelle passate ed esistenti
(cfr. ibid.).
67. Cfr. ivi, p. 1654.
68. Ibid.
69. Cfr. ibid. Discutendo dei problemi della nonviolenza, tra l'altro,
l'autore ribadisce la sua "fede" gandhiana anche in questo luogo "minore":
"Autorita', disciplina ferrea, attentato, colpo di mano, procurarsi armi,
menzogna e spionaggio, tortura, eliminazione degli avversari attuali e
probabili, machiavellismo, ecc., non si superano se non col metodo
gandhiano" (ivi, p. 1661).
70. Cfr. ivi, p. 1654.
71. Il quale, notava Capitini, non era certo garanzia di un mondo migliore e
piu' libero, riproponendo, in definitiva, totalitarismo e collettivismo di
Stato. Se gli Stati Uniti proponevano un modello politico che non favoriva
in alcun modo i "movimenti rivoluzionari" o comunque di cambiamento perche'
di stampo imperialista, il Comunismo non faceva che irreggimentare le masse
in "enormi macchine da guerra" e, nonostante avesse riconosciuto il
significato della "grande rivoluzione popolare", finiva per tradirne le
aspirazioni ad una "libera societa' dell'avvenire" con il suo metodo
sostanzialmente antidemocratico. Per questo, cfr., in particolare, ivi, p.
1655 e 1657.
72. Cfr. ivi, p. 1658. Da qui credo si possa spiegare il recupero
capitiniano di tanto laicismo, sulla scorta delle cui esperienze e battaglie
ha da muoversi, secondo il Nostro, l'uomo "coscienzioso" di oggi.
73. A tale riguardo, c'e' da dire che Capitini esprime i propri dubbi sulla
sopravvivenza del Terzo Campo in quanto avente al suo interno individui
favorevoli all'uso della violenza contro gli altri due "campi", l'americano
e il sovietico (cfr. ivi, p. 1661). Ma accettare la strategia violenta e
ricalcare la scelta bellica vuol dire ritornare "a tutti i modi della
vecchia politica che un gandhiano voleva superare, e, in fondo, anche il
Terzo Campo" (ibid.); perche' non ci puo' essere affatto indifferente il
come si acquista il potere e si rovescia l'esistente (cfr. ivi, p. 1657).
D'altra parte, l'indicazione di Capitini e' sempre stata quella del
guardarsi dal pericolo dei "vecchissimi strumenti" quali la tortura e il
machiavellismo, la violenza e l'oppressione, la menzogna e il dispotismo
poliziesco, ecc., al fine di non cadere nell'illusione di poter ottenere un
"nuovo" auspicabile giustificando con il fine qualsiasi mezzo (cfr. A.
Capitini, Religione aperta, cit., p. 587). Sulla base dell'interesse
attribuito dal Nostro al come si perviene al potere, possiamo definire la
scelta dei mezzi come una scelta, in Capitini, di vitale importanza: "si
mette un ideale pur nello scegliere i mezzi" (cfr. A. Capitini, Elementi di
un'esperienza religiosa, in Id., Scritti filosofici..., cit., p. 11) e con
l'uso di un determinato mezzo diciamo del valore dell'idea che vogliamo
difendere e affermare.
74. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", cit., p. 1658. Ma una societa'
che si muova, naturalmente, in "forme nuove di controllo comune a tutti" e
si mantenga lontano dalle "vecchie forme di potere" (cfr. ibid.).
75. A. Capitini, Religione aperta, cit., p. 559.
76. Cfr. ibid.
77. Cfr. A. Capitini, Problemi del "Terzo Campo", cit., pp. 1655-1656.
78. Cfr. ivi, p. 1656.
79. Vengono qui, pero', messi in evidenza i limiti dei partiti socialisti
dell'epoca, riassumibili nel fatto che, dopo una prima fase caratterizzata
dalla volonta' di rivoluzionare le vecchie strutture sociali, finiscono per
"adagiarsi" su queste (cfr. ivi, p. 1659). Anzi, riprendendo A. J. Muste,
presidente del Comitato del Terzo Campo, Capitini constata con amarezza che
in una societa' come quella occidentale "non si puo' prendere il potere, per
non identificarsi con vecchie strutture; ma dobbiamo lavorare perche' la
situazione (e la nostra vita) si trasformi" (ibid.).
80. Cfr. ivi, p. 1657. Capitini coglie, inoltre, l'occasione per ricordare
come il mondo anglo-americano del Terzo Campo confermi l'attualita' di tante
pagine del suo testo del '37, Elementi di un'esperienza religiosa (cfr. ivi,
p. 1658).
81. Come "io l'intesi - leggiamo sempre da Problemi del "Terzo Campo" -, non
in senso laburistico (pur rispettabile), ma come massimo socialismo
economico e massima liberta' giuridico-culturale..." (ivi, p. 1658).
(Parte seconda - fine)

==============================
LA DOMENICA DELLA NONVIOLENZA
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Supplemento domenicale de "La nonviolenza e' in cammino"
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it
Numero 72 del 7 maggio 2006

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