La nonviolenza e' in cammino. 1155



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1155 del 25 dicembre 2005

Sommario di questo numero:
1. Gianpiero Landi: La poesia di Luce Fabbri
2. Daniele Barbieri: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
3. Mario Di Marco: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
4. Giorgio Giannini: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
5. Eugenio Scardaccione: Mi abbono ad "Azione nonviolenta" perche'...
6. Il cammino e la compagnia
7. Normanna Albertini: Alcune note di commento al messaggio di Benedetto XVI
per la Giornata mondiale per la pace
8. Angelo Cavagna: Alcune note di commento al messaggio di Benedetto XVI per
la Giornata mondiale per la pace
9. Giovanni Sarubbi: Una lettera alle persone amiche
10. Letture: Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso
11. Riletture: Helga Gallas, Teorie marxiste della letteratura
12. Riletture: Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo
13. La "Carta" del Movimento Nonviolento
14. Per saperne di piu'

1. POESIA E VERITA'. GIANPIERO LANDI: LA POESIA DI LUCE FABBRI
[Ringraziamo di cuore Gianpiero Landi (per contatti: gplandi at racine.ra.it)
per averci messo a disposizione il testo della sua presentazione al volume
che raccoglie le poesie di Luce Fabbri da lei affidategli prima della
scomparsa ed ora finalmente pubblicato in edizione bilingue per le sue
affettuose cure: Luce Fabbri, Propinqua libertas, Bfs, Pisa 2005.
Gianpiero Landi e' un prestigioso studioso e valoroso militante libertario.
Tra le opere di Giampiero Landi: (a cura di), Andrea Caffi, un socialista
libertario, Edizioni Biblioteca Franco Serantini, Pisa 1996.
Luce Fabbri, pensatrice e militante anarchica, educatrice profonda e
generosa, un punto di riferimento per tutti gli amici della dignita' umana e
della nonviolenza. Nata il 25 luglio 1908, figlia di Luigi Fabbri (il grande
militante e teorico libertario collaboratore di Errico Malatesta), dal 1929
in esilio dapprima a Parigi, poi a Bruxelles e via Anversa in America
Latina, a Montevideo in Uruguay, ove da allora risiedera' (ma ancora sovente
molto viaggiando); la morte la coglie il 19 agosto 2000, operosa fino alla
fine, sempre attiva, generosa, mite, accogliente; sempre lucida, sempre
limpida, per sempre Luce. Opere di Luce Fabbri: per un primo avvio
segnaliamo l'ampia e preziosa intervista  a cura di Cristina Valenti: Luce
Fabbri, vivendo la mia vita, apparsa su "A. rivista anarchica" dell'estate
1998 (disponibile anche nella rete telematica alla pagina web:
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/247/22.htm; ora anche nel sito:
www.arivista.org). Tra le sue opere in volume ed in opuscolo segnaliamo: a)
scritti politici: Camisas negras, Ediciones Nervio, Buenos Aires 1935; (con
lo pseudonimo Luz D. Alba), 19 de julio. Antologia de la revolucion
espanola, Coleccion Esfuerzo, Montevideo 1937; (con Diego Abad de
Santillan), Gli anarchici e la rivoluzione spagnola, Carlo Frigerio Editore,
Lugano 1938; La liberta' nelle crisi rivoluzionarie, Edizioni Studi Sociali,
Montevideo 1947; El totalitarismo entre las dos guerras, Ediciones Union
Socialista Libertaria, Buenos Aires 1948; L'anticomunismo, l'antimperialismo
e la pace, Edizioni di Studi Sociali, Montevideo 1949; La strada, Edizioni
Studi Sociali, Montevideo 1952; Sotto la minaccia totalitaria, Edizioni RL,
Napoli 1955; Problemi d'oggi, Edizioni RL, Napoli 1958; La libertad entre la
historia y la utopia, Ediciones Union Socialista Libertaria, Rosario 1962;
El anarquismo: mas alla' de la democracia, Editorial Reconstruir, Buenos
Aires 1983; Luigi Fabbri. Storia d'un uomo libero, BFS, Pisa 1996; Una
strada concreta verso l'utopia, Samizdat, Pescara 1998; La libertad entre la
historia y la utopia. Tres ensayos y otros textos del siglo XX, Barcelona
1998; b) volumi di poesia: I canti dell'attesa, M. O. Bertani, Montevideo
1932; Propinqua Libertas, Bfs, Pisa 2005; c) scritti di storia e di critica
letteraria: Influenza della letteratura italiana sulla cultura rioplatense
(1810-1853), Ediciones Nuestro Tiempo, Montevideo 1966; L'influenza della
letteratura italiana sulla cultura rioplatense (1853-1915), Editorial Lena &
Cia. S. A., Montevideo 1967; La poesia de Leopardi, Instituto Italiano de
Cultura, Montevideo 1971; Machiavelli escritor, Instituto Italiano de
Cultura, Montevideo 1972; La Divina Comedia de Dante Alighieri, Universidad
de la Republica, Montevideo 1994. Ad essi si aggiungono i saggi pubblicati
nella "Revista de la Facultad de Humanidad y Ciencias" di Montevideo, e gli
interventi e le interviste su molte pubblicazioni, e le notevoli
traduzioni - con impegnati testi propri di introduzione e commento - (tra
cui, in volume: di opere di Nettlau, di Malatesta, del padre Luigi Fabbri, e
l'edizione bilingue commentata del Principe di Machiavelli). Opere su Luce
Fabbri: un punto di partenza e' l'utilissimo dossier, Ricordando Luce
Fabbri, in "A. rivista anarchica", n. 266 dell'ottobre 2000, pp. 28-41]

Questo volumetto, che raccoglie le poesie scritte da Luce Fabbri nell'arco
degli ultimi decenni della sua vita, vuole essere un omaggio a una donna
straordinaria da parte di alcuni dei suoi amici.
*
Esso rappresenta anche l'assolvimento - in forte ritardo - di un debito
morale.
Nel luglio 1998, in occasione del novantesimo compleanno di Luce, feci un
viaggio di alcune settimane in Uruguay. Conoscevo gia' alcuni paesi
dell'America latina, ma non ero mai stato prima nel cono sud del continente.
A Montevideo, dove mi trattenni per quasi tutto il tempo, alloggiavo presso
la Comunidad del Sur, in una bella fattoria ecologica alla periferia della
capitale. Ricordo ancora con riconoscenza la cordiale accoglienza ricevuta
da Ruben Prieto, Silvia, Laura e tutti gli altri membri di quella
pluridecennale esperienza comunitaria, che mi affascino' moltissimo.
Quasi tutti i giorni mi recavo nel centro della citta', in casa di Luce,
dove vivevano anche la nipote Olga e suo marito Edoardo, con il loro figlio
di pochi anni Sebastian. Si trovava la' in quel momento anche Luisa, l'unica
figlia di Luce, insieme a suo marito Roberto (abitualmente risiedono a
Neuquin, in Patagonia, insieme ad Andrea, l'altra figlia di Luisa, e alla
sua famiglia). Conversavo con Luce, che non stava affatto bene di salute,
facendole mille domande ma stando attento a non abusare delle sue forze.
Quando Luce riposava o era occupata da altri impegni, mi chiudevo per ore
nella sua ricchissima biblioteca, che oltre ai suoi libri e alle sue carte
conservava ancora gran parte dell'archivio di suo padre Luigi (una parte
consistente era gia' stata donata all'Iisg di Amsterdam, dove ora si trova
anche tutto il resto). Con il permesso di Luce, leggevo - e in parte
fotocopiavo - pagine e pagine, che mi sollecitavano poi altre domande per
lei. Immancabilmente ero invitato a pranzo, in genere preparato dalle abili
mani di Magdalena, ex allieva di Luce, all'epoca sua preziosa segretaria e
collaboratrice domestica. Dopo la pausa del pranzo, trascorsa in piacevole
compagnia di Luce e dei suoi familiari, tornavo a rinchiudermi nella
biblioteca.
Conobbi in quei giorni anche altri amici di Luce, tra i quali i compagni del
suo gruppo, il Geal, che con lei collaboravano alla rivista "Opcion
libertaria" (Luis Alberto Gallegos, Debora Cespedes e altri). Un discorso a
parte meriterebbero, per la loro disponibilita' nei miei confronti, altre
belle persone incontrate in quei giorni: Clara Aldrighi, gia' allieva di
Luce poi sua collega all'Universita', perseguitata per la sua militanza di
estrema sinistra all'epoca della dittatura militare; Eva Izquierdo e Osvaldo
Escribano, che mi ospitarono nella loro casa e mi furono di guida durante
una mia escursione di tre giorni a Buenos Aires (dove visitai i locali della
Fla, della Fora e della Biblioteca popular "Jose' Ingenieros"). Conobbi
anche Margareth Rago, docente all'Universita' di Campinas in Brasile, che
stava allora terminando la sua biografia di Luce (Entre a historia e a
liberdade. Luce Fabbri e o anarquismo contemporaneo, Sao Paulo, Unesp,
2000).
Il 25 luglio, unico fra gli amici italiani, presi parte ai festeggiamenti
privati - riservati ai familiari, agli amici e ai compagni - per il
compleanno di Luce. Nei giorni precedenti e successivi ci furono anche
omaggi dell'Universita' e articoli e interviste sui giornali e alla radio:
Luce in Uruguay era a tutti gli effetti un personaggio pubblico (non a caso,
dopo la sua morte, sara' poi commemorata nel Parlamento nazionale, caso piu'
unico che raro per un'anarchica militante dichiarata).
A parte il freddo talvolta pungente - si era nel pieno dell'inverno
australe - fu per me un periodo di quasi perfetta felicita'.
*
Mi rendo conto di essermi lasciato trascinare forse troppo dalle emozioni e
dai ricordi personali di quella esperienza, e torno rapidamente alle poesie.
Una mattina, pochi giorni dopo il mio arrivo a Montevideo, mentre eravamo
soli, Luce mi porse un quaderno. Per essere piu' precisi, si trattava di una
ventina di fogli completamente ingialliti, piegati in due in modo da formare
una specie di quaderno. Mi chiese di leggere con attenzione il contenuto e
di darle il mio parere. Erano versi scritti da lei e mai pubblicati, voleva
sapere se meritavano di essere stampati. E lo voleva sapere da me, ponendo
nelle mie mani una considerevole responsabilita'. Questa sua richiesta mi
mise comprensibilmente in un certo imbarazzo. Capii immediatamente che Luce,
al di la' della sua connaturata modestia, ci teneva molto a quelle sua
creature. A quei versi aveva affidato l'effusione dei suoi piu' intimi
sentimenti, emozioni, stati d'animo. Al tempo stesso, non era sicura della
loro qualita' letteraria.
Sapevo bene che Luce in gioventu' aveva pubblicato un libro di sue poesie, I
canti dell'attesa (Montevideo, Bertani, 1932), che aveva ricevuto recensioni
positive su diversi periodici. Ma si trattava, in quel caso, di poesia
militante, da cui trasparivano soprattutto il dolore e la nostalgia
dell'esilio o l'indignazione e la condanna per i crimini del fascismo.
Ignoravo fino a quel momento che Luce avesse continuato a scrivere versi
anche negli anni successivi, tenendoli per se' in un cassetto. Anche
rispetto alla favorevole accoglienza che aveva ricevuto la sua prima
raccolta, quando ne avevamo parlato sempre si era schermita.
In quella occasione mi disse: "Non mi ritengo un poeta. Credo di saper
riconoscere e apprezzare la vera poesia in altri autori quando la leggo, ma
non di saperla creare". Per lei, scrivere versi era soprattutto un'esigenza
espressiva, per dare voce alla sua vita piu' intima e ai propri sentimenti
che altrimenti non avrebbero trovato possibilita' di manifestarsi, senza
eccessive preoccupazioni letterarie. Del resto, non era stata proprio lei a
scrivere, in uno dei Canti del 1932: "Mamma, non sono poeta; / ma nell'anima
mia, / che m'urge, che mi brucia, che m'inquieta, / sento la poesia"
(Impotenza, p. 33)?
Ora pero' avevo tra le mani sue poesie inedite, e toccava a me giudicare
sulla loro sorte. Da parte mia desideravo compiacerla, ma al tempo stesso
non mi andava di mentire con lei. Per mia fortuna, anche a una prima
lettura, le sue poesie non mi dispiacquero. Forse influivano l'affetto, la
stima e l'ammirazione che nutrivo per la persona che li aveva scritti, ma
fui sincero quando dissi che per me erano da pubblicare assolutamente.
Subito dopo, comprendendo che quello era il suo desiderio, mi offersi di
occuparmene io stesso. Pensavo a un'edizione a tiratura limitata fuori
commercio, destinata ai tanti amici ed estimatori di Luce, residenti
prevalentemente in Italia e in America latina. Avevo subito notato che la
maggioranza delle poesie erano state composte in lingua italiana, ma c'era
anche un gruppo non trascurabile in castigliano. A mio avviso, se si
desiderava che i versi fossero compresi e apprezzati nel modo migliore da
tutti i possibili destinatari, occorreva fare un'edizione bilingue,
pubblicando il testo originale con la traduzione a fronte. Luce mi diede
l'impressione di non dare tanta importanza alle traduzioni, ma non si
oppose. Parlammo ancora di alcuni dettagli. Mi spiego' che, per quanto
scritte in periodi diversi e spesso lontani nel tempo, la maggior parte di
quelle poesie risaliva agli anni Settanta e ai decenni successivi. Facevano
eccezione solo due componimenti del 1933 e 1934, che lei stessa aveva messo
in fondo dando loro il titolo "Vecchissimi versi d'amore (1934)". Per Luce,
era fondamentale che le poesie venissero pubblicate nell'ordine del
manoscritto, che corrispondeva all'ordine di composizione.
*
Parlammo anche del titolo che lei aveva posto e che all'inizio mi era
apparso piuttosto oscuro: Propinqua libertas. Nel frontespizio del quaderno,
oltre al titolo, si trovava una citazione in latino, che ne chiariva il
senso: "Fortem facit vicina libertas senem" ("La prossimita' della liberta'
rende forte il vecchio"). E' il verso 139 della tragedia Phaedra di Seneca.
Nel riprenderlo, Luce aveva sostituito il termine vicina con propinqua nel
titolo.  Era evidente che, per prossima liberta', andava intesa la morte.
Quella morte che al suo avvicinarsi relativizza tutto e attribuisce alle
cose il loro giusto valore. Sgombra il campo da ogni timore terreno e da
ogni ipocrisia rendendo piu' facile, direi quasi necessario, l'esercizio
della verita'.
Il sentimento della morte incombente e' in effetti uno dei temi piu'
ricorrenti in queste poesie, non mitigato da alcuna credenza in una vita
ultraterrena che per Luce sarebbe solo illusoria. Alla morte, che per lei
rappresentava solo la inevitabile conclusione del ciclo vitale dettato dalla
natura, Luce non opponeva che una limitata resistenza: chiedeva solo piu'
tempo per prepararsi al fatale momento (Ancora un poco; L'attesa).
Un altro tema ricorrente e' il profondo pessimismo sulle sorti
dell'umanita', il cui destino e' messo a rischio da errori e crimini dovuti
a stupidita', avidita' e sete di potere. Le guerre, le armi di distruzione
di massa e i danni ormai irreparabili all'ambiente naturale incombono a
ricordarci la precarieta' del nostro destino come specie e le nostre
responsabilita' (Apocalissi; Democrito en Chernobyl; L'ultima parete).
Non si deve pero' pensare che i versi di Luce siano cupi e lascino nel
lettore un senso di oppressione. Tutt'altro. Luce non e' mai rassegnata e
continua a lottare senza arrendersi per cio' che per lei ha valore: la
liberta', la possibilita' di un mondo piu' giusto e solidale. Al pessimismo
della ragione corrisponde  sempre l'ottimismo della volonta' (Liberta'; Le
parole nuove). Di fronte alla cupezza della visione del mondo di un giovane
allievo, si sente in dovere di reagire (Carta a Daniel B.). Esplicita e' la
sua concordanza, in senso filosofico piu' ancora che letterario, con il
Leopardi de La ginestra (Rilettura leopardiana; La siepe).
Molto presente - e contribuisce anch'esso in maniera significativa a dare
una particolare tonalita' di leggerezza alla raccolta - e' poi il tema degli
affetti familiari, che nella vita e nella concezione di Luce hanno svolto
sempre un ruolo fondamentale. L'amore - sempre espresso con pudore e con
rara delicatezza - per suo marito Ermacora Cressatti (il muratore Ermes dei
citati versi giovanili del 1933-'34), anarchico militante compagno di vita e
di idee, morto nel 1970 e sempre rimpianto, si prolunga cosi' nella figlia
Luisa e nelle nipoti Olga e Andrea (A Luisella; Insomnio; Patagonia; La
espera; La nina).
Ma, al di la' dei temi affrontati, molte poesie di Luce si segnalano
soprattutto per le immagini contenute nei versi, capaci di suscitare
emozioni nel lettore che si avvicini con animo predisposto.
*
Sta al lettore ora, valutare autonomamente la qualita' letteraria dei testi
che sono contenuti nella presente raccolta. Nel corso degli anni,
rileggendoli piu' volte, io ho imparato ad amarli ancora di piu'. Ma forse
mi fa velo la simpatia e l'ammirazione per la personalita' dell'autrice, che
questi testi mi hanno aiutato a capire piu' a fondo. Da questo punto di
vista, per me sarebbero importanti anche se il loro valore letterario fosse
scarsissimo. Ma questo non lo credo io e non lo credono altri che li hanno
letti. Negli ultimi tre o quattro anni ho utilizzato alcune di queste poesie
inviandone a turno una ai miei amici come "auguri" di Natale. In genere il
pensiero e' stato apprezzato e c'e' chi mi ha ringraziato "per la bellissima
poesia".
*
L'impegno di pubblicare questa raccolta, che mi ero preso nell'ormai lontano
1998, viene ora finalmente assolto con la presente edizione. Molto tempo si
e' perso per le traduzioni e, soprattutto, per altri impegni del curatore.
Ma non sto cercando scuse e mi assumo le mie responsabilita'. Luce nel
frattempo e' morta il 19 agosto 2000, senza avere visto stampati i suoi
versi. Ne provo rammarico e anche un poco di rimorso, ma ormai non c'e'
rimedio. L'unica cosa che posso ancora fare e' mettere questo volumetto in
condizione di uscire, sia pure in ritardo.
Tempi a parte, credo pero' di avere rispettati i desideri di Luce e ritengo
che, se ancora fosse viva, approverebbe il lavoro mio e dei traduttori. Mi
sia consentita un'annotazione finale proprio a proposito di questi ultimi.
Le traduzioni dal castigliano all'italiano si devono a Furio Lippi,
redattore della editoriale Biblioteca Franco Serantini, buon conoscitore
dell'America latina e sensibile traduttore di poesia, e sono sicuramente di
livello professionale. Le versioni dall'italiano al castigliano sono invece
opera di mia moglie Ana Fiallo Caballero, di madrelingua spagnola in quanto
di origine cubana, occasionalmente traduttrice. Una delle caratteristiche di
queste traduzioni e' la loro particolare fedelta' al testo originale, in
senso letterale. Questo non sempre qualifica in senso positivo le
traduzioni, ma per quel che so Luce lo avrebbe apprezzato.

2. STRUMENTI DI LAVORO. DANIELE BARBIERI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Daniele Barbieri (per contatti: pkdick at fastmail.it) per questo
intervento. Daniele Barbieri, nato a Roma il 3 ottobre 1948, vive a Imola;
pubblicista dal 1970 e giornalista professionista dal 1991, da sempre impegn
ato nei movimenti per la pace, di solidarieta' e per i diritti civili, ha
lavorato all'interno dei quotidiani "Il manifesto" (per il quale e' stato a
lungo corrispondente dall'Emilia Romagna), "L'unione sarda" e "Mattina"
(supplemento bolognese de "L'unita'"); ha collaborato a numerose riviste,
fra cui "Mondo nuovo", "Musica jazz", "Azione sociale", "Muzak", "Il
discobolo", "Politica ed economia" (di cui e' stato redattore), "Meta",
"Cyborg", "Alfazeta", "Mosaico di pace", "Hp - Acca parlante", "Zero in
condotta", "Amici dei lebbrosi", "Redattore sociale", attualmente e'
redattore del settimanale "Carta"; da tempo collabora con il mensile "Piazza
grande" (con cui ha organizzato anche vari corsi di giornalismo sociale) e
con alcune ong (in particolare il Cospe) nella formazione o in ricerche; ha
lavorato all'agenzia on line "Migranews" (sostenuta dalla linea Equal
dell'Unione europea): nel giugno 2005 la Emi di Bologna ha pubblicato il
volume "Migrante-mente, il popolo invisibile prende la parola" che raccoglie
una selezione di venticinque autori e autrici fra quelli che hanno scritto
per "Migranews". Come reporter (e come persona impegnata contro le guerre)
e' stato nei Balcani, in America latina e in Africa; nell'aprile del 2002 si
e' recato in Palestina con una delegazione del "Coordinamento degli enti
locali per la pace". E' genitore di Jan, oggi 13 anni. Inoltre e' autore o
co-autore di alcuni testi per la scuola (due sulla fantascienza e uno sullo
sport), di un book-game sul '68 e inoltre di "Agenda nera: 30 anni di
neofascismo in Italia", de "I signori del gioco: storia, massificazione,
interpretazioni dello sport" (con lo pseudonimo di Gianni Boccardelli) e di
testi inseriti in alcuni libri a piu' mani]

In questi anni "Azione nonviolenta" e' stata per me un punto di riferimento
importante. Spieghero' il perche' anche al giudice di un ridicolo (l'accusa
principale infatti e' manifestazione non autorizzata... contro la guerra)
processo a Imola che l'11 gennaio entrera' nel vivo. Provo allora a
sintetizzare quel che vorrei dire in tribunale.
*
Avevo giusto vent'anni nel 1968; dunque appartengo alla generazione ribelle
che penso' di rovesciare questo sistema intollerabile (e aveva tutte le
ragioni per ritenerlo tale) usando una violenza che allora in tante e tanti
credevamo "giusta" e "liberatrice" (avevamo torto). Attraverso una strada
sbagliata, ho capito che non esiste alcun buon motivo che possa giustificare
il trasformarsi di una legittima rivolta in una organizzazione militare. Ho
capito come le pratiche violente trasformino in negativo chi persegue
obiettivi legittimi e che persino nel legittimo difendersi bisogna essere
attentissimi a non farsi soggiogare dal perverso fascino di quella che Marx
indico' come "levatrice della storia".
*
Eppure resta una necessita': bisogna disarticolare, sabotare, rendere
inutile la macchina economica-militare-politica che produce, vive, fa
crescere su/per ingiustizia e sfruttamento. Ma come farlo in modo
organizzato e non solo con una semplice (seppur nobile e importante)
testimonianza personale? A me pare che qualche risposta si possa trovare
nelle esperienze di Gandhi, di Capitini e della nonviolenza quotidiana
(quella che i giornalisti nascondono, anche per questo "Azione nonviolenta"
e' cosi' importante). Non e' facile ma li' bisogna cercare, davvero non vedo
altre strade. Anche per questo sono andato con "Beati i costruttori di pace"
a Sarajevo assediata e nel Congo dimenticato, anche per questo ho
manifestato contro le guerre "italiane" del centrosinistra e del
centrodestra; anche per questo ora sono sotto processo.
*
Voglio continuare a lottare senza usare violenza; voglio cercare le tattiche
e le strategie nonviolente per sovvertire questo sistema. E naturalmente
voglio-devo farlo in compagnia. In questo lungo, faticoso cammino penso che
"Azione nonviolenta" mi dara' buoni consigli, forse qualche salutare
scossone e molte informazioni utili.

3. STRUMENTI DI LAVORO. MARIO DI MARCO: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Mario Di Marco (per contatti: mdmsoft at tin.it) per questo
intervento. Mario Di Marco, ingegnere, insegnante, gia' obiettore di
coscienza al servizio militare, responsabile delle persone in servizio
civile presso la Caritas diocesana di Viterbo, impegnato in molte iniziative
di pace, solidarieta', nonviolenza, e' da sempre uno dei fondamentali punti
di riferimento a Viterbo per tutte le persone di volonta' buona]

Mi abbono ad "Azione nonviolenta" per tanti motivi, che toccano la mente ed
il cuore.
Ad esempio perche' fornisce un'informazione seria, approfondita,
appassionata ma non ideologica.
Ad esempio perche' e' una rivista che da ben 41 anni e' rimasta fedele al
suo padre fondatore.
Ad esempio perche', tra gli altri redattori, trovo anche dei cristiani che
non pensano che "esiste, anche nella guerra, la verita' della pace" (dal
messaggio di Benedetto XVI per la giornata mondiale della pace 2006), bensi'
che solo con la nonviolenza si puo' salvare il mondo e l'umanita'.

4. STRUMENTI DI LAVORO. GIORGIO GIANNINI: MI ABBONO AD "AZIONE NONVIOLENTA"
PERCHE'...
[Ringraziamo Giorgio Giannini (per contatti: giannini2000 at libero.it) per
questo intervento. Giorgio Giannini, nato a Roma nel 1949, docente di
discipline giuridiche, storico della Resistenza e della nonviolenza,
impegnato in vari centri studi e movimenti per la pace e i diritti umani.
Opere di Giorgio Giannini: segnaliamo almeno L'obiezione di coscienza,
Satyagraha, Torino 1985; L'obiezione di coscienza al servizio militare.
Saggio storico-giuridico, Edizioni Dehoniane, Napoli 1987; (a cura di), La
lotta nonarmata nella Resistenza, Centro Studi Difesa Civile, Roma 1993; (a
cura di), La Resistenza nonarmata, Sinnos, Roma 1995; (a cura di),
L'opposizione popolare al fascismo, Qualevita, Torre dei Nolfi (Aq) 1996; Il
giorno della memoria. Per non dimenticare, Edizioni Associate, Roma 2005]

Sono da molti anni abbonato ad "Azione nonviolenta" e rinnovero' con piacere
l'abbonamento  anche per il 2006 perche' ritengo che la rivista  del
Movimento Nonviolento sia il migliore strumento di informazione dell'area
pacifista-nonviolenta.
Apprezzo molto, inoltre, l'impegno del direttore Massimo (Mao) Valpiana e
dei vari collaboratori per  migliorare la rivista.

5. STRUMENTI DI LAVORO. EUGENIO SCARDACCIONE: MI ABBONO AD "AZIONE
NONVIOLENTA" PERCHE'...
[Ringraziamo Eugenio Scardaccione (per contatti: mareug at libero.it) per
questo intervento. Eugenio (Gege') Scardaccione, educatore, preside,
formatore alla pace e alla nonviolenza, vivacissimo costruttore di pace.
Riportiamo questa nota di qualche anno fa di vivace autopresentazione:
"Eugenio Scardaccione (Gege'), nasce ad Aliano in provincia di Matera, la
Gagliano di Carlo Levi, in un torrido pomeriggio del 1952. Oggi vive a Bari
e dopo aver piantato un albero, aver avuto tre figli, e' alla sua prima
sfida nello scrivere un libro [Tu bocci. Io sboccio, edito da La Meridiana].
Un disastroso passato da scolaro non gli ha impedito di conseguire due
lauree e di superare cinque concorsi e di diventare preside, o, come si usa
dire oggi: dirigente scolastico. Svolto il servizio civile come obiettore di
coscienza, nel 1992 dopo aver frequentato Barbiana e San Gimignano, insieme
ad una pattuglia di amici fonda il G. E. P. (Gruppo Educhiamoci alla Pace).
Con entusiasmo, coordina da sette anni campi estivi denominati
Allegra...mente, durante i quali la pace, la riflessione, la natura, la
lentezza, i giocattoli, la danza, i burattini, la poesia e soprattutto i
partecipanti sono i protagonisti. Assiduo ed inguaribile tifoso di relazioni
umane, pensa positivo, ama i viaggi e trascrive i suoi sogni". Opere di
Eugenio Scardaccione: Tu bocci. Io sboccio, La Meridiana, Molfetta 2003]

Ritorno ad abbonarmi ad "Azione nonviolenta" dopo un periodo intermittente,
proprio come le luci che si accendono e si spengono in questo periodo.
Devo essere sincero,il mio rapporto con la rivista storica e' stato
altelenante, perche' per molti anni mi sono abbonato ed era per me una
compagnia affidabile, specialmente quando nel 1978 ho svolto il servizio
civile; le riflessioni sulla pace e la nonviolenza mi erano tanto utili. E
mi incoraggiavano molto ad andare avanti per compiere un cammino, che
continua ancora oggi, di avvicinamento sentito, scomodo, essenziale,
prezioso verso la pratica della nonviolenza quotidiana. Senza clamori, senza
ostentare i piccoli progressi o nascondere i regressi.
Poi per un certo periodo, alla meta' degli anni '90, mi sono allontanato a
causa di un linguaggio oscuro ed elitario, di diatribe tra coloro che si
ritenevano i depositari della "verita'". Poi il grigiore di certi articoli
scritti da quelli che io chiamo, con esagerazione forse, i "guru/santoni"
della nonviolenza italiana, mi infastidiva. Soprattutto perche' si tendeva a
pontificare, ad emettere giudizi assoluti, si polemizzava eccessivamente con
le posizioni degli "avversari" che solo a parole non venivano chiamati
"nemici" sciocchi e reazionari. Comunque, io non ho i numeri per giudicare
le intenzioni di chi con tenacia e passione si da' da fare per tenere in
piedi la rivista storica del movimento nonviolento. Anche perche' alla
rivista possono contribuire tutti e le responsabilita' vanno ripartite!
Il patrimonio culturale di spessore, la spinta, il valore e il pensiero di
Aldo Capitini rappresentano per tutti noi un faro  importante, come  le
esperienze luminose di don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Ernesto Balducci,
David Maria Turoldo, don Tonino Bello, Ivan Illich, Alex Langer, Marilena
Cardone, Sereno Regis e tanti altri.
E, proprio grazie anche ai numerosi credibili testimoni che si dedicano con
genuino impegno alla causa della nonviolenza attiva unita alla solidarieta',
alla giustizia e alla salvagurdia del creato, decido di riprovare a
camminare e mi abbono nuovamente ad "Azione nonviolenta".
Con l'auspicio di incontrare  nuovi compagni di viaggio  e di
ricerca/prassi, che prevedano una manciata di gioia, buon umore, autoironia,
rigore, costanza, pazienza. Senza far mai mancare un pizzico di tenerezza,
indulgenza ed imperfezione. E continuare ad incrociare i sorridenti volti di
amici ed amiche con i quali ho condiviso  intense ed indelebili esperienze.

6. STRUMENTI DI LAVORO. IL CAMMINO E LA COMPAGNIA
"Azione nonviolenta" e' la rivista mensile del Movimento Nonviolento fondata
da Aldo Capitini nel 1964, e costituisce un punto di riferimento per tutte
le persone amiche della nonviolenza.
La sede della redazione e' in via Spagna 8, 37123 Verona, tel. 0458009803,
fax: 0458009212, e-mail: azionenonviolenta at sis.it, sito: www.nonviolenti.org
L'abbonamento annuo e' di 29 euro da versare sul conto corrente postale n.
10250363, oppure tramite bonifico bancario o assegno al conto corrente
bancario n. 18745455 presso BancoPosta, succursale 7, agenzia di Piazza
Bacanal, Verona, ABI 07601, CAB 11700, intestato ad "Azione nonviolenta",
via Spagna 8, 37123 Verona, specificando nella causale: abbonamento ad
"Azione nonviolenta".

7. RIFLESSIONE. NORMANNA ALBERTINI: ALCUNE NOTE DI COMMENTO AL MESSAGGIO DI
BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
[Ringraziamo Normanna Albertini (per contatti: normanna.a at libero.it) per
questo intervento. Normanna Albertini e' nata a Canossa nel 1956, insegnante
nella scuola elementare, vive e lavora a Castelnovo ne' Monti; e' impegnata
nel gruppo di Felina (Reggio Emilia) della Rete Radie' Resch, e quindi in
varie iniziative di solidarieta', di pace, per i diritti umani e per la
nonviolenza; scrive da anni su "Tuttomontagna", mensile dell'Appennino
reggiano. Opere di Normanna Albertini: Shemal, Chimienti Editore,
Taranto-Milano 2004]

"La guerra e' combattuta da uomini, non da bestie o da divinita'. E'
un'attivita' propria dell'uomo. Definirla un crimine contro l'umanita' vuol
dire perdere almeno meta' del suo significato; ed e' anche la punizione di
un crimine. Questo solleva una questione morale, il genere di problemi che
il mondo di oggi non e' molto interessato ad affrontare"
(Frederic Manning, Soldato semplice 19022, "Fino all'ultimo uomo", prima
edizione integrale "The Middle Perts of Fortune", 1929)

Non sono una fanatica di papa Ratzinger, ma trovo importante leggere i suoi
interventi, e riflettere, e non solo per capire il perche' di tante sue
censure nei confronti dei teologi. C'e' qualcosa, nel suo modo di esporre
che sembra quasi inibito, come fosse un'autocensura. Ma c'e' anche tanto di
troppo simile alla teologia che egli stesso ha censurato. Quella che libera.
L'unica possibile.
"In principio era il verbo, e il verbo era presso Dio e il verbo era Dio":
e' l'incipit del vangelo di Giovanni: quando ancora non c'era ne' cielo ne'
terra, in Dio viveva pienamente il verbo, parola attiva e fattiva che ha
partecipato alla creazione. Ora, verbo e' logos, e da logos derivano legare,
leggere, intelligenza (inter-legere). Interessante e' che la parola pace
derivi dalla radice sanscrita pac/ pak/pag: legare, saldare, unire; pac-a
yami = lego; nel latino troviamo pac-iscor= concordo, pattuisco. Nella pace
e attraverso la pace Dio, cioe' l'amore, ha creato l'universo. Pace e amore
sono un binomio indissolubile. E pace e amore non possono esistere senza
legami, collegamenti, unione, intelligenza (verita') nelle relazioni.
*
Nella Lettera a Diogneto si legge, a proposito di Dio e del verbo:
"Infatti, come ebbi a dire, non e' una scoperta terrena da loro tramandata,
ne' stimano di custodire con tanta cura un pensiero terreno ne' credono
all'economia dei misteri umani. Ma quello che e' veramente signore e
creatore di tutto e Dio invisibile, egli stesso fece scendere dal cielo, tra
gli uomini, la verita', la parola santa e incomprensibile, e l'ha riposta
nei loro cuori. Non gia' mandando, come qualcuno potrebbe pensare, qualche
suo servo o angelo o principe o uno di coloro che sono preposti alle cose
terrene o abitano nei cieli, ma mandando lo stesso artefice e fattore di
tutte le cose, per cui creo' i cieli e chiuse il mare nelle sue sponde e per
cui tutti gli elementi fedelmente custodiscono i misteri. Da lui il sole
ebbe da osservare la misura del suo corso quotidiano, a lui obbediscono la
luna che splende nella notte e le stelle che seguono il giro della luna; da
lui tutto fu ordinato, delimitato e disposto, i cieli e le cose nei cieli,
la terra e le cose nella terra, il mare e le cose nel mare, il fuoco,
l'aria, l'abisso, quello che sta in alto, quello che sta nel profondo,
quello che sta nel mezzo; lui Dio mando' ad essi. Forse, come qualcuno
potrebbe pensare, lo invio' per la tirannide, il timore e la prostrazione?
No certo. Ma nella mitezza e nella bonta' come un re manda suo figlio, lo
invio' come Dio e come uomo per gli uomini; lo mando' come chi salva, per
persuadere, non per far violenza. A Dio non si addice la violenza. Lo mando'
per chiamare, non per perseguitare; lo mando' per amore, non per giudicare.
Lo mandera' a giudicare, e chi potra' sostenere la sua presenza? Non vedi (i
cristiani) che gettati alle fiere perche' rinneghino il Signore, non si
lasciano vincere? Non vedi, quanto piu' sono puniti, tanto piu' crescono gli
altri?  Questo non pare opera dell'uomo, ma e' potenza di Dio, prova della
sua presenza".
Dio, quindi, fece scendere dal cielo, tra gli uomini, la verita', la parola
santa e incomprensibile e l'ha riposta nei loro cuori. Ed e' un Dio a cui
non si addice la violenza.
"Nella verita', la pace", afferma Benedetto XVI, e ricorda come alla
menzogna sia legato il dramma del peccato, partendo dalla prima menzogna,
quella della Genesi.
*
Riporto un brano dal mio libro, Shemal, pubblicato l'anno scorso, dove due
dei personaggi si trovano nel bel mezzo di una sommossa contro gli ebrei,
nella Roma del 1493:
"Juan ristette pensoso, mentre il corteo invasato si allontanava.
- Puo' esistere una giustizia umana veramente compiuta?
- Non credete, Juan, che il peccato originale stia proprio li', nel voler
distinguere e stabilire, al posto di Dio, cio' che e' bene e cio' che e'
male ed imporre la propria visione al mondo intero?
Malfante trasali' e, di scatto, si scosto' dall'ammasso di rami e tronchi
che li proteggeva: un lungo biacco argenteo, forse giunto fin la' dal Tevere
in cerca di sorci e ratti, gli stava scivolando su una spalla.
Il vecchio se ne libero' con un moto di ribrezzo, e il rettile, velocissimo,
si caccio' nella crepa di un muro.
- Ah! Samaele, il serpente... sapete cosa egli ebbe il coraggio di
rispondere a Dio che gli imponeva di riverire Adamo, sua immagine e
somiglianza?
- Dio chiese agli Angeli di onorare l'uomo?
- Oh, Si'! E Michele ubbidi' prontamente, mentre Samaele, geloso e
mortificato, si sfogo' dicendo che egli era stato creato per lo splendore
della gloria di Dio, e che mai e poi mai avrebbe adorato un essere fatto di
polvere! E quando comprese che il Signore aveva illuminato Adamo, donandogli
la sapienza dell'alfabeto, si mise a gridare contro di Lui... E quando
comprese che Dio lo avrebbe scacciato, medito' di portare con se', nelle
tenebre, la creatura odiata.
- Con la menzogna...
- La menzogna che fa apparire Dio un mentitore, la menzogna che ha in pugno
il mondo: diventerete come Dio...
- Ma l'uomo e' gia' come Dio!
- Samaele, Samaele e' riuscito a farglielo dimenticare e, il piu' delle
volte, e' la sua giustizia quella che l'uomo applica nella storia".
*
Nell'interpretazione ebraica della prima "disubbidienza", l'enfasi cade sul
desiderio di potere, di diventare come Dio: il peccato e' questa presunzione
di sostituirsi a Dio e, in fondo, di ingabbiare e usare Dio per i propri
scopi. Una vera follia che rischiera' di distruggere la Creazione stessa.
Poi, in seguito, l'interpretazione cristiana si oriento' verso un peccato di
concupiscenza, di natura sessuale, interrotto soltanto da Gesu', nato da una
Vergine.
Ho veramente accolto con gioia questo "ritorno" di Ratzinger alla prima idea
di peccato delle origini: "Alla menzogna e' legato il dramma del peccato con
le sue conseguenze perverse, che hanno causato e continuano a causare
effetti devastanti nella vita degli individui e delle nazioni".
Ed ho apprezzato quel suo chiedere, di nuovo, il disarmo, come nella Pacem
in Terris di Giovanni XXIII: "E' alieno alla ragione (alienum est a ratione)
pensare che nell'era atomica la guerra possa essere utilizzata come
strumento di giustizia" (67). La pacem in Terris che non e' mai citata
(perche'?), ma pervade tutto il messaggio di papa Benedetto XVI.
E quando indica Sant'Agostino e la sua visione di pace come "tranquillitas
ordinis", il papa sembra invitare ad andarsi a rileggere le parole del santo
di Ippona, il quale sosteneva che l'assenza della guerra e' continuamente
cercata dall'uomo, poiche', quando l'uomo non la possiede, e' a disagio,
avvertendo, sia pur inconsciamente, di contravvenire alla legge fondamentale
della vita e dell'essere. Pace e amore e vita sono indissolubilmente legati.
*
Qualche commentatore televisivo ha sbrigativamente riferito il messaggio del
papa definendo la sua richiesta di disarmo come "ingenua", calcando
soprattutto sul suo ringraziamento ai "tanti soldati impegnati in delicate
operazioni di composizione dei conflitti".
Non capisco le censure di Ratzinger nei confronti di tanti teologi, non
capisco l'ultima, contro Arturo Paoli, a cui e' stato impedito di
collaborare con Pax Christi, ma ho sempre piu' l'impressione che i messaggi
di questo papa siano o troppo interpretati da abili commentatori che
vogliono tirarlo dalla loro parte, o poco divulgati in modo integrale.
Insomma: li si relativizza.
E non vedo tutta quella differenza tra alcune sue affermazioni: "quando
viene ostacolato e impedito lo sviluppo integrale della persona e la tutela
dei suoi diritti fondamentali, quando tanti popoli sono costretti a subire
ingiustizie e disuguaglianze intollerabili, come si puo' sperare nella
realizzazione del bene della pace?", e quelle dei teologi che ha via via
censurato.
Che cos'e' oggi la menzogn" per eccellenza? Lo dice bene proprio Arturo
Paoli: l'aver sostituito Dio nella storia con il mercato: "Se tolgo la
parola Dio dalla cultura medievale non riesco a spiegarmi nulla di
quell'epoca, se la tolgo dalla cultura di oggi, nulla cambia, come invece
cambierebbe se togliessi la parola mercato e la parola tecnica".
*
Nel vecchio catechismo che tutti coloro che hanno piu' o meno la mia eta'
hanno studiato, c'erano i quattro peccati che gridano vendetta al cospetto
di Dio. Ebbene: uno solo era di natura sessuale, il peccato impuro contro
natura (omosessualita'? Uso di anticoncezionali?); gli altri erano,
nell'ordine: omicidio volontario, oppressione dei poveri, defraudare la
mercede agli operai.
Ecco: il peso di questi tre peccati, che contengono guerra e ingiustizie,
non pare vada scemando. Sono le armi della menzogna che ha in pugno il
mondo, se ho ben capito il messaggio di papa Benedetto. Ma sono anche quelle
che diventeranno la punizione stessa del crimine, se non ci fermiamo in
tempo.

8. RIFLESSIONE. ANGELO CAVAGNA: ALCUNE NOTE DI COMMENTO AL MESSAGGIO DI
BENEDETTO XVI PER LA GIORNATA MONDIALE DELLA PACE
[Dagli amici del Gavci di Bologna (per contatti: gavci at iperbole.bologna.it)
riceviamo e volentieri diffondiamo. Padre Angelo Cavagna e' religioso
dehoniano, prete operaio, presidente del Gavci (gruppo di volontariato con
obiettori di coscienza), obiettore alle spese militari, infaticabile
promotore di inizative di pace e per la nonviolenza. Opere di Angelo
Cavagna: Per una prassi di pace, Edb, Bologna 1985; (a cura di, con G.
Mattai), Il disarmo e la pace, Edb, Bologna 1982; (a cura di), I cristiani e
l'obiezione di coscienza al servizio militare, Edb, Bologna 1992; I
malintesi della missione, Emi, Bologna; (a cura di), I cristiani e la pace,
Edb, Bologna 1996]

1. L'inizio del messaggio e' gia' tutto un programma: "Desidero far giungere
un affettuoso augurio a tutti gli uomini e a tutte le donne del mondo,
particolarmente a coloro che soffrono a causa della violenza e dei conflitti
armati. E' un augurio carico di speranza per un mondo piu' sereno, dove
cresca il numero di quanti, individualmente o comunitariamente, si impegnano
a percorrere le strade della giustizia e della pace" (n. 1).
*
2. Inoltre il papa denuncia le menzogne che stanno alla radice di tante
guerre. Egli scrive: "Come non restare seriamente preoccupati, dopo tali
esperienze, di fronte alle menzogne del nostro tempo, che fanno da cornice a
minacciosi scenari di morte in non poche regioni del mondo? L'autentica
ricerca della pace deve partire dalla consapevolezza che il problema della
verita' e della menzogna riguarda ogni uomo e ogni donna, e risulta essere
decisivo per un futuro pacifico del nostro pianeta" (n. 5).
*
3. Soprattutto il papa invita tutti a non contrapporsi, bensi' a coordinarsi
con gli appartenenti alle diverse culture. Scrive infatti: "La pace e'
anelito insopprimibile presente nel cuore di ogni persona, al di la' delle
specifiche identita' culturali. Proprio per questo ciascuno deve sentirsi
impegnato al servizio di un bene tanto prezioso, lavorando perche' non si
insinui nessuna forma di falsita' ad inquinare i rapporti. Tutti gli uomini
appartengono ad un'unica e medesima famiglia. L'esaltazione esasperata delle
proprie differenze contrasta con questa verita' di fondo. Occorre ricuperare
la consapevolezza di essere accomunati da uno stesso destino, in ultima
istanza trascendente, per poter valorizzare al meglio le proprie differenze
storiche e culturali, senza contrapporsi ma coordinandosi con gli
appartenenti alle altre culture. Sono queste semplici verita' a rendere
possibile la pace; esse diventano facilmente comprensibili ascoltando il
proprio cuore con purezza di intenzioni. La pace appare allora in modo
nuovo: non come semplice assenza di guerra, ma come convivenza dei singoli
cittadini in una societa' governata dalla giustizia, nella quale si realizza
in quanto possibile il bene anche per ognuno di loro. La verita' della pace
chiama tutti a coltivare relazioni feconde e sincere, stimola a ricercare ed
a percorrere le strade del perdono e della riconciliazione, ad essere
trasparenti nelle trattazioni e fedeli alla parola data" (n. 6).
*
4. Il messaggio del papa e' dunque senz'altro positivo, anche se restano
passi ulteriori da compiere. Ad esempio egli scrive: "Il mio grato pensiero
va alle Organizzazioni Internazionali e a quanti con diuturno sforzo operano
per l'applicazione del diritto internazionale umanitario. Come potrei qui
dimenticare i tanti soldati impegnati in delicate operazioni di composizione
dei conflitti e di ripristino delle condizioni necessarie alla realizzazione
della pace? Anche ad essi desidero ricordare le parole del Concilio Vaticano
II: 'Coloro che, al servizio della patria, sono reclutati nell'esercito, si
considerino anch'essi ministri della sicurezza e della liberta' dei popoli.
Se adempiono rettamente a questo dovere, concorrono anch'essi veramente a
stabilire la pace'. Su tale esigente fronte si colloca l'azione pastorale
degli Ordinariati militari della Chiesa Cattolica: tanto agli Ordinari
militari quanto ai cappellani militari va il mio incoraggiamento a
mantenersi, in ogni situazione e ambiente, fedeli evangelizzatori della
verita' della pace" (n. 8).
Al riguardo e' assai piu' avanzato il nuovo "Catechismo degli Adulti" della
Chiesa Italiana (Cei) dal titolo "La verita' vi fara' liberi", che dice: "La
guerra e' il mezzo piu' barbaro e piu' inefficace per risolvere i conflitti.
Si dovrebbe togliere ai singoli stati il diritto di farsi giustizia da soli
con la forza, come e' stato tolto ai privati cittadini e alle comunita'
intermedie". Propone in pratica di abolire gli eserciti nazionali, come
furono aboliti gli eserciti cittadini o regionali preesistenti all'unita'
d'Italia. "Appare urgente promuovere nell'opinione pubblica il ricorso a
forme di difesa nonviolenta".

9. LETTERE. GIOVANNI SARUBBI: UNA LETTERA ALLE PERSONE AMICHE
[Ringraziamo Giovanni Sarubbi (per contatti: redazione at ildialogo.org) per
questo intervento. Giovanni Sarubbi, amico della nonviolenza, promotore del
dialogo interreligioso, giornalista, saggista, editore, dirige l'eccellente
rivista e sito de "Il dialogo" (www.ildialogo.org)]

Care amiche, cari amici,
siamo cosi' sommersi da cattive notizie, dalle guerre ai disastri naturali,
che tutto ci sembra privo di senso. Ci sentiamo impotenti di fronte alle
forze che pervicacemente fanno di tutto per rovinarci non solo il Natale o
qualche altra festa dove poter gustare qualche gioia della vita, ma la vita
stessa. Penso spesso alle nostre povere forze, al lavoro immenso che fanno
tutte le organizzazioni per la pace ed in particolare a quelle che hanno
scelto la nonviolenza come proprio metodo di azione. Penso ai tanti che
compiono azioni nonviolente mettendo in discussione se stessi e pagando poi
di persona: riusciremo mai a mettere la parola fine alla guerra, alla
violenza, allo sfruttamento dell'uomo sull'uomo? Quando il sogno di un altro
mondo possibile, quello che Gesu' chiamava "regno dei cieli", diventera'
realta'? Dobbiamo arrenderci o continuare il nostro impegno sulla via della
nonviolenza?
La sproporzione e' forte: di la' sembra ci sia tutto, potere economico,
politico, militare, religioso (anche i militari italiani hanno avuto poco
prima di Natale la loro messa in San Pietro con tanto di benedizione papale.
Come sono lontani i tempi della Pacem in Terris). C'e' di che scoraggiarsi.
Ma poi penso proprio alle formiche, animaletti piccolissimi ma in grado di
spostare un peso centinaia di volte maggiore del loro e che lavorano sempre
insieme, con uno spirito di solidarieta' che lascia ammirati. Penso al
piccolo Davide che sconfisse il gigante Golia "senza ne' spada ne' lancia" e
dopo essersi liberato dalle pesanti armature che volevano mettergli addosso.
Penso cosi' che tutto il lavoro che come nonviolenti facciamo tutti i
giorni, tutti i mesi, tutti gli anni e' quello che conta e che da' un futuro
ed una speranza all'umanita'. Non c'e' futuro nella morte ed in tutto cio'
che la produce, armamenti e sistemi imperiali che siano. "L'uomo di pace
avra' una discendenza", dice il salmo 37. Ed i popoli che scelgono la strada
del disarmo e della nonviolenza sono quelli che, come dice il profeta Isaia,
avranno "una discendenza e vivranno a lungo".
La speranza di un mondo migliore passa attraverso le nostre povere persone
che, come tante piccole formichine, lavorano incessantemente per
realizzarlo, mettendo nel conto gli scoramenti, le sconfitte, i tradimenti,
la solitudine. Anzi forse solo chi ha provato l'amarezza della solitudine,
delle sconfitte o dei tradimenti, riesce ad apprezzare fino in fondo la
necessita' di continuare nel proprio impegno per la pace sulla via della
nonviolenza.
Ed e' questa consapevolezza che ci da la forza per andare avanti "nonostante
tutto". Ed e' questa consapevolezza che mi spinge a fare un appello a non
demordere a quanti come noi sono impegnati per la costruzione di un mondo
dove regni la giustizia e la pace. Penso alle tante riviste che diffondono
una cultura di pace e mi accorgo che se qualcuna di esse venisse meno mi
sentirei ancora piu' perso, piu' solo, piu' impotente.
A fine anno e' tradizione fare il bilancio di cio' che si e' fatto e di cio'
che si vorrebbe fare nel nuovo anno che viene. Nel ringraziare tutti gli
amici della redazione ed i collaboratori per il loro impegno, auguro loro e
a me stesso di riuscire a sentirci sempre piu' uniti, sempre piu' vicini e
solidali con quante e quanti credono nel sogno di un mondo dove regni la
pace e l'amore.
Abbiamo bisogno dell'impegno solidale di tutte e tutti, senza falsi
protagonismi, senza arrivismi, riscoprendo il valore del lavoro umile ed
oscuro di chi sceglie di agire in favore di tutta l'umanita' e non della
propria voglia di apparire o di conquistare un ruolo sociale che gli dia
prestigio.
"Chi vuole essere primo serva", diceva Gesu' ai suoi discepoli che
sgomitavano per un posto al sole, e mai come in questa nostra epoca dobbiamo
riscoprire questa importante verita' per dare un futuro all'umanita'.

10. LETTURE. ROSSANA ROSSANDA: LA RAGAZZA DEL SECOLO SCORSO
Rossana Rossanda, La ragazza del secolo scorso, Einaudi, Torino 2005, pp.
392, euro 18. Le memorie, le riflessioni, lo stile e il rigore morale e
intellettuale di una delle nostre piu' grandi maestre. Ma piu' distesamente
di questo libro dovremo scrivere altra volta, a una seconda e meno fremente,
viscerale lettura (sono oltre trent'anni che devotamente e furiosamente
leggendo la Rossanda ci capita questo: che gia' dopo poche righe vorresti
cominciare a discutere, e talora forse finanche a baruffare). Basti qui oggi
dire solo cio': che vivamente ne raccomandiamo e la lettura e la lettura
ancora (venia chiedendo per si' ovvio consiglio).

11. RILETTURE. HELGA GALLAS: TEORIE MARXISTE DELLA LETTERATURA
Helga Gallas, Teorie marxiste della letteratura, Laterza, Roma-Bari 1974,
pp. 364. Una ricostruzione e una disamina del dibattito, delle ricerche,
della riflessione teorica sulla letteratura nell'ambito della "Lega degli
scrittori proletari rivoluzionari" e della sua rivista "Linkskurve" sul
finire degli anni venti nella Germania di Weimar e dell'incipiente minaccia
nazista. Una vicenda che ci riguarda ancora, questioni su cui ancora
dovremmo ragionare.

12. RILETTURE. MIMMA PAULESU QUERCIOLI (A CURA DI): GRAMSCI VIVO
Mimma Paulesu Quercioli (a cura di), Gramsci vivo nelle testimonianze dei
suoi contemporanei, Feltrinelli, Milano 1977, pp. 320. Una preziosa,
amorevole ricerca; un libro che e' necessario aver letto. Mimma Paulesu
Quercioli, come e' noto, e' figlia di Teresina Gramsci, la sorella
prediletta da Antonio. Con una prefazione di Giuseppe Fiori e con le
testimonianze di Teresina Gramsci, Renato Figari, Vincenzo Bianco, Carlo
Boccardo, Giorgio Carretto, Gustavo Comollo, Vittorio De Biasi, Peppino
Frongia, Maurizio Garino, Luigi Longo, Rita Montagnana, Teresa Noce, Antonio
Oberti, Battista Santhia', Attilio Segre, Umberto Terracini, Andrea
Viglongo, Giuseppe Berti, Eugenia Bosi, Giuseppe Bosi, Renato Cigarini,
Carlo Farini, Luigi Guermandi, Girolamo Li Causi, Carlo Milanesi, Tina
Odolini, Nilde Perilli, Camilla Ravera, Ferruccio Rigamonti, Antonio Sanna,
Fidia Sassano, Ignazio Silone, Carlo Venegoni, Lelio Basso, Umberto
Clementi, Giovanni Lai, Sandro Pertini, Angelo Scucchia, Bruno Tosin,
Gustavo Trombetti.

13. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

14. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at libero.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 1155 del 25 dicembre 2005

Per ricevere questo foglio e' sufficiente cliccare su:
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=subscribe

Per non riceverlo piu':
nonviolenza-request at peacelink.it?subject=unsubscribe

In alternativa e' possibile andare sulla pagina web
http://web.peacelink.it/mailing_admin.html
quindi scegliere la lista "nonviolenza" nel menu' a tendina e cliccare su
"subscribe" (ed ovviamente "unsubscribe" per la disiscrizione).

L'informativa ai sensi del Decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196
("Codice in materia di protezione dei dati personali") relativa alla mailing
list che diffonde questo notiziario e' disponibile nella rete telematica
alla pagina web:
http://italy.peacelink.org/peacelink/indices/index_2074.html

Tutti i fascicoli de "La nonviolenza e' in cammino" dal dicembre 2004
possono essere consultati nella rete telematica alla pagina web:
http://lists.peacelink.it/nonviolenza/maillist.html

L'unico indirizzo di posta elettronica utilizzabile per contattare la
redazione e': nbawac at tin.it