La nonviolenza e' in cammino. 968



LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 968 del 21 giugno 2005

Sommario di questo numero:
1. Carlo Azeglio Ciampi: Una lettera a Aung San Suu Kyi
2. Un'intervista a Mary Jane N. Real
3. Giulio Vittorangeli: Abolire i "Centri di permanenza temporanea"
4. Bruna Peyrot: Alle radici dell'esperienza di Porto Alegre (parte quarta)
5. Con "Qualevita", la lezione di David Maria Turoldo
6. La "Carta" del Movimento Nonviolento
7. Per saperne di piu'

1. LETTERE. CARLO AZEGLIO CIAMPI: UNA LETTERA A AUNG SAN SUU KYI
[Dall'European Office for the Development of Democracy In Burma (in sigla:
Ebo; per contatti: Square Gutenberg 11/2, 1000 Brussels, Belgium, tel. 0032
(2) 2800691, fax: 0032 (2) 2800310, e-mail: burma at euro-burma.be) riceviamo e
volentieri diffondiamo.
Carlo Azeglio Ciampi, antifascista e resistente, gia' presidente della Banca
d'Italia, gia' presidente del Consiglio dei Ministri, e' il Presidente della
Repubblica Italiana.
Aung San Suu Kyi , figlia di Aung San (il leader indipendentista birmano
assassinato a 32 anni), e' la leader nonviolenta del movimento democratico
in Myanmar (Birmania) ed ha subito - e subisce tuttora - dure persecuzioni
da parte della dittatura militare; da dieci anni si trova agli arresti
domiciliari; nel 1991 le e' stato conferito il premio Nobel per la pace.
Opere di Aung San Suu Kyi: Libera dalla paura, Sperling & Kupfer, Milano
1996, 1998]

Il Presidente della Repubblica Italiana
Roma, 19 giugno 2005
Gentile Signora,
La ricorrenza del Suo genetliaco, che la vede ancora privata della liberta',
mi offre l'occasione per farLe giungere l'espressione della solidarieta' mia
personale e del popolo italiano.
L'Italia segue da tempo, con attenzione e preoccupazione, la Sua coraggiosa
battaglia per la democrazia ed I diritti umani, nobilitata dal prezzo
gravoso che ella ha pagato e sta pagando nella testimonianza di
irrinunciabili ideali.
Lo straordinario impegno da Lei profuso, con grande dignita' e dedizione
costante e che ha trovato eminente riconoscimento nel Premio Nobel per la
Pace di cui Ella e' stata insignita tiene alti agli occhi del mondo i valori
ed i principi essenziali ad ogni civile convivenza, alla concordia
costruttiva ed al comune progresso di tutte le nazioni.
Nell`auspicare che Ella possa presto tornare a contribuire liberamente,
assieme a tutte le componenti della societa` birmana, al processo di
democratizzazione e di sviluppo del Suo Paese, Le rinnovo i miei piu'
sinceri auguri e formulo sentiti voti per il Suo personale benessere.
Carlo Azeglio Ciampi

2. DIRITTI. UN'INTERVISTA A MARY JANE N. REAL
[Ringraziamo Maria G. Di Rienzo (per contatti: sheela59 at libero.it) per
averci messo a disposizione nella sua traduzione questa intervista a Mary
Jane N. Real, coordinatrice del "Comitato internazionale delle difensore dei
diritti umani delle donne", curata dall'associazione Awid (Donne africane
per lo sviluppo)]

- "Awid": Parlaci della campagna sulle attiviste per i diritti umani delle
donne.
- Mary Jane N. Real: La campagna internazionale e' tesa al riconoscimento ed
alla protezione delle attiviste che stanno lavorando per la realizzazione
dei diritti umani. La campagna si basa sul fatto che le donne che lottano
per i diritti umani in generale e per i diritti delle donne devono
fronteggiare violenze specifiche mentre fanno il proprio lavoro. La campagna
vuole attirare l'attenzione sulle violazioni che le donne attiviste per i
diritti umani sperimentano a causa del proprio genere. Essa si concentra
anche sulle violazioni che vengono subite dalle difensore dei diritti umani
in relazione alle istanze di cui si occupano, per esempio la situazione in
cui si trovano gay, lesbiche, bisessuali e persone transgender: costoro
vengono assaliti a causa della loro identita' e della loro sessualita',
oltre che a causa dei diritti che rivendicano.
*
- "Awid": Com'e' partita questa iniziativa?
- Mary Jane N. Real: La preoccupazione per la protezione degli attivisti per
i diritti umani fu portata all'attenzione internazionale da numerose
organizzazioni attraverso incontri come il Summit di Parigi sui difensori e
sulle difensore dei diritti umani. Nel 1998, l'Onu adotto' la "Dichiarazione
sul diritto e la responsabilita' degli individui, gruppi e organismi della
societa', a promuovere e proteggere i diritti umani riconosciuti come
universali e le liberta' fondamentali"; il documento e' anche conosciuto
come la "Dichiarazione Onu sui difensori/difensore dei diritti umani". Una
speciale nomina di rappresentanza presso il Segretario Generale Onu fu
creata nel 2000, e la posizione fu conferita ad Hina Jilani, un'avvocata e
attivista per i diritti umani proveniente dal Pakistan. Jilani e' stata
riconfermata in carica sino al 2006. La questione delle donne attiviste fu
discussa durante una consultazione regionale, con il patrocinio dell'Onu,
organizzata dall'Asia Pacific Forum on Women, Law and Development (Apwld),
da Amnesty International, e da International Women's Rights Action Watch
Asia Pacific (Iwraw-Ap) nel 2003. Una delle raccomandazioni chiave scaturite
dall'incontro fu di organizzare una consultazione internazionale, percio'
molti gruppi di donne e di organizzazioni per i diritti umani si
incontrarono a Ginevra nell'aprile 2004 e formarono il Comitato
internazionale delle difensore dei diritti umani delle donne.
*
- "Awid": Quali sono le proposte e le richieste della campagna?
- Mary Jane N. Real: La campagna aspira ad assicurare che:
a) le attiviste per i diritti umani vengano trattate come partner e leader
in eguaglianza nella difesa e promozione dei diritti umani;
b) le attiviste per i diritti umani vengano riconosciute e protette dalla
discriminazione e dalle violazioni che subiscono nel loro lavoro in
relazione alla loro sessualita';
c) i governi, le ong e gli altri soggetti della societa' civile rispondano
alle specifiche preoccupazioni delle attiviste e le proteggano in accordo
con la "Dichiarazione Onu sui difensori/difensore dei diritti umani& e gli
strumenti e meccanismi internazionali;
la campagna chiede:
a) ai governi di respingere tutte le leggi e le altri misure, inclusi i
regolamenti antiterrorismo, che violano i diritti umani e mettono a rischio
gli attivisti, incluse le donne;
b) all'Onu ed ai gruppi per i diritti umani di sviluppare nuovi meccanismi
piu' efficaci che permettano di chiamare a rispondere per le violazioni
contro le donne e le attiviste per i diritti umani gli attori non statali;
c) ai governi di finanziare le istituzioni e le agenzie internazionali al
fine di poterle dotare di fondi e risorse per una completa protezione delle
attiviste e per la promozione dei loro diritti;
d) ai governi, alle ong ed ai membri dei movimenti sociali di prendere
misure per proteggere coloro che sono perseguitati a causa della richiesta
di diritti inerenti la sessualita', e di eliminare al proprio interno ogni
forma di discriminazione contro le persone gay, lesbiche, bisessuali e
transgender;
e) alle organizzazioni per i diritti umani ed ai membri dei movimenti
sociali di sviluppare programmi che forniscano risorse per la protezione
delle donne attiviste e che rispondano alle violazioni basate sul genere che
esse subiscono;
f) ai governi, alle ong ed ai membri dei movimenti sociali di riconoscere
che le difensore dei diritti umani delle donne sono attiviste per i diritti
umani a pieno titolo, e devono essere consultate sulle istanze che
riguardano la loro sicurezza;
g) all'Onu di continuare a sostenere la speciale nomina di rappresentanza e
di assicurarsi che il focus sulle attiviste per i diritti umani delle donne
rimanga un aspetto chiave;
h) alla Commissione Onu sui Diritti Umani di fornire sostegno tecnico e
risorse alle proprie agenzie e a quelle degli stati, incluse le Commissioni
sui Diritti Umani, affinche' esse implementino le raccomandazioni sui
difensori dei diritti umani, con particolare riguardo alla prevenzione di
violazioni ed alla protezione delle attiviste.
*
- "Awid": A cosa chiama questa campagna?
- Mary Jane N. Real: Al riconoscimento delle difensore dei diritti umani
delle donne; alla resistenza alla violenza di stato; alla chiamata alla
responsabilita' per gli attori non statali; alla realizzazione dei diritti
umani per tutte e tutti.
*
- "Awid": A quali soggetti si rivolge la campagna?
- Mary Jane N. Real: Per ora, e' diretta all'Onu ed alla Commissione sui
Diritti Umani; alle attiviste, soprattutto a quelle che si trovano in
situazioni di rischio; alle molte organizzazioni che si occupano di diritti
umani e che possono unirsi a questa iniziativa. Anche ai governi nazionali,
ed alle istituzioni centrate sui diritti umani in Europa, Africa e America
Latina si chiede di dare risposte alle domande della campagna. Infine, la
campagna vuole raggiungere leader e membri dei movimenti sociali, affinche'
adottino l'agenda del Comitato internazionale delle difensore dei diritti
umani delle donne.
*
- "Awid": Come funzionera'? Qual e' il piano della campagna?
- Mary Jane N. Real: Abbiamo gia' pianificato diverse attivita' tese a
destare consapevolezza. Partecipiamo ad esempio alle iniziative
internazionali e regionali dei gruppi di donne (come Pechino + 10) e delle
organizzazioni per i diritti umani, distribuendo il materiale della
campagna. Stiamo costruendo la rete delle alleanze tramite l'informazione ed
il coinvolgimento nelle attivita' dei movimenti sociali (come la Global
Action contro la guerra e contro la poverta'), e organizziamo per essi
incontri specifici. Faremo anche lavoro di pressione sui governi perche'
respingano le legislazioni antiterrorismo che indeboliscono i diritti umani
e adottino l'agenda del Comitato internazionale. Inoltre, stiamo tenendo
numerosi seminari per le attiviste ed abbiamo prodotto dei manuali. Rispetto
ai media, a parte i comunicati stampa e l'invio di documentazione, ci stiamo
mettendo in rete con gruppi specificamente impegnati nella comunicazione
(come Fire and Witness).
*
- "Awid": Dall"inizio della campagna quanto avanti siete andate?
- Mary Jane N. Real: Dall'incontro organizzativo di Ginevra, il 14 aprile
2004, abbiamo percorso una lunga strada, tutta quella specificata prima. La
campagna era iniziata con fondi molto limitati, ma ora i gruppi si stanno
impegnando a finanziarla, ne hanno capito l'importanza. Ora abbiamo legami
con molte organizzazioni e stiamo preparando la Consultazione internazionale
sulle difensore dei diritti umani che si terra' dal 29 novembre al 2
dicembre 2005 in Sri Lanka.
*
- "Awid": Chi puo' unirsi alla campagna? E come?
- Mary Jane N. Real: : Qualsiasi organizzazione o individuo che sottoscriva
la Dichiarazione di Vienna sui diritti umani e riconosca l'universalita' dei
diritti umani delle donne e la Dichiarazione Onu sui difensori/difensore dei
diritti umani, puo' unirsi alla campagna. I gruppi possono diventare
collaboratori semplicemente informando la nostra segreteria della loro
intenzione di unirsi all'iniziativa e di implementare attivita' correlate a
qualunque livello (locale, nazionale, regionale o internazionale) e di
qualunque tipo (pubblica consapevolezza, training per attiviste, pressione,
ricerca, produzione di documentazione). Ai gruppi verra' dato riconoscimento
per i loro contributi nei materiali e nelle pubblicazioni della campagna.
*
Per ulteriori informazioni: Whrd-Icc Secretariat, c/o Asia Pacific Forum on
Women, Law and Development, Ymca Santitham Building, 11 Sermsuk Road, Soi
Mengrairasmi Chaing Mai, 50300 Thailand, e-mail: whrd at apwld.org, fax:
6653404615, sito: www.defendingwomen-defendingrights.org

3. RIFLESSIONE. GIULIO VITTORANGELI: ABOLIRE I "CENTRI DI PERMANENZA
TEMPORANEA"
[Ringraziamo Giulio Vittorangeli (per contatti: g.vittorangeli at wooow.it) per
questo intervento. Giulio Vittorangeli e' uno dei fondamentali collaboratori
di questo notiziario; nato a Tuscania (Vt) il 18 dicembre 1953, impegnato da
sempre nei movimenti della sinistra di base e alternativa, ecopacifisti e di
solidarieta' internazionale, con una lucidita' di pensiero e un rigore di
condotta impareggiabili; e' il responsabile dell'Associazione
Italia-Nicaragua di Viterbo, ha promosso numerosi convegni ed occasioni di
studio e confronto, ed e' impegnato in rilevanti progetti di solidarieta'
concreta; ha costantemente svolto anche un'alacre attivita' di costruzione
di occasioni di incontro, coordinamento, riflessione e lavoro comune tra
soggetti diversi impegnati per la pace, la solidarieta', i diritti umani. Ha
svolto altresi' un'intensa attivita' pubblicistica di documentazione e
riflessione, dispersa in riviste ed atti di convegni; suoi rilevanti
interventi sono negli atti di diversi convegni; tra i convegni da lui
promossi ed introdotti di cui sono stati pubblicati gli atti segnaliamo, tra
altri di non minor rilevanza: Silvia, Gabriella e le altre, Viterbo, ottobre
1995; Innamorati della liberta', liberi di innamorarsi. Ernesto Che Guevara,
la storia e la memoria, Viterbo, gennaio 1996; Oscar Romero e il suo popolo,
Viterbo, marzo 1996; Il Centroamerica desaparecido, Celleno, luglio 1996;
Primo Levi, testimone della dignita' umana, Bolsena, maggio 1998; La
solidarieta' nell'era della globalizzazione, Celleno, luglio 1998; I
movimenti ecopacifisti e della solidarieta' da soggetto culturale a soggetto
politico, Viterbo, ottobre 1998; Rosa Luxemburg, una donna straordinaria,
una grande personalita' politica, Viterbo, maggio 1999; Nicaragua: tra
neoliberismo e catastrofi naturali, Celleno, luglio 1999; La sfida della
solidarieta' internazionale nell'epoca della globalizzazione, Celleno,
luglio 2000; Ripensiamo la solidarieta' internazionale, Celleno, luglio
2001; America Latina: il continente insubordinato, Viterbo, marzo 2003. Per
anni ha curato una rubrica di politica internazionale e sui temi della
solidarieta' sul settimanale viterbese "Sotto Voce" (periodico che ha
cessato le pubblicazioni nel 1997). Cura il notiziario "Quelli che
solidarieta'"]

Ci chiediamo se e' piu' pericoloso lo squadrismo dei piccoli nazi rasati di
casa nostra e la sua penetrazione nelle istituzioni rappresentata da
esponenti del governo della nostra repubblica, o la totale ignoranza che
circonda un tema delicato come quello dell'immigrazione. La sostanza e' che
il razzismo, in questi ultimi vent'anni, e' stato serenamente sdoganato ed
oggi non e' piu' un fenomeno nascosto e sottotraccia, ma in vetrina.
E non solo in Italia. Se in Germania una persona perbene che guida una lista
di sinistra (alternativa all'andazzo neoliberista, condiviso da tutti i
partiti presenti nel parlamento tedesco), nella sua campagna elettorale si
lascia andare contro gli stranieri che "porterebbero via" il lavoro ai
tedeschi, allora siamo veramente messi mali.
Ignoranza, razzismo e odio, sono prodotti che costano poco, facilmente
vendibili in tempi di crisi economica e culturale; che creano consenso in
questa strana epoca di ricerca di capri espiatori. Un ruolo non secondario
e' giocato dai media, come produttori di notizie ansiogene, che hanno
contribuito ad alimentare la diffusa sensazione di insicurezza. La realta'
e' che un mondo senza movimenti migratori non puo' esistere. Ne' potra'. In
due secoli, dall'Italia sono emigrate circa 40 milioni di persone. E
dall'Europa piu' di 100 milioni. Se le forze della storia hanno "mutato
percorso", inutile reagire con isteria.
Purtroppo, sul tema dell'immigrazione, i partiti mostrano un preoccupante
vuoto politico. Non si riesce a rintracciare una linea culturale veramente
alternativa tra centrodestra e centrosinistra. Entrambi, troppo spesso,
preda dell'isteria che caratterizza quasi sempre i discorsi
sull'immigrazione o sulla sicurezza. Entrambi all'oscuro delle cause
dell'immigrazione. Ma mentre tutto questo porta acqua al mulino della
destra; rappresenta il suicidio politico per la sinistra. Quest'ultima o
sapra' ripensarsi dentro lo spazio mondiale (lo spazio planetario delle
abissali disuguaglianze, di una nuova questione sociale), adeguandovi
progetti e modelli organizzativi; o non sara'.
La divisione nord-sud del mondo non e' piu' una divisione geografica, (una
parte della borghesia dei paesi del cosiddetto Terzo Mondo non se la passa
per niente male e ha un tenore di vita paragonabile a quello della borghesia
dei paesi industrializzati); e' una divisione che si verifica in ciascuna
delle citta' del mondo nelle quali i poveri cercano una vita migliore e
nelle quali i ricchi cercano il sistema per escludere questi poveri; ma
nessuno cerca di creare una struttura sociale che superi questa divisione.
Intanto, ogni giorno arrivano immigrati. In Europa, negli Stati Uniti. In
barca, in motoscafo, in camion, in aereo, a piedi. Il perche' non e' poi
cosi' difficile da capire: i paesi del nord del mondo hanno il 15-20% degli
esclusi, i paesi poveri del sud hanno il 66%. Le 358 persone piu' ricche del
primo mondo hanno una ricchezza personale pari a quella di due miliardi di
persone del terzo mondo. Sono gli stessi ricchi che liberalizzano il
movimento dei capitali, mentre proibiscono la libera circolazione delle
persone. Cosi' gli immigrati cercano da noi briciole di prosperita'.
Un'opportunita' di sentirsi umani. Sono ricevuti da legnate. Rinchiusi nei
Centri di permanenza temporanea, o cadono in reti di prostituzione,
schiavitu', precarieta' estrema. Perche' il destino di un emigrante e' quasi
sempre dura condanna.
Allora una battaglia di civilta' che dobbiamo fare tutti, da subito, per il
semplice fatto di sentirci esseri umani, e' quella di chiudere i Centri di
permanenza temporanea (in sigla: Cpt), vergognoso monumento alla
discriminazione su base razziale. Istituiti con la legge Turco-Napolitano,
rappresentano una ferita aperta per la nostra democrazia; puntualmente
incancrenita con la successiva legge Bossi-Fini.
Oggi finalmente anche dieci presidenti delle Regioni hanno aderito al forum
nazionale per la chiusura dei Cpt e per una nuova politica
dell'immigrazione, che si svolgera' il prossimo 11 luglio a Bari.
Perche', come diceva Don Milani, "Se voi avete il diritto di dividere il
mondo in italiani e stranieri, allora io reclamo il diritto di dividere il
mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori
dall'altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri".

4. ESPERIENZE. BRUNA PEYROT: ALLE RADICI DELL'ESPERIENZA DI PORTO ALEGRE
(PARTE QUARTA)
[Ringraziamo Bruna Peyrot (per contatti: brunapeyrot at terra.com.br) per
averci messo a disposizione il capitolo quarto, "La sceta della politica",
del suo libro La democrazia nel Brasile di Lula. Tarso Genro: da esiliato a
ministro, Citta' Aperta Edizioni, Troina (En) 2004.
Bruna Peyrot, torinese, scrittrice, studiosa di storica sociale, conduce da
anni ricerche sulle identita' e le memorie culturali; collaboratrice di
periodici e riviste, vincitrice di premi letterari, autrice di vari libri;
vive attualmente in Brasile. Si interessa da anni al rapporto
politica-spiritualita' che emerge da molti dei suoi libri, prima dedicati
alla identita' e alla storia di valdesi italiani, poi all'area
latinoamericana nella quale si e' occupata e si occupa della genesi dei
processi democratici. Tra le sue opere: La roccia dove Dio chiama. Viaggio
nella memoria valdese fra oralita' e scrittura, Forni, 1990; Vite discrete.
Corpi e immagini di donne valdesi, Rosenberg & Sellier, 1993; Storia di una
curatrice d'anime, Giunti, 1995; Prigioniere della Torre. Dall'assolutismo
alla tolleranza nel Settecento francese, Giunti, 1997; Dalla Scrittura alle
scritture, Rosenberg & Sellier, 1998; Una donna nomade: Miriam Castiglione,
una protestante in Puglia, Edizioni Lavoro, 2000; Mujeres. Donne colombiane
fra politica e spiritualita', Citta' Aperta, 2002; La democrazia nel Brasile
di Lula. Tarso Genro: da esiliato a ministro, Citta' Aperta, 2004.
Per richiedere il libro alla casa editrice: Citta' Aperta Edizioni, via
Conte Ruggero 73, 94018 Troina (En), tel. 0935653530, fax: 0935650234.
Segnaliamo ai lettori che per esigenze grafiche legate alla diffusione per
via informatica del nostro foglio, i termini brasiliani sono stati
semplificati abolendo tutti gli accenti all'interno delle parole e
sostituendo tutti i caratteri con particolarita' grafiche non tipiche della
lingua italiana; questo rende la trascrizione di quei termini non fedele ma
semplicemente orientativa. I conoscitori della soave lingua
portoghese-brasiliana sapranno intuire le soluzioni adeguate, con tutti gli
altri ci scusiamo]

4. Porto Alegre: una citta' "partecipata"
Porto Alegre, settima citta' del Brasile, un milione e mezzo di abitanti,
sorge sulla riva orientale del rio Guaiba, all'incrocio delle sue acque con
laguna Dos Patos. Fondata nel 1742 dagli immigrati portoghesi delle Azzorre,
e' abitata da piu' di cinquanta etnie che ne hanno configurato il profondo
carattere interculturale, accentuato dal suo essere zona di frontiera con
Uruguay e Argentina. Fra i 435 comuni di Rio Grande do Sul, fu la prima
citta' dove, per oltre un decennio, il Pt sperimento' il suo progetto di
governo che puo' essere sintetizzato in un'emblematica frase di Cezar
Alvarez, uno dei suoi piu' valenti facitori: "Il potere da noi e' sempre
stato oppressivo, perche' ti dice cio' che non puoi fare. Noi volevamo dire
cio' che si poteva fare, in ogni campo, sociale, culturale e soprattutto
economico" (40). Cezar, assessore all'agricoltura, industria e commercio con
Tarso dal 1993 al 1996, e' stato l'insostituibile guida nell'organizzazione
dei miei itinerari politici brasiliani. Senza i suoi consigli e senza la sua
sensibilita' non avrei potuto cogliere fino in fondo la densita' di Rio
Grande do Sul, il laboratorio politico del Pt brasiliano, dove si sono
formati molti dei suoi attuali dirigenti nazionali. La storia di Cezar e'
importante per diversi motivi: e' stato uno dei collaboratori principali di
Tarso, ha stabilito contatti duraturi con l'Italia, e' un cultore
dell'internazionalismo e, infine, riveste la carica di vicesegretario
generale della presidenza, di cui segretario e' Luiz  Dulci.
Cezar ha partecipato al movimento studentesco del '68 brasiliano, che, come
tutti i '68, prima o poi ha fatto incontrare le persone, nelle reti che
sapeva stabilire, nei meeting aperti a tutte le categorie sociali, per la
cultura musicale, artistica e letteraria che univa moltissimi giovani di
tutto il mondo. Cezar e Tarso si incontrarono in questo clima di "gruppi".
Quello trotskista di Cezar, Liberdade e luta, aveva rapporti con l'omonimo
francese in cui militava Jospin, futuro ministro della Republique. Entrato
nel Pt, Cezar, si colloco' nella corrente, piu' a sinistra, di Olivio Dutra,
di cui fu assessore. In quel periodo ebbe modo di collaborare direttamente
con Tarso, vicesindaco, di cui apprezzo' la linea di lavoro, piu' orientata
al centro del partito, tanto da passare a sostenerlo pubblicamente per la
successiva tornata elettorale. Membro della direzione nazionale del Pt, nel
1993, prima di diventare, sempre a Porto Alegre, assessore del governo Tarso
che nel frattempo aveva vinto le elezioni, Cezar parti' per l'Italia, su
invito della direzione nazionale del Pds (Partito dei democratici di
sinistra). La conobbe profondamente, lungo un intero anno, specie le regioni
dell'Italia centrale - Toscana, Emilia Romagna e Umbria - dove erano
maturate molte esperienze di cooperazione di governo locale decentrato, come
i consigli di quartiere e di zona. Di ritorno in Brasile, Cezar fondo' con
Tarso la corrente Rede: un movimento di opinione piu' che una vera e propria
corrente, un polo di agglutinazione, motore di un'intensa politicizzazione
interna che aveva lo scopo di elaborare una nuova strategia per il Pt,
inteso come "partito di movimento con vocazione di governo", un'idea che
aveva radice nella storia politica di sinistra dell'Italia degli anni
settanta.
Un altro collaboratore dell'amministrazione di Olivio, Tarso e Cezar fu Luiz
Tadeu Rigo. Di origine italiana, nato a Nova Prata, imparo', come molti
della sua generazione, la lingua materna del padre e del nonno, sulle note
di "Giovinezza, giovinezza" che in Brasile si canto' ben oltre la caduta del
fascismo italiano. Otto fratelli in una famiglia conservatrice, il cui
padre, capo gabinetto a Nova Prata di molti sindaci, e' colpito da infarto,
proprio quando scopre che uno dei suoi figli e' socialista. Tadeu, laureato
in filosofia, profondo conoscitore di Hobbes, Hegel, Marx e Gramsci,
sull'esempio paterno, inizio' la sua carriera politica nel 1988 come
consigliere e coordinatore economico del governo di Olivio Dutra e fu,
successivamente, capo gabinetto del secondo governo Tarso. Cresciuto nel
dibattito delle Pastorali sul lavoro del cattolicesimo di base brasiliano,
mantenne sempre una visione della realta' ispirata da valori cristiani
trasformati in politica laica. Di Tarso dice: "E' un militante bolscevico
nello stile etico, aperto nella teoria e radicalmente partitario", cioe'
convinto dell'importanza di appartenere a un partito come il Pt.
L'idea della gestione di Porto Alegre aveva al centro lo Stato
interlocutore, regolatore e mediatore di un patto produttivo di inclusione
sociale sul territorio. Cio' e' avvenuto da un lato con la riqualificazione
dei servizi sociali - un efficientissimo polo ospedaliero - e dall'altro con
il potenziamento di settori dell'economia - l'ampio parco software e le
pepinieres, sportelli di aiuto all'avvio di nuove aziende - che
concentrarono manodopera qualificata. Creare nuovi posti di lavoro fu un
altro obiettivo al quale sovrintese Cezar come responsabile dell'assessorato
alle iniziative economiche. Con la sua equipe, ebbe modo di incontrare "dai
ministri ai contrabbandieri" e occuparsi dalle licenze dei negozi ai piani
di quartiere: una vera e propria azione che ha ridisegnato la citta',
circondata da parchi nazionali di rara bellezza, come la Floresta Encantada
de Canela.
Una delle iniziative portate a buon fine nel settore agricolo incluse fasce
di popolazione povere nei circuiti produttivi dell'autosussistenza. Per
esempio, sapendo che il maiale si nutre di avanzi e che per un indigente e'
l'unica garanzia di sopravvivenza, si incentivarono cooperative di
allevamento anche con pochi soci, proponendo la collaborazione con i
ristoranti, gli scarti dei quali sarebbero serviti a nutrire gli animali.
Inoltre, ai poveri delle favelas che la notte setacciavano i cassonetti, si
propose di farlo come occupazione stabile per il comune: alcuni accettarono,
altri no, preferendo il vagabondaggio, ma l'offerta fu fatta a tutti, per
rendere legale una presenza collettiva che viveva clandestina. La raccolta
differenziata dei rifiuti, 28 punti in tutta la citta', divenne un'altra
occasione di inclusione sociale. Gli scarti depositati sono, infatti,
successivamente distribuiti a ex raccoglitori di caffe' e senza lavoro, i
quali, integrano, riciclandoli, le loro magre finanze.
Se Porto Alegre si puo' leggere come un testo di storia, i suoi punti di
incontro ne sono il segnalibro. Il piu' suggestivo e' la Casa di Cultura
Mario Quintana, in origine Hotel Majestic, dedicata al giornalista e
scrittore che lo abito' stabilmente. Quintana (1906-1964), la cui vita fu
uma colcha de retalhos, todos da mesma cor (41), una coperta di ritagli,
tutta dello stesso colore, fu riferimento ideale per il Brasile prima del
golpe, quando la parola poetica commentava la vita delle nuove generazioni.
Un altro punto d'incontro per il tempo libero e' un'antica fabbrica
ristrutturata, l'Usina do gasometro, dalla cui terrazza si domina la
passeggiata lungo la Guaiba che da Porto Alegre va verso Ipanema. In ogni
ora del giorno, gente di tutti i tipi si ritrova all'Usina per conversare,
correre, andare in bicicletta, cantare, ballare e guardare il tramonto. Il
"modello" Porto Alegre non avrebbe potuto andare a buon fine, senza la
valorizzazione della cultura, sotto la supervisione di Margarete Moraes,
maestra di arte plastica, attualmente presidente del consiglio comunale.
Nell'accingersi a governare in modo diverso dal passato e volendo
coinvolgere la popolazione nella gestione pubblica, era fondamentale creare
un clima culturale che sostenesse le iniziative del governo locale,
dimostrando le sue intenzioni di legittimare davvero nuovi spazi per il
protagonismo cittadino. Il settore culturale ben si presto' a questa
apertura, mettendo al servizio delle iniziative, soprattutto periferiche,
l'assistenza dei tecnici comunali. L'idea di cultura che vi soggiace
comprende tutto cio' che manifesta la creativita' umana: dalla cultura
materiale alla scrittura popolare, dalla musica etnica alle grandi
esposizioni artistiche. Insomma, tutto cio' che le generazioni lasciano sul
territorio come traccia per la memoria collettiva di domani, con particolare
attenzione alla vita quotidiana. In questo contesto, si e' valorizzata anche
l'identita' gaucha tipica di Rio Grande do Sul e della sua cosmopolita
capitale, dallo sguardo rivolto piu' a sud ancora, verso le capitali
argentina e uruguaiana, dove non si balla il samba, ma il tango e la
milonga, dove non c'e' il sole dei Caraibi, ma le pampas che forgiano lo
spirito gaucho.
Il progetto artistico di Margarete ha inteso "aprire le porte
dell'immaginazione e del sogno alle persone" (42). Lo ha fatto con cio' che
era gia' in calendario presso associazioni e gruppi comunitari, dando loro
riconosciuta dignita'. Il risultato, in un anno, fu: una sessantina di
spettacoli, un centinaio di laboratori di arti plastiche, la riattivazione
di tutti i teatri cittadini, compresi quelli parrocchiali, con ingresso
gratuito per gli abitanti dei quartieri poveri. Quattro furono le parole
d'ordine della campagna culturale del Pt di Olivio e Tarso con Margarete:
democratizzazione, decentralizzazione, partecipazione comunitaria e
pluralita' culturale. La prima significo' considerare cultura qualsiasi
manifestazione umana trasformabile in linguaggio artistico. La seconda
significo' valorizzare le periferie e non soltanto il centro cittadino gia'
"carico" di iniziative. La terza significo' valorizzare le comunita'
organizzate con le loro iniziative: scuole, parrocchie, radio di quartiere,
scuole di danza - specie della capoeira, antica danza che mima i conflitti e
si balla ogni domenica mattina alla Redencao di Porto Alegre -, centri
sportivi, bande musicali, gruppi di cultura gaucha... La quarta parola
d'ordine, infine, significa la consapevolezza che il "pubblico" non puo' ne'
dirigere, ne' insegnare una cultura, cosi' come il mercato da solo non deve
dettare il successo o meno di un artista. La cultura si fa insieme perche',
dice Margarete, "il mondo e' una fucina, la cultura e' movimento e
trasgressione". Per permettere il successo artistico anche a talenti che non
avrebbero modo di manifestarsi, chiusi e "perduti" nei barrios della
capitale, si indicono concorsi musicali, pittorici, fotografici, poetici...
che lentamente hanno ricamato una nuova citta',  sia con le opere esposte,
sia con le nuove relazioni comunitarie che hanno infuso il coraggio delle
proprie identita'.
Porto Alegre, dopo oltre un decennio di amministrazione petista, si e'
confermata citta' modello, su parere delle Nazioni Unite, che nel 1995, alla
seconda Conferenza mondiale sull'abitabilita' umana (Habitat II) di Istambul
l'hanno selezionata fra quaranta citta' in gara, per la miglior qualita' di
vita. Non e' un risultato da poco per il suo milione e mezzo di abitanti,
tutti alfabetizzati e con una speranza di vita oltre i settant'anni, con una
rete idrica a servizio della totalita' cittadina, una rete fognaria diffusa
al 90% delle necessita' e una raccolta rifiuti che copre la totalita' del
bisogno urbano. Non e' un risultato da poco, lo ripetiamo, per una citta'
latinoamericana il cui archetipo della violenza e della poverta' ha
sostituito, nel terzo millennio, quello di Parigi e Londra, citta'
ottocentesche della perdizione, e della New York contemporanea, "grande
mela" labirintica in cui il soggetto si annulla nella moltitudine di
un'umanita' scomposta.
L'esperienza che fece conoscere Porto Alegre al mondo fu l'Orcamento
Participativo (Op), il Bilancio Partecipato. Taluni lo considerano un
meccanismo di organizzazione politica postdemocratico. Diversi lo
considerano adatto solo a piccole e medie citta', ma inadatto a megalopoli.
Altri una forma di democrazia diretta. Altri ancora uno strumento di
semplice cooptazione sociale. Sperimentato in oltre duecento citta' del
Brasile, l'Op persegue una diversa relazione fra Stato e societa' che si e'
sviluppata con la progressiva avanzata elettorale del Pt alla guida di molte
citta' importanti: Lages, Boa Esperanca, Diadema, Recife, Caxias, Sao Paulo,
Santos, Piracicaba, Campinas, Vitoria, Santo Andre', Florianopolis, Belo
Horizonte, ecc. Chiedere alla popolazione di stabilire priorita' nei bilanci
comunali fu considerata una strategia di istituzione della cittadinanza.
Questa consapevolezza, unita alla lunga pratica educativa, nata, come
abbiamo visto, nei movimenti di base, dalla chiesa ai sindacati, ha permesso
di stabilire con molta chiarezza quale fosse l'obiettivo prioritario delle
"amministrazioni popolari" del Pt: invertire il tipo di rapporto esistente
fra individuo e amministrazione pubblica, solitamente caratterizzata dal
jeitinho, l'arrangiarsi con pratiche clientelari, un modo di fare divenuto
quasi un tratto identitario della nazione, del tutto inappropriato per chi
teorizzava invece la separazione della sfera pubblica da quella privata,
l'esercizio impersonale del potere e la stipulazione di un contratto sociale
esplicito fra cittadini.
L'Op non nasce con Porto Alegre. La sua e' una lunga storia nell'evoluzione
delle istituzioni che progressivamente si aprono, sotto la pressione dei
movimenti civili, al controllo pubblico. Qualcuno lo fa derivare addirittura
dalla Magna Carta emanata dal sovrano inglese Giovanni Senzaterra nel 1215,
in cui si vincola un re a consultare il Consiglio dei nobili prima di
imporre i tributi. Per quanto riguarda la pubblicita' del bilancio, in
Brasile fu avviata dalla Costituzione imperiale del 1824 che impose all'art.
172 la presentazione del bilancio preventivo alla Camera dei deputati,
unitamente a quello consuntivo. La Costituzione del 1988 rafforzo'
l'autonomia dei Comuni, specie con l'art. 14 del IV Capitolo del Titolo II
che garantisce le iniziative legislative popolari e l'art. 29 del IV
Capitolo del Titolo III che, oltre a stabilire i compiti delle grandi e
piccole municipalita', permette "la collaborazione delle associazioni
rappresentative nella pianificazione comunale" (43). Accogliendo questo
spirito partecipativo, la Costituzione di Rio Grande do Sul, con l'art. 149
al punto otto dice: "I bilanci annuali e la legge delle direttive di
bilancio, compatibili con il piano pluriennale devono essere regionalizzati
e avere, fra le loro finalita', quelle di ridurre le diseguaglianze sociali
e regionali" (44). Il Pt di Olivio aveva anche ereditato i Consigli
popolari, previsti dalla Legge 195/'88, approvata all'ultimo giorno del suo
mandato, dalla precedente gestione del Ptb, verso il quale il Pt aveva fatto
costante opposizione.
Il governo petista la trasformo' nella Lei Organica Municipal del 1990, che
negli articoli 101 e 102, riconobbe il carattere attivo dei Consigli
popolari dentro l'amministrazione pubblica. Infine, la Legge federale
10.257, regolamentando gli articoli 182 e 183 della Costituzione, rese
operante lo Statuto della Citta' brasiliana, riconosciuta soggetto
costruttore di democrazia. Con questi riferimenti legislativi, dunque, l'Op
di Porto Alegre ha potuto essere formalmente riconosciuto nella sua
complessa organizzazione di processi decisionali: una fitta rete di
assemblee di quartiere, disciplinate per legge, che  discute la destinazione
dei fondi pubblici. Si divide in quattro fasi: proposta di bilancio,
discussione e votazione, messa in esecuzione delle opere decise, controllo
del percorso e del risultato finale. Il passaggio delicato e' la scelta
delle cose da fare: in che modo? Con quali criteri?  Che fare affinche' non
si attivino i circuiti clientelari e sia invece possibile operare un
profondo cambiamento con il passaggio, come dice Max Weber, dal potere
carismatico del laeder, a quello razionale-legale del potere impersonale che
impone l'obbedienza dentro un quadro amministrativo burocratico condiviso?
Prima di tutto occorre una robusta struttura che sappia interpretare le
domande dei cittadini e abbia un, seppur minimo, potere vero di decisione.
I cittadini, per credere alla democratizzazione della democrazia, devono
prima di tutto riconquistare la fiducia verso le istituzioni e constatare
l'effettivo trasferimento di potere dall'elite dirigente alla cittadinanza.
Nella pratica dell'Op si distinsero nuovi dirigenti. Quelli abituati a
lavorare in modo clientelare a poco a poco furono rigettati dalla comunita'
che ne sostenne altri, formatisi durante il processo partecipativo, veri
mediatori fra la base e l'amministrazione che si "appropriarono" delle
tecniche dell'Op di cui e' tempo di descrivere, in breve, l'attuazione, che
ha subito vari aggiustamenti prima di presentarsi come e' oggi.
La citta' e' suddivisa in sedici zone nelle quali si tengono assemblee,
composte da enti comunitari (associazioni inquilini, club delle madri,
centri sportivi, cooperative edilizie, Ong, sindacati...) e singoli
residenti, le quali votano i rappresentanti al Conselho do Orcamento.
Convocato secondo sette aree tematiche: trasporti, educazione cultura e
tempo libero, salute, sviluppo economico, fognature, tributi, organizzazione
della citta' e sviluppo urbano, riunisce cittadini e tecnici comunali,
riuniti a loro volta, sotto varie sigle: Gaplan (Gabinete de Planejamento),
Crc (Coordenacao de Relacoes com a Comunidade) vincolato direttamente alla
segreteria del sindaco e responsabile di tutto il coordinamento dell'Op,
Asseplas (Assessorias de Planejamento), Fascom (Forum da Assessorias
comunitarias), Crops (Coordenadores regionais do Orcamento participativo) e
Cts (Coordenadores tematicos). I Coordinatori assumono il ruolo di
facilitatori, spiegando il funzionamento della macchina amministrativa e
diffondendo i valori della cooperazione. Non e' semplice, infatti, rendersi
conto di dover rinunciare a un pezzo di rete fognaria nel proprio quartiere
perche' e' piu' urgente in un altro, oppure decidere di ristrutturare una
centralina elettrica al posto di aprire una scuola e cosi' via. L'Op, vero
addestramento a riscoprire costantemente cosa siano il bene pubblico e la
cittadinanza esercitata nei diritti e nei doveri gli uni verso gli altri,
inaugura la sua lunga maratona democratica sin dai primi mesi di ogni anno,
quando sono scelti i delegati, uno ogni venti persone, per il Conselho. A
sua volta, questo ente, dopo diverse assemblee generali e tematiche sulle
urgenze sociali maggiori: sicurezza, casa, educazione, ecc., sceglie tre
priorita' sulle cinque consegnate dalle aree tematiche, in base alle quali
fara' proposte concrete al Consiglio comunale. Nella seconda parte
dell'anno, in particolare da agosto a dicembre, l'Op segue il cammino
amministrativo "normale", sempre sotto gli occhi vigili dei delegati al
Conselho. I criteri di priorita' in base ai quali distribuire le risorse
alle regioni cittadine sono i seguenti: carenze di servizi e infrastrutture
urbane, numero abitanti, priorita' scelte dai delegati della regione
interessata. Per ogni criterio, le commissioni formate da delegati e tecnici
comunali, assegnano un punteggio, di modo che alla fine il posto in
graduatoria delle zone risulta molto chiaro. I cittadini hanno potuto
seguire in diretta il perche' e il come della classificazione che li
riguarda. Nel 1997, ad esempio, la priorita' che vinse dopo essere passata
al vaglio di tutte le regioni cittadine fu la politica della casa, l'anno
successivo l'asfaltatura delle reti viarie principali, nel 1999 la rete
fognaria e idrica, nel 2000 di nuovo fu la casa a essere la prima della
lista degli interventi.
Gli amministratori del Pt dovettero imparare, dentro queste dinamiche
partecipative, che la democrazia non si lancia dall'"alto". La sua efficacia
e' vincolata al "getto dal basso" come tutta la storia millenaria di Rio
Grande do Sul ha dimostrato.
In questa continua apertura al dialogo con la cittadinanza, non fu affatto
semplice far incontrare i linguaggi specialisti dei tecnici, che si
sentivano sminuiti se non potevano parlare con termini professionali, con
quelli della gente comune, che come metro di giudizio aveva "solo" la
propria qualita' di vita. Queste inesperienze reciproche emersero da subito.
I dirigenti comunali difendevano il loro sapere tecnico come l'unico
"sensato" a risolvere i problemi della convivenza, i cittadini accampavano
altri valori nell'interpretarli: la comodita' contro l'estetica, l'acqua e
le fogne prima della scuola e cosi' via. La crisi apri' la discussione su
cosa fosse da considerarsi un atto amministrativo e cosa invece una
decisione politica della comunita'. La specializzazione dei tecnici,
infatti, con le loro competenze apparentemente neutrali, corrispondeva gia'
a una visione politica della realta'. Si trattava, in altre parole, di
recuperare il legame fra conoscenza ecosistemica dei gruppi sociali e sapere
scientifico disciplinare in vista di un "giardino della materia" (45) a
misura di uomo, donna, bambino e anziano.
Sempre all'avvio dell'Op, la crisi finanziaria dei comuni aveva spento gli
entusiasmi che ricrebbero con la riforma tributaria, voluta dai cittadini
stessi che non esitarono ad accettare un aumento delle tasse di oltre il
20%.
Infine, i dati sulla partecipazione, che ha coinvolto fino a 11.000 persone
l'anno, sono sempre stati confortanti. Nel 1994, ad esempio, su 1.011
persone presenti alle assemblee tematiche, l'11,47% era formato da
rappresentanti sindacali, il 14,34% da enti imprenditoriali, il 24,03 da
movimenti comunitari, il 34,91% da associazioni territoriali, lo 0,7 da
membri di partiti, il 14,44% da cittadini a titolo individuale. In altre
parole, la presenza maggiore appartenne ai settori popolari e alle classi
medie.  L'esperienza dell'Op e' monitorata da molti osservatori nazionali e
internazionali. Fra i piu' interessanti di questo vasto campo, uno dei piu'
attenti e' Cidade (Centro de assessoria e estudos urbanos) di Porto Alegre.
Dai suoi dati, emerge che il personaggio tipo delle riunioni dell'Op e' "una
donna sposata, con piu' di 34 anni, reddito familiare pari a quattro salari
minimi, scolarita' di primo grado, lavoratrice manuale non qualificata del
settore privato, con impegno settimanale fra le 40 e 48 ore" (46). Gli
uomini sono di poco meno partecipativi (51,4% donne, 48,4% uomini). Altri
dati sono molto interessanti: la punta massima di partecipazione e' avvenuta
sui temi della salute e dell'assistenza sociale e le motivazioni del
partecipare riguardano quattro insiemi: migliorare lo spazio sociale dove si
vive, rafforzare la cittadinanza, proporre la visibilita' della propria
associazione.
L'Op, in un decennio, ha realizzato il 90% delle proposte votate, a conferma
del suo essere strumento principale della gestione della citta'. Non e'
tuttavia l'unico. Lo accompagnano altre occasioni di democrazia allargata: i
Consigli municipali della salute, la Costituente della scuola, i Comitati di
gestione dei bacini idrografici, ecc. L'ottica comune e' il procedere per
"progetti",  interventi che richiedono le competenze di diversi assessorati
nello stesso tempo, oltre che la costante collaborazione con i gruppi
comunitari locali. Un esempio e' il programma Fome Zero, creato nel 1997 in
rete con una trentina di comuni brasiliani (47) che prevedeva l'impegno dei
settori Istruzione, Cultura, Salute ed Economia, competenti nella fascia
dagli zero ai sedici anni, per realizzare azioni costanti nel tempo (dalla
distribuzione del latte all'aiuto nella ricerca di un lavoro). Sono i
problemi che incontrera', come vedremo, anche Lula che proprio
dall'esperienza di Porto Alegre mutuera' molti progetti da estendere, come
Fome Zero, a tutto il paese.
In altre parole, le politiche dell'Op non sono una semplice
razionalizzazione amministrativa, sono il "nucleo di una radicale riforma
politica dello Stato, nella direzione della socializzazione del potere"
(48), sostenuta da una visione comunitaria della citta'. Per questo motivo
ogni anno si convoca il Congresso della Citta', in vista di una sua
pianificazione generale ispirata da alcuni principi generali comuni:
gestione democratica, decentralizzazione, pari opportunita', qualita' della
vita, diritto al lavoro, autonomia finanziaria, bellezza e ospitalita' (49).
Valorizzare la citta' significa "fare paesaggio", recuperando nuovi simboli,
come, nel caso di Porto Alegre, il Mercado Publico Central, la cui
inaugurazione sanci' la consegna alla popolazione non solo dell'opera
compiuta con i suoi soldi, bensi' di un nuovo spazio collettivo in cui
identificarsi. Al suo interno, vero e proprio centro di incontro, si trovano
infatti caffe', ristoranti, botteghe artigianali e ortofrutticole, negozi
eleganti e popolari, librerie e simboli gauchos, come la zucca e la
cannuccia d'argento per bere il mate.
L'esperienza dell'Op - sedici anni sotto la guida del Pt (Olivio Dutra
1989-1992; Tarso 1993-1996, Raul Pont 1997-2000, Tarso 2001-2002, Joao Verle
2002-2004) -  ha trasformato Porto Alegre in metafora della cittadinanza
ideale. Soprattutto con Tarso, "sindaco della sinistra", divento' faccenda
internazionale. Pur essendo storia di un governo locale, si trasformo' in un
indicatore di qualcosa di piu' generale: una sola cittadinanza pienamente
realizzata riscatta sempre quella universalmente negata, perche' la
democrazia ben riuscita in un luogo diventa un "mattone" della costruzione
mondiale della democrazia stessa.
*
Note
40. Testimonianza di Cezar Alvarez, Porto Alegre, 7 luglio 2002.
41. Quintana M., Elegia, in A cor do invisivel, Sao Paulo, Editora Globo,
1989, p. 110.
42. Testimonianza di Margarete Moraes, Porto Alegre,  26 luglio 2002.
43. Constitucao da Republica Federativa do Brasil, Sao Paulo, Atlas, 1993.
44. Constitucao do Rio Grande do Sul, Porto Alegre, 1989, Livraria do
Advogado, p. 60.
45. Micarelli R., Social Ecology: Theory and experimentation, "Plurimondi",
II, 2000, n. 4, p. 406.
46. Cidade, Quem e' o publico do Orcamento participativo: seu perfil, por
que participa e o que pensa do processo, Porto Alegre 1999, p. 13.
47. Per due anni consecutivi fu premiato dalla Fondazione Abrinq, una delle
piu' prestigiose del Brasile, fautrice di una attiva cultura impresariale
filantropica.
48. Fedozzi L., O poder da aldeia, Porto Alegre, Tomo Editorial, 2000, p.
10.
49. Principi contenuti in II Congresso da Cidade, Os lugar de todas coisas.
Resolucoes,  Porto Alegre, 1995.
(Parte quarta - Segue)

5. RIVISTE. CON "QUALEVITA", LA LEZIONE DI DAVID MARIA TUROLDO
Abbonarsi a "Qualevita" e' un modo per sostenere la nonviolenza. Ponendosi
all'ascolto della lezione di David Maria Turoldo.
*
"Signore, aiutaci a guarire dai nostri possessi" (e' il verso che chiude  la
Salmodia della povera gente, in David Maria Turoldo, O sensi miei... Poesie
1948-1988, Rizzoli, Milano 1990, 1993, p. 312).
*
"Qualevita" e' il bel bimestrale di riflessione e informazione nonviolenta
che insieme ad "Azione nonviolenta", "Mosaico di pace", "Quaderni
satyagraha" e poche altre riviste e' una delle voci piu' qualificate della
nonviolenza nel nostro paese. Ma e' anche una casa editrice che pubblica
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l'agenza-diario "Giorni nonviolenti" uno degli strumenti di lavoro migliori
di cui disponiamo.
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13, da versare sul ccp 10750677, intestato a "Qualevita", via Michelangelo
2, 67030 Torre dei Nolfi (Aq), specificando nella causale "abbonamento a
'Qualevita'".

6. DOCUMENTI. LA "CARTA" DEL MOVIMENTO NONVIOLENTO
Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individuale
e di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionale
e internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che trae
alimento dallo spirito di violenza. Per questa via il movimento persegue lo
scopo della creazione di una comunita' mondiale senza classi che promuova il
libero sviluppo di ciascuno in armonia con il bene di tutti.
Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:
1. l'opposizione integrale alla guerra;
2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,
l'oppressione politica ed ogni forma di autoritarismo, di privilegio e di
nazionalismo, le discriminazioni legate alla razza, alla provenienza
geografica, al sesso e alla religione;
3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, e
la creazione di organismi di democrazia dal basso per la diretta e
responsabile gestione da parte di tutti del potere, inteso come servizio
comunitario;
4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale, che sono
patrimonio prezioso per il presente e per il futuro, e la cui distruzione e
contaminazione sono un'altra delle forme di violenza dell'uomo.
Il movimento opera con il solo metodo nonviolento, che implica il rifiuto
dell'uccisione e della lesione fisica, dell'odio e della menzogna,
dell'impedimento del dialogo e della liberta' di informazione e di critica.
Gli essenziali strumenti di lotta nonviolenta sono: l'esempio, l'educazione,
la persuasione, la propaganda, la protesta, lo sciopero, la
noncollaborazione, il boicottaggio, la disobbedienza civile, la formazione
di organi di governo paralleli.

7. PER SAPERNE DI PIU'
* Indichiamo il sito del Movimento Nonviolento: www.nonviolenti.org; per
contatti: azionenonviolenta at sis.it
* Indichiamo il sito del MIR (Movimento Internazionale della
Riconciliazione), l'altra maggior esperienza nonviolenta presente in Italia:
www.peacelink.it/users/mir; per contatti: mir at peacelink.it,
luciano.benini at tin.it, sudest at iol.it, paolocand at inwind.it
* Indichiamo inoltre almeno il sito della rete telematica pacifista
Peacelink, un punto di riferimento fondamentale per quanti sono impegnati
per la pace, i diritti umani, la nonviolenza: www.peacelink.it; per
contatti: info at peacelink.it

LA NONVIOLENZA E' IN CAMMINO

Foglio quotidiano di approfondimento proposto dal Centro di ricerca per la
pace di Viterbo a tutte le persone amiche della nonviolenza
Direttore responsabile: Peppe Sini. Redazione: strada S. Barbara 9/E, 01100
Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: nbawac at tin.it

Numero 968 del 21 giugno 2005

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