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Un falso d'autore in rete e scuse!



Chiediamo scusa per la troppa fiducia avuta nella "rete". Purtroppo le
persone ingannate sono state molte, troppe. Dalla rivista venezuelana
"Koeyu Latinoamericano", che generalmente è una fonte sicura per
l'informazione proveniente dall'America Latina, fino all'Uruguay, dove è
stato tratto in inganno lo stesso segretario del Partito della Vittoria,
Milton Romani. Alla fine alcuni amici giornalisti colombiani ci hanno
indirizzato sulla via giusta. Crediamo che l'inganno sia stato determinato,
come dice il comico Welch (nell'articolo che segue) da quel bisogno di
comunicare, dal bisogno di rendere partecipi gli altri delle proprie
emozioni, di fronte ad una riflessione tanto profonda sulla vita e sulla
morte. Ecco, comunque, il risultato della "ricerca", pubblicato dal
quotidiano di Buenos Aires, "El Clarin" (Argentina).

        Smentita dello scrittore sul peggioramento della sua salute
                   Il falso addio di García Márquez 

In internet circola una poesia attribuita allo scrittore colombiano, che ha
però negato la paternità della stessa. Si tratta invece, di una poesia di
un comico messicano.

Negli ultimi giorni di giugno e nei primi giorni di luglio, molti
quotidiani messicani hanno riprodotto questa poesia, attribuendola allo
scrittore colombiano Gabriel García Márquez (73 anni).

Secondo gli stessi periodici messicani, García Márquez aveva scelto queste
parole per congedarsi dai propri amici, di fronte all'avanzare della sua
malattia, un cancro linfatico per il quale è in trattamento da più di un anno.

"Quello che può uccidermi è la vergogna che qualcuno creda che veramente
possa essere stato io ad aver scritto una cosa tanto pacchiana", ha detto
lo scrittore da Los Angeles, quando ha appreso la notizia. 

Ha spiegato che stà molto bene di salute, a tal punto da essere sul punto
di finire il suo primo volume di memorie e pronto per tornare alla vita
normale. 

García Márquez si è trasferito in questa città da alcuni mesi, insieme alla
moglie, a suo figlio ed ai nipoti, per poter completare il trattamento medico.

Alla fine si è scoperta la verità: la poesia, che circolava col titolo "La
marionetta", è stata scritta dal comico, imitatore e ventriloquo messicano,
Johnny Welch. Il suo titolo originale era "Se io avessi vita", ed è stata
pubblicata in un suo libro, nel 1996: "Ciò che mi ha insegnato la vita".

Nel 1986, quando Jorge Luis Borges era gravemente malato, si era a lui
attribuita una poesia simile. Secondo quanto ha commentato il Nobel
colombiano, in quella opportunità, María Kodama, la sua donna, avrebbe
detto che se Borges avesse scritto una cosa simile, lei mai l'avrebbe sposato.

Il ventriloquo messicano, autore della poesia, si è lamentato per le
dichiarazioni di García Márquez. "Rispetto la sua opinione ed è molto
valida. Io non sono un letterato, nè una persona che ha studiato filosofia
e lettere, sono un essere umano con la necessità di comunicare ciò che
sente; non so se lo faccio bene o male, però lo faccio col cuore", ha detto
Welch ai mezzi di comunicazione messicani.

Welch ha anche aggiunto che disconosceva come la sua poesia avesse iniziato
a circolare per Internet. Ha poi spiegato che la poesia era stata
presentata per la prima volta in un programma della televisione cilena,
programma condotto dal popolare conduttore Don Francisco, e che
successivamente lo aveva ascoltato in un programma di varietà messicano.
Secondo Welch, la poesia sarebbe stata scritta "con la collaborazione"
della sua bambola di stracci", "El Mofles", con cui realizza spettacoli,
come ventriloquo.

Lontano dal pensare ad un addio, García Márquez ha festeggiato il 30 maggio
i 33 anni del suo romanzo "Cent'anni di solitudine", romanzo che lo ha reso
famoso.
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