dieci anni di carcere ai pirati dell'ambiente



DA REPUBBLICA.IT MERCOLEDÌ 25 APRILE 2007  
 
Dieci anni di carcere ai pirati dell´ambiente
Dal traffico di rifiuti al disastro ecologico: gli eco-reati nel codice penale

Puniti anche gli atti che causano un danno o un pericolo per le persone e per gli ecosistemi Ora il testo passerà all´esame del Parlamento
il magistrato "Il provvedimento sana un vero paradosso: oggi l´ingiuria è un reato, inquinare no"
il numero Secondo Legambiente ogni ora in Italia vengono compiuti tre delitti ambientali
ANTONIO CIANCIULLO

ROMA - Finora c´erano i delitti contro il patrimonio, i delitti contro l´onore, i delitti contro la fede pubblica. Mentre deturpare un paesaggio, inquinare una campagna o uccidere un´aquila reale erano considerate marachelle da punire con una multa e una tirata d´orecchie. Adesso si cambia. Il disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri prevede l´introduzione nel codice penale di una nuova categoria di reati: i delitti contro l´ambiente.
Non è ancora detta l´ultima parola, visto che il precedente governo di centrosinistra, prima dei cinque anni di deregulation berlusconiana, aveva varato un analogo provvedimento mai trasformato in legge dal Parlamento. Questa volta però un ennesimo rinvio sembra improbabile: in Europa siamo rimasti praticamente gli ultimi con un codice penale che ignora gli eco reati proprio mentre Bruxelles sta per varare una direttiva che rende obbligatorio l´inserimento dei delitti contro l´ambiente.
Se il testo proposto dal governo verrà approvato dalle Camere, i predatori della natura saranno puniti con pene che arrivano a 10 anni di carcere e 250 mila euro di multa, punizione riservata a chi causa un disastro ambientale. Chi provoca un danno ambientale rischia invece da 2 a 6 anni e una multa fino a 60 mila euro.
Il disegno di legge mette a fuoco con particolare cura i reati che alimentano le casse dell´ecomafia. Trafficare in rifiuti pericolosi significa rischiare da 2 a 6 anni di carcere e fino a 50 mila euro di multa (fino a 8 anni e 200 mila euro se i rifiuti sono radioattivi). Se poi i delitti avvengono «in forma organizzata» le pene vengono aumentate di un terzo. Tra i reati previsti dal disegno di legge figurano anche la frode ambientale e i danni inflitti alla flora e alla fauna.
«In sette anni ho fatto parte di tre commissioni che puntavano a far entrare i reati contro l´ambiente nel codice penale: ora finalmente siamo vicini all´obiettivo grazie a un testo equilibrato e moderno», commenta Gianfranco Amendola, responsabile della sezione ambiente della procura di Roma. «A far scattare il reato penale infatti non basta un semplice comportamento anti ecologico: sono puniti gli atti che causano un danno o un pericolo per le persone o per gli ecosistemi. E´ un provvedimento che sana un paradosso legislativo: oggi l´ingiuria è un reato, la devastazione di un fiume no».
La decisione del governo, nata da una proposta dei ministri dell´Ambiente e della Giustizia, ha trovato ampi consensi. Per il capogruppo dei Verdi alla Camera, Angelo Bonelli, si tratta di una «vera rivoluzione che fa della lotta agli eco crimini una priorità normativa e morale». Per il presidente della commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci (Margherita), «è la strada primaria per battere un fenomeno che ha i numeri di una vera piaga sociale: dal rapporto Ecomafia di Legambiente risulta che vengono compiuti tre reati contro l´ambiente ogni ora». Soddisfatto anche il parlamentare di Forza Italia Paolo Russo: «La tutela dell´ambiente è una priorità di tutti, al di là delle ideologie». Tra le poche voci critiche, quella dell´ex ministro dell´Ambiente Altero Matteoli: «Spero che l´introduzione degli eco reati nel codice penale non diventi solo un pannicello caldo per metterci in pace la coscienza».