legambiente: Uragano Katrina : E' l'11 settembre della ambiente - new orleans travolta dall'effetto serra



da ecodallecittà
venerdi 2 settembre 2005

 New Orleans travolta dall'effetto serra

Nei documenti ufficiali dell' Onu e non solo delle associazioni ambientaliste da anni si scrive che una delle conseguenze più temibili dell’effetto serra provocato dall’aumento delle emissioni dei combustibili fossili è proprio l’aumento della forza degli eventi estremi, come gli uragani
Prudentemente -o signorilmente? – di fronte all’enormità della evacuazione di New Orleans non si sono ancora fatti udire con forza i commenti ambientalisti sulla probabile causa dell’intensità dell’uragano. Ma da anni - nei documenti ufficiali delle Nazioni Unite e non solo delle associazioni ambientaliste - si va dicendo che una delle conseguenze più temibili dell’effetto serra provocato dall’aumento delle emissioni dei combustibili fossili è proprio l’aumento della forza degli eventi estremi, come appunto sono gli uragani. Sul giornale on line del Massachussets Institute for Technology si riporta in questi giorni uno studio realizzato dal docente in meteorologia Kerry Emanuel, della stessa Università. Negli ultimi trent’anni c’è già stato circa un raddoppio del potenziale distruttivo degli uragani, dovuto almeno in parte al riscaldamento globale, dice il Mit. E per il futuro , scrive freddamente Emanuel, “ il riscaldamento globale unito a un aumento della popolazione costiera porterà a un aumento delle perdite umane dovute a questo fattore nel 21 esimo secolo”. Non esplicita se si riferisce solo al Sud del mondo o anche agli Usa…“Sono ormai evidenti le tendenze al cambiamento nelle regioni degli uragani, dovute al riscaldamento globale. I cambiamenti coinvolgono l’intensità degli uragani, la loro forza e la quantità di pioggia che portano con sé. Rimane incerto solo l’effetto sul numero degli uragani.”: questo lo scrive, intanto, il climatologo statunitense Kevin Trenberth sul numero di giugno 2005 di Science. “ La maggior parte degli uragani che colpiscono la costa degli Stati Uniti nascono nell’area tropicale dell’Atlantico Settentrionale, dove è stato più netto l’aumento dela temperature della superficie del mare nell’ultimo decennio. Mentre il vapore acqueo sugli oceani a livello mondiale è aumentato del 2% dal 1988. Superficie marina più calda e più vapore acqueo forniscono più energia alle tempeste che alimentano gli uragani. E’ invece il numero degli uragani che forse non è in aumento, lo si constata empiricamente negli ultimi anni e teoricamente I modelli computerizzati sono discordanti per quanto riguarda l distribuzione del vento che può spingere alla formazione degli uragani.”
Evidenze scientifiche sempre più riconosciute, e che sono nei fondamenti culturali di decisioni politiche sempre più allargate come il protocollo di Kyoto, non possono portare a dire con certezza che questo specifico uragano Katrine sia provocato dall’aumento delle emissioni di C02. Ma la consapevolezza di questi legami si sta allargando anche negli Stati Uniti. Quattro stati del Nord Est degli Usa hanno deciso un loro parziale protocollo di Kyoto. Quattro sindaci di altrettante città sono riusciti, dopo anni di preparazione ed istruttoria, e con l’aiuto di Greenpeace e Friends of the Earth, a far aprire un procedimento giudiziario per “procurato effetto serra” contro l’agenzia federale Usa che ha finanziato recenti progetti petroliferi. Se fosse altrettanto battagliero potrebbe farlo anche il sindaco di New Orleans. 

Responsabilità dell'effetto serra?
(ansa New York 30 agosto)
URAGANI: KATRINA; L'AMERICA SI CHIEDE DOVE HA PECCATO /ANSA
EFFETTO SERRA HA AIUTATO DILUVIO? INTANTO SCATTANO AIUTI
(di Alessandra Baldini)
(ANSA) - NEW YORK, 30 AGO - Messa in ginocchio dalla
catastrofica Katrina, l'America si chiede dove ha peccato per
meritare il diluvio che ieri ha provocato decine di morti e
danni per decine di miliardi di dollari negli stati del Delta
del Mississippi.
Effetto serra da una parte, erosione costiera dall'altra - e
dietro entrambi i fenomeni la mano dell'uomo che sacrifica la
natura allo sviluppo e al profitto - sono stati messi sul banco
degli imputati di una catastrofe naturale che ha sommerso l'80
per cento di New Orleans e creato un milione di senza tetto.
''E' stato un disastro naturale auto-inflitto'', ha scritto
oggi il 'New York Times' in un editoriale intitolato ''La
vendetta della natura'', in cui si nota come il cedimento del
suolo indotto dal sistema delle dighe per contenere le acque del
fiume di Mark Twain, associato all'innalzamento delle acque del
Golfo del Messico a causa del 'global warming', hanno fatto si'
che la regione sia oggi un metro piu' in basso di quanto non
fosse un secolo fa.
 
EFFETTO SERRA INTENSIFICA URAGANI -
 
Il ruolo dell'effetto
serra nello 'tsunami di Biloxi' in realta' trova gli scienziati
divisi: ''Superficialmente i numeri suggeriscono che il
global warming sia colpevole, almeno negli Stati Uniti'', ha
scritto il settimanale 'Time' sul suo sito online notando che da
1995 a 1999 un record di 33 uragani si sono alzati dalle acque
dell'Atlantico, e questo numero non include l'apocalittico
Andrew che nel 1992 ha flagellato la Florida provocando decine
di miliardi di dollari di danni.
Uragani piu' frequenti rientrano nella maggior parte dei
modelli di 'global warming', il riscaldamento progressivo della
terra prodotto dall'inquinamento che provocherebbe anche un
aumento dell'intensita' dei fenomeni atmosferici: secondo Thomas
Knutson, scienziato della National Oceanic and Atmospheric
Administration a Princeton in New Jersey, l'aumento delle
temperature dei mari tropicali - salite di circa mezzo grado
Celsius dagli anni Settanta - potrebbe provocare nei prossimi
anni 'Katrine' ancora piu' violente.
In un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista
'Nature' l'esperto di uragani del Massachusetts Institute of
Technology, Kerry Emanuel, ha quantificato retrospettivamente
questa violenza: a suo giudizio l'effetto serra avrebbe gia'
cominciato a farsi sentire perche' il totale della potenza
dissipata dagli uragani nel Nord Atlantico e nel Pacifico del
Nord e' aumentato del 70-80 per cento negli ultimi trent'anni.
Ma lo stesso Emanuel non si e' sentito di attribuire a questo
drammatico salto l'origine degli uragani degli ultimi due anni:
''Quel che vediamo accadere nell'Atlantico e' legato per lo
piu' a un ciclo naturale''.
PATTO COL DIAVOLO PER LO SVILUPPO -
 
 Secondo gli addetti ai
lavori, infatti, l'intensita' della stagione degli uragani
cambia in cicli di parecchi decenni legati a fattori come
casuali fluttuazioni atmosferiche al periodici riscaldamento del
Pacifico noto come El Nino.
Detto questo la mano dell'uomo, nel giudizio concorde degli
esperti, ha avuto un ruolo determinante nell'aggravare gli
effetti dell'impatto di Katrina: ''Negli ultimi decenni gli
abitanti della Lousiana hanno cominciato a capire che tipo di
patto diabolico ha fatto la loro regione quando ha abbracciato,
forse inconsapevolmente, il degrado ambientale in cambio di
vantaggi economici'', ha detto al 'New York Times' Abby
Sallenger dell'United States Geological Survey.


Intervista al metereologo Kerry Emanuel
( da Corriere della Sera 2 settembre)
«Ambiente, l’America non lo difende»

Kerry Emanuel: uragani sempre più forti. «Sì a Kyoto, ma è un piccolo passo»

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON - «Un ulteriore surriscaldamento del globo potrebbe accrescere la potenza distruttiva degli uragani tropicali e, anche a causa dell'aumento delle popolazioni costiere, aumentare le perdite di vite umane nel ventunesimo secolo». Ad ammonire il mondo che nei prossimi decenni ci saranno cicloni ancora più violenti di quelli dell'ultimo anno e stragi ancora più gravi di quella di New Orleans, è Kerry Emanuel, il metereologo del Mit, il prestigioso Massachusetts institute of technology, che ai primi di agosto, in un'allarmante ricerca pubblicata da Nature , denunciò per primo la connessione tra l'effetto serra e la forza dei cicloni.
«Gli studi - dice Emanuel - si sono concentrati finora sulla frequenza degli uragani, ma la questione più significativa riguarda la loro potenza distruttiva che, secondo la mia ricerca, negli ultimi 30 anni è salita del 50 per cento nell'Atlantico e del 75 per cento nel Pacifico nord occidentale. Il motivo è che i cicloni sono più potenti e durano più a lungo che in passato e questo è dovuto al surriscaldamento del globo e all'aumento della temperatura della superficie dei mari tropicali».
Emanuel è giunto a queste conclusioni analizzando i dati sui venti. Secondo le ricerche precedenti, un incremento di mezzo grado della temperatura della superficie dei mari tropicali in trent'anni avrebbe aumentato di appena il 3 per cento la forza dei venti e di appena il 10 per cento la potenza distruttiva degli uragani. «Ma erano calcoli per difetto - sostiene lo scienziato - La crescita della potenza distruttiva dei cicloni nell'ultimo decennio è stata enorme e imprevedibile. Le ricerche precedenti non hanno tenuto conto che essi modificano il clima regionale e globale».
E Katrina, aggiunge Emanuel, ha dimostrato l'urgenza e l'importanza di combattere l'effetto serra: «Ci ha colto impreparati, New Orleans è semidistrutta. La politica di difesa dell’ambiente è carente ovunque, non soltanto negli Stati Uniti. Occorrono massicce misure preventive. I cicloni tropicali hanno un ruolo preminente nei disastri naturali, e da noi sono i fenomeni che causano i maggiori danni e causeranno presto anche il maggior numero di vittime. Ma, ripeto, sinora ci eravamo documentati soprattutto sui loro cicli annuali e decennali, e non anche sulla minaccia che rappresentano per il futuro. E' stato un errore al quale dobbiamo rimediare subito». Il metereologo del Mit rileva che gli effetti finali di Katrina sono stati dovuti anche al caso, ma sottolinea che le simulazioni della Noaa (National oceanic and atmosferic administration), ente governativo, avallano almeno in parte le sue conclusioni. La Noaa ha segnalato che a luglio si sono registrati 4 uragani, di cui uno forza 4, fatto senza precedenti, e ha avvertito che nel 2005 ce ne saranno da 9 a 11, contro una media annua di 7, di cui 5 o 6 a oltre forza 3, un record.
Emanuel ricorda di essere stato scettico del legame tra il surriscaldamento del globo e la potenza degli uragani, come la maggioranza dei suoi colleghi, ma ora dice che le prove saranno sempre più palesi e numerose. Considera il protocollo di Kyoto contro le emissioni di gas un «baby step», il passo di un bambino, su una strada giusta sì, ma da percorrere molto più in fretta. «Il compito delle potenze industriali - aggiunge - è quello di sviluppare fonti alternative di energia, anche atomica, e di fornirle ai Paesi emergenti come India e Cina, grandi inquinatori dopo gli Usa».
A suo giudizio, la tesi dell'amministrazione Bush secondo la quale occorrono tecnologie pulite e non immediati e drastici interventi contro l'inquinamento, è solo parzialmente valida: «Sono strumenti complementari». Nel suo libro Divine wind , Emanuel sottolinea come, nel corso dei secoli, gli uragani abbiano influito profondamente sulla storia dell'umanità e ricorda quello devastante di Galveston nel Texas, una cittadina costiera presso l'odierna stazione spaziale di Houston, che provocò tra 8 e 12 mila morti: «Fece il doppio delle vittime del terremoto di San Francisco pochi anni dopo, ma venne dimenticato». Dopo la tragedia di New Orleans, nessuno si scorderà più di che cosa è capace un uragano. 


«Non ricostruite la città, fra 100 anni non ci sarà più»
intervista del Corriere della sera a Klaus Jacob (earth institute Columbia University New York)
«Non ricostruite la città, fra 100 anni non ci sarà più»

NEW YORK - New Orleans è destinata a morire. Fra 100 anni probabilmente non esisterà più e ricostruirla significa buttare miliardi di dollari in un buco nero. L’allarme viene da Klaus Jacob, scienziato geofisico dell’Earth Institute della Columbia University di New York, esperto di disastri naturali e del loro impatto sulle aree urbane. Era prevedibile quello che è successo?
«E’ stato un disastro annunciato. Gli esperti avevano messo in guardia da tempo circa i pericoli di quella zona, continuamente minacciata di allagamento dall’oceano, dal Mississippi e dal lago Pontchartrain».
E allora come mai viene in mente di sviluppare una città così popolosa in un’area così vulnerabile?
«Un fattore importante è la pressione degli interessi economici di breve termine: il petrolio, la pesca, il turismo. Ma Madre Natura non perdona. Se qualcosa si può imparare da questo disastro, è la necessità di valutare realmente nel lungo termine i rischi naturali».
Ma non si tratta di minacce esistenti da sempre, da prima della nascita di New Orleans?
«Sì, ma possono essere state peggiorate dal surriscaldamento della Terra. In origine, per i primi abitanti di New Orleans, ha avuto senso insediarsi in un posto dove la confluenza di fiumi e oceano forniva un ottimo accesso alle zone interne del Nord America. Dal punto di vista economico era un’opportunità molto importante».
Che cosa è stato sbagliato?
«All’inizio del Ventesimo secolo il Genio militare degli Stati Uniti costruì un intero sistema di argini e pompe per tenere il Mississippi artificialmente in un letto predefinito: una grave violazione del processo naturale delle piene del fiume, che servono proprio per fornire nuova terra agli argini e tenere su il suolo, almeno all’altezza del livello dell’oceano. Non potendo il Mississippi fare il suo lavoro naturale, la terra ha continuato a sprofondare. E alla fine la natura ha ripreso il controllo della situazione».
Come valuta il disastro?
«Non è stato il peggiore scenario possibile. Se l’occhio dell’uragano avesse colpito la città più a Ovest, i venti dal mare avrebbero spinto le maree dentro la città in modo molto più violento e veloce».
Che consigli può dare per la ricostruzione?
«Come scienziato, il consiglio sarebbe non ricostruire New Orleans e i suoi sistemi di difesa, perché è solo una questione di tempo: più alti sono gli argini artificiali, più disastrosa sarà la prossima inondazione. Il direttore dei servizi geologici Usa ha detto ad una riunione: "Fra 100 anni New Orleans può non esistere più". Questa è la semplice verità. Certo, dal punto di vista sociale e politico è impossibile accettarla. E così si getteranno un sacco di soldi in un buco nero per ricostruire New Orleans. Del resto ci sono molti posti al mondo dove la gente vive in condizioni precarie: in Italia avete le cittadine attorno al Vesuvio, che un bel mattino si risveglierà e farà il suo dovere, incenerendo tutto».
Non può essere raggiunto un compromesso fra verità scientifica e necessità socio-economiche?
«A New Orleans può aver senso investire in una ricostruzione con un orizzonte temporale di 50-100 anni, consapevoli che non esiste alcuna muraglia forte abbastanza da respingere per sempre l’invasione delle acque. Il livello dell’oceano continuerà a salire». In che senso questa tendenza è peggiorata dal global warming ?
«Il surriscaldamento della Terra fa espandere la massa oceanica e dà più forza agli uragani. In futuro, secondo un’ipotesi, gli uragani potranno formarsi sempre più a Nord, arrivando a toccare New York. Tutto ciò che si sta costruendo a Ground Zero potrà essere allagato, con conseguenze catastrofiche».

Maria Teresa Cometto

Uragano Katrina: "è l'11 settembre dell'ambiente"
comunicato di legambiente
Uragano Katrina: "è l'11 settembre dell'ambiente"
31/08/2005 14:57 - "Necessaria pronta risposta di Bush ai cambiamenti climatici"

“Per i danni provocati e per il terribile impatto sulla popolazione, Katrina è un evento drammatico, paragonabile all’11 settembre. E la potenza di questo uragano è probabilmente l’ennesima prova dei mutamenti climatici in atto”. Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente commenta così l’emergenza scatenata dall’uragano a New Orleans.
Gli esperti dell’Ipcc, il gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici già dal 2001 ritengono certo che gli eventi naturali estremi, e tra questi gli uragani, sono destinati a divenire sempre più frequenti e l’aumento potrebbe essere una diretta conseguenza dei cambiamenti climatici. Secondo meteo France, negli ultimi 30 anni si contavano in media 10-11 cicloni ogni anno mentre dal 1995 in poi si è passati a 12-14. Meteo France ha anche provato a elaborare un modello revisionale, da cui risulta che il numero degli uragani è direttamente proporzionale alle emissioni di gas serra.
“E’ chiaro – prosegue Della Seta – che l’obiettivo principale è ora quello di assistere gli sfollati, risanare la città e ricostruire case e infrastrutture. Ma è tempo che Bush rinsavisca e riveda drasticamente la propria posizione sui cambiamenti climatici e di conseguenza la politica energetica statunitense. Gli Stati Uniti sono infatti i principali produttori di gas serra nel mondo, responsabili di oltre un terzo delle emissioni globali e non hanno voluto sottoscrivere il Protocollo di Kyoto”.
Non condividemmo, - conclude il presidente di Legambiente - e continuiamo a non condividere, la risposta del presidente degli Stati Uniti all’attacco terroristico dell’11 settembre ma non si può negare che la reazione fu immediata. E’ necessaria ora altrettanta una risposta altrettanto pronta, anche se sicuramente più efficace e più ragionevole, per far fronte all’aumento e alla violenza degli eventi climatici. Affinché non si susseguano sempre più numerose le emergenze annunciate”.