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biotech: zanzare punture di biodiversita'



dal sole 24 ore di domenica 24 giugno 2000
                             
PUNTURE SULLA BIODIVERSITA'
opportunita' e problemi della lotta alla malaria attraverso insetti
trasformati geneticamente per renderli refrattari.
Si progetta di utilizzare questi animali transgenici come siringhe volanti
per le vaccinazioni
di gilberto corbellini .

L'annuncio che un gruppo di parassitologi molecolari guidati da Andrea
Crisanti e'riuscito a trasformare geneticamente un vettore di malaria,
Anopheles stephensi, in una zanzara incapace di ospitare il parassita
rappresenta un importante risultato scientifico e mette a disposizione dei
malariologi un ulteriore strumento per immaginare nuovi approcci nella loro
lotta contro una malattia che provoca due milioni di decessi e oltre 500
milioni di casi clinici all'anno. Infatti si tratta di un passaggio
cruciale per arrivare a creare il laboratorio zanzare del tutto identiche a
quelle presenti nelle diverse zone malariche, salvo che per il fatto di
portare un gene che le rende immuni all'infezione dai plasmodi, e in
particolare da Plasmodium falciparum che e' l'agente della malaria grave.
L'idea grandiosa e' di poter presto liberare nell'ambiente questi
cosiddetti "trasformati", e assistere progressivamente alla sostituzione
delle zanzare selvatiche che trasmettono malaria con quelle non malarigene,
ovvero alla diffusione  in modo infettivo del vettore che porta il
transgene nelle popolazioni naturali.
Certo, la specie di zanzare trasformata non e' quella piu' pericolosa. Le
grandi assassine sono tre specie  del complesso Anopheles gambiae,
responsabile del 90% della trasmissione della malaria in Africa: il
continente dove si verifica il 90% della mortalita' e morbilita' mondiale.
A questo punto, pero', la trasformazione di Anophles gambiae e' solo
questione di settimane o mesi.
I problemi riguardano a questo punto la valutazione delle conseguenze che
avrebbe il rilascio nell'ambiente di un organismo transgenico per alterare
un equilibrio naturale scaturito da una lunga coevoluzione del sistema
zanzara-uomo-plasmodio. Perche' e' ovvio che l'intenzione prima e' buona ,
essendo appunto quella di sradicare la malaria o perlomeno di ridurre i
livelli di trasmissione del parassita - che in molte zone extraurbane
dell'Africa subsahariana superano le 100 punture infettanti l'anno-.
Tuttavia si va a interferire su un equilibrio dinamico  ed etereogeneo,
cioe'  localmente variabile in rapporto ai fattori che concorrono al
mantenimento dell'ecosistema malaria, che e' il prodotto di 
una coevoluzione biologica. E se e' vero che l'ecosistema causa una grave
mortalita' e morbilita' per l'uomo, e' altrettanto vero che le forze
dell'evoluzione biologica non sono programmate per promuovere la salute
degli organismi.
I modelli matematici di trasmissione dell'infezione malarica dicono che in
teoria si puo' arrivare a interrompere la trasmissione riuscendo ad
abbassare la densita' del vettore al di sotto di una determinata soglia.
Ma, intanto bisogna considerare che dati i tassi elevatissimi di
trasmissione del parassita nelle zone oloendemiche, anche una riduzione del
90% della trasmissione non modificherebbe il quadro epidemiologico. E,
comunque, bisogna valutare la stabilita' del cosiddetto"trasformato", la
sua capacita' di sostituire o diffondere i nuovi geni e il rischio che il
sistema di mobilizzazione dei geni rilasciato nell'ambiente destabilizzi
altri sistemi genici. Nonche' la possibilita' di selezionare dei parassiti
in grado di infettare comunque le zanzare portatrici del nuovo gene.
Insomma, vanno affrontati quelli che diventerano presto dei classici
problemi di "biosicurezza".
Tra l'altro bisognera' ragionare sul tipo di modifiche piu' convenienti da
apportare alla zanzara, dato che a questo punto si puo' davvero pensare in
grande. Alcuni ricercatori propongono, per esempio, cambiare i "gusti" a
Gambiae, trasformandola in una zanzara a cui non piace piu' il sangue umano
ma quello degli animali . C'e' poi chi sta studiando la possibilita' di
costruire zanzare transgeniche che contengano nella linfa che inoculano
all'atto della puntura degli antigeni per immunizzare contro la malaria o
altre malattie infettive; di creare in somma  delle siringhe volanti per
vaccinare le popolazioni in modo efficiente, cioe' senza i costi e le
fifficolta' delle campagne di immunizzazione nei paesi privi di presidi
sanitari.
Senza dimenticare che nessuno puo' piu' pensare , colonialisticamente , di
rilasciare in casa degli altri quello che gli pare.  Anche se moso dalle
migliori intenzioni. Bisognera' cioe' che vi sia il consenso di coloro che
vivono nelle regioni malariche per avviare la sperimentazione e questo
sara' provabilmente il problema piu' difficile dato che in molti paesi
malarici la democrazia e' un'opzione non ancora contemplata.
Fondamentale, per non commettere errori, sara' ragionare in termini
evoluzionistici ed ecologici, ovvero approfondire la conoscenza dei fattori
che assicurano una stabilita' cosi' forte al sistema zanzara - gambiae
-,parassita,uomo in Africa . E non concentrarsi su un solo metodo di lotta,
ma organizzare i metodi disponibili e che la biotecnologia consentira' di
mettere in campo, inclusi i nuovi farmaci, in modo da ritagliarli sulle
diverse situazioni. Un modo di pensare che risuona in diversi contributi
presenti nella summa malariologica che raccoglie gli atti del convegno
internazionale organizzato due anni fa all'Accademia Nazionale dei Lincei
in occasione del centenario della scoperta del ruolo di Anopheles nella
trasmissione della malaria - maio coluzzi and david bradley, edited by The
Malaria Challenge.After one hundred years of malariology, settembre1999 ,
pagine 528 , Lombardo editore: tel. 0644290974-.La scoperta realizzata a
Roma da Giuseppe Bastianelli, Amico Bignami e Battista Grassi, consenti' la
lotta antimalarica in Italia e apri' la strada verso l'eradicazione dei
parassiti malarici dal nostro territorio, conquistata subito dopo la
seconda guerra mondiale .