La visione bioregionale e sociale di Peter Berg... pulvis in pulvis e spirito nello spirito... della Terra - Dipartita di un ecologista antesignano americano






Ecologia Profonda – La visione bioregionale e sociale di Peter Berg… pulvis in pulvis e spirito nello spirito… della Terra – Dipartita di un ecologista antesignano americano

La notizia risale al 28 luglio 2011, ma l’ho appresa solo recentemente dall’amico Stefano Panzarasa, che mi ha scritto: “Peter Berg è morto..”… Alcuni di voi si chiederanno “..e chi è, anzi chi era, Peter Berg?”

Era uno dei rappresentanti del bioregionalismo americano, assieme a Kirkpatrick Sale, Gary Snyder ed altri.. Si era occupato in particolare di “bioregionalismo urbano ed ecologia sociale”, cercando di individuare forme di ecologia per la sussistenza negli agglomerati rurali ed sub-urbani e della loro sostenibilità nell’ecosistema. Egli fu soprattutto quello che noi chiameremmo “un operatore nel sociale” che fissava l’attenzione sul senso della comunità e dei rapporti interpersonali. Aveva fondato il sito informativo “Planet Drum” da cui lanciare iniziative e raccogliere istanze sul tema della sostenibilità ambientale, anche nel mondo del lavoro.

Ripeto, per i profani, l’immagine che si vuole evocare con la parola “bioregionalismo” un neologismo usato dallo stesso Peter Berg. Diciamo che il “bioregionalismo” contraddistingue un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura – spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro.

E’ evidente che essendo l’identità bioregionale basata sul luogo in cui si vive, pur considerando che ogni luogo è parte della più grande bioregione che è la Terra stessa, l’idea di “globalizzazione” è estranea al bioregionalismo, in quanto tende ad omogenizzare le qualità dei luoghi e delle comunità. In tal senso rende molto bene la frase:“pensare globalmente ed agire localmente”.

Mentre è innaturale a questa visione il concetto di globalizzazione in chiave economica culturale, ovvero l’occidentalizzazione forzata dell’intero orbe terracqueo, attraverso un processo volto a fare dell’economia l’unico leit motiv della vita dei popoli, attraverso l’imposizione a tappe forzate del liberismo economico. Possiamo perciò capire come il bioregionalismo e la globalizzazione forzata siano antitetici. Soprattutto se a base di questa globalizzazione poniamo l’asserzione dell’incontrovertibile esistenza di astratti valori universali quali democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia, etc., che vanno imposti urbi et orbi, attraverso la guida di alcune nazioni “elette”, portando per conseguenza all’omologazione universale ed al conseguente annullamento delle singole identità.

Ma attenzione, la posizione ideologica di Peter Berg, come facilitatore sociale, è che il bioregionalismo debba essere ‘pro-attivo’. Indovinando il pericolo del fondamentalismo e dell’intransigenza, la logica del ‘o con noi o contro di noi’, dei ‘buoni e puri’ contro i ‘cattivi e corrotti’. Egli percepì il pericolo nell’assumere posizioni “ecologiste radicali”, un atteggiamento di superiorità che porta alcuni bioregionalisti a rinchiudersi all’interno della propria ‘tribù’ e a guardare con sospetto se non con odio tutti coloro che ‘ancora’ non si sono convertiti alla Verità… Questo atteggiamento è altrettanto pericoloso (ed antitetico al bioregionalismo) quanto la volontà globalizzatrice ed esportatrice del benessere e della democrazia in tutto il mondo. Perciò Berg, in tal senso, fu un “moderato” uno che continuò a vivere in mezzo alla gente e con la gente rifiutando l’auto-ghetizzazione della marginalità a cui ci si condanna, quando si assume la funzione di ‘eletti’ che hanno compreso come stanno le cose e che -usando le parole di Alessandro Curti- sono destinati ad essere i nuovi profeti, magari inascoltati dalle masse ma per questo ancora più rinsaldati nelle proprie convinzioni e nella propria lotta contro tutto e tutti, contro gli ‘infedeli’ e gli ‘eretici’.

Per delineare lo spirito sincretico ed innovatore di Peter Berg sento che la poesia di Rudyard Kipling sul “significato del vero uomo” possa risultare esemplare:

Lettera ad un figlio

Se puoi vedere distrutto il lavoro di tutta la tua vita

e senza dire una parola ricominciare,

se puoi perdere i guadagni di cento partite

senza un gesto e senza un sospiro di rammarico,

se puoi essere un amante perfetto

senza che l’amore ti renda pazzo,

se puoi essere forte senza cessare di essere tenero

e sentendoti odiato non odiare, pure lottando e difendendoti.

Se tu sai meditare, osservare, conoscere,

senza essere uno scettico o un demolitore,

sognare senza che il sogno diventi il tuo padrone,

pensare senza essere soltanto un pensatore,

se puoi essere sempre coraggioso e mai imprudente,

se tu sai essere buono e saggio

senza diventare nè moralista, nè pedante.

Se puoi incontrare il Trionfo e la Disfatta

e ricevere i due mentitori con fronte eguale,

se puoi conservare il tuo coraggio e il tuo sangue freddo

quando tutti lo perdono.

Allora i Re, gli Dei, la Fortuna e la Vittoria

saranno per sempre tuoi sommessi schiavi

e, ciò che vale meglio dei Re e della Gloria,

Tu sarai un uomo.

…….

Grazie per aver letto sin qui,
Paolo D’Arpini

Referente P.R. Rete Bioregionale Italiana

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Articolo del 20 agosto 2011 del Los Angeles Times sulla morte di Peter Berg:

When thousands of American youths dropped out of mainstream society and descended on San Francisco in the mid-1960s convulsion known as the counterculture, Peter Berg and a small band of like-minded subversives were there to greet them.

Calling themselves the Diggers, they dished out free food in Golden Gate Park, opened a free store in Haight-Ashbury and staged free street performances — guerrilla theater, as Mr. Berg named the impromptu events. Through such provocative actions the Diggers sought to create a sense of community in the middle of a cultural maelstrom.

Several years later, Mr. Berg found another consuming passion.

He became the champion of an environmental movement called bioregionalism, which stresses identification with one’s community, awareness of its natural resources and commitment to restoring them.

Founder of the San Francisco-based Planet Drum Foundation, a grassroots clearinghouse for hundreds of bioregional groups, Mr. Berg, 73, died July 28 in San Francisco. He had lung cancer and pneumonia, said Judy Goldhaft, his life partner.

He defined a bioregion as a geographical area with a distinct ecosystem and usually a common watershed.

“He was a genius in the sense that many pioneers are,” said Paul Krassner, the counterculture writer and co-founder of the Yippies, who knew Mr. Berg for more than 40 years. “In 1966 he used the word ‘ecology,’ which I had never heard before. I had to look it up in the dictionary.”

In 1964 he joined the San Francisco Mime Troupe as a writer, director and performer. In 1966, Mr. Berg and actor Peter Coyote were among the troupe members who formed the Diggers, named for a group of 17th-century English revolutionaries who fed the poor by digging up common land and cultivating it.