Contratto mondiale per l'energia e il clima



CONTRATTO MONDIALE PER L’ENERGIA E IL CLIMA PER
BANDIRE LA POVERTA’ E FERMARE I CAMBIAMENTI CLIMATICI
Un mondo diverso è solare un mondo solare è possibile:
Lo sviluppo su cui ci siamo fino ad oggi orientati è insostenibile da un punto di vista ambientale, sociale ed economico. Un mondo diverso è possibile, se l’azione dei popoli saprà costruire un altro modello energetico equo e democratico, non più alimentato dai combustibili fossili e dal nucleare, ma basato sul risparmio dell’energia e sull’uso distribuito e sostenibile delle risorse rinnovabili quali sole, vento, biomasse, geotermia, mini idroelettrico e maree. La transizione ad un’economia “leggera” nell’uso delle risorse energetiche richiede una duplice strategia: la reinvenzione dei mezzi (efficienza) e una prudente moderazione dei fini (sufficienza).
Uscire dai combustibili fossili è necessario perché:
- si tratta di risorse non rinnovabili, destinate ad un rapido esaurimento. Le principali compagnie petrolifere prevedono che, dal 2020, l’offerta di petrolio non potrà più coprire la crescita della domanda. Lo stesso fenomeno è destinato a presentarsi per il gas, nella migliore delle ipotesi, un decennio dopo. Il carbone, che dal punto di vista climatico è l’opzione peggiore, a causa del suo alto contenuto di carbonio, agli attuali consumi, potrebbe durare fino a 300 anni (se diventasse la principale fonte di energia si esaurirebbe in meno di 50 anni). - sono risorse dall’utilizzo sempre più costoso, non solo perché ad una domanda in crescita corrispondono sempre meno risorse disponibili, ma anche perché sono sempre più elevati i costi di estrazione (pozzi più profondi e di difficile accesso) di trasporto e delle “esternalità” (danni ambientali, climatici e sulla salute pubblica) - la loro combustione provoca gravi alterazioni all’atmosfera. Per queste ragioni queste fonti di energia sono causa di guerre, per il controllo e lo sfruttamento dei giacimenti rimasti; mutamenti climatici disastrosi, che colpiscono soprattutto i paesi poveri meno responsabili del cambio di clima e con minori possibilità di difesa; inquinamento crescente dei beni comuni aria acqua e suolo; povertà per gran parte dell’umanità, poiché la necessità del controllo sulle risorse ne esclude intrinsecamente la disponibilità per tutti. E’ irrealistico e da escludere uscire dai fossili rilanciando il nucleare. Uscire dal nucleare si deve perché:
-	l’uranio non è una risorsa né rinnovabile né sostenibile
- comporta seri problemi di sicurezza ed un enorme impatto ambientale legato alla produzione di scorie radioattive, che inevitabilmente si accumulano nell’ecosistema e graveranno sulle future generazioni per migliaia d’anni - espone il mondo a rischi di proliferazione delle armi nucleari e al terrorismo - non è in grado di risolvere né il problema energetico né quello del cambiamento climatico. Le risorse di uranio non sono sufficienti per sperare di aumentare la capacità installata in maniera tale da coprire una quota significativa della nuova domanda di energia, né per sostituire la quota fossile. Non è, infatti, eludibile che i programmi per i reattori superveloci sono falliti e che la fusione non rientra nelle prospettive praticabili - ha dei costi diretti ed indiretti troppo elevati, che sono fatti gravare sulla società - comporta un modello di generazione centralizzato, basato su centrali di elevata potenza, assai discutibile dal punto di vista della sicurezza e del diritto all’energia. Un modello che richiede sistemi di gestione monopolistici, autoritari ed antidemocratici Solo producendo elettricità e calore con le risorse solari e usando l’energia prodotta con razionalità efficienza e senso del limite si può: - garantire a tutti l’accesso all’energia e di conseguenza combattere la povertà ed il sottosviluppo - limitare i cambiamenti climatici e l’inquinamento dell’aria, che questo tipo di sviluppo produce - limitare l’impatto della produzione e trasformazione di energia su larga scala, ivi inclusa la realizzazione di grandi dighe - ribaltare un paradigma energetico basato sul controllo delle risorse, decentralizzando la produzione - favorire democrazia e partecipazione perché sole vento biomasse, più in generale le rinnovabili, sono fonti distribuite sul territorio, non monopolizzabili, come il petrolio il metano e il nucleare Il contratto impegna le forze che lo sottoscrivono a: 1) agire per una profonda riforma delle regole e del pensiero economico dominante, in modo da abbandonare l’illusorio dogma liberista dell’eterna crescita economica (in palese conflitto con i principi fondamentali della fisica e dell’ecosistema) e per trasformare, il rispetto dei vincoli del mondo fisico, della natura e della convivenza fra i popoli, in opportunità di sviluppo economico ed occupazionale. E’ necessaria una riforma fiscale e dei sistemi tariffari che, a partire dalla rimozione degli incentivi perversi all’aumento del consumo di energia e dalla detassazione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, riduca sensibilmente nel mondo del lavoro il peso del fisco e della spesa sociale, che devono invece gravare su chi provoca danni irreversibili alla collettività e in particolar modo sull’inquinamento e sul consumo di risorse non rinnovabili 2) produrre azioni per garantire a tutti l’accesso all’energia, in particolare: - riequilibrando i consumi energetici fra la parte ricca del pianeta, che deve consumare meno, e quella povera, nella quale deve invece essere garantito a tutti il diritto a servizi energetici adeguati. Ridurre i consumi senza ricadere nella povertà si può, se dal modello dissipativo di oggi si passa ad usi dell’energia più intelligenti, più efficienti e più consapevoli dei limiti fisici ed ecologici del pianeta. Indurre nuovi consumi di energia per giustificare la necessità di aumentarne l’offerta è inutile, costoso e dannoso. Servono invece regole, scelte normative e investimenti nelle tecnologie che garantiscono i servizi energetici (caldo, fresco ed illuminazione, produzione industriale, trasporti) con un uso minore di energia primaria (il miglior kwh è quello che non si produce). Così come si può garantire, limitando l’impatto ambientale, lo sviluppo a chi non ce l’ha, se si evita di inseguire il modello inquinante, irresponsabile e nefasto dei paesi ricchi - adottando legislazione, sistemi tariffari e fiscali che rimuovano le barriere all’uso efficiente e razionale dell’energia - abolendo le distorsioni di mercato ed ogni incentivo in favore del nucleare e della combustione di fonti fossili e di rifiuti per diffondere invece sistemi di promozione delle fonti rinnovabili (con incentivazione, differenziata per fonte, della quantità di energia prodotta, come per esempio nel sistema tedesco del conto energia, già adottato da molti paesi) - promuovendo i percorsi formativi, necessari all’adozione dei principi di sufficienza nella domanda di servizi energetici, di efficienza nella loro fornitura e soprattutto utili alla diffusione delle conoscenze per progettare, produrre e gestire le tecnologie che sfruttano le fonti rinnovabili - garantendo attraverso la creazione di un’agenzia presso le Nazioni Unite, la diffusione delle tecnologie che permettono lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e usi razionali ed efficienti dell’energia 3) promuovere un modello energetico distribuito, partecipato e democratico, governato da regole, decise da autorità pubbliche, che consentano di fare dell’energia non una merce, ma un bene comune e un diritto e soprattutto lascino agli abitanti di un territorio il diritto di decidere se e come sfruttare le risorse energetiche di cui la loro terra è ricca 4) promuovere un nuovo modello di mobilità per persone e merci, che in primo luogo ne garantisca a tutti il diritto, come servizio definito in base alla necessità. Si deve realizzare un sistema di trasporto più collettivo ed intermodale, a ridotto consumo di risorse territoriali ed energetiche, con minime emissioni inquinanti e climalteranti. Un modello collegato alla raggiungibilità, che favorisca l’uso dei piedi, della bicicletta, dei trasporti pubblici, che liberi suolo per restituirlo alla vita in comune. La sua diffusione va realizzata pianificando: - una riduzione dei bisogni di mobilità e degli spostamenti irrazionali
 - scelte infrastrutturali di trasporto pubblico su rotaia e acqua
- innovazioni e miglioramento del rendimento dei mezzi di trasporto individuali (riduzione del peso della velocità e con accelerazioni moderate) e nei sistemi di trazione (modelli ibridi e totalmente elettrici) e nei carburanti (biocarburanti ed idrogeno verde prodotto con fonti rinnovabili 5) produrre azioni e suscitare conflitti capaci di garantire la realizzazione degli obiettivi del protocollo di Kyoto (contrastando un ricorso programmatico al commercio delle emissioni) e contemporaneamente in grado di costruire le condizioni di un nuovo protocollo che come richiesto dalla comunità scientifica impegni i governi a realizzare entro il 2050 una riduzione delle emissioni dei gas serra dell’80% rispetto a quelle del 90. L’obiettivo strategico che perseguiamo con questo contratto è che, sulla base di azioni articolate e differenziate fra i paesi ricchi e quelli poveri, entro il 2050, i consumi non devono superare la soglia di un tep/anno ad individuo.


Legambiente, Forum Ambientalista, Cepes, Lunaria, Banca Etica, Punto Rosso, Rete di Lilliput – Impronta Ecologica, Attac Italia, Kyoto dal Basso


Forum Ambientalista - Movimento rosso-verde
via S.Ambrogio,4 Roma - 0668392183
www.forumambientalista.it