amianto ex fibronit la motivazione del giudice



da repubblica.it

 MARTEDÌ 8 FEBBRAIO 2005

 LA SENTENZA
Le motivazioni del provvedimento del giudice che ha condannato i dirigenti
Ex Fibronit, il latte agli operai "Così combattevano l´amianto"

MARA CHIARELLI

Il processo, durato quattro anni e mezzo e conclusosi ad ottobre, ha
riconosciuto per la prima volta in Italia il nesso di tragica causalità tra
il contatto quotidiano con le fibre killer e la malattia professionale, a
danno di un numero così elevato di operai e protrattosi per un periodo di
tempo talmente lungo. Tanto che copia della sentenza è stata richiesta al pm
Ciro Angelillis dal collega veneziano Felice Casson, lo stesso che ha
condotto il processo di primo grado a tutela dei lavoratori di Porto
Marghera.
Ma per arrivare a questo, numerose sono state le battaglie condotte dal 1974
ad oggi, da quando cioè 128 dipendenti avviarono una causa di lavoro contro
l´azienda. Insufficienti i controlli condotti dall´Enpi e dall´Ispettorato
del Lavoro, "sporadici, parziali - come riporta il giudice - e generiche le
cartelle cliniche ". I sopralluoghi fatti nel ´72 e ´74 dalla professoressa
di medicina del lavoro, Marina Musti (all´epoca consulente dell´Inca),
evidenziano una totale incoscienza da parte dei 310 lavoratori delle
pericolose condizioni nelle quali lavoravano.
«Spesso le pulizie venivano fatte con il tubo di aria compressa - le
raccontarono - e certe volte facevamo gli scherzi: sollevavamo la polvere da
terra verso un altro operaio, così per scherzo». Di quelle 310 persone
visitate, ricorda la professoressa, "ne vennero trovate ammalate d´asbestosi
ben 141". Non è difficile, a questo punto, immaginare l´assoluta inutilità
di quelle mascherine di carta o dei rimedi tradizionali, come mezzo litro di
latte somministrato all´operatore del reparto mescole.
E non soprende nemmeno che sia stato ucciso dall´amianto anche il guardiano
di portineria, la cui postazione si trovava vicino al pericolosissimo
reparto dei "pezzi speciali". Lascia piuttosto allibiti il fatto che i
dodici lavoratori, per i quali è stato avviato (a seguito di denuncia) il
processo, abbiano ignorato per tanto tempo la genesi della loro malattia,
restando a contatto con le fibre di asbesto per anni. In un caso, tra il
primo accertamento del mesotelioma pleurico alle dimissioni volontarie, ne
passarono ben sette e cinque mesi.
Nel mezzo, il silenzio dei "padroni", che avrebbero taciuto anche quando tra
la fine del ´75 e il ´76 furono spedite numerose lettere di licenziamento.
Quelle bocche cucite, secondo il giudice, erano sintomo di una "condotta
omissiva" che prolungando l´esposizione al pericoloso materiale degli uomini
in tuta blu, ne ha accorciato la vita. Il risarcimento di 20 mila euro a
famiglia, disposto dalla Pirrelli, è evidentemente solo un simbolo per un
valore senza prezzo.