[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

L'Italia pronta in 3 minuti



Nel bunker anti-dirottamenti: pronti in 3 minuti

ROMA - La sala è ben illuminata. Una luce gialla, si direbbe. Uomini in 
divisa davanti a piccoli computer. Pannelli con le cartine dell’Europa. Il 
militare spinge un pulsante e l’immagine stringe sull’Italia. Poi su Roma. 
Puntini che lampeggiano. La capitale del Paese viene sorvegliata in un 
bunker sotterraneo del piccolo aeroporto di Centocelle. Su una targa è 
scritto: Coi, Comando operativo di vertice interforze. Periferia sud-est. I 
prati finiscono dove cominciano palazzi popolari alti otto piani. Un posto 
anonimo. Il Pentagono, a Washington, sede del Dipartimento della Difesa 
statunitense, ha oggettivamente un fascino diverso. Ma questo, spiegano i 
nostri militari, non significa niente. «Abbiamo a disposizione le stesse, 
identiche tecnologie». Il colpo d’occhio, all’interno di questa sede 
protetta, è effettivamente formidabile: molti colloqui avvengono in lingua 
inglese. Sensazione di efficienza. Di controllo, assoluto, della scena. Un 
bottone per collegarsi con lo Stato Maggiore dell’Aeronautica. Uno per 
l’Esercito. Uno per la Marina. Linee dirette con polizia e carabinieri. 
«Siamo pronti a fronteggiare attacchi terroristici dal cielo, da terra e 
dal mare».
Raccontano che i tempi di reazione sono brevissimi. «L’abbiamo dimostrato 
anche di recente». Era il 18 novembre, a Roma si celebravano i funerali 
delle diciannove vittime di Nassiriya. Il pilota di un «Boeing 737» della 
Air Berlin, partito da Norimberga e diretto a Ciampino, attiva - per errore 
- il dispositivo di emergenza. La torre di controllo gira l’allarme sui 
monitor della base del Coi. Compare la scritta: «Dirottamento in corso». La 
stessa indicazione viene ricevuta contemporaneamente a Poggio Renatico 
(Ferrara), dove ha sede il Comando delle Forze aeree. «Pochi minuti e due 
caccia intercettori F 104 erano già in volo. Direzione: Roma».
Li chiamano, affettuosamente, e con lieve ironia, «angeli custodi». Una 
coppia di piloti è pronta ad alzarsi in volo, 24 ore su 24, da almeno una 
della cinque basi aeree che devono provvedere al controllo dei cieli 
nazionali e, soprattutto, di quelli della capitale. A Cervia (Forlì) e a 
Trapani rombano i motori degli «F16». A Grosseto e Grazzanise (Caserta) ci 
sono gli «F104». A Gioia del Colle (Bari) sono pronti i Tornado Adv. «Tempo 
di reazione dai 3 ai 5 minuti». Cioè, 5 minuti dopo l’allarme, i due caccia 
sono in cielo.
Sulla rapidità dei tempi di reazione, fonti della Difesa indugiano con un 
certo orgoglio. «Siamo rapidissimi anche a far alzare in volo gli 
elicotteri HH3F del 15° stormo». Che è di base a Pratica di Mare, il 
secondo aeroporto più grande d’Europa. «Sono elicotteri efficaci per 
intercettare aerei piccoli, o ultraleggeri, che volano a bassa quota. Sono 
dotati di mitragliatrici e di pannelli luminosi». Su cui appare la scritta: 
«Atterrare».
Gli elicotteri vengono considerati particolarmente utili per pattugliare i 
cieli della Santa Sede. «Ma pure le zone costiere, vicine all’aeroporto di 
Fiumicino». Anche se, a protezione di quel tratto di litorale, la Marina è 
pronta a spostare un sommergibile. «Provvedimento già attuato in occasione 
del supervertice della Nato, a Pratica di Mare».
Sempre in elicottero sono pronti ad entrare in azione Nocs e Gis, i reparti 
di intervento speciale della polizia e dei carabinieri. Sedi a Roma: «In 
un’ora, i reparti possono essere in zona d’operazione». Operazioni che 
verrebbero comunque gestite da un’«unità di crisi» subito, appositamente 
creata nella base del Coi di Centocelle. La stessa che, ovviamente, ha il 
compito di muovere le truppe sul territorio. Roma ha una notevole 
concentrazione di caserme: «Calcoliamo che, in poche ore, potremmo far 
entrare in azione qualche migliaio di soldati».
D’altra parte, già oltre duemila militari sono stati messi a disposizione 
del ministero dell’Interno. Sorvegliano gli aeroporti di Fiumicino e di 
Ciampino, le zone periferiche dello Stato vaticano, alcune ambasciate. 
Militari sono stati utilizzati per presidiare, nei giorni di festa appena 
trascorsi, alcune piazze e le principali fermate della metropolitana.
Il meccanismo sembra oliato. Quel tasso di burocrazia che di solito 
rallenta qualunque operazione militare sembra poter essere eliminato da una 
«catena di comando» appositamente studiata dopo quanto accadde, a New York, 
quell’11 settembre di due anni. E comunque, per quel che contano le 
sensazioni, nei bunker e davanti ai computer siedono ufficiali giovani e 
preparati, svegli, efficienti e motivati. «Certo che se poi un kamikaze si 
infila in un vagone della metropolitana...».

UN SOMMERGIBILE
Le zone costiere vicine all’aeroporto di Fiumicino sono protette da un 
sommergibile della Marina. In caso di emergenza il litorale è controllato 
poi dagli elicotteri HH3F, impiegati anche per pattugliare i cieli del 
Vaticano. Oltre duemila militari stanno sorvegliando gli aeroporti di 
Fiumicino e di Ciampino, alcune ambasciate e luoghi ritenuti a rischio

DUE CACCIA
Due caccia sono pronti ad alzarsi in volo 24 ore su 24 da almeno una delle 
cinque basi aeree che devono provvedere al controllo dei cieli nazionali. 
Lanciato l’allarme, dopo 5 minuti gli aerei sono in volo. A Cervia (Forlì) 
e Trapani sono in forze gli «F 16», a Grosseto e Grazzanise (Caserta) gli 
«F 104», a Gioia del Colle (Bari) i Tornado Adv

www.corriere.it