E noi cosa dovremmo fare?



Non sembrano esserci dubbi a sinistra e a destra. Se i Talebani vivranno,
la Nato morirà. Da un soggetto in carne e ossa si passa ad un oggetto di
intese e patti. Se si cede al ricatto terrorista, non ci si libererà più
dallo stesso.
Ricordo altri momenti drammatici negli anni 70, ricordano meglio di me i
parenti di Moro e della sua scorta. Ma oggi il problema non è solo
nazionale, è internazionale.
Ci si prepara ad una riforma elettorale, in vista di nuove elezioni, ci
preparano a farci indossare nuovi scudi da indossare per crociate
futuribili, di fatto già da lungo tempo presenti.
Ritornando al binomio Islam-Occidente, chi si avventura ad uscire dal
teatro della guerra, è destinato a soccombere in nome di Allah, io donna
probabilmente ad invitare nipoti e figlie ad indossare il burqa.
Il 17 marzo un drappello di sbandati e irriducibili, chiederà in varie
parti d'Europa il ritiro delle truppe, sembra un discorso vecchio, di
fatto è nuovissimo rispetto alla vetusta e implacabile Guerra.
La pace, i trattati che girano intorno a questo tema sono ballate
arcaiche.
Il popolo ha fatto resistenze, mai così diffuse come oggi, mai così
trasversali.
Abbiamo chiesto a chi ci avesse governato la fine della vergogna delle
missioni, la fine di una politica internazionale basata sulle bugie e
sullo scontro di civiltà, abbiamo chiesto parità di diritti tra le
persone, applicazione della costituzione in uno stato laico.
Ci ritroviamo con un manipolo di ministri superpagato che studiano di
fatto larghe intese-enormi disattese-false attese.
Da mesi ci ritroviamo protagonisti di appelli, proteste, manifestazioni:
grande confusione in un popolo che si era trovato con-fuso
volontariamente nel rifiuto della violenza governativa del proprio e
altrui paese.
Uscire dalla guerra, investire le risorse sulla vita tornano ad essere
proposte improponibili, come improponibili tornano ad essere le azioni
pacifiste radicali.
Se prima, poco prima ci hanno invitato ad attendere, la destra il crollo
della sinistra, la sinistra l'attuazione del loro programma, oggi
l'interlocuzione con l'elettorato è ridotta a coalizioni adattabili
alle stagioni.
In primavera si dà una mano a chi aveva annunciato operazioni estreme,
tragiche pulizie prepasquali.
Si annuncia una torrida estate per via del cambiamento climatico voluto
dagli dei.
E *noi* cosa dovremmo fare? Metterci tute ignifughe, cucirci le bocche,
barricarci in casa, armarci di condizionatori e digestivi?
Verrà distribuita acqua per rinfrescarci le idee e l'anima, assetate di
pace e onestà?
Nel mio paese si vota in primavera e l'acqua, ricchissima di arsenico e
altri veleni, è sconsigliata per uso alimentare. La messa in sicurezza
della discarica deve ancora avvenire, malgrado i fondi siano pronti. Le
porte si chiudono sempre di più per paura del diverso, ci mettono a noi
in sicurezza, neanche si dialoga, ci si accorpa per paura come tante
testuggini romane su cui vengono scaraventati liquami bollenti .

Allora cambio la domanda: cosa *voi* ci dite di non fare ?

Doriana Goracci
Capranica 11.3.2007