Iraq. Assolti i quattro militari che denunciarono carenze degli elicotteri italiani



Roma, 9 febbraio 2005

Il tribunale militare di Roma ha assolto i quattro elicotteristi dell'Esercito che avevano rifiutato di volare in Iraq perché, a loro parere, gli elicotteri non erano dotati di sufficienti sistemi di protezione. "Abbiamo dimostrato che non lo hanno fatto per paura, ma solo per spirito professionale, dopo aver evidenziato carenze tecniche dei loro mezzi", commenta il professor Franco Coppi, difensore dei quattro militari.

Coppi ha inoltre sottolineato che "la strada era stata già aperta dallo stesso pubblico ministero che, al termine di una indagine preliminare assolutamente minuziosa e completa, ha chiesto l'archiviazione degli imputati e, oggi, la loro assoluzione".

Alla fine del 2003, pochi giorni dopo la strage di Nassiyria, i quattro elicotteristi si rifiutarono di salire sui loro Ch47, dopo aver segnalato al comando le presunte carenze nel sistema di auto-protezione. Carenze che avrebbero riguardato, in particolare, il dispositivo manuale antimissile, considerato inadeguato perché avrebbe lasciato scoperto il lato sinistro e quello posteriore destro del velivolo.

I quattro furono rimpatriati, sospesi dall'attività di volo e sottoposti ad indagine con l'ipotesi di reato di ammutinamento, poi de rubricato in codardia. Dopo un anno di indagini e l'audizione di tutti i protagonisti della vicenda, il pm militare Antonino Intelisano chiese l'archiviazione per i quattro, ritenendo che a loro carico non fossero ravvisabili reati militari. Richiesta che il Gip ha respinto poco più di due mesi fa, ordinando al pm di formulare il capo d'imputazione


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