La Maddalena. Bilancio dopo le audizioni al Senato



 unione  galluara del  8\2\2005

«Controlli più mirati e un piano di emergenza» Torneranno al Senato i
consulenti scientifici delle associazioni ambientaliste sentiti qualche
giorno fa sul caso La Maddalena. Dopo anni di silenzio si cerca di fare
chiarezza sull'impatto ambientale della base di Santo Stefano. E in
particolare sulla radioattività. In tal senso si sta muovendo la commissione
Ambiente del Senato, secondo un programma di lavoro che è stato definito
dopo aver accolto la proposta del vicepresidente Pino Mulas, di Alleanza
nazionale, perché fosse promossa una iniziativa parlamentare, volta a fare
chiarezza su una serie di dati contrastanti e sulla loro interpretazione
scientifica. La relazione che ha suscitato maggiore interesse è stata quella
illustrata da Vincenzo Migaleddu, medico radiologo, consulente scientifico
del Wwf Sardegna, che ha effettuato una minuziosa descrizione di quanto si è
verificato negli ultimi due anni. Ed esattamente da quando il sommergibile
statunitense Hartford, a propulsione e con armamento nucleari, ebbe un serio
incidente mentre si stava allontanando dalla base appoggio dell'isola di
Santo Stefano. Una manovra errata aveva provocato un violento impatto contro
un fondale roccioso, con la conseguenza che erano stati arrecati danni allo
scafo e alla timoneria. Quando l'incidente divenne notizia pubblica e si
avanzò il timore che il mezzo subacqueo avesse subito danni anche al
reattore nucleare, l'associazione ambientalista corsa Abcde e il Wwf Gallura
decisero di intervenire. Raccolsero campioni di alghe in alcuni siti
dell'arcipelago e li inviarono al Criirad, un centro specializzato di
ricerca francese, chiedendo un'analisi approfondita per accertare se vi
fosse la presenza di radioisotopi artificiali quali lo iodio 131, il cobalto
60 e il cesio 137. Il Criirad, dopo aver effettuato le analisi, escluse che
nell'arcipelago si fosse verificata una temuta piccola Chernobyl. Le analisi
accertarono, però, la presenza in due campioni di alghe verdi (corallina
elongata) e rosse (jana rubens) di torio 234, derivato naturale dell'uranio
238, con tassi di radioattività notevolmente più alti rispetto ad altri
campioni. Seguirono altre analisi per valutare se il rapporto potesse
ritenersi naturale o alterato dalla presenza di uranio arricchito, cioè
combustibile ancora attivo dei reattori, o di uranio impoverito, vale a dire
già combusto. Per questo aspetto il Criirad accertò che il rapporto poteva
considerarsi normale. Attraverso gli esami di spettrografia alfa, il Criirad
accertò anche la presenza di plutonio 239. Una presenza che non era stata
mai segnalata dall'Apat e dall'Icram, gli istituti pubblici preposti al
controllo ambientale. Si pose allora la necessità di rispondere a degli
interrogativi precisi con altri esami. Era necessario accertare se il
plutonio potesse ritenersi legato all'utilizzo della base appoggio oppure
fosse un retaggio di esplosioni atomiche avvenute altrove tra gli anni
Cinquanta e Sessanta. Nell'occasione venne anche richiesta alle autorità
militari una indicazione precisa sul cosiddetto punto zero. Vale a dire la
situazione ambientale dal momento in cui era iniziata l'utilizzazione della
base con mezzi bellici a propulsione atomica. A tutt'oggi non è giunta
alcuna risposta. In sede di audizione il dottor Migaleddu ha sollecitato la
ripresa degli esami con un monitoraggio più appropriato e centraline
adeguate, la dichiarazione del punto zero, la pubblicazione del piano di
emergenza in caso si verifichi un incidente di tipo acuto come quello
occorso al sommergibile Hartford. Piero Bardanzellu

08/02/2005




3286849962
http://cdv.splinder.com
http://progettotempio.blog.tiscali.it
www.censurati.it