Rapporto Amnesty sulla violenza domestica in Ungheria: giustizia negata alle vittime di stupro



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COMUNICATO STAMPA
CS55-2007

RAPPORTO DI AMNESTY INTERNATIONAL SULLA VIOLENZA DOMESTICA IN UNGHERIA:
GIUSTIZIA NEGATA ALLE VITTIME DI STUPRO

'La differenza tra lo stupro che vedi al cinema e quello che subisci da
tuo marito e' che non puoi urlare, perche' altrimenti rischi di svegliare
tuo figlio che dorme nella stanza accanto. Un'altra differenza e' che chi
ti sta stuprando e' una persona che amavi, quella di cui ti fidavi di
piu'. E c'e' ancora un'altra differenza: che gli altri ti dicono che ti
sei inventata tuttoŠ'
(dichiarazione di una vittima di stupro domestico)

'Almeno l'85% di loro sono puttane. Vogliono fare sesso ma poi non
riescono a raggiungere un accordo sul prezzo. Sono prostitute, in segreto
o menoŠ'
(un funzionario di polizia e consulente in materia di violenza sessuale)

In un rapporto reso noto oggi, nell'ambito della propria campagna mondiale
'Mai piu' violenza sulle donne', Amnesty International afferma che due
terzi dei reati sessuali commessi in Ungheria sono compiuti da persone
note alle vittime. Cio' nonostante, pochi stupratori sono sottoposti a
processo.

Il diffuso pregiudizio, la mancanza d'azione da parte del governo e le
pecche del sistema giudiziario costituiscono ostacoli a volte
insormontabili per le donne che cercano di ottenere giustizia o un
risarcimento.

'All'interno dei confini della famiglia, lo stupro e' una delle molte
forme di violenza cui le donne possono andare incontro innumerevoli volte'
- ha dichiarato Nicola Duckworth, direttrice del Programma Europa e Asia
Centrale di Amnesty International. 'Lo stupro nelle relazioni intime e' un
crimine. Lo stigma e lo scherno da parte della societa', la mancanza di
fiducia nel sistema penale e nei servizi sanitari non devono impedire alle
vittime di ottenere giustizia'.

Lo stupro all'interno del matrimonio e' previsto come reato dal codice
penale dal 1997. Tuttavia, la definizione di stupro prevede che la donna
debba dimostrare di aver opposto resistenza fisica, a prescindere dal
livello di violenza che puo' aver subito. Questo dettaglio lascia prive di
protezione migliaia di donne all'interno delle proprie relazioni intime.

Un gran numero di casi non riesce a giungere a processo o a terminare con
una condanna, perche' il reato non viene denunciato oppure la polizia non
identifica l'autore e archivia l'inchiesta come 'falsa notizia'. Talvolta,
la vittima o i testimoni ritrattano le loro dichiarazioni o rinunciano,
sotto pressione, ad andare avanti per vie legali.

Le donne sono riluttanti a denunciare gli stupri perche' temono che gli
autori, spesso loro parenti o ex partner, possano attaccarle ancora. La
procedura da seguire in caso di denuncia e' umiliante e rischia di
scoraggiare ulteriormente le vittime. In molti casi, la polizia non svolge
un'indagine adeguata, ad esempio non interrogando le vittime e i loro
aggressori e non raccogliendo le prove in modo consono. Anche le indagini
di polizia sono spesso contraddistinte dal pregiudizio.

Nel corso delle udienze, di fronte ai loro aggressori, le donne devono
rivivere un'altra volta l'orrore della violenza sessuale e dimostrare la
propria innocenza. Devono contrastare l'atteggiamento del pubblico,
secondo il quale e' accettabile che un marito costringa la propria moglie
a fare sesso ed e' la donna a provocare lo stupro. Questo atteggiamento ha
spinto una giudice a dichiarare ad Amnesty International che lei stessa
sarebbe in dubbio se denunciare o meno uno stupro.

Lo stupro tra le mura domestiche e' raramente oggetto di dibattito
pubblico. E' difficile sentire una vittima parlare dei danni fisici e
psicologici che ha subito. Il numero degli studi su questo argomento e'
decisamente scarso. Da un sondaggio realizzato nel 2006 e' emerso che il
62 per cento degli intervistati non sapeva che lo stupro all'interno del
matrimonio fosse un reato.

'Il governo deve prendere l'iniziativa per spezzare questa cappa di
silenzio e di negazione nei confronti di una violazione dei diritti umani
che ha un impatto devastante sulla vita delle donne'.

Amnesty International chiede al governo ungherese di:
- assicurare cambiamenti legislativi che garantiscano l'accesso alla
giustizia;
- stabilire procedure standard e fare formazione a chi opera
professionalmente con le vittime di reati sessuali;
- istituire servizi per le vittime della violenza sessuale;
- svolgere ricerche e reperire dati che possano essere messi a
disposizione di coloro che prendono decisioni politiche;
- combattere attivamente il pregiudizio attraverso l'educazione pubblica.

FINE DEL COMUNICATO
Roma, 10 maggio 2007

Il rapporto Hungary: Cries unheard: The failure to protect women from rape
and sexual violence in the home e' disponibile all'indirizzo:
http://web.amnesty.org/library/index/engeur270022007

Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste:
Amnesty International Italia - Ufficio stampa
Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it









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