com.stampa di Elio Veltri circa: telecom e la Tesi n°48 "de 'l'Ulivo" del 1996, riguardo le privatizzazioni. "



ALLA CORTESE ATTENZIONE DEL DIRETTORE CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE

E PER CONOSCENZA ALLE REDAZIONI

Comunicato Stampa di Elio Veltri

Nel bel mezzo dell’assemblea degli azionisti Telecom, è arrivata la notizia
che gli americani non erano interessati a comprare perché l’Italia non è
affidabile. Il titolo naturalmente è andato a picco. Nessuno si fida del
Bel Paese perché gli stranieri sono convinti che mentre trattano un affare
gli sfilano il portafogli. Le cose più comiche e tragiche insieme sono
state lo show di Grillo e le dichiarazioni di altri comici e intellettuali
del centro sinistra, da Sabina Guzzanti a Camilla Ravera a Marco
Bellocchio, disillusi e un po’ disperati per il rischio Berlusconi in
agguato e l’abbandonodel conflitto di interesse. Sono persone che stimo e
mi fanno tenerezza perché vivono nel mondo delle nuvole. E forse è meglio
così. Almeno per loro. Facciamo un passo indietro. La tesi n. 48 dell’Ulivo
del 1996 recitava:” Uno stato leggero persegue con determinazione e senza
tentennamenti la privatizzazione delle imprese pubbliche italiane; ma uno
Stato che non è indifferente deve evitare che dal monopolio legale si passi
all’omologo monopolio legale privato o che si rafforzino le solite “ mani
private”; “ si deve dunque cogliere l’occasione della privatizzazione per
allontanare i partiti dalla gestione dell’economia, per creare nuovi
mercati, per far nascere nuovi imprenditori, per dare una robusta base di
competitività alle industrie e alle banche italiane, per accrescere il
mercato dei capitali privati. In sintesi la privatizzazione costituisce
l’occasione propizia per allargare le ristrette basi del capitalismo
italiano, per accrescerne la pluralità dei protagonisti”. Il risultato, a
distanza di 10 anni, è esattamente opposto. Telecom, la più grande azienda
italiana, è stata privatizzata e comprata, prima da Colaninno e poi da
Tronchetti Provera senza soldi e senza capitali di rischio propri,
sponsorizzati entrambi dalla politica, con la moltiplicazione del sistema
delle scatole cinesi e dei patti di sindacato, con evidente danno ai
piccoli azionisti, passando da monopolio pubblico a monopolio privato.
Guido Rossi, cacciato prima dal calcio e per la seconda volta da Telecom,
in una intervista a Federico Rampini aveva detto:” Talleyrand disse che il
legislatore fallisce se il suo intervento è uguale a un non intervento:
purtroppo è quello che possiamo dire oggi della legge sulle
privatizzazioni”.

Tronchetti Provera ha comprato Telecom mettendoci di suo 153 milioni di
euro ed ha esercitato il potere su un gruppo che valeva 55 miliardi di
euro. E cioè, con un euro di suo ne ha mossi oltre 5000 di proprietà
altrui. E quel che è più grave è stato lasciato indisturbato, trattato come
un principe rinascimentale, dispensatore di consigli imprenditoriali e di
giudizi morali. Del suo enorme conflitto di interessi, il vero cancro della
politica, dei partiti, delle istituzioni, della finanza, dell’economia e
dell’industria del nostro paese, nessuno si era accorto.

Eppure Tronchetti con una piccola società in accomandita non quotata in
borsa e controllata dalla famiglia diventa padrone e controllore di
Pirelli, che a sua volta lo diventa di Olimpia, che a sua volta lo diventa
di Telecom. La catena di comando è tutta nelle sue mani e ad ogni passaggio
è controllore- controllato. Quindi decide tutto quello che vuole, riempie
di debiti Telecom e Pirelli e vende comparti importanti di una delle ultime
grandi industrie italiane. Ma di tutto questo nessuno si accorge. Solo due
giorni fa a Spoleto, in un incontro organizzato dall’amministrazione
comunale per la presentazione del libro” IL governo dei conflitti”, un
docente universitario molto noto che fa parte dello staff di Fini, poneva
una giusta domanda:” perché la gente se ne frega dei conflitti di
interessi? La mia risposta è stata questa:” Non capisco perché i cittadini
dovrebbero comportarsi diversamente, dal momento che tutta l’informazione
televisiva, complice della politica, ignora il problema. IL centro sinistra
l’ha adoperato come arma di polemica nelle campagne elettorali contro
Berlusconi per cui i cittadini si sono convinti che si trattava di un
espediente polemico e basta.

Nel governo Prodi, al momento della fiducia, ben 24 tra ministri e
sottosegretari erano in conflitto di interessi e dalle informazioni
provenienti dall’Antitrust risulta che nemmeno tutti hanno inviato la loro
scheda per i controlli necessari previsti dalla mitica legge Frattini. Nei
12 punti prioritari di Prodi il problema non compare. Il centro sinistra ha
fatto la corte a Berlusconi per indurlo a comprare Telecom. Perché mai i
cittadini dovrebbero appassionarsi al Conflitto di interessi? Non ne vedo
la ragione. Anche perché nessuno ha spiegato che questo paese a causa dei
conflitti di interesse è fottuto”.

comunicato stampa a cura di
<http://www.democrazialegalita.it>www.democrazialegalita.it periodico on
line diretto da Elio Veltri
a cura di Roberta Anguillesi
democrazialegalita.it
Firenze
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