rassegna stampa: Nicaragua - continua la lotta dei lavoratori bananeros colpiti dai pesticidi



La multinazionale Dole, presente in 90 paesi, con 36.000 impiegati a tempo
pieno e 23.000 stagionali,una delle più importanti del settore bananiero, ha
usato per anni un pesticida cancerogeno nelle sue piantagioni in Nicaragua e
nel Centro America. Una strage di bananeros, gli operai delle piantagioni,
morti o gravemente ammalati è stato il primo prodotto di questa scelta
criminale. Se andiamo all'indirizzo web:
www.dole.com/health/fruits/org_bananas.jsp scopriamo che mentre con una mano
Dole ci fa mangiare le banane avvelenate dai pesticidi provenienti dal
Nicaragua con l'altra ci propone banane biologiche provenienti dalle sue
piantagioni in Honduras o Equador.
... dal sito Dole: “Nuovo! Le banane Bio della Dole. Il 60% dei consumatori
secondo una indagine della Food Marketing Institute, Washington, DC, dicono
di acquistare prodotti bio al supermercato. Per i consumatori che cercano
prodotti bio alternativi, la Dole offre ora le banane Dole con
certificazione bio.
La Dole è orgogliosa di offrire il massimo della qualità e la gamma più
ampio di prodotto disponibile sul mercato oggi.
Per diversi anni, la Dole ha fatto delle ricerche sulla coltivazione delle
banane bio, che crescono senza l’uso di fertilizzanti o sostanze chimiche di
sintesi. Aumentando le migliorie nella fertilità del suolo come il metodo
biologico e la cultura del biologico per combattere le malattie delle piante
e epidemie , la Dole ora è in grado di aggiungere alla lista dei di frutta
fresca anche le banane bio.
Le banane bio verranno coltivate in aziende agricole dell’Ecuador e dell’
Honduras, che sono state certificate come bio da un ente certificatore
riconosciuto negli USA.
Cerca le banane Dole, con certificazione bio, nel supermercato più vicino a
te.”

Con il sistema della segmentazione del mercato Dole ricava sempre il massimo
profitto sulla pelle dei suoi lavoratori e perchè no sulla pelle dei
cittadini/consumatori nel mondo.
Noi crediamo che questo della Dole sia un comportamento che va censurato e
fermato in maniera collettiva ma anche a livello individuale tramite il
boicotaggio dei suoi prodotti.
Riteniamo inoltre che i nuovi prodotti biologici di Dole non possano
fregiarsi del titolo di "biologico", infatti il biologico nella sua genesi e
percezione presso i consumatori è portatore di valori etici legati alla
produzione e rigenerazione della vita in tutti i suoi aspetti, come ben
sostiene AIAB.
Esattamente l'opposto della strategia complessivamente posta in essere nelle
piantagioni da Dole e tante altre multinazionali del settore agroalimentare.
La riduzione del biologico a  mero metodo produttivo deve essere inteso come
l'ennesima sopruso perpetrato dalla multinazionale. Queste nuove linee di
produzione "Organic" introdotte nelle piantagioni monocolturali di fatto
sono l'espropriazione ai contadini di  tutto il mondo del metodo produttivo
biologico nato per rispettare ambiente e uomini e non per il mero profitto.
Riaffermiamo sempre che: "Il cibo non è una merce".

a cura di AltrAgricoltura Nord Est
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tratto da "peacelink.it" - 7/3/05
Nicaragua: la cittadella del Nemagon
continua la lotta dei lavoratori bananeros colpiti dal NEmagon per far
valere i loro diritti contro le multinazionali.
(Giorgio Trucchi (www.itanica.org) - 7 marzo 2005)
Sono quasi le 18 e il sole sta scendendo velocemente.
Nella "Ciudadela del Nemagòn", a ridosso della Asamblea Nacional, c'è molto
fermento.
Cominciano ad accendersi i primi fuochi per far da mangiare ed altri per
bruciare le erbacce e la spazzatura. C'è ordine e una discreta pulizia tra
le numerosissime capanne costruite con cartoni, tende e plastica nera.
Nel giro di due giorni è sorto un vero e proprio accampamento pieno di
dignità, nonostante l'evidente povertà che colpisce tutte le migliaia di
persone presenti.
Arrivo per parlare con la gente, per sapere come vanno le cose, come si
stanno organizzando e quali sono le principali difficoltà.
Immediatamente si crea un numeroso cappannello di visi che ascoltano attente
le persone che si decidono a parlare.
Non ci vuole molto per convincerle. Con molte ci si vede e ci si conosce da
tempo e inoltre c'è la voglia di comunicare, di far sapere al mondo che cosa
sta succedendo.
Poco distante, due ragazzi del Colegio Hispano-Americano stanno filmando e
parlando con altre persone. Vogliono organizzare una mostra e una proiezione
all'interno della propria scuola per raccogliere fondi e comprare alimenti
per i bananeros.
E' un primo importante segnale che la solidarietà del popolo nicaraguense si
sta attivando.
Per il momento si sono fatti presenti alcuni gruppi di religiosi, tra cui
padre Antonio Castro, storico sacerdote da sempre legato alla rivoluzione ed
alle comunità di base, l'organizzazione Popol Na diretta dalla ex comandante
guerrigliera Monica Baltodano, il Centro Nicaraguense de Derechos Humanos
(Cenidh) che, in collaborazione con la Procura dei Diritti Umani, gli
studenti universitari e altri organismi della società civile, inizieranno un
piano di azione per far pressione su governo e Parlamento affinché accolgano
le richieste dei bananeros.
Anche i mezzi d'informazione continuano a farsi presente nell'accampamento
raccogliendo testimonianze e pubblicando le notizie.
L'Associazione Italia-Nicaragua, oltre alle attività che si svolgeranno in
Italia, ha stanziato una somma per l'acquisto di plastica nera
indispensabile per la costruzione dei tetti e delle pareti delle capanne e a
breve, inizierà l'acquisto dei medicinali più urgenti che cominciano già a
scarseggiare.
Le condizioni non sono comunque facili in questa torrida estate.

"La Ciudadela del Nemagòn"
Cristòbal Garcìa, un anziano bananero, comincia senza indugi "Ci stiamo
lentamente sistemando, anche se le condizioni sono quelle che sono. Molta
gente comincia a soffrire di dolori e soprattutto di problemi di stomaco. Il
Ministero della Sanità (MINSA) ha messo a disposizione un dottore che viene
tutti i giorni dalle 8 alle 12, ma alla fine non ha mai medicine da darci,
per cui si ripete la storia di sempre. Ti danno una ricetta ma nessuno ha
soldi per comprare.
Prima della partenza abbiamo detto alla gente di portarsi delle medicine, ma
stanno finendo e quindi cerchiamo di condividerle con chi non ne ha più.
Stiamo aiutandoci anche con la medicina naturale. Qui è pieno di eucalipto e
quindi facciamo tisane, impacchi e infusi da aspirare con le foglie per chi
ha tosse e catarro.
Abbiamo acqua potabile e quattro bagni, ma per quasi 5 mila persone sono
davvero pochi.
Per fortuna è arrivata la plastica nera e come vedi, la maggior parte riesce
già a ripararsi. Manca ancora per un 30% della gente.
Per quello che riguarda gli alimenti, ci sono vari gruppi che cominciano ad
aiutarci e quindi il cibo per ora non ci manca.
E' una situazione difficile, ma da qui non ci muoviamo".

Il discorso va immediatamente sul piano delle loro richieste.
Hilario Calero e Denis Zapata non nascondono il loro scontento.
"L'impressione che abbiamo è che il governo e i deputati stiano cercando di
evitarci. Ieri è venuto il Ministro Augusto Navarro e abbiamo fatto
un'assemblea. Alla fine la discussione è stata forte perché non diceva
niente. Il discorso è sempre lo stesso. Che non ci sono i soldi, che lui non
c'entra e ha anche detto che se le cose peggiorano abbandonerà l'incarico.
Proprio di oggi è la notizia che i deputati si aumenteranno lo stipendio.
Per loro, quindi, i soldi ci sono, ma per i poveri, per i contadini, il
proletariato, non c'é mai niente.
Oggi dovevamo anche consegnare il progetto di legge per la Pensione
vitalizia, ma la Prima Segreteria della Asamblea Nacional non ci ha
ricevuti, facendoci dire da un incaricato era dovuta andare in ospedale ed
ora non sappiamo quando potremo presentarlo.
Ci stanno evitando e c'è qualcosa di strano che sta succedendo".

Le voci si sovrappongono. Ognuno vuole dire la sua, vuole partecipare e il
gruppo s'ingrossa.
Luis Manuel Martìnez, leader degli ex lavoratori della caña de azucar, parla
con sicurezza.
"Non so cosa ci sia sotto, ma stanno preparando qualcosa. Noi siamo decisi
ad andare fino in fondo e staremo qui indipendentemente dal tempo che ci
vorrà. Siamo varie organizzazioni.
I bananeros ammalati, i lavoratori della canna da zucchero, il Movimiento
Pro Vivienda e le organizzazioni a cui spettano gli utili del 25% di alcune
imprese del banano e della canna da zucchero.
Ci siamo uniti perché è l'unico modo per far sentire la nostra voce e
resteremo qui fino a che non verranno risolte le problematiche di tutti i
settori.
Per i pesticidi usati nell'Ingenio San Antonio (zuccherificio) sono morte
quasi mille persone per insufficienza renale cronica. I bananeros morti sono
già 842. In totale sono quasi duemila persone e questo non lo possiamo
accettare.
Siamo una grande forza e il governo lo sa perfettamente e non lo faremo
dormire tranquillo".
Interviene ancora Hilario per parlare della dichiarazione della Dole.
"E' una cosa assurda, criminale. Il Nemagòn ha causato molto di più della
sterilità e loro sanno che hanno infettato migliaia di persone, ma
continuano a negarlo. Sappiamo anche che stanno cercando di fare pressione
sulla Asamblea per derogare la Legge 364 e questo sarà uno dei temi della
nostra lotta. Governo e deputati vengono da noi solo quando sono in campagna
elettorale. Lì sì che contiamo qualcosa. Ci promettono un sacco di cose e
poi resta tutto come prima. La nostra unità sarà la nostra forza".
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tratto da "Green Planet"
NICARAGUA, LA MARCIA DEI BANANEROS
La Dole riconosce che il pesticida Nemagon colpisce l'apparato riproduttore
negli uomini, ma dichiara che non esiste nessuna evidenza scientifica che lo
colleghi con tutte le altre malattie dei lavoratori delle piantagioni.
Ancora una volta migliaia di ex lavoratori hanno marciato verso Managua per
reclamare i loro diritti e il rispetto degli impegni presi dal Governo nei
loro confronti: sono stati sfruttati lavorando giornate interminabili di
lavoro per pochi dollari al giorno.
Sono stati ingannati dalle multinazionali delle banane che gli hanno fatto
usare un pesticida altamente mortale senza dargli nessuna informazione e
protezione. Sono già morte 839 persone e sono migliaia quelle malate,
soprattutto donne colpite da vari tipi di cancro. Verso le 7.30 del mattino
tutto è pronto per l'entrata a Managua.
Poco prima dell'avvio arriva la notizia che un altro compagno è morto in un
ospedale di Managua.
E' la vittima numero 842 e la gente si guarda rassegnata. Forse lo
porteranno nella bara all'interno dell'accampamento a Managua per un ultimo
saluto.
C'è un'aria diversa rispetto alle scorse marce.
Le migliaia di persone ferme, in fila ordinata, silenziose, pronte a
iniziare la discesa dalla Cuesta de Plomo (che ha preso questo nome in
quanto, durante la dittatura somozista, veniva utilizzato come luogo in cui
venivano portati i prigionieri politici, uccisi e buttati nelle scarpate
sottostanti), si vedono molto stanche, segnate da undici giorni di cammino,
di scarsa alimentazione.
Molte di loro sono già arrivate alla quarta marcia e gli anni che passano e
le malattie che peggiorano giorno dopo giorno, hanno evidentemente influito
sulla loro resistenza.
Quello che non cambia è la determinazione che traspare da ogni parola. La
mente, l'obiettivo finale stanno ormai supportando il corpo.

Que pasò Julio?
Julio Rivera ha 73 anni, molti dei quali passati nelle bananeras.
Un viso sfigurato dalla malattia e le mani che hanno ormai perso la maggior
parte del proprio colore originario.
E' alla quarta marcia e parla a fatica mentre camminiamo verso Managua.
"Ho lavorato durante gli anni 70. Il Nemagòn mi ha colpito il fegato, i
reni, il pancreas e il sistema nervoso. Posso mangiare molto poco perché mi
gonfio subito.
Durante il lavoro tiravano il pesticida con le pompe di irrigazione e quando
andavamo a lavorare, ci bagnavamo tutti con questo liquido che cadeva dalla
piante di banane.
Me ne sono dovuto andare via perché stavo male. Sono iniziate a comparire
varie macchie che si sono estese in tutto il corpo e adesso guarda in che
condizioni sono...
Non lavoro e ogni tanto qualcuno mi aiuta, ma chi ha i soldi per comprare le
medicine di cui ho bisogno?
E' la quarta volta che vengo a marciare. E' stato orribile, pesante, abbiamo
mangiato poco, ma siamo ancora qui. Il governo ha firmato un accordo che non
ha rispettato ed ora torniamo per costringerlo a darci quello che ci spetta.
Resteremo fino alla fine".
"Resteremo fino alla fine". E' la frase che si sente dire da tutti. Tutti ne
sono coscienti. Tutti sanno che si stanno mettendo in un vicolo cieco e che,
questa volta, sarà l'ultima, fino alle ultime conseguenze.
Le più di 4 mila persone che scendono verso Managua bloccano tutto il
traffico. Molte sono già a predisporre il luogo dove accamperanno e molte
altre arriveranno in bus, quelle che stanno peggio e che, probabilmente,
faranno avanti e indietro dipendendo dal loro stato di salute. La stima è
che da questa notte siano circa in 7 mila a Managua.
Il cielo è per fortuna nuvoloso e quindi il calore un po' meno intenso dei
giorni scorsi.
Verso le 10 si arriva davanti alla Procura per la Difesa dei Diritti Umani,
dove il Procuratore Omar Cabezas, ex leader guerrigliero ed ex deputato del
Frente Sandinista, riceve una delegazione dei bananeros, dei cañeros e degli
altri settori che si sono sommati alla marcia.
Concordano una riunione per il prossimo sabato per conformare una
commissione amplia che appoggi i bananeros nella loro lotta.
Ci si prepara e il presidente della Asotraexdan, Victorino Espinales, parla
già di iniziative forti che costringano deputati e governo ad accettare le
loro richieste: marciare nudi, crocifiggersi, interrarsi fino al collo,
resistenza civile.
Il potere della disperazione di fronte a una classe politica più volte
apparsa insensibile e inetta.
Il degrado umano per poter essere ascoltati. Ma i bananeros sanno che è una
lotta titanica, contro il potere politico e contro i mostri delle
multinazionali.
Ma cos'hanno da perdere? La vita l'hanno già persa. Quanti di questi volti
rivedrò la prossima volta? Quanti andranno a far parte delle statistiche dei
deceduti per il Nemagòn?

La marcia continua e intanto, si avvicina come sempre Virginia Cruz, sempre
presente in ogni marcia e davanti ai mezzi di comunicazione per denunciare
le atrocità commesse dalle multinazionali.
"Questa ferite che vedi nella pancia sono dovute a un'operazione urgente che
mi hanno fatto 25 anni fa per far nascere mio figlio. La mia pancia era
piena di liquido giallo che puzzava, secondo i dottori mescolato con il
veleno che avevo assorbito nella bananera dove ho lavorato per 30 anni e da
quando avevo 15 anni. Il liquido ha distrutto mio figlio che ora non può
camminare, non può alzare le braccia, non può fare niente. E' completamente
aguado.
Quattro giorni fa mi hanno ricoverato e sono rimasta in ospedale un giorno,
ma oggi sono ancora qui con gli altri compagni e compagne.
Mio marito è morto tre anni dopo la nascita di mio figlio e dopo anni di
duro lavoro nelle bananeras.
Se solo avessimo saputo che ci stavano facendo usare questo pesticida
avremmo immediatamente lasciato il lavoro, ma nessuno ci ha mai detto
niente.
Noi siamo contadini, non moriamo mai di fame perché sappiamo lavorare e il
Presidente della Repubblica sa perfettamente che senza i contadini lui non è
niente. Ha bisogno di noi perché noi siamo quelli che coltiviamo e diamo da
mangiare a questo paese.
Ci chiedono il voto e poi, quando sono al potere, le vale verga di come
stiamo.
Non si vergognano per quello che stanno facendo? Ci dicono che dobbiamo
rimboccarci le maniche, ma oggi siamo qui per rimboccarle ai politici,
perché noi abbiamo già lavorato duro per anni e questi sono i risultati che
ci ha lasciato il lavoro".
Poco distante, una donna si accascia, svenuta, sfinita. Arriva l'ambulanza e
la porta all'ospedale. Un uomo vicino a me scuote la testa e dice...."da là
non esce più, aveva forti dolori al petto..."

Finalmente, verso le 12, si arriva alla destinazione finale.
La gente accelera il passo per arrivare il prima possibile e trovare posti
decenti dove poter piazzare le proprie amache, i cartoni come tetto e i
propri umili bagagli.
Sugli alberi di eucalipto, che l'hanno scorso erano totalmente spogli, sono
cresciuti un po' di rami e di foglie che daranno un po' di ombra per rendere
meno pesante la permanenza di fronte alla Asamblea Presidencial.
E' ora di pranzo e con i primi aiuti, i bananeros hanno organizzato riso e
fagioli per tutti.
La gente si accalca e si mette in fila per ricevere il proprio piatto che
divorano in pochi secondi.
Altri incominciano a cucinare del riso o a stendersi in amaca per riposarsi
dopo tanto camminare e lentamente, quella che l'anno scorso era stata
denominata la "Ciudadela del Nemagòn" riprende forma e consistenza.
Inizia ora la vera sfida e il braccio di ferro con governo e parlamento
nella quale si cercherà di coinvolgere le organizzazioni della società
civile, dei diritti umani, la società in generale e travalicare i confini
del Nicaragua affinché la lotta dei bananeros sia un esempio anche a livello
internazionale. Hanno bisogno di sostegno e appoggio perché la loro lotta è
anche la lotta di centinaia di migliaia di persone che, in America Latina,
muoiono di fame, di stenti e di miseria ogni giorno. Lavoratori delle
bananeras, della canna da zucchero, delle miniere, del tabacco, del caffè,
delle zone franche, comunità indigene, organizzazioni popolari, sfruttati
all'inverosimile da un sistema che arricchisce pochi a scapito di milioni di
diseredati.
L'attenzione del mondo ha abbandonato questi posti.
Bisogna ridare voce a queste lotte, c'è bisogno che il mondo torni a
guardare.
La "Marcia senza ritorno" è finita. Ora inizia la lotta per la vita, per la
sopravvivenza e per la giustizia.

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Nicaragua: Nemagòn, le multinazionali bananere si difendono
(Giorgio Trucchi - 4 marzo 2005)
La DOLE si proclama innocente!!
Non hanno fatto nemmeno in tempo ad attaccare le proprie amache agli alberi,
che i bananeros contagiati dal mortale pesticida Nemagòn hanno dovuto subire
il primo attacco da parte di una delle principali multinazionali coinvolta
nel processo.
Il portavoce della Dole, Humberto Hurtado, ha in pratica dichiarato alla
stampa nazionale che le migliaia di persone colpite da una quantità infinita
di malattie e le 842 persone morte fino ad oggi, non hanno nulla a che fare
con il Nemagòn.
Sarebbe interessante che trovasse il coraggio di dirlo in faccia a Julio, a
Virginia e a suo figlio che vive come un vegetale o a Maria de los Angeles
che gli potrebbe mostrare le foto del marito morto o a Olivia con i suoi
piedi distrutti o alla donna svenuta durante la marcia e anche alla
popolazione di Chinandega che non ha mai lavorato nelle bananeras, ma che
beve tutti i giorni l'acqua inquinata dal pesticida e che si ciba dei
prodotti di una terra in cui il Nemagòn ha un potere residuale di oltre 100
anni.

Hurtado ha testualmente detto a El Nuevo Diario ed a La Prensa che "la Dole
riconosce solamente che il Nemagòn colpisce l'apparato riproduttore negli
uomini, ma non esiste nessuna evidenza scientifica degna di fiducia che
colleghi il Nemagòn con tutte le altre malattie delle persone che hanno
applicato il prodotto. La compagnia è stata disposta a cercare un accordo
extragiudiziario nel passato, ma ora già no e si andrà a fondo con la via
giudiziaria, a meno che i bananeros abbandonino le denunce e la Legge 364.
I processi celebrati in Nicaragua sono pieni di eventi fraudolenti, per cui
le persone che hanno fatto la denuncia non dovrebbero aspettarsi indennizzi
perché sono solo false aspettative che creano loro gli avvocati".
La dichiarazione del portavoce della Dole giunge proprio a ridosso
dell'arrivo di migliaia di ex lavoratori e lavoratrici del banano gravemente
ammalati/e per quello che, vari studi clinici, hanno dimostrato essere
l'effetto di uno dei pesticidi più mortali, proibito negli Stati Uniti fin
dal 1977 e esportato fino a metà degli anni 80 in Centro e Sud America per
terminare le scorte accumulate dalle grandi compagnie produttrici, tra esse
la Shell, la Dow e la Occidental Chemical.
E' la prima volta da parecchi mesi che una delle compagnie accusate parla
chiaramente di sospensione di qualsiasi ipotesi di accordo extragiudiziario
se prima non verrà eliminata la Legge 364, unica a livello mondiale per la
difesa delle persone ammalate a causa del Nemagòn.
L'uscita della Dole, oltre a coincidere in modo più che sospetto con
l'arrivo dei bananeros a Managua, ha a che vedere con una risoluzione della
Corte Suprema de Justicia del Ecuador che ha rifiutato, per mancanza di
competenza giurisdizionale, la richiesta fatta alla Dole di un indennizzo di
circa un miliardo di dollari che avrebbe beneficiato 8 mila ex bananeros.
Questa richiesta era stata introdotta circa un anno fa dal buffet giuridico
Ojeda-Gutierrez-Espinoza, ex legali dei bananeros affiliati alla
Asotraexdan, cercando di salvare i disastri che avevano commesso in passato,
con numerosi errori che avevano portato al fallimento negli Stati Uniti
delle prime sentenze.
L'idea era quella di perseguire legalmente la Dole nei paesi dove questa
impresa aveva proprietà.
Tale azione era stata immediatamente rifiutata dalla maggior parte dei
bananeros, reputandola come una nuova invenzione dei loro ex avvocati per
salvarsi la faccia dopo il disastro che avevano commesso e a causa del quale
oltre il 75% dei bananeros li aveva abbandonati.
Giunge oggi un ennesimo fallimento del buffet giuridico diretto da Walter
Gutierrez che però, ancora una volta e in modo sospettoso, serve alla Dole
per attaccare le richieste degli ex lavoratori e lavoratrici.
Intanto il presidente della Asotraexdan, Victorino Espinales, ha dichiarato
che "la posizione della Dole è nuova, in quanto rifiuta l'ipotesi di un
accordo e lo lega alla revoca della Legge 364. Questo fatto mette allo
scoperto quello che già ci avevano anticipato da più parti e cioè che
all'interno del Parlamento nicaraguense c'erano alcuni deputati e tra poco
sapremo anche i nomi, che stavano trattando con la Dole per riformare o
abrogare la legge. La nostra marcia li ha presi alla sprovvista e li ha
costretti ad uscire allo scoperto e quindi, oggi più che mai, resteremo qui
fino a quando non verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale l'inviolabilità
della 364, sancita già nella risoluzione del Parlamento del novembre 2002 e
negli Accordi del Raizòn del marzo 2004. Domani mattina (venerdì 4 marzo per
chi legge) presenteremo il Disegno di legge per la Pensione.
Durante la giornata di oggi si è fatto presente nel nostro accampamento il
Ministro dell'Agricoltura e Presidente della Commissione Interistituzionale,
Augusto Navarro, portando un messaggio del Presidente che si dichiara
preoccupato per quanto sta accadendo.
A stento abbiamo trattenuto la gente che ha reagito in modo violento quando
l'ha visto arrivare. L'unica cosa che abbiamo richiesto è che si organizzi
immediatamente una riunione congiunta tra Presidenza e Asamblea Nacional per
affrontare le nostre richieste".
La Ciudadela del Nemagòn, intanto, sta lentamente organizzandosi ed è
continuo l'arrivo di gente, nonostante il sole a picco e il calore intenso
di Managua.
Anche la società civile sta cominciando a muoversi e sarà fondamentale il
suo apporto a sostegno di questa lotta.
Peace Link, 4 marzo 2005
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N.B. se volete essere cancellati da questa lista scrivete a
altragricoltura at italytrading.com



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