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p.c. Argentina, dichiariazione dell'Unità Internazionale dei Lavoratori
Argentina,
dichiariazione dell'Unita' Internazionale dei Lavoratori
"Facciamo appello ai governi di Cuba e del Venezuela .... "
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Date sent: Thu, 10 Jan 2002 11:33:39 +0100
Subject: Argentina, dichiariazione dell'Unita' Internazionale dei Lavoratori
La rivoluzione argentina commuove il mondo
Il movimento operaio e i popoli del mondo seguono
quotidianamente e con entusiasmo i fatti rivoluzionari dell'Argentina.
I lavoratori ed il popolo argentino hanno dimostrato, ancora una volta,
che il potere della mobilitazione delle masse è colossale e che si
possono sconfiggere i governi marionette dell'imperialismo e del FMI.
L'indizione dello stato di assedio e la repressione scatenata, che ha
provocato 29 morti, non sono riusciti a contrastare il torrente della
mobilitazione.
L'insurrezione operaia e popolare del 19 e del 20 di dicembre,
rimarrà nella storia come "el Argentinazo" che ha spazzato via il
governo pro-yankee di Fernando De La Rúa e di Domingo Cavallo. Il 19 la
ribellione popolare è iniziata, di mattina, con saccheggi di massa nei
supermercati del Gran Buenos Aires, Rosario e dei quartieri più
popolati della stessa Buenos Aires. Nella stessa mattinata ci sono
state anche manifestazioni e scontri fra la polizia e docenti e
impiegati statali nelle città di La Plata e Córdoba. Tra le masse
aleggiava il desiderio di recarsi alla Plaza de Mayo. A mezzogiorno il
MST e gruppi di Izquierda Unida si sono ritrovati a Plaza de Mayo ma
non c'è stata una partecipazione massiccia. Il detonatore è stato il
discorso di De La Rúa che, alle dieci della sera, decretava lo stato
d'assedio e richiamava alla calma. A partire da quel momento, in tutti
i quartieri di Buenos Aires e del Gran Buenos Aires, la gente ha
iniziato a uscire con pentole, piatti di metallo, tamburi, fischietti,
barattoli di latta e tutto quello che aveva a portata di mano e che
serviva per fare rumore; poi ha iniziato a camminare verso la Plaza de
Mayo. Senza che nessuno l'avesse convocata. All'una di notte la Plaza
era gremita di gente. Al grido di "Che se ne vadano!" la gente ha
continuato ad arrivare. Anche la piazza di fronte al Parlamento si è
via via riempita. All'una e mezza si è saputo che Cavallo si era
dimesso. Questa notizia è stata accolta con festeggiamenti come se
l'Argentina avesse vinto il campionato mondiale di calcio. "E adesso
che si dimetta De La Rúa!" è stata la risposta. Alle due di notte è
iniziata la repressione con gas e pallottole di gomma. La gente
inizialmente ha ripiegato ma poi è tornata alla carica con pietre, ha
costruito barricate e acceso fuochi per contrarrestare il lancio di
lacrimogeni. Scene simili si sono ripetute al Parlamento. Gli scontri
sono andati avanti fino alle quattro di notte e alla fine la polizia si
è ritirata. Si calcola che siano scese in piazza quasi 600 mila
persone. Il 20 di dicembre è stato determinante per la caduta del
governo. La gente ha iniziato a concentrarsi fin dalla mezza mattinata
in Plaza de Mayo. La polizia ha attaccato con tutti i mezzi. Perfino
con la cavalleria. Questo ha provocato un duro scontro nelle strade e
nei viali che sfociano nella storica piazza. E' stata una battaglia
campale che è durata quasi tutto il giorno. Migliaia di giovani
rispondevano ad ogni carica della polizia, che non ha potuto avanzare
per più di 100 metri verso la rotonda della Plaza. Sei giovani sono
stati assassinati dalla polizia. Alla fine De La Rúa si è dimesso.
La rivoluzione trionfa scacciando a calci questo governo. Si
forma in seguito l'effimero governo del Partido Justicialista di
Rodríguez Saá. Questo governo batte ogni record: è durato sette giorni.
Il 28 di dicembre un nuovo "cacerolazo" di migliaia di manifestanti
riempie la Plaza de Mayo affrontando un'altra volta la repressione e
spazza via il nuovo governo. Questa volta le masse vanno oltre. Un
gruppo ha cercato di dare alle fiamme il Parlamento Nazionale. Altri
sono arrivati alle porte della Casa Rosada (sede del governo) e ne
hanno dipinto le pareti. Le masse sono scese per le strade per
protestare contro un ulteriore inganno politico e per ripudiare il
governo di Saá che pretendeva di continuare a rubare gli stipendi ed i
risparmi del popolo. "Che se ne vadano tutti" e "Senza peronisti e
senza radicali, vivremo meglio" faceva coro la moltitudine. Queste sono
state due delle parole d'ordine centrali di migliaia e migliaia di
lavoratori, casalinghe, giovani, pensionati, impiegati, piccoli
commercianti e professionisti che sono scesi in piazza in massa. In
questo modo hanno espresso l'odio generalizzato verso i partiti ed i
politici che governano l'Argentina per saccheggiarla al servizio del
FMI, le banche e le multinazionali. Le masse hanno ignorato perfino
tutte le dirigenze sindacali del movimento operaio argentino, che si
trovavano "sotto al letto" mentre le masse scendevano in piazza
ignorando lo stato d'assedio che aveva decretato De La Rúa. D'altra
parte, si è iniziato a vedere nella sinistra un'alternativa politica
per un'ampia fascia di popolazione.
La caduta di De La Rúa e di Rodríguez Saá è stato il risultato
di un lungo processo di lotta degli ultimi anni che si è manifestato in
sette scioperi generali, scioperi di docenti, di statali y di altre
corporazioni, blocchi di strada da parte dei disoccupati ed ogni tipo
di mobilitazione popolare.
La rivoluzione operaia e popolare ha avuto un trionfo dopo
l'altro. Per questo sono milioni nel mondo quelli che vedono che il
popolo lavoratore argentino sta tracciando un cammino ed un esempio da
seguire. Per l'imperialismo e per quelli "che stanno in alto" è stato
un grave colpo. E ancora di più quando l'imperialismo nord americano ed
i suoi alleati dell'Unione Europea volevano dimostrare, con la loro
criminale aggressione al popolo dell'Afganistan, di essere imbattibili.
In Argentina hanno subito una forte sconfitta. In America Latina si
sono già avuti gli antecedenti del "Caracazo", le dimissioni di Collor
de Mello in Brasile, di Bucaram e Mahud in Ecuador e di Fujimori in
Perú sempre grazie alle mobilitazioni rivoluzionarie. Ma in Argentina
il colpo è ancora più duro perché questo era il paese modello
dell'imperialismo e del FMI. Era l'esempio delle "riforme
strutturali" , del "successo" del modello privatizzatore e della
presunta "crescita" economica. Oggi loro stessi riconoscono che
l'Argentina è in bancarotta. Con uno dei debiti esteri più alti del
mondo, con milioni di disoccupati e di affamati. Ma i lavoratori ed il
popolo argentino hanno detto "Basta!", sono scesi nelle piazze a
migliaia con pentole, scioperi, blocchi stradali e gli affamati hanno
saccheggiato i supermercati.
Il governo di Duhalde, ex vicepresidente di Menem, cercherà di
frenare la mobilitazione rivoluzionaria. Per questo cerca di essere un
governo di unità nazionale borghese, non solo del Partido
Justicialista. Perciò include ministri della "Alianza" (UCR e il
centrosinistra del Frepaso) e conta sull'avvallo dell'imperialismo e
dei governi come quello di Cardoso in Brasile. Ma le nuove misure del
governo sono state rifiutate dalle masse, sorgono le assemblee di
quartiere e si preparano nuovi "cacerolazos".
L'imperialismo e i suoi governi marionetta nel mondo tremano al
solo pensiero che altri popoli intraprendano lo stesso cammino di
questa ribellione delle masse. Ma il loro timore maggiore è che la
rivoluzione argentina, oggettivamente anticapitalista, non venga
sconfitta ed anzi si incammini verso una dura lotta dove si metta in
discussione la questione del potere dei lavoratori e del popolo.
Perciò è necessario operare per la nascita di nuove organizzazioni
operaie e popolari di lotta e per un nuovo impulso rivoluzionario in
Argentina.
In questi compiti è impegnata la nostra sezione argentina, il
Movimiento Socialista de los Trabajadores (MST), membro della Izquierda
Unida, che propone l'unità della sinistra e dei rivoluzionari e un
governo dei lavoratori e della sinistra. Il MST ha avuto un ruolo molto
importante nella ribellione popolare. Da alcune settimane sosteneva la
necessità di scendere in piazza per fare un "Argentinazo". I suoi
militanti nei vari barrios sono stati parte attiva dei cacerolazos. Uno
dei primi gruppi ad arrivare nella Plaza de Mayo il 19 dicembre , è
stato il MST, guidato dai suoi dirigenti Juan Carlos Giordano e la
deputata Vilma Ripoll. In quelle giornate rivoluzionarie, la sede
centrale, ubicata in una vecchia ed ampia casona del quartiere San
Telmo (molto vicino alla Plaza de Mayo), si è convertito in un animato
luogo di incontro per centinaia di lavoratori e di giovani che andavano
e venivano durante i cacerolazos e gli scontri. Vari dei militanti sono
stati vittime della brutale repressione.
Occorre, inoltre, la solidarietà internazionale dei lavoratori
e dei popoli per circondare di appoggio il movimento operaio e popolare
argentino perché possa sostenere questo primo trionfo rivoluzionario,
di fronte a qualunque tentativo di manovra dell'imperialismo e per
avanzare verso i cambiamenti di fondo reclamati dai lavoratori e dal
popolo.
Dalla UIT-CI e le sue organizzazioni facciamo appello, per la
più ampia unità d'azione, alle organizzazioni che si proclamano
antimperialiste, della sinistra, sindacali, studentesche, contadine e
popolari per dare impulso all'appoggio e alla solidarietà con la lotta
del popolo argentino contro il governo Duhalde, il FMI e
l'imperialismo. Proponiamo l'unità per convocare i popoli del mondo ed,
in particolare, quelli latino americani, perché seguano l'esempio
argentino e perché si preparino a scendere in piazza, a fare
cacerolazos, scioperi generali, mobilitazioni di massa per affrontare e
sconfiggere i governi marionetta dell'imperialismo e del FMI. Tutti i
popoli latino americani stanno affrontando lo stesso nemico: i piani di
fame e arresa all'imperialismo e al FMI, il debito estero, e il
tentativo di imporre l'ALCA. Occorre appoggiare e difendere la
sospensione del debito estero, imposta dalla mobilitazione
rivoluzionaria, perché si estenda a tempo indeterminato. Che non si
ripeta la farsa dell'Ecuador dove, dopo aver sospeso i pagamenti, il
governo ha siglato nuovi accordi con il FMI. Il governo di Duhalde sta
preparando la stessa cosa.. Facciamo appello ai governi di Cuba e del
Venezuela perché diano impulso al movimento continentale contro il
pagamento del debito e contro l'ALCA, perché chiamino a formare un
fronte di paesi debitori contro questo pagamento e per dare alimento e
lavoro dignitoso ai popoli. Proponiamo la più alta unità anche per
chiedere le indagini necessarie ed il castigo dei colpevoli per la
morte dei 29 manifestanti assassinati dalla repressione.
Una delle grandi opportunità per creare questo movimento di
solidarietà con la rivoluzione operaia e popolare argentina, per
fronteggiare l'imperialismo e la globalizzazione capitalista, è la
riunione del Social Forum Mondiale di Porto Alegre di fine gennaio.
Facciamo appello a tutte le organizzazioni che convocano e che vi
partecipano, al PT Brasile e al movimento brasiliano dei Senza Terra,
alle organizzazioni sindacali, contadine e studentesche, per coordinare
un piano di azione internazionale di appoggio alla lotta dei lavoratori
e del popolo argentini contro l'imperialismo e il FMI.
Viva la rivoluzione operaia e popolare argentina!
In difesa del non pagamento del debito estero!
Per un Fronte di paesi debitori contro il pagamento!
Per il castigo per coloro che hanno ordinato ddi assassinare 29 manifestanti!
Per la Seconda e definitiva Indipendenza Latino americana!
Segreteria Internazionale della UIT-CI
5 gennaio 2002
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