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p.c. L'insostenibile pesantezza della repressione
- To: "ANTIMP Firenze 21/10" <posta@tuttinlotta.org>
- Subject: p.c. L'insostenibile pesantezza della repressione
- From: "glr" <glr.y@iol.it>
- Date: Wed, 5 Dec 2001 01:05:58 +0100
- Priority: normal
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Date sent: Tue, 27 Nov 2001 21:14:41 +0100
From: El Paso
Subject: documento
L’insostenibile pesantezza della repressione
E' sotto gli occhi di tutti il progressivo inasprimento e allargamento
del controllo sociale, che col passare degli anni si dota sempre più di
nuovi strumenti e di nuovi metodi.
Oggi ci troviamo nella condizione in cui non è più il solo poliziotto a
svolgere mansioni di controllo (pedinamenti, appostamenti, etc.) e
repressione ma gli sono state affiancate altre figure, che potrebbero
essere, ad esempio, un dipendente della Telecom o delle poste.
Il controllore di turno è stato inoltre dotato di strumenti
tecnologicamente avanzati come microspie, rilevatori satellitari,
microfoni direzionali, telecamere che lo aiutano sempre di più nel
suo schifoso lavoro.
Un posto di rilievo in questa opera di controllo e repressione lo
occupano anche i mass-media che, attraverso l'accanimento
periodico su determinate notizie, spianano la strada a tutte quelle
leggi che attaccano sempre più violentemente le già misere libertà
individuali, ricoprendo così un vero e proprio ruolo di avanguardia del
meccanismo repressivo.
Come non notare, infatti, che l'eccessiva attenzione mediatica su un
particolare fenomeno "criminale" precede sempre l'applicazione di
ulteriori leggi restrittive.
Un esempio potrebbe essere il martellamento operato un po' di
tempo fa sulla questione della pedofilia. Si era arrivati al punto che
sembrava che nessun bambino potesse più uscire da solo perché
orde di pedofili assatanati invadevano le strade di mezzo mondo. La
risposta dello stato non si fece attendere: poliziotti alle uscite delle
scuole, nuove leggi su intercettazioni telematiche, ostracismo sociale
con tanto di nomi pubblicati sui giornali.
Poi di punto in bianco siamo diventati tutti terroristi, in special modo
subito prima, durante e dopo il G8 di Genova, ed ecco le leggi che
prevedono l'allungamento a 24 mesi delle indagini preliminare e
della custodia cautelare, la proposta di applicare il 41 bis (carcere
duro) ai condannati per reati di terrorismo, le perquisizioni a tappeto
in tutta Italia per arrivare poi all'esecuzione di Carlo Giuliani a
Genova.
Se questo fenomeno era già di per se preoccupante, lo scenario che
si propone e si prospetta in quest'ultimo periodo è a dir poco
apocalittico.
Infatti ai nostri cari governanti è piovuta dal cielo un ricca manna,
sotto forma di aerei, che ha dato loro la possibilità di avviare una
nuova campagna di terrore globale che prevede l'utilizzo massiccio
di leggi speciali, arresti indiscriminati per tutti quelli che hanno un
colore della pelle diverso dal bianco e quindi sospetti, ulteriori
restrizioni della libertà personale e, ciliegina sulla torta, l'inizio di una
guerra santa (del bene sul male) che avrebbe addirittura lo scopo di
combattere e sconfiggere il così definito "terrorismo mondiale".
Adesso con il timore psicologico indotto all'opinione pubblica di
ulteriori attentati e del bioterrorismo a base di antrace, hanno
praticamente carta bianca per permettersi di massacrare migliaia di
afghani o di fare qualsiasi porcata senza nessun tipo di impedimento
politico e sociale.
Infatti tutti coloro che non si allineano al modello economico
occidentale e, conseguentemente, al suo sistema, vengono
considerati terroristi e vengono combattuti con ogni mezzo.
Di fatto a tal scopo la politica repressiva messa in atto contro chi si
ribella a questo stato di cose si allarga, intensifica e accomuna, in
questo momento storico, a quella contro il "musulmano terrorista"
(vedi le dichiarazioni di Bush e dello stesso Berlusconi).
Questa ennesima guerra di espansione imperialista, camuffata,
come abbiamo già detto, da lotta internazionale contro il "terrorismo
mondiale", nell'evolversi degli eventi viene sempre più ad assumere
connotati razzisti nel momento in cui identifica qualsiasi musulmano
come seguace di Bin Laden (vedi le indagini attualmente in corso sui
partecipanti o promotori delle varie organizzazioni religiose
islamiche sui territori internazionali).
Guerra religiosa e culturale quindi che, in effetti, malamente cela le
reali mire di interesse economico e militare.
Tutti sappiamo che le aberrazioni del regime talebano nei confronti
della popolazione afghana erano in atto prima del famoso 11
settembre senza che ciò disturbasse nessuno. Siamo tutti coscienti
del fatto che un eventuale regime guidato dall'Alleanza del Nord non
migliorerebbe di certo le condizioni culturali, economiche e politiche
di questo popolo. Così come sappiamo che Bin Laden e i Talebani
sono stati finanziati ed armati dall'America nel periodo della guerra
afghana contro l'Unione Sovietica: quindi essi stessi erano in un non
lontano passato, complici e uomini del potere americano. Quello
stesso potere che ancora oggi applica la pena di morte in nome
della giustizia dell'etica e della morale cristiana, che ammazza
migliaia di civili iracheni da più di dieci anni, che supporta e trae
profitti economici dall'industria delle armi in svariati conflitti mondiali,
non ultimo quello israeliano-palestinese.
Quello stesso potere che, alla faccia della tanto sbandierata e civile
libertà democratica, vieta (addirittura!) l'ascolto di canzoni contro la
guerra. Quello stesso potere che non si differenzia da nessun altro in
quanto avente le stesse bieche mire di accentramento, di dominio e
di ricchezza, fautore di leggi economiche per cui intere popolazioni
vengono affamate e/o sterminate da epidemie causate da
sperimentazioni farmaceutiche. Leggi regolate da organizzazioni
mondiali governative non riconosciute come terroriste ma che in
realtà lo sono pienamente, come per esempio il WTO o l'OMS.
Ed il potere, in questo preciso momento storico, ha necessità di
rafforzarsi militarmente, politicamente, culturalmente ed
economicamente in modo globale e territoriale e di incrementare
misure di controllo atte anche a garantire l'incolumità, l'impunità e la
tranquillità di chi detiene il potere: troppe conflittualità, troppo
dissenso, troppa merce in sovrapproduzione.
Ecco quindi che la guerra dell'Occidente nei confronti dei pericolosi
terroristi islamici serve, parallelamente ed in maniera evidente, a
giustificare tutte quelle azioni repressive, presentate all'opinione
pubblica come necessarie per sedare la paura dell'attacco terrorista,
anche contro i ribelli "nostrani".
L'opposizione a questi due "fenomeni" rappresenta il pilastro su cui
si basa l'attuale sistema repressivo occidentale, che anche grazie
all'utilizzo del terrore sociale generalizzato, crea le condizioni per la
promulgazione di leggi sempre più liberticide.
Le nuove leggi contro il terrorismo internazionale, infatti, nascondono
la volontà di applicare le stesse a qualsiasi forma di dissenso
radicale interno ad ogni stato.
Come prima accennato, per dare libero corso all'attuazione di leggi
come quella di cui sopra, viene utilizzato lo strumento mediatico che,
attraverso la diffusione continua ed assillante di messaggi pseudo-
culturali e sociali, tende a sottolineare ed esaltare la giustezza della
superiorità della civiltà occidentale rispetto a tutte le altre.
La paura del terrorista, o degli attacchi biologici, crea nell'opinione
pubblica una forte richiesta di sicurezza che viene prontamente
accontentata con una massiccia militarizzazione del territorio (è
recente la notizia che 4000 militari saranno impiegati per sorvegliare
obiettivi "sensibili" quali musei, aeroporti, ambasciate, uffici postali,
etc.) con l'installazione di centinaia di telecamere nelle città e anche
con l'utilizzo massiccio di leggi speciali.
Questo metodo ha accelerato ed esasperato un processo già in atto
che viene portato avanti dalla magistratura e dai reparti speciali della
polizia e dei carabinieri (Ugicos, ROS) attraverso l'utilizzo
dell'articolo 270 (associazione sovversiva), ed ultimamente con i
nuovi 270 ter e quater.
Molti di noi, infatti stanno vivendo sulla propria pelle le conseguenze
di questo metodo inquisitorio. Centinaia di anarchici e comunisti
sono indagati e molti processi sono in corso. Altre inchieste
aleggiano sulle nostre teste, non ultima quella portata avanti dalla
procura di Milano nei confronti di decine di anarchici accusati di
appartenere all'organizzazione "Solidarietà Internazionale" che ha
rivendicato varie azioni in appoggio alla lotta contro il FIES (regime
di carcere duro spagnolo).
Ci sono stati anche vari arresti, come ad esempio a Milano, dove tre
comunisti sono stati arrestati per aggressione a dei fascisti il 25
aprile scorso, a Roma dove altri tre sono stati arrestati con l'accusa
di aver compiuto vari attentati alle sedi D.S. durante la guerra in
Kosovo e ultima una compagna anarchica a Bergamo accusata
anch'essa di aver compiuto attentati.
Tutto ciò avviene anche con l'avallo e la collaborazione di una parte
di quel movimento che dichiara di combattere questo sistema: il
famigerato movimento dei vari Social Forum che a tutti gli effetti
ricopre il ruolo di controllore e mediatore, o almeno ci prova, di tutte
quelle forme spontanee di dissenso radicale e rivoluzionario.
Insomma una vera e propria nuova polizia che bisogna combattere
con la stessa determinazione con cui si combatte quella vecchia.
Il tentativo, chiaro e lampante, è quello di accerchiare ed isolare, per
colpire più facilmente, tutte quelle realtà che si oppongono in
maniera radicale al processo politico ed economico in atto.
E noi non possiamo rimanere in silenzio. La nostra risposta deve
essere quanto più immediata ed incisiva possibile, tenendo ben
presente che l'apparato repressivo è costituito da persone e strutture
contro cui è possibile opporsi.
Non possiamo agire in maniera meramente difensivistica, in quanto
perderemmo gran parte del nostro tempo a rintuzzare gli attacchi
repressivi senza, così, potere esprimere i nostri contenuti.
Bisognerebbe agire in maniera attiva e netta con lo scopo di rendere
sempre più incisiva la nostra lotta.
Per questo proponiamo e auspichiamo uno sviluppo e una crescita
dei rapporti interpersonali tra i compagni e tra le varie realtà che
permetterebbero di sviluppare, in maniera sempre più forte il nostro
modo di agire e altresì ci permetterebbero di dotarci di quegli
strumenti pratici e teorici che possano aiutare la nostra lotta.
gruppo anarchico per l'azione diretta globale
individualità anarchiche romane
Napoli, 27/11/01
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