Segnalo un articolo di Fausto Sorini su Liberazione del 13
ottobre che fa un quadro sintetico ed esauriente del perchè della guerra
imperialista statunitense, dei suoi obiettivi strategici, dei documenti e dati
che ne illustrano le origini e la natura. E' uno scritto che demolisce
efficacemente le teorie negriane e tutabianchiste dell'"Impero" consolidato e
globale e illustra la superficalità di una visione dello scenario mondiale
ridotto a un blocco capitalista omogeneo dal quale sono scomparse sia le
contraddizioni interimperialistiche, oggi invece più virulente che mai, seppure
momentaneamente ricondotte all'obbedienza alla massima potenza militare e
tecnologica del mondo, sia l'evoluzione in vari scacchieri di potenze regionali
antagoniste che gli USA puntano a sopprimere sul nascere, a partire dalla guerra
contro l'Iraq. Viene anche polverizzata l'affermazione della scomparsa degli
stati-nazione a favore di organismi internazionali invece sempre più indeboliti
(ONU, WTO, G7) e di una globalizzazione neoliberista in cui spadroneggerebbero
le compagnie anazionali transnazionali. Se un rilievo si può muovere
all'articolo è la mancata sottolineatura, forse per mancanza di spazio, della
sempre più scoperta contraddizione tra gli USA, impegnati a mantenere in piedi e
fedeli i gruppi vassalli dei paesi arabi del petrolio, anche a costo di
concessioni parziali ai palestinesi, e Israele che non rinuncia al suo
progetto espansionista e di dominio regionale nel quadro di un'egemonia sul
mondo occidentale. Una contraddizione accentuata dai legami del gruppo dirigente
USA con le compagnie petrolifere e delle grandi infrastrutture (da anni
propense a un "accomodamento" con l'Iraq), dalla competizione tra finanza
ebraica e finanza arabo-statunitense (vedi gli intrecci Bin
Laden-Bush-City), e dall'ormai travolgente spinta USA verso la conquista delle
risorse energetiche dell'Eurasia. E' evidente che il successo di questa
strategia ridurrebbe drasticamente il peso di Israele come cane da
guardia degli interessi capitalistici in Medio Oriente.
Quanto ai soggetti politico-sociali delle cui teorie
Sorini ha una volta di più evidenziato la debolezza analitica e progettuale, mi
preme rivolgere a tutti una semplice domanda: ma con chi diavolo abbiamo a che
fare? Abbiamo dovuto subire nella mesata prima di Genova le carnevalate
provocatorie di Casarini e delle tutebianche con quei proclami di guerra e
quelle sceneggiate di finti scontri, medievali catapulte, testuggini,
quadrilateri, scudi e bardature, che sono servite ai media per allestire
una campagna allarmistica funzionale alla militarizzazione dell'evento, con le
note conseguenze. Abbiamo dovuto subire il nonsense dell'ottocentesca
"disobbedienza civile" che sfonda verso la zona rossa, vanificata
dalla sorpresa berlusconian-statunitense dei carabinieri non disposti alle
pastette e coronata da totale fallimento, gommepiume, cartoni e giubbotti
nautici polverizzati nel primo fugone, teste di ignari fracassate. A
Napoli, poi, Agnoletto e Casarini, con più sicumera che mai, hanno
sentenziato che "il movimento non deve fare nessuna autocritica", affermazione
che suonerebbe proterva e sciocca addirittura in bocca a San
Francesco. Ne ha tratto incoraggiamento il giovane Caruso che, ripetendo
l'impresa per tutti catastrofica (salvo per il regime) delle tutebianche a
Genova, ha promesso "ceffoni" ai gurrafondai che avrebbero marciato nella
Perugia-Assisi. Naturalmente, una volta raggiunto l'effetto - il
terrorismo allarmista e la criminalizzazione degli anti-guerra da parte di media
ed autorità, lo spappolamento e le diatribe all'interno del movimento - anche
questa operazione "non-violenta" si è tramutata in "metafora". Qui di
metafora in metafora finisce che anche l'imperialismo USA che cannibalizza il
mondo diventa una metafora della reprimenda ai discoletti. Vorrei che mi si
spiegasse se tutto questo è infantilismo o provocazione e, inoltre, se non vi è
sufficiente maturità e serietà politica nel movimento per rendere innocui questi
autoproclamati portavoce che mi pare abbiano causato danni a sufficienza, a
partire dalla "globalizzazione dal basso" e dalla "democrazia municipale"
criptoleghista (ricordo sempre la loro condanna della nostra difesa della scuola
pubblica e la proposta di una "scuola territoriale"), funzionale
all'antistatalismo imperialista, fino all'uso costante di provocazioni che
si tramutano in metafore e ridicolizzano il più importante movimento di lotta
degli ultimi decenni. Avremmo potuto seppellire Dalema, Fassino, Dini, Rutelli e
bombaroli vari sotto un Vajont di fischi e improperi sacrosanti. Ora, quella
metafora che da giorni alleggia sulla marcia, ha irrobustito i tonfa, caricato
le armi "non letali", ribadito l'esistenza dei "cattivi" (no, non le
tutebianche, care ai media. Gli antimperialisti e i comunisti) e
dato fiato alle trombe dei criminalizzatori e repressori. E noi partiamo di
nuovo con ai piedi una zavorra che ci potrà "tagliare le gambe"un'altra
volta. Complimenti e, per favore, basta con la violenza dei non-violenti
che agevola la violenza dei violenti in grisaglia e divisa. Siamo
seri.
Fulvio Grimaldi .
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