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50 studenti di Como a Sarajevo



Una cinquantina di studenti comaschi delle scuole superiori
sono partiti sabato scorso da Cantu' in pullman con destinazione
Sarajevo, dove soggiorneranno per una settimana. Si tratta degli
alunni del liceo classico <Volta> di Como, del liceo scientifico
<Terragni> di Olgiate comasco, del liceo d'Arte di Cantu' e delle
magistrali <Carlo Porta> di Erba.
Scopo della missione, organizzata dal <Coordinamento comasco per
la pace> e dall'associazione <Sprofondo> che fa capo a don Renzo
Scapolo, quello di visitare i luoghi segnati da una delle piu' cruente
guerre della storia dell'umanita' e di farsi ambasciatori di pace
nei confronti delle famiglie che stanno lavorando alla ricostruzione
della capitale della Serbia. <Durante il loro soggiorno - ha spiegato
durante la conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa Claudio
Bizzozero, presidente del Coordinamento per la pace che raggruppa
associazioni di 37 comuni della provincia di Como - i ragazzi potranno
rendersi conto personalmente di cosa sia una guerra e delle tracce che
lascia sul territorio e nelle persone>. Gli alunni sono attualmente ospiti,
a coppie, di famiglie di religione prevalentemente musulmana che 
stanno lavorando insieme ai volontari locali di Sprofondo per
ricostruire Sarajevo. Durante la loro permanenza visiteranno i quartieri
della citta', si recheranno nelle sedi delle associazioni di volontariato
per rendersi conto della loro opera e si recheranno negli ospedali
psichiatrici dove sono ricoverate le persone piu' segnate dalle
violenze della guerra. Il loro rientro e' previsto sabato prossimo
e coincidera' con il rientro definitivo di don Scapolo a Valmorea (Co),
sede di Sprofondo, dopo cinque anni di permanenza a Sarajevo.
Alcuni giorni prima della partenza, ho chiesto personalmente ad
alcuni studenti del liceo Volta di inviare un reportage quotidiano
del loro soggiorno.
Questa e' la loro prima testimonianza, inviata domenica dopo il loro
arrivo a Sarajevo, e pubblicata sul numero di oggi del quotidiano
<<Il Corriere>> di Como. Nei prossimi giorni postero' quelle
successive.
Fabio Germinario

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Sarajevo, 31 ottobre 1999

Dopo venti ore di estenuante viaggio, giungiamo finalmente in città sotto
le rovine di Oslobodenje, lo storico giornale che non ha cessato l'attività
neanche nel pieno corso della guerra. Lo spettacolo che ci viene presentato
è sicuramente d'impatto; lungo il tristemente famoso viale dei cecchini
giacciono infatti i resti di quello che è il simbolo della libertà di
parola e, di fianco, i ruderi della casa degli anziani, altro storico
edificio martirizzato dal tiro di mitragliatrici e cannoni. E' proprio
nello spiazzo di fronte all'antica sede di Oslobodenje che veniamo accolti,
o meglio sconvolti, da don Renzo Scapolo, figura di egemonico carisma
all'interno dell'associazione Sprofondo, vero faro per molte delle famiglie
disagiate di Sarajevo. Con la sua guida veniamo portati tra i quartieri
maggiormente colpiti dalla guerra, le ferite dei quali sono ancora ben
visibili: fa un certo effetto vedere panni stesi tra le finestre distrutte,
spesso prive anche dei vetri. Sarajevo stupisce soprattutto per questo, per
l'impassibilità, forse solo apparente, con cui la popolazione convive con
le più esplicite testimonianze della distruzione e dell'accanimento di un
popolo verso l'altro. Stupisce il comportamento nei confronti della
ricostruzione, solerte per quel che concerne il palazzo del ghiaccio e
assente per monumenti storici quali i palazzi governativi o per importanti
strutture come la stazione. Anche camminando per il bel centro storico
sconvolge la naturalezza nei confronti delle forze armate, ancora
massicciamente presenti, o la normalità con la quale si beve il caffé alle
spalle di un cimitero musulmano. Speriamo di capire meglio la situazione
sia attraverso l'ottima accoglienza fornitaci dall'associazione, sia con
l'esperienza diretta nelle famiglie che ci ospiteranno, perché al primo
impatto Sarajevo appare come una donna stupenda visibile solo attraverso
spesse tende, senza cioé poter cogliere i veri lineamenti di una tale
bellezza.
                               i ragazzi da Sarajevo
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    " ... La memoria conta veramente - per gli individui,
    la collettivita', le civilta' - solo se tiene insieme
    l' impronta del presente e il progetto  del futuro,
    se permette di fare senza dimenticare quel che si voleva fare,
    di diventare senza smettere di essere,
    di essere senza smettere di diventare..."

    (Italo Calvino, Osservatorio del Signor Palomar -
    I lotofagi, Corriere della Sera, 10 agosto 1975)