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Il galateo e la politica



Caro Marco,

da alcuni giorni volevamo esprimerti il disagio della redazione di "G&P" per
il livello degradato della polemica scoppiata nella lista sulla Jugoslavia,
che sempre abbiamo apprezzato come tutto il lavoro di PeaceLink. Gli impegni
politici particolarmente pesanti dell'ultimo mese ci hanno impedito di farlo
con tempestività e intanto è apparso il 5 marzo un tuo intervento al
riguardo, seguito da uno di Martocchia.
Il tuo testo conferma quanto il nostro disagio fosse fondato e cerca di
rimettere "in carreggiata" un dibattito deragliato non certo per colpa tua.
Tuttavia lo fa a nostro parere con silenzi e omissioni che non potevano non
offrire spunto alle strumentalizzazioni e alle proteste degli interventi
successivi.
In particolare ci pare riflettere più un desiderio che una realtà la tua
affermazione secondo cui "nonostante tutto" il dibattito sarebbe rimasto
finora "nei limiti dello scambio di idee anche se fatto con toni accesi".
In effetti tali limiti sono stati ampiamente superati da Grimaldi (non nuovo
alla cosa, se è vero che qualche anno fa "Un Ponte perŠ" e "Liberazione"
dovettero prendere le distanze dalle sue diffamatorie insinuazioni sui
Berretti Bianchi). Nei suoi interventi - tolti gli insulti, le
autocelebrazioni del suo "perfetto comunismo", la diffamazione degli
avversari come agenti di Soros o della Cia, il millantato credito di
rappresentare il sentire di "tutto il partito" della Rifondazione comunista
- resta poco. Anzi niente di cui discutere.
Ma qui sta il punto. C'è del metodo, cioè un senso politico, in questa
follia.
Tacerlo, quasi si trattasse di questioni attinenti il galateo e non la
politica, non poteva non ingenerare equivoci tanto più che il tuo messaggio
è apparso insieme a uno di Martocchia il quale, valendosi anche dell'aura di
"imparzialità" creata dal suo imprecisato ma insistito "accordo" col
moderatore, voleva proprio sostenere questa tesi.
Martocchia interviene infatti, un po' come nel gioco "poliziotto
buono-poliziotto cattivo", a spiegare con tono cattivante, "ragionevole" e
viperino (per usare le sue stesse parole), che se qualcuno, neppur nominato,
ha reagito con "scatti e accuse trancianti", non utili o "controproducenti"
rispetto a un pubblico poco edotto - insomma con una caduta di stile -, il
responsabile del trambusto in rete è però Ferrario, reo di aver voluto "far
scoppiare il caso" oltre che di non essere "jugoslavista".
Il che è un modo di rovesciar la frittata, poiché ciò che ha degradato e
reso "politicamente" infrequentabile la lista non è lo scontro anche aspro,
in corso da tempo nell'area pacifista o antimperialista, sulla valutazione
da dare del regime di Milosevic, dell'indipendentismo albanese, di come
operare nei Balcani e perfino dei rapporti con Kalajic ecc. Tale scontro,
che vede "Guerre&Pace" in dissenso radicale con l'area (a sua volta
composita) di Martocchia, Grimaldi ecc. ma anche, su singole questioni, con
altri gruppi o compagni (e con lo stesso Ferrario) non è per sé un fattore
di cui scandalizzarsi, e può anzi servire a far avanzare la riflessione
collettiva.
E' invece intollerabile il "modo" con cui Grimaldi e altri singoli o gruppi,
collocati nella sua area di riferimento (come dimostrano anche altri
interventi girati in questi giorni su varie liste), conducono tale scontro
trattando gli avversari da "sorosiani", "agenti della Cia", "legati ai
servizi" e idiozie del genere. E' poco interessante sapere se lo fanno
perché a corto di argomenti (come parrebbe nella disputa su Kalajic), o
perché si considerano i depositari dell'antimperialismo doc. Sta il fatto
che non si tratta di "scortesie" ma di un metodo di lotta politica, che
consiste nel diffamare le persone anziché discutere i loro argomenti e che è
sfociato, durante gli anni Trenta, nelle "purghe" staliniane.
A noi pare che, pur evitando qualsiasi censura, tali comportamenti
provocatorî vadano condannati esplicitamente quando si manifestano,
esprimendo solidarietà  al "bersaglio" di turno (nello specifico Ferrario e,
per incidens, i Berretti Bianchi), senza che questo significhi condivisione
delle sue opinioni politiche, ossia senza che venga meno la indispensabile
imparzialità del moderatore nel "merito" delle varie posizioni espresse dai
partecipanti alla lista.
Con i piùfraterni auguri di buon lavoro
Walter Peruzzi e il collettivo redazionale di "Guerre&Pace"