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Jugoslavia e antagonisti



L'OPPORTUNISMO EQUIDISTANTE
NELL'ERA DEL TALLONE DI FERRO

Se fossimo degli stalinisti dogmatici, di quelli, per intenderci, che citano
Stalin anche parlando dei cambiamenti climatici, non potremmo che essere
contenti del fatto che appena qualcuno si muove contro l'imperialismo viene
subito tacciato di essere stalinista. Ma noi non siamo come Ferrando, che da
bravo trotzkista dogmatico, addebita allo stalinismo le responsabilità di
ciò che succede in Jugoslavia ed anche in Iraq. Noi pensiamo che per leggere
seriamente la realtà bisogna fare una disamina seria e magari spietata della
stessa, liberandosi però una volta per tutte dai paraocchi, che un
ideologismo sterile ci ha messo davanti.
Veniamo al dunque. Nessuno ha mai pensato che Milosevic fosse un comunista
DOC e tantomeno l'ultimo baluardo dell'ideale socialista. Probabilmente, in
una situazione internazionale diversa, saremmo stati i primi ad essere
contro di lui. Ma non siamo in un mondo comunista e senza imperialismi.
Siamo in un mondo, che, dopo la caduta del muro, è sotto il tallone di ferro
dell'impero unico delle multinazionali USA. Impero unico, che da più di un
decennio si muove secondo uno schema di disintegrazione della geo-politica
preesistente, onde favorire la nascita del mondo, che viene definito
globalizzato con un ossimoro, che nasconde la parcellizzazione degli Stati
(per esempio l'Europa delle regioni e lo sconvolgimento del continente
africano), in questo modo più facilmente asservibili all'Impero.
Siamo perfettamente consapevoli delle responsabilità di Milosevic nella
disintegrazione della federazione jugoslava. Ma paragonare Milosevic a
Tudjiman è segno di grave miopia politica. Infatti il "nazionalismo" di
Milosevic era, sì, fomentato dalla Nato e dagli USA in particolare, ma era
un nazionalismo interno, nel senso che mirava esclusivamente a cambiare i
rapporti di forza fra i vari stati all'interno della federazione, anche a
causa delle spinte secessioniste degli altri stati. I nazionalismi di
Tudjiman e degli altri, infatti, miravano apertamente alla disintegrazione
dello stato federale ed all'asservimento dei vari stati ai subimperialismi
europei (Croazia, Slovenia, Montenegro ed ora anche Vojvodina) e panturchi
(Bosnia, Kosovo e, a breve, Macedonia ed anche alcune regioni meridionali
della Serbia).
Lo scoppio delle guerre di questo decennio ha portato ad un'inversione del
ruolo di Milosevic. Infatti si è subito capito, che Milosevic, utilizzato in
una primissima fase, diventava inutile, anzi diventava un ostacolo ai
disegni dell'imperialismo, non solo per un problema di di conquista di nuovi
mercati, ma anche e soprattutto per la posizione geografica della Serbia.
Non per citare ancora una volta cose che da tempo ripetiamo, ma i veri
motivi delle divergenze tra gli USA, che appoggiano Djindic e quei gruppi
del DOS, che vorrebbero ulteriori disintegrazioni della Jugoslavia, e
l'Unione Europea, che appoggia Kostunica, più che geografici, sono
geopolitici ed economici. Infatti, mentre gli USA premono per la via turca
al petrolio del Caucaso e al gas del Turkmenistan, L'unione Europea
preferirebbe la via russo-bulgara (corridoio 8) che la renderebbe più libera
dal controllo USA.
Non è un caso che proprio in questi giorni, Putin auspicava che i contatti
tra Russia ed Europa si evolvessero verso una progressiva integrazione. Ma
se qualcuno ricorda, le dichiarazioni di Milosevic durante la guerra del
Kosovo, erano anche esse improntate in funzione europeista contro
l'allargamento dell'influenza turca e quindi USA nell'area.
Quindi il problema Milosevic non è legato a ultimi baluardi di un ipotetico
socialismo, ma al problema della lotta contro l'Impero amerikano. Infatti è
indubbio che, appoggiando gli USA nella guerra dei Balcani, gli Europei
avranno, sì, conquistato quote di mercato, ma sicuramente hanno perso la
possibilità di creare un'Europa forte economicamente e politicamente, in
grado di porsi come alternativa credibile all'Impero amerikano.
Il controllo politico, militare ed economico di tutta la zona sud orientale
dell'Europa, tramite la Turchia e paesi satelliti, impedisce di fatto la
creazione di un 'Europa politica ed allontana di molto la possibilità di
un'Europa dei popoli. Essa verrà confinata per molto tempo in un  ruolo
economico-finanziario, oltretutto subalterno agli USA.
La figura di Kostunica, su cui hanno ripiegato gli Europei, è la
dimostrazione lampante di ciò. Infatti, pur rilasciando dichiarazioni
roboanti sull'intoccabilità del Kosovo e sui rapporti  col Montenegro, egli
dimostra sempre di più di non riuscire a controllare i suoi potenti alleati,
che di fatto gli hanno imposto le nuove elezioni a dicembre di un
parlamento, regolarmente eletto appena un mese fa. Se "l'europeo" Kostunica,
nello scenario politico attuale in Jugoslavia, potrebbe avere un pò di
libertà di azione rispetto ai suoi "alleati" filoamericani, magari
appoggiandosi ai socialisti, quale potere potrà avere nel prossimo futuro,
visto il clima di violenza e intimidazioni che Djindic e i suoi accoliti
stanno mettendo in campo?
E' inutile rigirare la frittata. Quello del 5 ottobre è stato, che sia
d'accordo o meno Ferrando, un vero e proprio colpo di stato, pianificato da
tempo dagli USA con l'utilizzo di basi dei paesi limitrofi alla Jugoslavia.
Quelle elezioni erano segnate. Come giustamente, ma troppo tardi, Milosevic
denunciava il 2 ottobre, quelli del DOS avevano già pronto in tasca il
proclama di vittoria ed erano già pronti ad assaltare Belgrado e il
parlamento. Come si spiega altrimenti il fatto che lo "stalinista dittatore"
Milosevic non sia stato in grado di usare la forza contro un'opposizione
violenta e golpista? Era chiaro da tempo, che erano in atto grandi manovre
americane per comprare l'esercito e gli apparati militari. Alla faccia del
grande dittatore stalinista, che strano a dirsi, aveva solo l'appoggio
popolare, visto che nelle uniche elezioni non truccate, quelle del
parlamento, i partiti che lo appoggiavano hanno avuto la maggioranza.
Ma il golpe ha avuto successo, con grande soddisfazione non solo dei nostri
"sinistri di governo", ma anche dei "ridenti" rifondaroli e dei movimentisti
"antagonisti", che da tempo hanno scelto una politica "equidistante", che
oggettivamente ha favorito l'impero USA. Una volta si condannava la guerra
del Golfo, attaccando però il sanguinario Saddam, e c'è stata non solo la
guerra, ma anche 10 anni di embargo; poi la guerra dei Balcani e si facevano
manifestazioni al grido "Clinton, Milosevic assassini" e c'è stata la
pulizia etnica in Kosovo con la cacciata di 200.000 serbi e ROM. Adesso il
golpe in Jugoslavia e fra le "risate" di Curzi e i "nè...nè..." di Ferrando
si bruciano le sedi dei partiti della sinistra jugoslava e si "normalizzano"
gli operai della Zastava.
Quando, e già si comincia, nuovi UCK prenderanno le armi contro il governo
macedone nel nome della grande Albània, cosa faranno i nostri movimentisti?
Attaccheranno anche lo "stalinista" presidente della Macedonia? Molti stanno
perdendo la testa. Per la paura di essere accusati di parzialità prendono
posizioni che favoriscono l'avanzata dell'Impero. Così si salvano la faccia
a scapito di milioni di persone globalizzate a forza.
Vi ricordate quando ci fu una grande mobilitazione contro il
"socialimperialismo sovietico" che era intervenuto in Afganistan? Il
risultato è sotto gli occhi di tutti: i talebani foraggiati dal Pakistan
(grande ambasciatore dell'impero USA nell'area) hanno preso il potere, e non
ci sembra che hanno portato la libertà: chiedete alle donne afgane quale
riconoscenza abbiano per i nostri movimentisti. Questi all'epoca si sono
dimostrati "equidistanti" tra i due blocchi e hanno sostenuto la guerriglia
afgana. Ma adesso quale grado di mobilitazione stanno promuovendo per le
donne afgane?
E che fine hanno fatto tutti quelli che urlavano contro la "pulizia etnica"
di Milosevic, quando la pulizia etnica, vera stavolta, l'hanno portata
avanti nei confronti di serbi e ROM i fascisti NATO dell'UCK? Probabilmente
tentavano di organizzare sit-in davanti all'ambasciata della Russia, che era
intervenuta in  Cecenia contro i separatisti, armati e spalleggiati dai
talebani e dai lupi grigi turchi. Allora l'equidistanza dei nè...nè... non è
nemmeno equidistanza. Significa parteggiare, perlomeno oggettivamente, per
una parte ben precisa. Se si è equidistanti nello scontro fra Davide e
Golia, è inutile prendersi in giro, vuol dire che si tifa per Golia. Se
l'equidistanza era sbagliata, come abbiamo visto per l'Afganistan, quando
c'erano i due blocchi, è imperdonabile ora che siamo in presenza di un unico
impero, quello americano. Ed è inutile nascondersi dietro la frase fatta
della costruzione di un autentico movimento rivoluzionario, che farà
giustizia di tutto, perchè nel mentre questo fantomatico movimento
rivoluzionario in costruzione, fa le sceneggiate degli scontri finti con la
polizia nelle scadenze mediatiche organizzate dai comitati d'affari
dell'Impero, il potere unico si rafforza e si espande col loro oggettivo
beneplacito.
Adesso la situazione si fa maledettamente più difficile. Non solo perchè
l'Impero ha eliminato un altro ostacolo sul suo cammino, ma anche perchè
molti ancora non hanno imparato la lezione. Nelle basi turche gli
anglo-amerikani si apprestano ad attaccare nuovamente l'Iraq, con la
motivazione ufficiale del mancato rispetto della no fly zone. In realtà si
vuole dare una risposta alla violazione dell'embargo da parte dei paesi
arabi e della Russia (un analogo tentativo europeo è stato bloccato sul
nascere). Probabilmente la parola tornerà alle armi ed ancora i nostri
movimentisti tacciono. Urge un'inversione di tendenza. E' ora di lasciar
perdere l'equidistanza: sarebbe un suicidio politico vedere manifestazioni
anti-Saddam o "risate" in caso di ipotetico golpe in Iraq.
I giochi non sono ancora fatti, anche perchè il mondo è pieno di situazioni
esplosive: Palestina, Colombia, Paesi Baschi. Anche in Jugoslavia,
d'altronde, la situazione non è ancora normalizzata. Ma bisogna reagire con
decisione all'espansionismo dell'Impero. Non basta, anzi potrebbe diventare
una farsa, rincorrere il nemico alle rituali scadenze celebrative:
Mobiltebio, Praga o altro. Bisogna mobilitarsi per impedire al nemico di
spazzar via con le armi le sacche di resistenza al suo dominio, anche se
queste non sono l'ultimo baluardo del socialismo.

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