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La fabbrica del consenso (Fwd)
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From: "Ass. Culturale Punto Rosso - Vicenza" <puntorosso@inwind.it>
Sent: Wednesday, October 18, 2000 11:50 PM
Subject: La fabbrica del consenso
LA FABBRICA DEL CONSENSO
Sono tutti d’accordo: l’incendio del Parlamento jugoslavo e la sconfitta di Slobodan Milosevic sono un "trionfo per la democrazia". L’ha detto Bill Clinton. Cosi’ come George Bush, Dick Cheney, Madeleine Albright, Al Gore e i Capi di Stato Maggiore del Pentagono. Cnn, Nbc, Cbs e "Time Magazine" hanno fatto lo stesso.
Cosa c’e’ che non va in questa immagine idilliaca? Vediamo con ordine.
A Seattle, Washington, Philadelphia,Los Angeles e Praga i manifestanti sono stati gasati, bastonati, mitragliati con proiettili di gomma e detenuti per giorni in celle stracolme. I media li hanno chiamati "rivoltosi" e "vandali".
Ma in Jugoslavia la Cia e il Dipartimento di Stato hanno esortato "l’opposizione" a boicottare il secondo turno delle elezioni, a marciare sulle citta’ e ad attaccare gli uffici governativi.
Negli Stati Uniti, se un candidato accetta donazioni dall’estero commette un reato. Ma Washington ha dato centinaia di milioni di dollari alla " Opposizione Democratica Serba" di Vojislav Kostunica prima delle elezioni del 24 settembre.
L’anno scorso gli Stati Uniti e altri paesi Nato tempestarono la Jugoslavia di bombe e missili per 78 giorni. Distrussero case, scuole e ospedali. Uccisero e mutilarono migliaia di persone, fra cui centinaia di bambini. I media e i politici statunitensi ed europei giustificarono questi crimini di guerra con una campagna di menzogne che demonizzo’ tutti i serbi, applicando con estrema perizia le metodologie che gia’ i nazisti tedeschi avevano usato con gli ebrei.
Ora i politici e i generali che ordinarono i bombardamenti e i media che li giustificarono, rivendicano a se’ il ruolo di "Campioni dei diritti del popolo serbo".
Slobodan Milosevic non e’ certo un rivoluzionario come Fidel Castro o Che Guevara. Anzi, probabilmente e’ un ladro, un mafioso e un intrallazzatore; comunque niente a che vedere con l’immagine di "dittatore fascista" costruita ad arte dai mass media del pensiero unico.
Bene, pur non essendo un comunista, agli occhi di Washington ha la stessa colpa dei manifestanti di Seattle e Praga: ha detto di no al Nuovo Ordine Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale.
Sotto la guida del Partito Socialista Serbo, della Sinistra Unita e del Partito Socialista Popolare Montenegrino, la Jugoslavia ha rifiutato di entrare nella Nato o di accettare i dictat dell’Fmi. Ha resistito alle privatizzazioni e alla "libera circolazione dei capitali" richiesta da Wall Street.
Per queste ragioni - e solo per queste- la Jugoslavia e’ stata colpita da otto anni di guerra e sanzioni economiche dagli Stati Uniti e dalla Nato. Contemporaneamente i media hanno dato vita alla piu’ grande campagna disinformativa e menzognera della storia.
E Kostunica?
Il 27 settembre, all’insaputa della gran parte dei loro stessi sostenitori, i leaders della "Opposizione Democratica" made-in-Usa si sono incontrati con i rappresentanti del Fmi e della Banca Mondiale a Sofia, in Bulgaria. In quell’occasione si sono accordati sul punto che, se avessero preso il potere, avrebbero privatizzato l’industria, licenziato i lavoratori "in esubero" e smantellato il sistema sanitario gratuito. Questa e’ una verita’: in Jugoslavia c’e’ un sistema di assistenza sanitaria gratuito. E l’Fmi vuole che venga smantellato.
Sono le stesse misure che hanno devastato Bulgaria, Romania, le repubbliche ex sovietiche, paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina. Sono il prezzo per il sostegno di Washington.
Kostunica ha rifiutato con arroganza il secondo turno elettorale. Temeva che se avesse vinto – un grande "se"- la maggioranza parlamentare socialista avrebbe bloccato i programmi dell’Fmi. Kostunica e la Cia hanno voluto prendere il potere con la forza per intimidire e scompaginare il parlamento, il Partito Socialista Serbo e i suoi alleati. Hanno voluto mandare un chiaro messaggio a tutti coloro che nell’Europa dell’est vogliono resistere a Washington e a Wall Street, e l’hanno fatto per mezzo di una classica operazione della Cia.
Nel 1993 la Casa Bianca appoggio’ Boris Yeltsin nella decisione di mandare i carri armati a bombardare il Parlamento russo quando questo rifiuto’ di accettare la "terapia" del Fondo Monetario. Furono massacrati in centinaia, e Clinton e le "democrazie" occidentali parlarono anche in quel caso di un "trionfo della democrazia".
Il Pentagono, il Dipartimento di Stato e la Cia hanno decenni di esperienza nell’abbattere governi indipendenti. L’hanno fatto in Iran (1953), Guatemala (1954), Congo (1961), Guyana (1962), Indonesia (1965), Ghana (1966), Cile (1973), Argentina (1976), Romania (1989), Bulgaria (1990) e Albania (1991).
In Indonesia la giunta militare insediata dalla Cia massacro’ quasi un milione di persone (quasi tutti militanti comunisti) nel nome della "democrazia". Il "New York Times" chiamo’ quella carneficina "un barlume di luce in Asia".
Lo schema e’ sempre lo stesso: con embarghi e blocchi commerciali si causano pesanti privazioni alla popolazione del paese bersaglio. Si crea una "opposizione" filo-statunitense e la si imbottisce di dollari. Si promette che se vincera’, la gente potra’ fare una vita "normale".
Sappiamo che tutto cio’ e’ una grande menzogna. Il Fmi e la Banca Mondiale sono agenzie della distruzione. Mirano a distruggere tutti i sistemi economici che non sono controllati da Wall Street. Quando prendono il controllo di una nazione, la vita peggiora sempre. Ad esempio, i lavoratori bulgari adesso devono vivere con 56 cents al giorno.
I media hanno stabilito che in Jugoslavia i giochi sono finiti. Ma il governo filo-Usa che si e’ insediato a Belgrado non potra’ adempiere al suo mandato neoliberista senza usare la forza.
Il nuovo movimento contro la globalizzazione ha il dovere di stare con tutti coloro che nel mondo combattono l’ingiustizia, dalla Colombia allo Zimbabwe e alla Palestina. E con che in Jugoslavia e nell’Europa dell’est stanno resistendo alla tirannia della Nato e del Fondo Monetario.
Bene, fin qui i fatti, basati sull’autorevole analisi dell'International Action Center di New York. Ma va fatto un passo in piu’ verso la comprensione.
Sappiamo tutti del ruolo determinante dei media nel costruire un’immagine distorta del mondo. La loro potenza e’ tale che sono riusciti a far apparire la recente uccisione di tre agenti israeliani infiltrati da parte della popolazione palestinese come un "barbaro linciaggio", equivalente quindi ai massacri indiscriminati che da giorni Israele conduce con carri armati ed elicotteri contro un popolo soggiogato da decenni.
E se sono riusciti a farlo in un caso cosi’ semplice e solare, una questione di bianco e di nero, con i torti tutti da una parte e le ragioni tutte dall’altra, non c’e’ da sorprendersi che ci riescano quando le vicende sono piu’ complesse.
Cio’ che sorprende e’ che ci siano "compagni" o comunque persone dotate di strumenti interpretativi diversi da quelli del "grande fratello", che cadono nella trappola ideologica costruita dai media.
Lasciamo stare la posizione vicina a Otpor e Radio B2-92 (che hanno pubblicamente dichiarato di essere finanziati dallo speculatore finanziario e consigliere della Casa Bianca George Soros) di Casarini e i suoi: la loro "equidistanza" durante i bombardamenti sulla Jugoslavia e’ sempre stata inaccettabile. Probabilmente i sostenitori del "ne’ con – ne’ con", cosi’ come hanno messo sullo stesso piano la certezza e l’enormita’ della barbarie della Nato con le probabili malversazioni di Milosevic, avrebbero accusato di "usura" gli ebrei perseguitati dai tedeschi sessant’anni fa.
Ma assai piu’ grave e’ l’atteggiamento della sinistra italiana, ed in particolare dei suoi due quotidiani: "Il Manifesto" e "Liberazione".
Per il primo c’e’ poco da dire: due prime pagine come "A furor di popolo!" e "Una rivoluzione" dicono gia’ tutto, si tratti di "allineamento" o di "perdita della bussola".
A questo, l’organo ufficiale di Rifondazione Comunista aggiunge la censura dei reportage di Fulvio Grimaldi nei giorni del "golpe democratico" e la posizione (tutta del responsabile esteri Ramon Mantovani, ma di conseguenza di tutto il partito) circa l’equivalenza nazionalismo-fascismo.
L’accodamento di queste testate alla logica del pensiero unico rende ancora piu’ difficile una visione obiettiva del mondo; attuare cioe’ un mutamento di prospettiva, quello che gli psicologi chiamano "riorientamento gestaltico", in cui dove si era sempre vista un’ochetta si vede ora un coniglio.
Forse tutti costoro dovrebbero leggersi un bel libro del corrispondente da Mosca de "La Stampa", Giulietto Chiesa, che da un punto di vista assolutamente neutro fa un’analisi puntuale di cio’ che ci aspetta se l’Impero continuera’ indisturbato il suo cammino distruttivo ("Roulette russa", Guerini e Associati, 1999).
Ma forse e’ gia’ sperare troppo da chi non legge niente da anni.
Ass. Culturale Punto Rosso di Vicenza
Collettivo Spartakus
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Giorgio Ellero
<glr_y@iol.it>
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