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Relazione Belgrado



Interventi di pace per l'eliminazione della guerra
SEGRETERIA BERRETTI BIANCHI
cell. 0338/7635059
E-mail:bebitartari@ftbcc.it
Internet: http://www.peacelink.it/users/berrettibianchi/

Ambasciata di pace di Belgrado
Relazione sull'attivita' 30/5 - 23/6/



Progetti:
Bogutovac: Il vecchio direttore della scuola di Bogutovac, sig. Djurovic è
attualmente in pensione, sostituito nelle sue funzioni dal sig. Milkovic.
Djurovic ha comunque lasciato trasmesso le "consegne" sulla situazione del
gemellaggio con l'Istituto Comprensivo Primo Levi di Verona e non ci
dovrebbero essere problemi di nessun genere. Il pacco proveniente dalla
Primo Levi e' rimasto purtroppo a lungo in giacenza presso la sede di
Belgrado della Croce Rossa Jugoslava, ma il direttore ne era stato
informato ed era previsto che entro la fine dell'anno scolastico arrivasse
a destinazione (la segreteria scolastica resta comunque aperta fino a fine
mese).

Ho informato il nuovo direttore della possibilita' di consegnare alla
scuola i 4 computer donati dalla PUBLISERVICE di Empoli tramite
l'interessamento di Carla Latini ma anche delle difficoltà, ancora da
risolvere, legate al trasporto e al software da installare. La scuola
riaprirà il primo di settembre. Aspetto notizie al riguardo.

Aleksinac: Nelle scorse settimane ho ripreso i contatti con la scuola "Aca
Milojevic" di Aleksinac e consegnato al direttore, sig. Petrovic, le
lettere dei bambini della scuola di Camaiore. I bambini di Aleksinac erano
gia' stati preavvertiti e stavano lavorando alle risposte in inglese.
Percio' le lettere da Aleksinac sono state inviate nei giorni
immediatamente successivi, come previsto (all'indirizzo privato di Licio
Lepore, che ha seguito la pratica del gemellaggio).

Il direttore, persona squisita, ha ribadito che la sua scuola non ha
assolutamente bisogno di aiuti umanitari di alcun genere. In effetti il
governo jugoslavo ha investito abbondantemente nel rinnovo della citta'
dopo i bombardamenti, anche per il valore di simbolo assunto da Aleksinac
come città martire. Ho ricevuto al riguardo del materiale, cartaceo e su
CD-ROM, sui danni prodotti dalle bombe nato nel distretto. Testi in inglese
e in serbo-croato, ma le immagini si commentano da sé... Cerchero' di
farvelo avere.

Valjevo: Per quanto riguarda il progetto di gemellaggio tra Valjevo e il
comune di Scandicci non ho nessuna notizia. Spero non si sia nuovamente
insabbiato e attendo notizie da chi se ne sta occupando in Italia. La
direttrice dell'istituto di Valjevo, sig.ra Nikolic, mi ha fatto sapere che
verso la fine di luglio Riccardo Luccio dovrebbe fare visita a Valjevo.
Fatemi sapere se ci sono novità.

Anche a proposito delle richieste avanzate a suo tempo dalla direttrice,
lettini e/o giocattoli chicco, vorrei sapere se si e' deciso qualcosa (i
preventivi erano già stati inviati nelle relazioni precedenti).


Contatti:
Gruppo di sostegno ai profughi di Zemun: Nelle scorse settimane ho fatto
visita al centro di sostegno ai profughi e alle ragazze madri di Zemun. Si
tratta di uno dei famosi laboratori decentrati messi in piedi in questi
mesi dalle Donne in Nero. In realtà non c'è un legame diretto tra le due
associazioni, se non per il tramite di Rada Zarkovic, coordinatrice del
centro di Zemun e attivista delle D.I.N.

Il centro lavora coi profughi provenienti dalle ex Krajne, dalla Bosnia e
con quelli arrivati dal Kosovo dopo i bombardamenti. Tra le attività del
gruppo vi è, ovviamente, il sostegno psicologico ai profughi, ma anche alle
ragazze madri in difficoltà (c'è persino un ragazzo padre...), assistenza
nei rapporti con le autorità, aiuto nel reperire medicinali. Parallelamente
a questo, il gruppo ha messo in piedi un laboratorio artigianale dove gli
"utenti" del centro lavorano alla produzione di tappeti, borse in stoffa
etc. Si tratta, oltre che di un modo di dare un "impiego"a persone
altrimenti ridotte a totale passività, anche di una forma di
autosostentamento del centro e dei suoi utenti/volontari. I manufatti così
prodotti, vengono poi smerciati nel piccolo negozietto che il centro stesso
gestisce a Zemun. Ma ovviamente il mercato è qui molto limitato, sia a
causa della crisi economica, sia per il generale disinteresse della
popolazione verso il proprio patrimonio folclorico (si tratta di prodotti
realizzati in genere rispettando colori e disegni tradizionali serbi).
Insieme con Rada, abbiamo pensato di cercare di estendere la
commercializzazione di questi prodotti alla rete di commercio equo e
solidale italiana. Per fare questo, oltre che di consigli e pareri, avrei
bisogno anche di qualche aiuto logistico. So che le due principali catene
di commercio Equo e solidale in Italia sono "Altroconsumo" e "Commercio
Equo&Solidale". Avrei però bisogno di ottenere informazioni sul modo per
contattarli, la loro mail o anche soltanto un indirizzo o recapito
telefonico. Al centro di Zemun, nel caso in cui l'idea prendesse spessore,
si potrebbero aggiungere molti altri laboratori di sostegno ai profughi,
sparsi un po' per tutto il paese e facenti capo a diverse ONG locali.

Il nostro ruolo sarebbe ovviamente solo quello di fare da tramite e di
individuare in loco alcuni di questi gruppi.

Operazione Colomba:Nei giorni scorsi sono stati a Belgrado anche i ragazzi
della Operazione Colomba. Insieme abbiamo preso una serie di nuovi contatti
e avviato alcuni interessanti progetti comuni.

1) Radmila Lazic: Poetessa di rilievo, intellettuale, membro permanente del
PENCENTAR (il club serbo degli scrittori), Radmila Lazic ci ha dipinto un
quadro della situazione attuale piuttosto sconfortante, non tanto o non
solo per la repressione di regime sulle voci di dissidenza (che comunque
esiste, anche se concentrata su base etnica), quanto per il conformismo
dilagante negli stessi circoli intellettuali della capitale. Lo stesso
PENCENTAR - ci ha spiegato - al momento dell'arresto di Flora Brovina
(poetessa albanese, pacifista, impegnata nel movimento femminile delle
donne del Kosovo, condannata a dodici anni di prigione per "sostegno alle
attivita' terroristiche dell'UCK") esitò ad impegnarsi pubblicamente contro
questo arresto pretestuoso e strumentale. Radmila Lazic, in quanto poetessa
e femminista, fu inizialmente la sola a prendere una posizione di netta
condanna dell'accaduto. Trovandosi, per qualche tempo, isolata in seno alla
propria stessa associazione, che le aveva dato mandato di seguire il
processo, ma astenendosi da rilasciare dichiarazioni pubbliche....Il
problema, a suo avviso, non è soltanto la paura del regime, ma il timore
del "politicamente scorretto" alla serba. Ovvero, secondo molti
intellettuali locali, sarebbe politicamente scorretto impegnarsi a difesa
di un'albanese, sia pur di rilievo quale Flora Brovina, finché la questione
dei serbi del Kosovo non sia risolta.

2) OTPOR: Dei ragazzi di OTPOR si sa quasi di più in Italia che in Serbia.
Ad ogni modo, OTPOR e' soprattutto un movimento giovanile (ma al suo
interno sono impegnate persone di età diverse), nato in ottobre 1998 nel
corso di alcune manifestazioni studentesche a partire dalle facoltà di
lettere, legge e economia (vedi documenti allegati). Più che di un
movimento unitario, in realtà si tratta ormai di una rete di gruppi diffusi
capillarmente in diverse città grandi e piccole della Serbia. Gruppi
coordinati fra di loro in attività di sostegno reciproco, ma indipendenti
gli uni dagli altri quanto a progettazione di iniziative e "spessore"
politico. Al momento OTPOR è presente coi suoi rappresentanti in 124 città
e in 57 di queste ha una propria sede ufficiale. 40.000 membri,
prevalentemente studenti (stando ovviamente alle loro dichiarazioni). Le
città dove sono più massicciamente e visibilmente presenti sono Belgrado,
Nis, Kragujevac, Novi Sad, Uzice. In 16 mesi di attività i membri di OTPOR
arrestati anche solo per qualche giorno, sono stati oltre 1200 e
attualmente 2 studenti di Pozarevac sono in attesa di processo.

Simbolo del movimento è il famoso "pugno serrato" (ma si tratta di un
movimento non violento per statuto).

Le cinque dita del pugno rappresentano i cinque elementi su cui i membri di
OTPOR fanno affidamento nella loro resistenza al regime: 1) loro stessi, 2)
la coalizione "opposizione unita" (non i singoli partiti di opposizione, ma
il coordinamento unitario in cui sono riuniti), 3) la rete di ONG locali,
4) i sindacati indipendenti 5) figure di rilievo pubblico che li vogliano
sostenere (intellettuali e personaggi pubblici in genere).

Dalla sua, OTPOR ha una grande creatività, che lo rende visibile e
interessante, molto più vitale nelle sue iniziative rispetto a
un'opposizione asfittica e che perde ogni giorno di credibilità. Non di
rado OTPOR stesso funge da stimolo all'opposizione istituzionalizzata nel
proporre idee nuove. La debolezza del movimento, è invece una certa
immaturità politica (anche anagrafica...) e, a mio avviso, qualche problema
di penetrazione nei diversi strati sociali del paese.

Soprattutto, ciò che rischiano i ragazzi di Otpor è di scomparire, spazzati
via da un'ondata di repressione nemmeno troppo violenta, non appena cali la
popolarità interna e internazionale di cui oggi godono.

Si tratta comunque di un movimento che non va lasciato a se stesso. Con
Giampiero Cofano e i volontari dell'Operazione Colomba ci siamo impegnati
ad aiutarli nell'elaborazione del loro sito in Italia (esiste già un sito
di OTPOR in serbo, uno in inglese, e sono in preparazione quelli in altre
lingue). Personalmente, mi occuperò della traduzione dei testi, mentre i
volontari della Operazione Colomba si faranno carico della apertura del
sito stesso (probabilmente appoggiandoci a PEACELINK). Il motivo per cui ci
e stato chiesto di aprire un sito "italiano" oltre che in italiano è
appunto il timore di una ondata di repressione. Nel caso in cui il sito
jugoslavo di OTPOR venisse chiuso forzatamente, il movimento potrebbe
comunque appoggiarsi a quello italiano.

3) Gruppo obiettori di coscienza: I gruppi che in Serbia portano avanti il
discorso dell'obiezione di coscienza sono diversi, ma tutti piuttosto
embrionali. Uno di questi fa capo, come per molte altre iniziative, alle
Donne in Nero, che offrono il proprio sostegno alla causa e, dato non
irrilevante, la propria sede per gli incontri settimanali del gruppo. In
realtà, quella degli obiettori non è un'associazione reale, ma un gruppo di
persone, perlopiù giovani, impegnati nel diffondere l'idea stessa
dell'obiezione di coscienza come diritto. Organizzano incontri pubblici in
diverse città della Serbia, soprattutto al sud, dove si è sentito di più il
peso dei richiami alle armi nel corso della guerra in Kossovo e dove
maggiore è stato perciò il numero delle vittime. Purtroppo le loro
iniziative mancano al momento di sistematicità (ma hanno già pubblicato un
loro bollettino mensile). Si tratta comunque di una delle poche realtà
impegnate direttamente in questo campo (un po' tutte le ONG parlano di
obiezione di coscienza, ma nessuna a quanto pare ha un impegno specifico
nel campo). Attraverso di loro, cercherò di ottenere qualche dato più
preciso sul numero degli obiettori presenti in Jugoslavia (in realtà sono
pochissimi, data la scarsa diffusione del concetto stesso di obiezione e
disubbidienza civile) e su quello dei disertori. Molti di questi, a quanto
abbiamo saputo, dopo essere espatriati clandestinamente per sfuggire al
richiamo, sono tuttora ospitati in campi collettivi in Ungheria e Bosnia,
in attesa che i governi occidentali decidano se concedere loro l'asilo
politico oppure no.

Sarebbe interessante, sempre in collaborazione coi volontari
dell'Operazione Colomba, ottenere più dati al riguardo e organizzare una
campagna di informazione in Italia per quanto riguarda il diritto d'asilo
e, in Serbia, per quanto riguarda il diritto all'obiezione. In questo
ultimo caso si tratta semplicemente di appoggiare i gruppi già esistenti e
offrire loro il proprio aiuto (che ci è stato richiesto), magari
organizzando insieme il famoso incontro di educazione alla non violenza, o
invitando alle loro iniziative obiettori italiani che portino la propria
testimonianza

Breve aggiornamento sulla repressione nei confronti delle ONG locali: Per
il momento tutto tace. La polizia da qualche giorno non si presenta più
dalle Donne in nero (ma l'inchiesta non può dirsi archiviata, se non altro
perché nessuno sa quale ne fosse la ragione ufficiale). E non ho notizie di
altre ONG visitate.

Mercoledì prossimo si dovrebbe comunque svolgere una manifestazione di
protesta, alla quale prenderanno parte membri delle 3 ONG vittime del
controllo di polizia (stesse modalità, interrogatorio del responsabile del
gruppo, ispezione finanziaria ufficiale, ma senza capi d'accusa dichiarati)
e vari altri gruppi.

Non sarà comunque una manifestazione "di massa". A Belgrado per lo meno, un
po' tutte le ONG versano infatti in condizioni di isolamento piuttosto
serie.

Come contattare l'Ambasciata di pace di Belgrado

Maurizio Renesto
Centro per l'Amicizia fra i popoli
Bokeljska Ul., 1
11.000 Beograd
JUGOSLAVIA

Tel. +381/11/3440983
Mob. +381/63/592068
E-mail: belgrado_berretti@yahoo.com

maurizio