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Notizie Est #306 - Macedonia
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- Subject: Notizie Est #306 - Macedonia
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Sun, 27 Feb 2000 15:50:00 +0100
- Posted-Date: Sun, 27 Feb 2000 16:01:59 +0100
- Priority: normal
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NOTIZIE EST #306 - MACEDONIA
27 febbraio 2000
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MACEDONIA: LE DIVERGENZE TRA I POLITICI ALBANESI
[Seguono due brevi pezzi sulle svolte "moderate"
e "radicali" dei partiti politici albanesi di
Macedonia e, in fondo, un articolo su nuove voci
di un'imminente crisi militare nei Balcani, voci
questa volta provenienti da Skopje. Per chi
segue meno da vicino la politica macedone,
ricordiamo che il PDP (Partito del Progresso
Democratico) e' il partito albanese ex
"moderato", gia' facente parte della coalizione
con i socialdemocratici sotto la presidenza di
Gligorov, mentre il DPA (Partito Democratico
degli Albanesi) e' il partito albanese ex
"radicale", attualmente nella coalizione di
governo guidata dalla VMRO-DPMNE. I termini
"moderato" e "radicale", in questo contesto,
sono pressoche' privi di contenuto effettivo.]
I RADICALI DIVENTANO MODERATI, I MODERATI
DIVENTANO RADICALI...
di Aleksandar Comovski - ("Forum", 11-24
febbraio 2000)
"Nessuno mi puo' impedire di lottare per la
federalizzazione della Macedonia, con tutti i
mezzi legali e attraverso le istituzioni del
sistema". Questa dichiarazione e' stata
rilasciata da un esponente del PDP, Naser
Ziberi, dopo avere ricordato che i "suoi", ai
tempi, non avevano votato la Costituzione, anche
se e' assolutamente chiaro a chiunque che i
deputati di tale partito avevano partecipato a
tutte le fasi della sua preparazione e del suo
"confezionamento".
Una settimana prima di questa dichiarazione, il
leader del DPA, Arben Xhaferri, ha detto la sua
dalle onde della radio di stato macedone.
Riguardo all'attuale fase della sua attivita' di
partecipante al governo, e' stato inusualmente
categorico: "Noi (il DPA) non siamo per la
federalizzazione o la secessione dalla
Macedonia. Lo dico sebbene sappia che cosi' mi
espongo a dei problemi politici". Solo alcuni
mesi fa, il candidato a presidente del DPA,
Muarem Nexhipi, avviava furiosamente la campagna
con cinque priorita', prima tra le quali era la
richiesta per il popolo albanese di diventare
elemento costituente dello stato macedone,
seguita da quella dell'introduzione del
multilinguismo nelle comunicazioni ufficiali,
differenziandosi cosi' dalla "linea moderata"
del suo concorrente albanese, Muahmed Halili, e
della sua proposta di federalizzazione culturale
della Macedonia. Il risultato era stato una
secca sconfitta del PDP e la vittoria del
dentista di Bitola nella competizione
interalbanese per ottenere i voti degli albanesi
della Macedonia.
Nel panorama delle attuali mosse e prese di
posizione strategiche dei due gruppi
parlamentari albanesi e' ancora di fresca
memoria l'iniziativa di Aliaz Sabriu, che nel
dibattito sul bilancio ha chiesto che quest'anno
il Tesoro stanzi 5 milioni di marchi per il
finanziamento dell'"Universita' di Tetovo ". E
affinche' il mimetismo politico fosse completo,
questa proposta del PDP non e' stata sostenuta
dal DPA al governo, sebbene proprio in questi
giorni il leader del DPA avesse dichiarato che
e' necessaria una legalizzazione del campus
universitario di Tetovo, in modo tale da fare
si' che cessassero le rivalita' "in entrambi i
campi nazionali, mirate a dimostrare chi e' il
maggiore patriota".
["Forum" prosegue constatando i voltafaccia
continui, riguardo all'universita' parallela,
dei vari leader albanesi, con l'unica eccezione
di Fadil Sulejmani, rettore dell'universita',
che negli anni scorsi e' stato anche in
carcere]. A differenza degli esponenti di
partito, Sulejmani e' rimasto coerente nel suo
storico impegno accademico, anche se agli occhi
del DPA e del tandem Arben Xhaferri-Menduh Thaci
rappresenta sempre piu' un ostacolo, soprattutto
per il secondo dei due. La coppia ha espresso
apertamente la propria opposizione e la propria
animosita' nei confronti del "rettore" e di
parte del corpo professori dell'universita' di
Tetovo.
La formazione di una nuova e'lite intellettuale
tra gli albanesi di Macedonia rappresenta un
pericolo per il monopolio sulla memoria e sugli
schemi ideologico-filosofici con il quali il
DPA, in qualita' di partner della coalizione di
governo, copre i propri molto piu' pragmatici
interessi finanziario-politici. La tendenza alla
deintellettualizzazione del partito al governo
ha cominciato a manifestarsi con l'emarginazione
dei due sindaci [di Gostivar e Debar] Osmani e
Demiri. Va notata anche la silenziosa messa
nell'ombra di Adelina Marku, nel momento in cui
le vengono aperte le porte di Harvard. Lo stesso
annuncio della formazione di un nuovo partito -
l'Alleanza Democratica degli Albanesi - al quale
si prevede che passera' anche una parte del
Consiglio degli intellettuali del DPA, e' stata
accolta da Xhaferri con la dichiarazione,
rilasciata alla radio macedone, di non sapere
nemmeno chi sono i promotori della nuova forza
politica. Egli ha aggiunto che "agli albanesi
bastano due partiti, e ogni ulteriore
frammentazione costituira' una minaccia per le
priorita' nazionali". La terza dimensione
dell'impoverimento intellettuale e' stata
rilevata dal pubblicista Kim Mehmeti su
"Dnevnik", il quale ha scritto che i due
quotidiani in lingua albanese, "Fakti" e
"Fljaka", diffondono informazioni sulla messa
all'indice di alcuni intellettuali albanesi, il
cui elenco e' stato messo a punto da Menduh
Thaci. [...]
L'UNIVERSITA' DI TETOVO E LA POLITICA DEGLI
ALBANESI DI MACEDONIA
di S. K. ("Dnevnik", 19 febbraio 2000)
[Riguardo all'universita' "parallela" di Tetovo,
il cui status rimane pienamente irrisolto,
ricordiamo che sono stati avanzati negli ultimi
anni alcuni progetti, come quello del
commissario UE Max van der Stoel, che ne
prevedeva la statalizzazione, ma solo come
istituto superiore affiliato all'universita' di
Skopje e destinato alla formazione degli
insegnanti di lingua albanese per le scuole
medie e superiori, o quello, sempre UE, di una
sua trasformazione in istituzione privata con
finanziamenti internazionali, destinata tuttavia
unicamente alla formazione di quadri manageriali
e diplomatici ("Nova Makedonija", 13 novembre
1998; "Balkanite", ottobre 1999). Per molti, la
sua esistenza avrebbe perso di significato,
vista l'attuale prospettiva che l'universita' di
Pristina possa tornare a funzionare regolarmente]
Per il rettore [dell'universita' parallela di
Tetovo - N.d.T.] Fadil Sulejmani, ma anche per
il PDP, l'unica situazione accettabile e' che
l'universita' di Tetovo diventi statale, ma a
quanto si dice, il DPA ha gia' deciso che ormai
Sulejmani e la sua e'quipe hanno "fatto il loro
tempo". [...] In occasione della riunione
solenne per l'apertura di un nuovo edificio
dell'universita' a Tetovo, [Sulejmani] ha detto
che l'unica soluzione accettabile e possibile e'
quella di mettere l'universita' sotto la tutela
dello stato, a pari condizioni con le
universita' di Skopje e di Bitola. Una richiesta
simile e' quella, avanzata dal PDP, che lo stato
garantisca il finanziamento dell'universita' di
Tetovo dal proprio bilancio. Tale partito e'
disposto ad accettare anche le varianti secondo
cui l'universita' per un periodo determinato
verrebbe finanziata dalla comunita'
internazionale, oppure attraverso appositi fondi
internazionali, ma solo nel caso in cui lo stato
si impegnera' ad assumersi successivamente il
suo finanziamento.
Il DPA finora e' piu' prudente. Il suo leader
Arben Xhaferri dice che prima deve essere
presentata una nuova legge per l'istruzione
universitaria e che solo dopo si potra' passare
alla realizzazione delle decisioni che tale
legge consentira'. Secondo Xhaferri, per la
preparazione di una legge compatibile con gli
standard europei, e' indispensabile che
all'interno del Ministero dell'educazione venga
formata una commissione nella quale vengano
integrati tutti i segmenti della societa'
interessati. Cio' deve avvenire in
collaborazione con la commissione europea. Della
decisione che verra' adottata, ritiene Xhaferri,
dovranno essere soddisfatti tutti i gruppi
etnici del paese. [...] Ma Sulejmani afferma
categoricamente che gli albanesi non
accetteranno una nuova decisione, se non quella
dell'universita' come istituzione statale. "Alle
soluzioni che vengono proposte, gli albanesi
possono rispondere con l'obiezione fiscale
direttamente a favore dell'universita' di Tetovo
e la conseguenza sara' che essa continuera' a
funzionare nella sua attuale forma", afferma
Sulejmani. [...] Alla cerimonia inaugurale del
nuovo edificio mancavano i nomi piu' noti del
DPA, un fatto che ha alimentato le voci secondo
cui i dirigenti di tale partito ancora una volta
abbiano fatto capire a Sulejmani e al suo gruppo
che ormai hanno "fatto il loro tempo" e devono
andarsene. Sulejmani ha dichiarato che "se e'
necessario, sono pronto ad andarmene, ma
l'universita' sotto la mia direzione sta dando
buoni risultati".
TAMBURI DI GUERRA?
(da MILS News, 25 febbraio 2000 e altre fonti)
Anche in Macedonia, come gia' in Albania e poi
sui mezzi di comunicazione internazionali, hanno
cominciato a diffondersi voci su un'imminente,
nuova crisi militare nei Balcani. A volte
sembrano di carattere del tutto gratuito, come
quando il 19 febbraio il quotidiano di Skopje
"Dnevnik" pubblica un lungo articolo (il primo
"allarmistico" pubblicato nel paese) su un
presunto imminente coinvolgimento della
Macedonia in un conflitto armato, il cui spunto
e' una frase assolutamente banale pronunciata
dal segretario della NATO Robertson in visita a
Skopje: "sono venuto a ringraziarvi per quello
che [la Macedonia] ha fatto in relazione alle
attivita' della NATO l'anno scorso e quest'anno,
e per tutto quello che bisognera' fare in futuro
per la stabilita' della regione". Sempre
"Dnevnik", pubblicava due giorni dopo un
articolo con indiscrezioni su operazioni
congiunte del ministero degli interni macedone e
della NATO ai confini con l'Albania e con il
Kosovo (sulla catena montuosa della Sar
Planina), per "interrompere i canali di
rifornimento di armi e reclute destinati all'UCK
in Kosovo", indiscrezioni smentite dal ministero
degli interni macedone, mentre il maggiore
Craven, per la NATO, ha piu' genericamente
affermato "di non essere a conoscenza di azioni
comuni con la NATO". In seguito, l'esistenza di
pattuglie miste "istituzionalizzate" macedoni-
KFOR e' stata negata, ma la KFOR ha ammesso che
se ne prevede la creazione e che il primo passo
e' stata la conduzione di operazioni miste sulla
Sar Planina. Il 25 febbraio, l'agenzia macedone
MILS ha riportato una serie di notizie
concatenate in maniera piuttosto strana. Si
segnala innanzitutto che il ministro del lavoro
e dell'assistenza sociale della Macedonia,
Bedredin Ibrahimi, ha annunciato che il governo
di Skopje si sta preparando ad accogliere nuovi
possibili profughi, senza indicare di quali
profughi stesse parlando, e negando comunque che
si potrebbe trattare di profughi da Kosovska
Mitrovica. Poi si cita un'intervista di
"Dnevnik" all'ambasciatore francese, Teral,
nella quale quest'ultimo afferma che non si
attende alcun flusso di profughi dal Kosovo e
presume che i profughi potrebbero essere
albanesi dal sud della Serbia (Preshevo,
Bujanovac, Medvedje). "Anche se non sappiamo
cosa sta succedendo in tale regione, abbiamo
informazioni secondo cui l'ala radicale vuole
provocare conflitti alla quale la KFOR sara'
costretta a reagire" ha affermato Teral. In
questi giorni, prosegue l'agenzia, i corpi
d'armata macedoni della zona di Kumanovo (verso
il confine con la Serbia) sono stati messi in
stato di allerta, ma il quotidiano "Danas" di
ieri specifica che si tratta solo del grado piu'
basso di allarme e che esso non vale solo per la
zona di Kumanovo, bensi' per tutta la zona di
confine della Macedonia con Albania, Kosovo,
Serbia. La MILS cita infine il giornale "Vecer"
(tradizionalmente ben poco attendibile, va
precisato), secondo cui in Macedonia ci sarebbe
un gran movimento di mezzi NATO diretti verso il
Kosovo, ma si tratta di una voce che, sempre se
confermata, potrebbe semplicemente riferirsi al
fatto che proprio in questi giorni la NATO sta
preparando un avvicendamento di effettivi e
mezzi in Kosovo, dopo il "logorio" delle ultime
tensioni. Anche Vasil Tupurkovski, uno dei
leader della coalizione di governo macedone, ha
parlato di possibili flussi di profughi e di un
ammasso di truppe di Belgrado nella Serbia
meridionale. Tupurkovski non ha mancato di
osservare che "Mitrovica deve stare unita,
perche' se verra' spartita, non ci sara' altra
strada che l'indipendenza [per il Kosovo], e
questo produrra' una realta' totalmente diversa
nei Balcani, con possibili sviluppi drammatici
per tutti, ivi inclusa la Macedonia". Rimangono
ancora poco chiari l'effettiva sostanza e il
significato di questi "allarmi", cosi' diffusi
ed espliciti nel prevedere l'esplosione di nuove
crisi militari, e non si puo' non notare che
nelle ultime due settimane circa il Montenegro
sembra essere "passato di moda", mentre ora
tutti parlano delle zone della Serbia
meridionale a maggioranza albanese.
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