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Notizie Est #305 - Serbia/Montenegro



"I Balcani" - http://www.ecn.org/est/balcani

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NOTIZIE EST #305 - SERBIA/MONTENEGRO
25 febbraio 2000
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LO SCIOPERO DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA IN 
SERBIA: UN BILANCIO PROVVISORIO
di Sasa Lukovic - ("Danas", 19-20 febbraio 2000)

[Prima delli bombardamenti della NATO sulla 
Jugoslavia, in Serbia era chiaramente visibile 
un incremento delle mobilitazioni dei 
lavoratori. Come abbiamo rilevato anche in 
"Notizie Est" #285, del 30 novembre scorso, dopo 
la guerra le mobilitazioni stentano fortemente a 
ripartire. Negli ultimi mesi, tuttavia, nel 
settore sociale ci sono stati diversi scioperi 
(sanita', giustizia) ed e' in corso ormai da 
lungo tempo uno sciopero dei lavoratori della 
scuola, che vede il sindacato cosiddetto "di 
stato" (la SSS) collaborare con i sindacati 
"indipendenti". Ne riferisce l'articolo qui 
sotto]

Ci sono volute tre settimane e la perdita 
irrimediabile di numerose ore di lavoro, 
affinche' i rappresentanti del governo serbo 
aprissero delle trattative con la Presidenza e 
il team negoziale del sindacato di maggioranza, 
il Sindacato autonomo dell'educazione, in merito 
a un nuovo livello di retribuzione del lavoro, 
per il quale piu' del 60% dei lavoratori del 
settore educazione sono entrati in sciopero 
riducendo le ore di lezione a 30 minuti. 
Nonostante il fatto che l'aumento del 10% dei 
salari minimi, proposto a due riprese, la 
settimana scorsa, dal Governo e dal ministero 
vincolandolo all'interruzione dello sciopero, 
sia inaccettabile per tutti e quattro i 
sindacati, la manovra del datore di lavoro ha 
portato alla luce i molti punti deboli del 
fragile accordo intersindacale per un'azione 
unitaria. A giudicare da tutto, la situazione 
venutasi a creare potrebbe avere la settimana 
prossima due, o addirittura, tre esiti diversi. 
I lavoratori della scuola si accontenteranno 
dell'aumento del salario di 278 dinari, con la 
possibilita' che il Governo offra un altro 10 
per cento, oppure aderiranno all'invito 
dell'Unione dei sindacati dei lavoratori della 
scuola della Serbia e da lunedi' interromperanno 
completamente il lavoro fino alla soddisfazione 
delle loro richieste.

I TRADIZIONALI DISACCORDI
Lo sciopero dei lavoratori della scuola, ancora 
in corso, rimarra' nella memoria per alcuni 
precedenti da esso creati. Il primo e piu' 
importante e', senz'altro, il fatto che si siano 
uniti nell'azione l'Unione sindacale statale e i 
tre sindacati indipendenti, che insieme ad altri 
sindacati dei settori di attivita' sociale hanno 
chiesto al governo serbo di aumentare la 
retribuzione minima, portandola al 40% dello 
stipendio medio registrato nella Repubblica 
durante il mese precedente, nonche' il pagamento 
di tutti gli stipendi e le indennita' arretrati. 
Puo' essere definito un precedente anche 
l'inattesa, addirittura per gli stessi 
organizzatori, buona risposta dei lavoratori 
della scuola, che finora avevano aspettato che 
fossero altri a compiere il lavoro per loro. 
Naturalmente, puo' essere definito un precedente 
anche il sostegno che i lavoratori della scuola 
hanno ottenuto da parte del Consiglio 
dell'Unione dei sindacati della Serbia (SSS) [i 
cosiddetti "statali" - N.d.T.]. Abituati alla 
tradizionale inerzia dei lavoratori della 
scuola, ma anche ai disaccordi tra i sindacati 
che li rappresentano, quando all'inizio del 
secondo semestre lo sciopero si e' allargato, il 
ministero dell'educazione ha cercato ancora una 
volta di risolvere il problema con il vecchio 
trucco di accelerare la dinamica del pagamento 
degli stipendi arretrati, nonche' del pagamento 
di parte delle dotazioni integrative e di una 
quota dei buoni-pasto. Se si deve giudicare 
dalle passate esperienze, il governo con tale 
manovra dovrebbe riuscire, spendendo pochi 
soldi, a smussare gli angoli delle nuove 
proteste, se non fosse che alle proteste 
partecipano anche i sindacati indipendenti, la 
cui base e' molto piu' organizzata e agguerrita. 
Lo sciopero non e' nemmeno cominciato nel 
secondo semestre di quest'anno scolastico, il 
cui inizio e' stato rimandato a causa 
dell'epidemia di influenza, bensi' due mesi 
prima, quando i lavoratori insoddisfatti hanno 
cominciato in molte scuole, sotto l'influsso dei 
sindacati indipendenti, a ridurre le ore di 
lavoro a 30 minuti. [...] Inutilmente durante 
questo tempo i sindacati autonomi e quelli 
indipendenti hanno richiamato l'attenzione dei 
rappresentanti del governo, nei propri 
comunicati e nelle riunioni, sulla quantita' di 
promesse non mantenute, sulla situazione 
materiale del tutto umiliante dei lavoratori 
della scuola, su una retribuzione di 253 dinari, 
che rimane immutata da due anni nonostante la 
grande svalutazione della valuta nazionale, sui 
grandi ritardi nel pagamento degli stipendi, 
degli arretrati e dei buoni-pasto, ma anche 
sulla vergogna che provano gli insegnanti a 
presentarsi di fronte agli alunni con vestiti 
logori. L'unica cosa che il Sindacato e' 
riuscito in quella occasione a ottenere, e' 
stato un aumento del 20% del coefficiente per il 
calcolo delle retribuzioni, ma solo da gennaio 
di quest'anno, e la firma di un nuovo contratto 
di lavoro nel quale ancora una volta non si fa 
parola di un aumento delle retribuzioni. In 
altre parole, il governo e il ministero sono 
riusciti a ottenere ancora una vittoria. 
Dall'altra parte, rendendosi conto del fatto che 
piano piano stavano perdendo la faccia, ai 
dirigenti del Sindacato ["statale"] 
dell'educazione non e' rimasto altro che cercare 
di difendere la dignita' della professione con 
l'aiuto dei sindacati indipendenti.

UN APPROCCIO UNITARIO
All'inizio del semestre, essendosi resi conto 
che il ritardo nel pagamento degli stipendi non 
avrebbe fatto che aumentare, il presidente del 
Sindacato dell'educazione, Branislav Pavlovic, 
ha invitato i presidenti dei sindacati di 
settore di "Nezavisnost" Nenad Gromovic, 
dell'Unione dei Sindacati del Settore Educazione 
Radovan Pavlovic, del sindacato "Prosvecenost" 
("Civilta'") Aleksandar Dukic, del Sindacato 
indipendente dei lavoratori dell'educazione di 
Sombor Zdravko Korac, e i rappresentanti del 
Forum delle scuole elementari, medie e medie 
superiori di Belgrado, per concordare un 
approccio comune allo sciopero. Nonostante fosse 
difficile aspettarsi che questi leader sindacali 
di idee molto differenti, spesso opposte, dopo 
otto anni di pluralismo, sarebbero riusciti a 
mettersi d'accordo su qualcosa, in seguito a 
svariate ore di trattative e' stato trovato un 
compromesso e firmato un Accordo di approccio 
comune, ma anche un impegno a non muoversi 
reciproche accuse nei media. L'accordo non e' 
stato firmato unicamente dal presidente del 
sindacato di settore di "Nezavisnost", che 
tuttavia con successivi comunicati ha sostenuto 
le azioni dei colleghi. Contando sulla 
collaborazione del Sindacato autonomo, 
maggioritario, il datore di lavoro ha 
progressivamente aumentato la posta. Invece di 
"ammorbidire"  le azioni di sciopero legale, i 
dipendenti di circa 200 scuole hanno risposto 
all'appello dell'Unione dei Sindacati 
organizzando lo scorso lunedi' un'interruzione 
completa del lavoro come "sciopero di 
avvertimento", chiedendo l'immediata apertura di 
trattative e le dimissioni del ministro 
dell'educazione Jova Todorovic. Per "alzare la 
posta", bisogna intendere tra le altre cose le 
pressioni esercitate dalle autorita' scolastiche 
e dai direttori sui dipendenti, che sono 
arrivati addirittura alle minacce di 
licenziamento e alla convocazione di un 
esponente del Sindacato autonomo a un colloquio 
informativo presso la polizia. Da parte loro, i 
sindacati [...] [hanno tenuto proteste e hanno 
rilasciato numerosi comunicati], come quello del 
Sindacato dell'educazione di Cacak, nel quale i 
lavoratori chiedono la solidarieta' dei genitori 
e degli altri cittadini. "Dell'educazione, 
evidentemente, diventera' responsabile il 
ministro della polizia, i cui uomini a quanto 
pare stanno gia' entrando nelle scuole [in 
alcuni casi, la polizia e' intervenuta nelle 
scuole per interrompere od ostacolare lo 
sciopero - N.d.T.], per rimproverarci del fatto 
che non riamo capaci di vivere del nostro 
lavoro. Ma noi, ci dispiace, non siamo dei maghi 
e non siamo in grado di tirare avanti con una 
retribuzione giornaliera di due marchi 
tedeschi... E' lo stesso motivo per cui i vostri 
figli vanno all'estero per fare quello che qui 
non possono", scrive nella dichiarazione dei 
lavoratori dell'educazione di Cacak.

UNA COLLABORAZIONE IN PERICOLO
L'appello di Radovan Pavlovic e di Aleksandar 
Dukic ai lavoratori del settore affinche' 
interrompessero il lavoro per un intero giorno 
e' stato il primo pomo della discordia 
nell'ambito dell'accordo intersindacale. Il 
presidente del Sindacato autonomo e di due 
sindacati indipendenti hanno ritenuto che questa 
mossa di Pavlovic e di Dukic fosse troppo 
affrettata e hanno consigliato ai propri 
iscritti di continuare lo sciopero osservando un 
orario di lavoro minimo. L'altra seria scossa, 
dal punto di vista dei sindacati indipendenti, 
alla collaborazione tra i diversi sindacati, 
scossa sulla quale il governo della Serbia 
contava, l'ha portata il fatto che la settimana 
scorsa il rappresentante del Sindacato autonomo 
si sia recato alle trattative senza la 
partecipazione degli "indipendenti". 
Naturalmente, bisogna ricordare che la legge 
vincola il datore di lavoro a trattare con il 
sindacato di maggioranza. Reagendo a questo 
comportamento degli "autonomi" ["statali"], 
senza previe consultazioni, il presidente 
dell'Unione dei Sindacati dell'Educazione, 
Radovan Pavlovic, ha avvisato che un tale 
comportamento mette a rischio l'accordo 
intersindacale.[...] Sia come sia, i 
sindacalisti e i loro iscritti sono coscienti 
del fatto che il governo della Serbia, messo 
sotto pressione da richieste identiche dei 
lavoratori di altri settori delle attivita' 
sociali, non puo' pagare, senza stampare nuovo 
denaro, la retribuzione minima richiesta e che 
entrambe le parti dovranno arrivare a un 
compromesso. Tale compromesso e', come un 
vicepresidente del governo della Serbia ha 
recentemente dichiarato, un aumento della 
retribuzione tra il 10 e il 30% per tutte le 
attivita' sociali, unitamente al gia' aumentato, 
del 20%, coefficiente per il calcolo delle 
retribuzioni. Rimangono solo da vedere quali 
saranno le conseguenze dell'ostinazione del 
governo e delle giustificate richieste dei 
lavoratori, che come sempre verranno a ricadere 
sulle spalle degli studenti privi di colpa, 
visto che, tenendo presente che l'anno scorso e' 
stato un anno di stato di guerra, e' stato gia' 
perso fin troppo tempo.


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