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Notizie Est #305 - Serbia/Montenegro
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- Subject: Notizie Est #305 - Serbia/Montenegro
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Fri, 25 Feb 2000 18:34:26 +0100
- Posted-Date: Fri, 25 Feb 2000 18:46:34 +0100
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NOTIZIE EST #305 - SERBIA/MONTENEGRO
25 febbraio 2000
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LO SCIOPERO DEI LAVORATORI DELLA SCUOLA IN
SERBIA: UN BILANCIO PROVVISORIO
di Sasa Lukovic - ("Danas", 19-20 febbraio 2000)
[Prima delli bombardamenti della NATO sulla
Jugoslavia, in Serbia era chiaramente visibile
un incremento delle mobilitazioni dei
lavoratori. Come abbiamo rilevato anche in
"Notizie Est" #285, del 30 novembre scorso, dopo
la guerra le mobilitazioni stentano fortemente a
ripartire. Negli ultimi mesi, tuttavia, nel
settore sociale ci sono stati diversi scioperi
(sanita', giustizia) ed e' in corso ormai da
lungo tempo uno sciopero dei lavoratori della
scuola, che vede il sindacato cosiddetto "di
stato" (la SSS) collaborare con i sindacati
"indipendenti". Ne riferisce l'articolo qui
sotto]
Ci sono volute tre settimane e la perdita
irrimediabile di numerose ore di lavoro,
affinche' i rappresentanti del governo serbo
aprissero delle trattative con la Presidenza e
il team negoziale del sindacato di maggioranza,
il Sindacato autonomo dell'educazione, in merito
a un nuovo livello di retribuzione del lavoro,
per il quale piu' del 60% dei lavoratori del
settore educazione sono entrati in sciopero
riducendo le ore di lezione a 30 minuti.
Nonostante il fatto che l'aumento del 10% dei
salari minimi, proposto a due riprese, la
settimana scorsa, dal Governo e dal ministero
vincolandolo all'interruzione dello sciopero,
sia inaccettabile per tutti e quattro i
sindacati, la manovra del datore di lavoro ha
portato alla luce i molti punti deboli del
fragile accordo intersindacale per un'azione
unitaria. A giudicare da tutto, la situazione
venutasi a creare potrebbe avere la settimana
prossima due, o addirittura, tre esiti diversi.
I lavoratori della scuola si accontenteranno
dell'aumento del salario di 278 dinari, con la
possibilita' che il Governo offra un altro 10
per cento, oppure aderiranno all'invito
dell'Unione dei sindacati dei lavoratori della
scuola della Serbia e da lunedi' interromperanno
completamente il lavoro fino alla soddisfazione
delle loro richieste.
I TRADIZIONALI DISACCORDI
Lo sciopero dei lavoratori della scuola, ancora
in corso, rimarra' nella memoria per alcuni
precedenti da esso creati. Il primo e piu'
importante e', senz'altro, il fatto che si siano
uniti nell'azione l'Unione sindacale statale e i
tre sindacati indipendenti, che insieme ad altri
sindacati dei settori di attivita' sociale hanno
chiesto al governo serbo di aumentare la
retribuzione minima, portandola al 40% dello
stipendio medio registrato nella Repubblica
durante il mese precedente, nonche' il pagamento
di tutti gli stipendi e le indennita' arretrati.
Puo' essere definito un precedente anche
l'inattesa, addirittura per gli stessi
organizzatori, buona risposta dei lavoratori
della scuola, che finora avevano aspettato che
fossero altri a compiere il lavoro per loro.
Naturalmente, puo' essere definito un precedente
anche il sostegno che i lavoratori della scuola
hanno ottenuto da parte del Consiglio
dell'Unione dei sindacati della Serbia (SSS) [i
cosiddetti "statali" - N.d.T.]. Abituati alla
tradizionale inerzia dei lavoratori della
scuola, ma anche ai disaccordi tra i sindacati
che li rappresentano, quando all'inizio del
secondo semestre lo sciopero si e' allargato, il
ministero dell'educazione ha cercato ancora una
volta di risolvere il problema con il vecchio
trucco di accelerare la dinamica del pagamento
degli stipendi arretrati, nonche' del pagamento
di parte delle dotazioni integrative e di una
quota dei buoni-pasto. Se si deve giudicare
dalle passate esperienze, il governo con tale
manovra dovrebbe riuscire, spendendo pochi
soldi, a smussare gli angoli delle nuove
proteste, se non fosse che alle proteste
partecipano anche i sindacati indipendenti, la
cui base e' molto piu' organizzata e agguerrita.
Lo sciopero non e' nemmeno cominciato nel
secondo semestre di quest'anno scolastico, il
cui inizio e' stato rimandato a causa
dell'epidemia di influenza, bensi' due mesi
prima, quando i lavoratori insoddisfatti hanno
cominciato in molte scuole, sotto l'influsso dei
sindacati indipendenti, a ridurre le ore di
lavoro a 30 minuti. [...] Inutilmente durante
questo tempo i sindacati autonomi e quelli
indipendenti hanno richiamato l'attenzione dei
rappresentanti del governo, nei propri
comunicati e nelle riunioni, sulla quantita' di
promesse non mantenute, sulla situazione
materiale del tutto umiliante dei lavoratori
della scuola, su una retribuzione di 253 dinari,
che rimane immutata da due anni nonostante la
grande svalutazione della valuta nazionale, sui
grandi ritardi nel pagamento degli stipendi,
degli arretrati e dei buoni-pasto, ma anche
sulla vergogna che provano gli insegnanti a
presentarsi di fronte agli alunni con vestiti
logori. L'unica cosa che il Sindacato e'
riuscito in quella occasione a ottenere, e'
stato un aumento del 20% del coefficiente per il
calcolo delle retribuzioni, ma solo da gennaio
di quest'anno, e la firma di un nuovo contratto
di lavoro nel quale ancora una volta non si fa
parola di un aumento delle retribuzioni. In
altre parole, il governo e il ministero sono
riusciti a ottenere ancora una vittoria.
Dall'altra parte, rendendosi conto del fatto che
piano piano stavano perdendo la faccia, ai
dirigenti del Sindacato ["statale"]
dell'educazione non e' rimasto altro che cercare
di difendere la dignita' della professione con
l'aiuto dei sindacati indipendenti.
UN APPROCCIO UNITARIO
All'inizio del semestre, essendosi resi conto
che il ritardo nel pagamento degli stipendi non
avrebbe fatto che aumentare, il presidente del
Sindacato dell'educazione, Branislav Pavlovic,
ha invitato i presidenti dei sindacati di
settore di "Nezavisnost" Nenad Gromovic,
dell'Unione dei Sindacati del Settore Educazione
Radovan Pavlovic, del sindacato "Prosvecenost"
("Civilta'") Aleksandar Dukic, del Sindacato
indipendente dei lavoratori dell'educazione di
Sombor Zdravko Korac, e i rappresentanti del
Forum delle scuole elementari, medie e medie
superiori di Belgrado, per concordare un
approccio comune allo sciopero. Nonostante fosse
difficile aspettarsi che questi leader sindacali
di idee molto differenti, spesso opposte, dopo
otto anni di pluralismo, sarebbero riusciti a
mettersi d'accordo su qualcosa, in seguito a
svariate ore di trattative e' stato trovato un
compromesso e firmato un Accordo di approccio
comune, ma anche un impegno a non muoversi
reciproche accuse nei media. L'accordo non e'
stato firmato unicamente dal presidente del
sindacato di settore di "Nezavisnost", che
tuttavia con successivi comunicati ha sostenuto
le azioni dei colleghi. Contando sulla
collaborazione del Sindacato autonomo,
maggioritario, il datore di lavoro ha
progressivamente aumentato la posta. Invece di
"ammorbidire" le azioni di sciopero legale, i
dipendenti di circa 200 scuole hanno risposto
all'appello dell'Unione dei Sindacati
organizzando lo scorso lunedi' un'interruzione
completa del lavoro come "sciopero di
avvertimento", chiedendo l'immediata apertura di
trattative e le dimissioni del ministro
dell'educazione Jova Todorovic. Per "alzare la
posta", bisogna intendere tra le altre cose le
pressioni esercitate dalle autorita' scolastiche
e dai direttori sui dipendenti, che sono
arrivati addirittura alle minacce di
licenziamento e alla convocazione di un
esponente del Sindacato autonomo a un colloquio
informativo presso la polizia. Da parte loro, i
sindacati [...] [hanno tenuto proteste e hanno
rilasciato numerosi comunicati], come quello del
Sindacato dell'educazione di Cacak, nel quale i
lavoratori chiedono la solidarieta' dei genitori
e degli altri cittadini. "Dell'educazione,
evidentemente, diventera' responsabile il
ministro della polizia, i cui uomini a quanto
pare stanno gia' entrando nelle scuole [in
alcuni casi, la polizia e' intervenuta nelle
scuole per interrompere od ostacolare lo
sciopero - N.d.T.], per rimproverarci del fatto
che non riamo capaci di vivere del nostro
lavoro. Ma noi, ci dispiace, non siamo dei maghi
e non siamo in grado di tirare avanti con una
retribuzione giornaliera di due marchi
tedeschi... E' lo stesso motivo per cui i vostri
figli vanno all'estero per fare quello che qui
non possono", scrive nella dichiarazione dei
lavoratori dell'educazione di Cacak.
UNA COLLABORAZIONE IN PERICOLO
L'appello di Radovan Pavlovic e di Aleksandar
Dukic ai lavoratori del settore affinche'
interrompessero il lavoro per un intero giorno
e' stato il primo pomo della discordia
nell'ambito dell'accordo intersindacale. Il
presidente del Sindacato autonomo e di due
sindacati indipendenti hanno ritenuto che questa
mossa di Pavlovic e di Dukic fosse troppo
affrettata e hanno consigliato ai propri
iscritti di continuare lo sciopero osservando un
orario di lavoro minimo. L'altra seria scossa,
dal punto di vista dei sindacati indipendenti,
alla collaborazione tra i diversi sindacati,
scossa sulla quale il governo della Serbia
contava, l'ha portata il fatto che la settimana
scorsa il rappresentante del Sindacato autonomo
si sia recato alle trattative senza la
partecipazione degli "indipendenti".
Naturalmente, bisogna ricordare che la legge
vincola il datore di lavoro a trattare con il
sindacato di maggioranza. Reagendo a questo
comportamento degli "autonomi" ["statali"],
senza previe consultazioni, il presidente
dell'Unione dei Sindacati dell'Educazione,
Radovan Pavlovic, ha avvisato che un tale
comportamento mette a rischio l'accordo
intersindacale.[...] Sia come sia, i
sindacalisti e i loro iscritti sono coscienti
del fatto che il governo della Serbia, messo
sotto pressione da richieste identiche dei
lavoratori di altri settori delle attivita'
sociali, non puo' pagare, senza stampare nuovo
denaro, la retribuzione minima richiesta e che
entrambe le parti dovranno arrivare a un
compromesso. Tale compromesso e', come un
vicepresidente del governo della Serbia ha
recentemente dichiarato, un aumento della
retribuzione tra il 10 e il 30% per tutte le
attivita' sociali, unitamente al gia' aumentato,
del 20%, coefficiente per il calcolo delle
retribuzioni. Rimangono solo da vedere quali
saranno le conseguenze dell'ostinazione del
governo e delle giustificate richieste dei
lavoratori, che come sempre verranno a ricadere
sulle spalle degli studenti privi di colpa,
visto che, tenendo presente che l'anno scorso e'
stato un anno di stato di guerra, e' stato gia'
perso fin troppo tempo.
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