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Notizie Est #304 - Bulgaria
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- Subject: Notizie Est #304 - Bulgaria
- From: "Est" <est@ecn.org>
- Date: Tue, 22 Feb 2000 19:29:22 +0100
- Posted-Date: Tue, 22 Feb 2000 19:41:31 +0100
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NOTIZIE EST #304 - BULGARIA
22 febbraio 2000
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BULGARIA: SCANDALI 'KOSOVARI', MANOVRE POLITICHE
E UN PONTE CHE UNISCE E DIVIDE
[Segue una serie di aggiornamenti sulla
Bulgaria, tutti tratti dai numeri di gennaio e
febbraio del settimanale "Kapital" (http://www-
us.capital.bg/) e dalla selezione di articoli
dalla stampa bulgara pubblicata da "BGnews"
negli ultimi due mesi
(http://www.db.online.bg/bg/news.main).
Selezione di A. Ferrario]
HASHIM THACI E ARBEN XHAFERRI A SOFIA
L'anno politico e' cominciato in Bulgaria con
uno scandalo di vasta eco, trascinatosi per piu'
di due settimane, conseguente all'incontro
svoltosi a Sofia il 29 gennaio tra i leader
albanesi, rispettivamente del Kosovo e della
Macedonia, Hashim Thaci e Arben Xhaferri, e il
premier bulgaro Ivan Kostov. Le modalita'
dell'incontro sono state del tutto atipiche.
Infatti non solo la visita non e' stata una
visita di stato e i due si sono incontrati con
Kostov come leader del partito SDS, presso la
sede di quest'ultimo, ma oltretutto l'arrivo dei
due leader albanesi era previsto, almeno
ufficialmente, per una loro visita al congresso
del partito della minoranza turca della
Bulgaria, il DPS, al quale ne' Thaci ne'
Xhaferri invece si sono fatti vedere. Si tratta
della seconda visita di Thaci in un paese
balcanico nelle ultime settimane, la precedente
essendo stata quella a Sarajevo. Da parte
bulgara, l'incontro con i due leader albanesi ha
seguito di una settimana esatta la conferenza
dei primi ministri dei paesi balcanici tenutasi
sempre in Bulgaria su iniziativa dello stesso
Kostov, con la presenza del "ministro degli
esteri" europeo Solana e di alti funzionari
della NATO. Il tentativo di Kostov di giungere,
alla fine di tale conferenza, a una
dichiarazione dei paesi dei Balcani per la
cancellazione delle sanzioni contro la
Jugoslavia e' fallito a causa del veto
dell'Albania e dell'opposizione della Romania.
L'incontro tra Kostov, Thaci e Xhaferri e'
durato due ore e alla fine si e' tenuta una
conferenza stampa (alla quale non ha partecipato
Kostov, per la parte bulgara, bensi' un alto
funzionario del suo partito, Gocev), nella quale
Gocev ha affermato che Kostov visitera' Pristina
in una data ancora da stabilirsi e che la
Bulgaria ha "ribadito l'intangibilita' dei
confini nei Balcani" e "la necessita' che la
maggioranza albanese in Kosovo rispetti i
diritti della minoranza serba", aggiungendo la
contrarieta' a ogni progetto di "Grande
Albania". Thaci ha detto, tra le altre cose, che
"lo status del Kosovo non puo' essere vincolato
alle sorti dell'attuale regime di Belgrado o a
quelle dell'opposizione serba" e che
"l'indipendenza del Kosovo non significa un
cambiamento di confini, perche' il Kosovo aveva
gia' dei propri confini". Fin qui nulla che
andasse al di la' delle frasi di prammatica
pronunciate regolarmente dalle due parti anche
in altre occasioni. Il vero scandalo e'
scoppiato due giorni dopo, il 31 gennaio, quando
Asen Agov, parlamentare della SDS, che aveva
anch'egli assistito all'incontro tra Kostov e i
due leader albanesi e che riveste l'importante
carica di capo della commissione esteri della
camera, ha dichiarato al quotidiano "Standard"
quanto segue: "Le cose si evolvono, perche'
dobbiamo essere realisti. In una situazione in
cui i leader del Kosovo dicono in modo chiaro e
categorico che sono per l'indipendenza del loro
paese, quello che noi pensiamo ha un importanza
minima. Perche' se siamo davvero democratici,
dobbiamo lasciare che sia la gente a decidere da
sola il proprio futuro. Perche' dobbiamo imporre
le nostre opinioni?". Queste affermazioni hanno
scatenato reazioni durissime da parte
dell'opposizione e di tutti i media, con
l'eccezione di quelli controllati direttamente
dal governo, che hanno accusato il governo di
appoggiare l'indipendenza del Kosovo. Immediate
sono arrivate anche le reazioni internazionali,
come quella russa che ha chiesto immediati
chiarimenti al governo di Sofia. Ma la reazione
piu' energica di tutte e' stata quella degli
USA. L'ambasciatore statunitense a Sofia Richard
Miles, che ha ripreso a svolgere un importante
ruolo nella politica balcanica degli USA dopo
essere stato "congelato" durante i bombardamenti
[e' uno dei maggiori esponenti della lobby che
vede la Serbia come perno dei Balcani], ha
chiesto di essere immediatamente ricevuto dal
premier Kostov, un fatto che non ha precedenti
da quando Miles occupa la propria posizione.
L'ambasciatore ha ripetuto a chiare lettere che
gli USA e la comunita' internazionale sono
contrari all'indipendenza del Kosovo e ha
chiesto al premier bulgaro di fare altrettanto.
Kostov lo ha fatto (addirittura sul
"Pravitelstven Bjuletin", organo ufficiale del
governo), ha lanciato un attacco contro i due
leader albanesi, accusandoli esplicitamente di
raccontare falsita' sull'incontro (sia Thaci che
Xhaferri hanno successivamente dichiarato di
avere ribadito a Kostov, durante l'incontro, la
propria posizione favorevole all'indipendenza
per il Kosovo, mentre i bulgari hanno negato che
si sia parlato dell'argomento), ha rivolto un
invito ufficiale ai leader serbi del Kosovo a
visitare Sofia e non ha mancato di lanciarsi in
paranoiche accuse contro i servizi segreti serbi
che, secondo lui, avrebbero lanciato una
campagna disinformativa attraverso giornali che
offrono loro canali privilegiati (anche se tali
giornali esistono in Bulgaria, lo scandalo non
e' stato certo attribuibile a loro). Non si puo'
non notare che, a differenza di USA e Russia, i
paesi UE, almeno ufficialmente, non hanno
reagito alle dichiarazioni di Agov. Lo scandalo
si e' trascinato per numerosi giorni, fino a un
accesso dibattito parlamentare. Nonostante le
chiare prese di distanza di Kostov da Agov, il
fatto che la dichiarazione non sia stata solo
una gaffe lo dimostra la pubblicazione da parte
dell'organo del partito di Kostov,
"Demokracija", dopo che le acque si erano
parzialmente calmate, di un lungo articolo,
molto sfumato e diplomatico, nel quale tuttavia
si lascia nuovamente intendere in maniera
implicita che e' necessari sapere prendere atto
delle nuove realta' nei Balcani.
SALTA, PER IL MOMENTO, L'ACCORDO CON LA OTE PER
LA BTK
Nel numero del 17 dicembre di "Notizie Est"
avevamo riferito dello scandaloso accordo tra il
governo bulgaro e la greca OTE per la vendita
della BTK, la telecom bulgara, segnalando il
ruolo di primo piano svolto dal vicepremier
Bakardziev nella conduzione delle relative
trattative. A dicembre Bakardziev e' stato
rimosso dal suo incarico e l'accordo (ancora non
finalizzato) e' saltato, con la conseguente
apertura di una rinegoziazione dei suoi termini.
Tutte le condizioni piu' scandalose sono state
cancellate e la controparte greco-olandese il
mese scorso ha offerto, rispetto al precedente
prezzo di 508 milioni di dollari accettato da
Bakardziev ancora a dicembre, altri 225 milioni
di dollari! La controparte greca, in un solo
mese, ha quindi riconosciuto che l'azienda vale
in realta' il 40% in piu', pari a una cifra di
oltre quattrocento miliardi di lire, che il
governo di Sofia stava regalando all'OTE
(controllata dal governo di Atene). Tra l'altro,
mentre finora la OTE era stata l'unico
offerente, con l'apertura di questa "crisi"
sembra si stiano facendo avanti altre aziende,
come la spagnola Telefonica e l'austriaca
Austrian Telecom (posseduta al 25% dalla Telecom
italiana), dopo la rinuncia della statunitense
GTE a candidarsi come acquirente. Nelle ultime
settimane, inoltre, ci sono stati dei problemi
diplomatici tra Bulgaria e Germania,
indirettamente legati all'affare BTK. I tedeschi
si sono lamentati apertamente del fatto che alle
loro aziende vengono posti ostacoli in Bulgaria
e il premier Kostov ha risposto duramente
negando l'esistenza di tali problemi e
controricambiando con un attacco alla Deutsche
Bank, che da anni e' il consulente ufficiale del
governo per la privatizzazione della BTK, e
accusandola di avere gestito malissimo il
processo di privatizzazione per la telecom
bulgara.
IL RIMPASTO DI GOVERNO
Come accennavamo sopra, il viceprimo ministro
Bakardziev, uno degli uomini piu' potenti della
Bulgaria, e' stato rimosso a dicembre dal
proprio incarico, nell'ambito del rimpasto di
governo promesso da Kostov all'indomani delle
elezioni amministrative dello scorso autunno. Il
rimpasto si e' rivelato in realta' di dimensioni
di gran lunga maggiori rispetto al previsto, con
la sostituzione di una decina tra ministri e
viceprimi ministri, che ha lasciato ai loro
posti, tra quelli piu' importanti, solo il
ministro degli esteri Mihajlova (Prodi avrebbe
posto il veto a una sua sostituzione) e quello
delle finanze Radev. Passata la sorpresa del
primo momento, i media bulgari hanno osservato
come in realta' tale rimpasto radicale cerchi di
placare l'insoddisfazione dei bulgari nei
confronti del loro governo, lasciando intatte le
strutture di potere. Alla carica di ministri
sono stati nominati infatti personaggi di
secondo piano, mentre tutti i quadri all'interno
dei vari dicasteri rimangono immutati. Spesso i
nuovi ministri sono semplicemente uomini dei
loro stessi predecessori, meno espostisi
pubblicamente finora, come e' il caso di Cacev,
uomo fidato di Bakardziev, che attraverso di lui
continua a controllare il settore
dell'energetica. Insomma, come ha scritto il
settimanale "Kapital", "alcuni sono saliti di
qualche piano, altri sono scesi, ma tutti sono
rimasti nell'edificio". Tutti i ministri rimossi
mantengono tra l'altro le loro posizioni al
vertice del partito, che a sua volta controlla
totalmente le strutture di governo. Sempre lo
stesso Bakardziev ha vinto alcuni giorni fa a
Sofia, con una percentuale vicina al 100%, le
elezioni interne alla SDS, il partito di
governo, in vista della conferenza nazionale
prevista per questo fine settimana, e chi
detiene il controllo di Sofia in genere viene
considerato il n. 2 dopo il premier. Il fatto
che non ci sia stata alcuna controcandidatura,
sembra confermare un'altra tesi di "Kapital",
secondo cui per il momento all'interno del
partito non si osa ancora aprire il capitolo
delle lotte tra fazioni, che potrebbero mettere
in pericolo lo stesso partito in un momento
estremamente fragile. Secondo il settimanale, la
SDS ha ormai "consumato" tutti i suoi quadri e
le facce nuove da proporre e si trova sempre
piu' paralizzata da una situazione di
incapacita' di reagire alla crisi generale del
paese dovuta al fatto che vi e' ormai una
simbiosi totale tra strutture del partito e
strutture di governo e amministrative.
IL CONGRESSO DEL PARTITO DELLA MINORANZA TURCA
A fine gennaio si e' tenuta a Sofia la
conferenza nazionale del DPS (Movimento per i
Diritti e le Liberta'), il partito della
minoranza turca guidato da Ahmed Dogan. Si e'
trattato di una conferenza che ha completamente
cancellato le posizioni battagliere che il
leader "unico" del partito aveva assunto appena
dopo le elezioni amministrative, risoltesi con
un "voto punitivo", tra gli altri, anche per il
DPS. Tutto si e' risolto in un'atmosfera di
cancellazione del dibattito interno (Dogan e'
stato rieletto leader del partito all'unanimita'
in soli tre minuti e senza controcandidature) e
con una "messa sul mercato" del partito: il
leader infatti ha puntato tutto, come gia' in
passato, sul ruolo del DPS di "ago della
bilancia" negli equilibri politici bulgari (in
Bulgaria l'anno prossimo ci saranno le elezioni
politiche). Si e' pronunciato innanzitutto a
favore di "un superamento della crisi di fiducia
tra SDS e DPS attraverso un dialogo tra uguali",
affermando inoltre che "SDS e DPS insieme
garantirebbero un potere stabile per altri due
mandati, con l'obiettivo di essere il soggetto
politico fondamentale dell'integrazione
europea". Ma non ha mancato di allettare anche
il Partito Socialista (BSP) all'opposizione,
ricordando che l'elettorato del DPS e' orientato
soprattutto a sinistra e che il partito
"aiutera' la formazione di forze di sinistra
stabili e di orientamento socialdemocratico,
anche nel BSP". Il BSP (tradizionalmente di
tendenze antiturche) non ha mancato di
rispondere subito all'invito, organizzando un
convegno sul "modello etnico bulgaro", durante
il quale il leader socialista Parvanov ha
affermato che "le minoranze sono le piu'
duramente colpite dalla poverta' nel paese" e
che il BSP le deve difendere, pronunciandosi
infine a favore di una coalizione tra BSP e DPS.
La mossa, tra le altre cose, e' secondo molti
osservatori mirata a migliorare l'immagine del
BSP presso le istituzioni europee. Dogan non ha
mancato di tenere viva anche un'altra passata
opzione, quella dello scioglimento del suo
partito "etnico" in una forza liberale di
centro. Internamente al partito, queste
prospettive di un'entrata nella "stanza dei
bottoni" hanno avuto l'effetto di soffocare il
dibattito interno e di ricompattare le fila
della forza politica, che si era parzialmente
sfaldata negli ultimi anni. Ora alcuni
personaggi fuoriuscitine hanno deciso di
rientrare a farne parte.
UN PONTE CHE UNISCE (E DIVIDE) BULGARIA E ROMANIA
Sempre a fine gennaio, vi e' stata una svolta
nei rapporti della Bulgaria con la Romania. Con
la mediazione del coordinatore del Patto di
Stabilita' per i Balcani, Bodo Hombach, e' stato
risolto il problema, che si trascinava ormai da
dieci anni, della costruzione di un secondo
ponte sul Danubio tra i due paesi, alla quale la
Romania si e' sempre opposta (attualmente vi e'
un solo ponte, a Ruse, nella parte centrale del
confine tra i due paesi). Il ponte fara' parte
del Corridoio n. 4, che dovrebbe collegare la
Germania e l'Europa Centrale in genere con la
Grecia e la Turchia attraverso Ungheria, Romania
e Bulgaria. Sofia ha avuto la meglio nello
scegliere dove sara' costruito il ponte (a
Vidin, nei pressi del confine con la Serbia,
mentre la Romania avrebbe preferito piu' a est),
la Romania da parte sua e' riuscita a evitare di
impegnarsi finanziariamente per il progetto, il
cui costo (almeno 300 miliardi di lire) verra'
sostenuto per meta' dalla banca europea BEI e
per meta' con fondi reperiti dal governo bulgaro
(anche attraverso il Patto di Stabilita'). A
quanto pare, in cambio del cedimento di
Bucarest, la Bulgaria consentira' il transito
sul proprio territorio delle esportazioni di
eenergia elettrica della Romania verso la
Turchia e i Balcani meridionali in genere, al
quale si era finora opposta. Cio' consentira'
anche alle importanti e poco costose risorse
elettriche della Russia e dell'Ucraina di
scendere in quest'area geografica. In generale,
l'UE ha insistito molto per una concertazione
comune, tra la Romania e la Bulgaria,
dell'approccio all'ammissione all'UE stessa.
Ecco il commento in merito pubblicato
dall'ultimo numero di "Kapital" (19-25 febbraio
2000): "Gli europei, nonostante riconoscano essi
stessi che la regione non e' particolarmente
attraente per gli investimenti, e difficilmente
investano in settori diversi da quello dei
trasporti, ci tengono a insistere affinche'
Romania e Bulgaria instaurino reciproci vincoli
economici. Invece [dei rapporti di buona
amicizia che Hombach raccomanda], tra le due
parti si sta instaurando un clima di concorrenza
e invidia. Il primo punto e' andato alla
Bulgaria, con l'accordo per il secondo ponte sul
Danubio. La stampa romena ha immediatamente dato
il via a una campagna contro tale accordo. Il
giornale 'Cotidianul' scrive che la Bulgaria,
con il progetto, si e' assicurata fondi
destinati all'intera regione e che essa ha preso
due piccioni con una fava: da una parte il ponte
e' nella zona di Vidin, una cosa che la Romnia
non voleva, dall'altra esso verra' pagato con
parte dei soldi destinati alla Romania. I romeni
ora sperano di potere ricuperare guadagnandosi
altri progetti a scapito della Bulgaria".
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