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campagna Kossovo, ultime notizie da Etta Ragusa



Fonte: "Qualevita", bimestrale per la nonviolenza 
E-mail: Pasquale Iannamorelli sudest@iol.it



CAMPAGNA KOSSOVO
PER LA NONVIOLENZA E LA RICONCILIAZIONE
c/o Casa per la Pace - Casella Aperta 8
74023 GROTTAGLIE (TA) Tel e Fax: 099-5662252

ANCHE DOPO LA FEROCIA DELLA GUERRAE¹ POSSIBILE RISCOPRIRE
IL VALORE DELLA RICONCILIAZIONE
CAMPAGNA KOSSOVO
notizie e iniziative
di Etta Ragusa *

Nell'ambito dell'iniziativa lanciata dal settimanale "Vita" (vedi Qualevita
n. 88 pag. 9), due gruppi pilota formati da rappresentanti della Campagna
Kossovo, dei Beati i costruttori di pace (BCP) e dell'Associazione papa
Giovanni XXIII, si sono recati in Kossovo in giugno e luglio per verificare
la possibilità di realizzare il progetto "Centro di amicizia tra i popoli"1
che, nelle tre sedi di Pristina, Peja e Mitrovica, dovrebbe servire da base
per un successivo invio di corpi di pace della società civile italiana.1 M.
Carla Biavati ha fatto parte del primo gruppo, mentre Alberto L'Abate si è
recato in Kossovo e Macedonia su incarico del Rettore dell'Università di
Firenze, per verificare la possibilità di attuazione dei progetti culturali
inter-universitari già avviati prima del conflitto, e Lisa Clark dei BCP ha
accompagnato entrambi i gruppi pilota composti da volontari.

Durante l'ultima riunione della Campagna Kossovo, svoltasi a Firenze il 29
agosto scorso e alla quale ha partecipato anche Lisa Clark, sono state date
notizie sulla situazione in Kossovo, sui gruppi e sulle organizzazioni
incontrati, sulle iniziative più urgenti da avviare. Circa i due campi di
formazione organizzati dalla Campagna in luglio e agosto, il primo ha avuto
un buon successo e, dei 25 partecipanti, alcuni hanno dato disponibilità per
realizzare il progetto di cui sopra, mentre il secondo non è stato
realizzato in quanto non è stato raggiunto il numero minimo di adesioni.

Riguardo l'attuale situazione, ecco quanto riferisce nelle sue lettere
Alberto L'Abate che per un mese ha visitato Macedonia e Kossovo. "La
situazione è alquanto caotica. La bomba NATO sull'ufficio centrale delle
Poste di Pristina ha messo in crisi tutto il sistema telefonico della
zona... la maggior parte dei telefoni non funziona, i collegamenti con
Internet sono difficilissimi e si comunica unicamente con i telefonini
mobili. Comunque i danni alla città [Pristina]2 fatti dai bombardamenti non
sono molto gravi, come invece ci avevano fatto credere [la stampa in genere
e saprattutto il Manifesto e Liberazione]. A parte i danni all'ufficio
centrale delle poste, che ha reso inagibile anche parte della sede del
Governo serbo, non si rilevano in città danni rilevanti, fuori città è stata
danneggiata una parte della sede della facoltà di Agricoltura. La maggior
parte dei danni che si rilevano in città sono dovuti ai gruppi paramilitari
di Arkan che nel centro della città hanno distrutto un quartiere di piccole
costruzioni di legno e in tutte le case hanno rubato a man bassa
distruggendo porte, vetri ed altre strutture. Anche le strutture
universitarie, a parte i vetri rotti a causa delle bombe, presentano solo
danni douti all'incuria, per non essere state utilizzate da tanti anni, e al
vandalismo di quanti hanno rotto porte e rubato sedie, tavoli e soprattutto
computers, televisori ed altre apparecchiature di valore.

La città è occupata dalle forze armate della KFOR e dai civili delle
organizzazioni governative e non governative: dappertutto militari e
personale delle 285 organizzazioni presenti in città. Ciononostante
nell'ospedale manca tutto, persino i guantf per le autopsie (me l'hanno
raccontato i carabinieri italiani che hanno dovuto assistere all'autopsia di
14 serbi uccisi qualche tempa fa). In genere quello che si nota è una grande
confusione: i compiti tra i vari organismi non sono ancora ben definiti, c'è
sovrapposizione di impegni e si notano carenze dovute allo scarso
coordinamento... Questa forte presenza di organizzazioni govemative e non
sta portando denaro alle classi più elevate della zona, i fitti delle case
sono saliti alle stelle ed i proprietari (non solo albanesi, ma anche serbi
che hanno abbandonato quasi in massa la città e che prima di fuggire si sono
preoccupati di affittare i loro appartamenti alla KFOR, all'OSCE o alle
Nazioni Unite) guadagnano bene.

Anche gli studenti che conoscono le lingue, e tra gli albanesi sono molti,
lavorano presso le OG e ONG con ottimi stipendi... Quello di Diana [un'amica
albanese] per esempio, che lavora come interprete presso un ospedale dalla
NATO, è di 1.500 marchi tedeschi al mese. Qui tutto è in marchi e il costo
della vita è tre o quattro volte più alto che prima della guerra, ma è
ancora molto più basso che in Italia. Un chilo di pane costava prima 2
dinari e ora ne costa 6, circa 600 lire. La povera gente rischia di restare
schiacciata da questa invasione di quelle che io ho definito "cavallette" e
cioè questa pletora di organizzazioni sedicenti umanitarie che spendono per
il personale, tutto ben pagato, circa l'80% del loro bilancio, mentre alla
gente vanno le briciole e le conseguenze del rialzo dei prezzi dovuto anche
alla loro presenza. Il rischio grande è quello che, quando sarà finita
l'emergenza e molte di queste organizzazioni se ne saranno andate, resti il
vuoto e la desolazione...

Comunque, malgrado questi problemi sono riuscito a vedere, talvolta per
caso, molti amici: Illirie Rushani, ora ministro della Ricerca Scientifica
del govemo macedone; Halit Ferizi, che coordina gli handicappati del Kossovo
[albanesi e non]; Kadri Metaj, che dirige l'uffico dell'AID (Associazione
per l'iniziativa Democratica), una ONG per la democratizzazione del Kossovo;
Beton Haju, caporedattore di Koba Ditore, quotidiano libero di Pristina;
Hyadajet Hiseni, che è vice ministro degli esteri dell'attuale govemo (ma il
ministro non esiste perché la carica l'ha mantenuta Tagi); Bairam Kossumi,
ministro dell'Informazione; Nora Ametaj della fondazione per la Legge
Umanitaria (di Belgrado); Kapusha Jashari, presidente del Partito
Socialdemocratico; Ana, l'ex attrice patriota che ha passato tanti anni
nelle prigioni serbe e che è riuscita a salvare con vari stratagemmi la
bellissima collezione di statuette, fatte da lei, del suo personale museo di
cultura contadina kossovara (che andrebbe valonzzato perché ne vale
veramente la pena)...

La prima parte del viaggio l'ho passata a lavorare per conto dell'Università
di Firenze, al Rettore della quale ho inviato un'ampia documentazione, come
pure per conoscenza al Ministro degli Esteri italiano. Per il progetto
~Centro di amicizia tra i popoli" Analizzato alla pace e alla
riconciliazione, ho redatto una bozza con gli amici dell'Operazione Colomba
[Ass. Papa Giovanni XXIII]  e ne ho parlato con una funzionaria dell''UNHCR
[Organizzazione dlle NNUU per i rifugiati] che ci ha consigliato di
presentare il progetto anche alla sua organizzazione. Infine ho cominciato a
preparare un testo di analisi comparativa tra quanto è stato fatto in Sud
Africa dalla "Commissione per la Verità o la Riconciliazione" e quanto
secondo me potrebbe essere portato avanti in questo campo nel Kossovo".3
Inoltre nela riunione di Firenze Alberto ha riferito che l'UNMIC ha
richiesto una versione in inglese del progetto interuniversitario.

Altre notizie dal Kossovo sono state date dallo stesso Alberto e da Lisa
Clark durante la riunione di Firenze. Anche se si respira aria di libertà, i
gruppi minoritari (non solo serbi) versano in gravi difficoità; a livello
politico la ragione ha praticamente quattro governi: KFOR, UNMIC, governo
provvisorio di Tagi e governo di Rugova, più o meno influenti a seconda
delle zone. La convivenza, là dove sono presenti le minoranze, è difficile e
prematuro è parlare ora di riconciliazione, anche se non mancano episodi di
aiuto vicendevole a livello personale tra albanesi e appartenenti ad altri
gruppi, registrati anche da Lisa e Alberto. Don Lush Gjergji, che già fu tra
i protagonisti della riconciliazione nazionale4, sta molto lavorando in tal
senso presso gli albanesi per far riscoprire loro il valore della
riconciliazione contemplata anche nel codice consuetudinario; secondo 1a sua
testimonianza, gli attuali atti di vendetta contro le minoranze non hanno
nulla a che fare con la tradizione ma sono espressione di pura barbarie. Per
il momento tuttavia invece che di riconciliazione è più opportuno parlare di
"verità senza vendetta e con giustizia": già ottenere questo in breve tempo
sarebbe una notevole conquista umana e una solida base per una futura
riconciliazione.

Il ritorno dei profughi albanesi è stato massiccio, anche nei villaggi
albanesi in area serba (come per esempio a Kabras dove la distruzione delle
case è stata completa) ed è iniziata la ricostruzione dovunque difficile a
causa della scarsità dei mezzi. Notevole è il problema dei prigionieri
albanesi. In Serbia, dalla comunità internazionale considerati prigionieri
di guerra: secondo la Croce Rossa Internazionale sarebbero 1.800, ma gli
albanesi ne denunciano 5.000. Anche in questo caso solo un'azione di verità
nella giustizia può fare veramente luce, dato anche l'elevato numero di
dispersi e di uccisi di cui non sono stati ritrovati i corpi; periodicamente
vengono organizzate manifestazioni per chiedere la liberazione dei
prigionieri. Per quanto riguarda le organizazioni studentesche Albin Kurti,
leader degli studenti, è stato trasferito dal carcere all'ospedale, mentre
l'associazione dei "Postpessimisti" è tuttora operante.

Lisa ha riferito di aver visitato alcuni villaggi dove i volontari
dell'Operazione Colomba stanno attuando con successo progetti di animazione
con i bambini; di aver effettuato, su richiesta dell'ACHNUR, il censimento
delle minoranze nei viliaggi visitati dal suo gruppo; di aver partecipato a
nome dei BCP a diversi funerali in occasione della riesumazione di persone
uccise durante il conflitto, azione che è stata molto apprezzata dalla
popolazione locale che ha visto in questo gesto un atto di solidarietà.
Inoltre ha proposto alla Campagna di inserire nella programmazione il
sostegno economico alle comunità di villaggio che si vanno ricostituendo,
l'adozione a distanza di famiglie, progetti di pace e tolleranza nlle
scuole, la collaborazione con t'ACHNUR sia per reperire testimonianze da
utilizzare nelle azioni giudiziarie internazionali che si propone di avviare
per il rilascio dei prigionieri di guerra, sia per promuovere incontri
interreligiosi; a questo proposito Alberto riferisce che don Lush Gjerji ha
suggerito l'idea di organizzare nel prossimo mese di ottobre una tavola
rotonda interreligiosa per favorire la riconciliazione.

Riguardo la situazione dell'Università di Pristina, Alberto riferisce che i
700 milioni di lire stanziati dal governo italiano in favore degli albanesi
per riattivare l'Università di Pristina sulla base dell'accordo
MilosevicRugova per le scuole (firmato grazie alla mediazione della
Comunità S. Egidio nel '96 e rifirmato nel '98) sono rimasti bloccati a
Roma, ma che ha redatto con il responsabile per il Kossovo della
Cooperazione italiana una prima bozza di piano di appoggio all'Università di
Pristina. Altri contatti per questo problema e per la situazione generale in
Kossovo Alberto li ha avuti con rappresentanti dell'OSCE, dell'UNMIC,
dell'ADI e del CESVI, una ONG italiana che fa un ottimo lavoro sia per
l'emergenza in varie località del Kossovo, sia per la ricostruzione di acuni
villaggi e che ha alcuni collaboratori che hanno partecipato all'operazione
"I Care" dal dicembre scorso di cui ha fatto parte anche la Campagna.

Circa il progetto "Centro di amicizia tra i popoli"1, portato avanti dalla
Campagna Kossovo, dai BCP e dall'Associazione Papa Giovanni XXIII, c'è la
disponibilità di alcuni volontari ma si rende necessario un altro viaggio di
preparazione prima di cominciare ad attuarlo, inoltre occorre risolvere il
problema dell'aspettativa dal lavoro e quello del reperimento dei fondi. Si
sta lavorando anche per avere un appoggio istituzionale e le istituzioni
nazionali e internazionali contattate da Alberto e Lisa in tal senso hanno
mostrato un vivo interesse facendo capire che ci potrebbero essere anche dei
fondi a disposizione. Tuttavia come sempre avviene in questi casi tra il
dire e il fare c'è di mezzo il mare, e nel caso specfico il mare non è solo
una metafora. In ogni modo i responsabili delle associazioni promotrici
hanno redatto e presentato un'altra bozza in italiano e in inglese. A
Firenze è stato deciso di procedere comunque alla sua attuazione appena si
verificheranno le condizioni necessarie e di cominciare a chiedere
contributi economici alle associazioni amiche, al volontariato di base e a
quelle istituzioni locali o regionali che in passato si sono mostrate
sensibili verso il progetto "Ambasciata di pace".

Si è sentito anche il bisogno date le circostanze di denominare la Campagna
"Campagna Kossovo per la non violenza e la riconciliazione" (CKNVR) inveoe
che "Campagna per una soluzione non violenta in Kossovo". Per quanto
riguarda infine l'azione dei Berretti Bianchi a Pristina, associazione con
la quale la Campagna collabora, il responsabile Silvano Tartarini, presente
a Firenze, ha riferito che l'attuazione del progetto è limitata
all'intervento in una scuola e in un orfanotrofio di Belgrado a causa delle
difficoltà che si stanno incontrando.

___________________________
(*) Coordinatrice della Campagna Kossovo
1. E¹ il nuovo nome dato al progetto "Ambasciata di paceCorpi di pace
della società civile italiana.
2. Le parentesi quadre sono del redattore dell'articolo.
3. Il testo, abbastanza lungo, può essere richiesto alla segreteria della
Campagna: Campagna Kossovo, c.a. 8, 74023 GROTTAGLIE (TA), Tel/Fax:
099.5662252.
4. L. Gjergji con Anton Cetta ha attuato una azione collettiva di
riconciliazione nazionale per ricomporre le divisioni tra le famiglie dovute
alla vendetta del sangue. Questa azione si è svolta dall'89 al 92 (è stata
in seguito proibita dal governo di Belgrado) secondo il codice
consuetudinario che regola sia la vendetta che la riconciliazione. Notizie
in merito si trovano nel libro di Salvoldi Gjergji Salvoldi "Kosovo,
nonviolenza per la riconciliazione", EMI 1999.