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La privacy in rete
La privacy in rete
di Nicola Rabbi
Molte azioni di volontariato, pensiamo a quello sociale, ma anche
animalista, sono volte a garantire i diritti delle persone (e degli animali
nel secondo esempio). Quando parliamo di nuove tecnologie vengono alla
ribalta nuovi diritti (come il diritto all’essere connesso a internet)
oppure vecchi diritti acquistano un nuovo significato (è il caso del
copyright).
I tre diritti digitali
E’ venuto ora il momento di delineare sinteticamente un terzo diritto
digitale, quello che si riferisce all’anonimato e quindi di conseguenza
alla privacy di chi utilizza internet o le altre tecnologie di
comunicazione. Fare delle iniziative volte a garantire questo diritto,
significa impegnarsi per la libertà che potremo avere come cittadini nei
confronti dello Stato negli anni a venire. E’ non è cosa di poco conto.
Fra tutti i diritti digitali questo, come sottolinea Stefano Gulmanelli nel
suo bel libro Popwar, il Netattivismo contro l’ordine costituito (edizioni
Apogeo, 2003), è il più difficile da conseguire perché, dopo i fatti
tragici dell’11 settembre, gli apparati statali occidentali si sono mossi
verso una sorveglianza più stretta di ciò che accade in rete. A dare man
forte a questo atteggiamento contribuiscono molti i mass media che danno
un’immagine di internet come un luogo pericoloso dove terroristi, pedofili
e altri maniaci scorazzano indisturbati (teniamo presente che internet è
anche un temibile concorrente per ciascuno di loro, siamo essi quotidiani o
televisioni).
La privacy in rete
In realtà è molto più sicuro per un terrorista infilare una lettera nella
buchetta che usare un’e-mail; infatti di tutto ciò che facciamo in rete
rimane una traccia (anche se non per sempre) che può essere individuata e
utilizzata per tracciare un nostro profilo. “E a me che interessa? Io non
ho niente da nascondere” commenterete voi cari lettori. Ed è proprio questo
il punto debole dei tentativi che vengono fatti dai vari attivisti per
garantire questo diritto alla propria privacy; la stragrande maggioranza
dei cittadini non ritiene importante questo diritto, se non quando si viene
invasi dallo spamming (dalla posta pubblicitaria non voluta). Purtroppo non
è così, anche uno stato democratico (come è il nostro) se ha questi poteri
di controllo (di sorveglianza) del cittadino diventa potenzialmente
pericoloso: si è sorvegliati in rete come nelle strade dalle telecamere
sempre accese. Scrive Stefano Rodotà, Garante della privacy su La
Repubblica del 23 giugno 2003 (citato anche da Gulmanelli nel suo libro):
“Ogni forma di accesso alle comunicazioni scambiate fra cittadini viene
ritenuta legittima… la sorveglianza si trasferisce dall’eccezionale al
quotidiano, dalle classi pericolose alla generalità delle persone”.
Un decreto blitz di fine anno del Governo obbliga tutti i gestori
telefonici e gli Internet Provider a conservare i "dati di traffico" dei
loro clienti degli ultimi 5 anni. Questo significa che tutto ciò che
abbiamo comunicato negli ultimi 5 anni, può essere ricostruito da un
magistrato che ne faccia richiesta. “Ma io non faccio niente di male”, è
vero per quasi tutti, così come è importante che un magistrato possa
attingere a certe informazioni per i casi che riguardano i fatti di
terrorismo, mafia, rapimenti… Ma se il meccanismo si incrina, se avvengono
delle distorsioni, dove può rifugiarsi “chi non ha fatto niente”? Dove
trova il suo angolo di libertà, in un bosco, dove non arriva l’occhio del
“Grande Fratello”? Ma non è tutto.
Echelon, Carnivore e i mostri che verranno
Il primo è un sistema satellitare statunitense capace di intercettare
qualsiasi comunicazione sia essa via fibra ottica, via satellite, via onde
radio, cellulari; gli europei hanno accusato gli Stati Uniti di avere usato
Echelon per motivi commerciali e tra breve lanceranno in un orbita
circolare 30 satelliti che avranno la medesima funzione (il sistema
Galileo). Carnivore è un sistema, assai usato dall’FBI, per controllare la
navigazione su internet e lo scambio di e-mail. Ma chi controlla i controllori?
(pubblicato su La rivista del volontariato, 2/04)
nicola - the smiling turtle
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