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I: L'ULTIMO PONTE



Passo parola...

----- Original Message -----
From: Carlo Giacobini <cargiaco@tin.it>
To: <Undisclosed-Recipients:;>
Sent: Friday, January 25, 2002 12:20 PM
Subject: L'ULTIMO PONTE



L'ULTIMO PONTE

Usciamo per una volta dalle abituali modalità di comunicazione del
nostro Centro per segnalare un fatto di notevole gravità.

Il Corriere della Sera, nell'edizione oggi in edicola, con un ottimo
articolo del bravo Gian Antonio Stella segnala una vicenda che
interessa Venezia e la sua accessibilità. Verrà realizzato un ponte
moderno, firmato dal grande architetto Calatrava, che collegherà la
stazione ferroviaria (accessibile) a piazzale Roma, punto di arrivo di
autobus (accessibili), vaporetti (accessibili) e sede del garage
comunale (accessibile e con posti risevati ai disabili.
La Commissione di salvaguardia ha approvato il progetto, bocciando
l'impiego di servoscala ("perché antiestetiche") e di altre soluzioni
che permettano a persone disabili o anziane di superare quel ponte.

Il Sindaco di Venezia si è giustificando affermando che la Giunta "fa
mille cose per i disabili".

Il fatto è gravissimo per una serie di ragioni: giuridiche, culturali,
simboliche oltre che, come abbiamo visto, pratiche.

Giuridiche: non si era detto che lo Stato e gli enti pubblici non
possono erogare contributi o agevolazioni per la realizzazione di
progetti che non prevedano l'accessibilità per le persone disabili?
(art. 32 co. 20, Legge 28 febbraio 1986, n. 41).

Culturali: Venezia non è stata forse dichiarata un patrimonio artistico
appartenente all'umanità? E le persone anziane e disabili non sono
forse parte dell'umanità? Quel ponte rimarrà nel tempo come la traccia
del XXI secolo, della cultura e dell'agire delle persone che ci hanno
vissuto, persone attente all'estetica ma non ai più deboli.

Simboliche: il ponte è il simbolo dell'unione. Dell'unione fra popoli,
culture, realtà. E' l'archetipo del superamento degli ostacoli. E'
talmente carico di significati da essere scelto come motivo conduttore
delle banconote Euro. Non può essere quindi il simbolo dell'esclusione.

Riteniamo che non si possa rimanere in silenzio di fronte ad una così
grave disattenzione ed invitiamo tutte le persone di buona volontà, le
associazioni dei disabili e qualsiasi organismo che opera in ambito
sociale a far sentire il proprio dissenso.

Per utilità riportiamo il numero di fax della Segreteria del Sindaco di
 Venezia ( 041.5200782 ) e l'indirizzo email
(sindaco.costa@comune.venezia.it ).

Invitiamo inoltre a garantire la massima diffusione al presente
messaggio inoltrando ad altre persone, associazioni, enti
potenzialmente interessati.

Riportiamo di seguito il testo dell'articolo di Gian Antonio Stella cui
va tutto il nostro apprezzamento.

Cordialità.

Carlo Giacobini
Centro per la documentazione legislativa
Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare
Direzione Nazionale
http://www.handylex.org

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Da "Il Corriere della Sera" del 25 gennaio 2002

Sì alla nuova opera sul Canal Grande. Ma senza i "servoscala" perché
"sciuperebbero l'estetica"
VENEZIA, UNO STUPENDO PONTE DI VETRO. VIETATO AI DISABILI di GIAN
ANTONIO STELLA

Passi per quello di Rialto: 412 anni fa neanche a quel bastian
contrario di Marcantonio Barbaro, che pignoleggiava su tutto, sarebbe
venuto in mente di piantar grane sugli scalini. Passi per quelli
dell'Accademia e degli Scalzi: neppure gli austriaci un secolo e mezzo
fa erano sensibili ai problemi dei disabili. Ma oggi? Possibile che
neppure nel Terzo Millennio il Canal Grande possa essere scavalcato da
un ponte alla portata dei disabili in carrozzina? Ecco il tema: conta
più l'estetica della dignità umana? Il "Martellatore Civico", quel
Natale Marzari che alcuni anni fa, affetto da una spaventosa malattia
alle ossa, spaccava con la mazza ogni barriera architettonica che
incontrava facendo disperare i giudici di Trento, la risposta diceva
d'averla: no. A Venezia c'è chi la pensa diversamente.

La Commissione di Salvaguardia ha approvato l'altro giorno il progetto
del nuovo ponte da Piazzale Roma alla stazione ferroviaria disegnato da
Santiago Calatrava accettando, tra le motivazioni del "no" ai
"servoscala" per i disabili, anche la seguente: senza quegli infissi
metallici così poco estetici l'opera "offre un impatto visivo
certamente migliore".

Che il ponte sia bello, per carità, non lo discute nessuno. Calatrava
ha costruito buona parte della sua celebrità mondiale sui suoi ponti:
dal "Miraflores" sul Guadalquivir all'"East London" sul Tamigi,
dall'"Oberbaum" di Berlino al "Puerto Madero" di Buenos Aires. Un
genio. Tanto da aver fatto il miracolo di disegnare per Venezia (e Dio
sa quanto la città sia difficile dai tempi in cui per Rialto vennero
bocciati i progetti di Michelangelo, Palladio, Sansovino...) una cosa
che piace non solo alla giunta di sinistra ma perfino a Vittorio
Sgarbi. Il nuovo ponte sul Canal Grande, spiegano i cantori, sarà tutto
di vetro con rifiniture in pietra d'Istria e ottone e lascerà "un segno
forte ma allo stesso tempo leggero e quasi inoffensivo nella cultura
storica tradizionale".
Applausi. Un po' offensivo però, almeno con qualcuno, il futuro
capolavoro lo è. Mettetevi nei panni di un disabile in carrozzina.
Arrivate a Venezia, siete alle prese con la città più bella e più
inaccessibile del pianeta, costruita a causa dell'urbanistica
assolutamente unica con migliaia di barriere architettoniche. Una città
spezzettata da 434 ponti dei quali solo 4 (quattro: e grazie più che
altro alle battaglie di un ex consigliere comunale, Fabio Amadi) dotati
di attrezzature che vi consentono di passare da una parte all'altra
(quando non sono state abbandonate all'incuria) senza aiuto.
Pretendereste o no che almeno il quarto ponte sul Canal Grande fosse
alla vostra portata? Che almeno una parte dei 9 miliardi e 990 milioni
di lire (oltre 5 milioni di euro) destinati all'opera, finissero nel
progetto di un tapis roulant o un servo-scala? Niente. Paolo Costa, il
sindaco, ammette che sì, la frase usata per motivare il no "è davvero
molto infelice" e che il comune non accetta lezioni sul tema perché "ha
fatto mille cose" e "sta proprio ora destinando ai disabili 25 posti
gratis nel garage comunale", però "il problema vero è per i ponti dove
non ci sono vaporetti mentre da piazzale Roma alla Stazione un disabile
prenderà sempre il vaporetto". Può essere: ma la questione di
principio? Il dibattito è aperto. Per aiutarlo, val la pena di
riportare una delle frasi più discusse: "Malgrado tutti gli sforzi
fatti per integrare il servo-scala nel progetto è evidente che il
sistema avrebbe una rilevanza notevole sull'estetica del ponte". Meglio
vadano in vaporetto. Tanto più che, spiega la relazione, queste
strutture sono spesso rotte da teppisti creando nei portatori
d'handicap "malumori e frustrazioni".

Gian Antonio Stella

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