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Tunisia: se la democrazia vera prende piede nel mondo arabo
- Subject: Tunisia: se la democrazia vera prende piede nel mondo arabo
- From: Turtle <turtle at bandieragialla.it>
- Date: Fri, 28 Jan 2011 17:19:53 +0100
- Sender: nicola.rabbi at gmail.com
http://www.bandieragialla.it/node/12144 Se la democrazia vera prende piede nel mondo arabo Quel che accade in Tunisia, una rivolta di massa contro un sistema autoritario e corrotto, ha stupito tutti, soprattutto per il fatto che, stavolta, le contestazioni non sono state cavalcate da un movimento islamico estremista, ma hanno un loro percorso inedito che ha sconcertato i governi europei e le opinioni pubbliche occidentali inclini a certi pregiudizi nei confronti del mondo arabo. Ma anche i governi arabi ne sono spaventati. Ne parliamo con un testimone diretto, Tahar Chikhaou, 56 anni, che insegna storia del cinema all’universita’ di Manouba, vicino a Tunisi, al Dipartimento di letteratura e civilta’ francese. L’origine della rivolta e’ nota: a meta’ dicembre nella cittadina di Sidi Bouzidun un giovane che non poteva vendere per strada i suoi articoli per via di una mancata autorizzazione, viene umiliato dalla polizia comunale, da cui viene schiaffeggiato pubblicamente. Esasperato prende il suo carretto per chiedere giustizia all’autorita’ locale ma nessuno gli presta ascolto; da qui la decisione di darsi fuoco per protesta. “A partire da questo momento e’ nato un movimento – dice Chikhaou – le prime sommosse sono partite da Sidi Bouzid una cittadina povera situata all’interno della Tunisia, dove non c’e’ sviluppo ma solo disagio. La risposta della polizia e’ stata violenta. Anche due anni fa in un altro luogo era successa una rivolta simile ma la protesta era stata repressa, la differenza questa volta e’ che il movimento era piu’ forte e si e’ sviluppato. Il presidente Ben Ali pensava che il movimento si sarebbe fermato, ma i giovani, utilizzando anche Facebook, hanno reagito velocemente e la protesta si spostata in altre regioni del paese”. Uno dei motivi per cui la protesta e’ dilagata, e’ stata l’azione criminale di alcuni cecchini, incaricati appositamente di sparare sulla folla; alcuni persone sono state centrate proprio al cuore da proiettili precisi. “Ma la gente non si e’ fatta intimorire – prosegue Chikhaou - la gioventu’ ha avuto un ruolo decisivo; il governo voleva proibire Facebook ma non ha potuto. Il movimento non e’ politicizzato, e’ spontaneo ed ha avuto l’appoggio del sindacato”. Non si sa ancora bene cosa sia successo il 14 di gennaio ma Ben Ali si trova in difficolta’ all’interno del suo stesso gruppo di ministri; forse non si rende conto della gravita’ della situazione e vuole reagire con la forza chiedendo l’intervento dell’esercito, ma Rachid Ammar generale a capo delle Forse Armate si rifiuta. Poco dopo scappa in aereo in Arabia Saudita . “Si dice che l’attuale ministro degli Esteri ha aiutato il generale a estromettere Ben Ali.”. Un elemento che ha sorpreso e’ stato il comportamento dei giovani: “Sembra un sogno per noi intellettuali, siamo stai sorpresi da questi giovani; pensavamo che non si interessassero alla politica, che fossero stupidi e invece hanno lottato in un modo giocoso; il movimento e’ stato pacifico, nessun slogan islamista o xenofobo, e’ stato fino ad oggi un movimento forte e determinato, ma pacifico”. E’ sera quando Chikhaou mi parla al telefono tramite Skype ed e’ a casa sua dato che in Tunisia vige il coprifuoco. La situazione e’ ancora incerta, la gente continua a manifestare e ci sono scontri perché a molti non basta la fuga di Ben Ali e vogliono che nel nuovo governo non ci sia nessun ministro compromesso con il vecchio regime. In piu’ la situazione e’ aggravata anche dalla presenza di milizie armate ancora fedeli al vecchi presidente. Certo quello che e’ successo in Tunisia non puo’ essere spiegato solo con il protagonismo dei giovani e del loro essere in rete su internet. “Vi sono altri fattori storici piu’ profondi che hanno causato questa situazione. In Tunisia la classe media e’ molto importante e questa sua presenza risale fin dagli anni ’70. Il popolo tunisino inoltre e’ un popolo istruito per via delle scelte fatte da Habib Bourguiba fin dagli anni ’50 (la scuola e’ obbligatoria fino ai 13 anni ndr). Tutta la popolazione e’ scolarizzata legge i giornali, capisce anche il francese e l’italiano. Poi la situazione della donne in Tunisia e’ diversa, le donne hanno un ruolo importante; la Tunisia e’ l’unico paese musulmano dove la poligamia e’ proibita. Infine non dimentichiamo la particolare natura di questa tirannia non fascista o religiosa ma di tipo mafioso, quindi particolarmente odiosa”. Di fronte ai fatti tunisini sorprendente e’ stata la prima reazione dell’Europa: “C’e’ un pregiudizio molto radicato nella classe politica europea per cui nel mondo arabo ci sono solo due possibilita’ di esiti in caso di rivolta: o la deriva islamica o quella militare. Per questo il ministro degli Esteri francesi ha sostenuto Ben Ali dicendo che la Francia era disposta a dare una mano alla polizia per aiutarlo a reprimere la sommossa. Adesso si sono scusati dicendo che non avevano capito il movimento. L’atteggiamento americano e’ stato diverso, erano piu’ informati e aveva capito tutto”. Ma i partiti di matrice islamica che profilo stanno tenendo in questo momento? “Negli ultimi anni, dopo il terrorismo di Al-Qaida e la guerra in Iraq il contesto e’ cambiato ma questo non e’ stato capito nel mondo occidentale. Rimane la paura per la minaccia islamica. Gli islamici hanno deciso di non intervenire adesso, il loro leader si dice non integralista ma democratico, d’accordo sui diritti delle donne. Anche loro fanno parte della nostra realta’ e quindi dobbiamo tenerne conto”. E gli altri paese arabi come stanno seguendo, lo svolgimento dei fatti? “Tutti guardano verso la Libia e hanno paura perché tanti responsabili della polizia hanno cercato rifugio la’. Del resto anche Gheddafi ha paura come tutti i governi arabi vicini, hanno paura della democrazia e di quello che comporta”. -- Nicola Rabbi www.bandieragialla.it skype: smilingturtle Please consider the environment before printing my email
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