I 30 anni della Legge 180 a Pordenonelegge.it (1807)



Tre eventi promossi da Dsm-Ass6, Comuni di Pordenone, Sacile e S. Vito, Provincia, Coop sociali Fai, Acli, Il Seme, Itaca e Noncello, Aitsam, Casa del Volontariato, Gruppi Ama e Cinemazero
I 30 anni della Legge 180 a Pordenonelegge.it (19-21 settembre)
Il festival del libro ricorda la rivoluzione operata con la Legge Basaglia che restituì dignità e diritti alle persone

In allegato due immagini della mostra "Undicimila giorni storia":  1 - Guido Cecere, 2008, Azienda Agricola "Il Seme" Fratte di Fiume Veneto (Pn);
2 - Cesare Rizzetto, 1980-1990, succursale dell'Opp di Udine, Sacile - San Camillo.



Pordenone

Sono passati 30 anni dalla Legge 180 e “Pordenonelegge.it 2008” ricorda il cambiamento epocale operato da Franco Basaglia che consentì di chiudere gli Ospedali psichiatrici e di fornire un preciso assetto organizzativo ai Servizi di Salute mentale inserendoli nel Sistema sanitario nazionale. La Legge 180 fu infatti rivoluzionaria in termini di recupero della dignità, dei diritti, della libera espressione e comunicazione, della lotta allo stigma e accesso alle cure. Per tutti. Giunto alla sua 9^ edizione, il festival del libro “Pordenonelegge.it” si terrà nella città sul Noncello dal 19 al 21 settembre prossimi. Ben tre gli appuntamenti dedicati ai 30 anni della Legge Basaglia.
La sala consiliare della Provincia in corso Garibaldi ospiterà venerdì alle 16.30 la presentazione del libro di Giacomo Di Marco e Flavio Nosè “La clinica istituzionale in Italia”, sabato alle 10 nella saletta dell’ex Convento di San Francesco in piazza della Motta è prevista la presentazione del libro di Peppe Dell’Acqua “Non ho l’arma che uccide il leone”. Sempre sabato ma alle 11, presso il Chiostro Superiore del Convento di San Francesco, sarà inaugurata la mostra fotografica “Undicimila giorni di storia” con scatti di Guido Cecere, Cesare Rizzetto, Gianni Berengo Gardin, Claudio Ernè, Neva Gasparo, Moira Piemonte e Cristina Pittuello. Promotori dell’iniziativa sono il Dipartimento di Salute Mentale dell’Ass 6 Friuli Occidentale, i Comuni di Pordenone, Sacile e San Vito al Tagliamento, la Provincia di Pordenone, le Cooperative sociali Fai, Acli, Il Seme, Itaca e Noncello, l’associazione Aitsam, la Casa del Volontariato, i Gruppi Ama e Cinemazero.

La riforma concretizzatasi poi con la promulgazione della Legge 180 (13 maggio 1978) era partita come risultato di un movimento di lotta alle istituzioni segreganti in un periodo di grande fermento e affermazione dei diritti umani. Nel Pordenonese, il tema della salute mentale è stato costantemente al centro dei processi di trasformazione sociale e culturale, tesa al superamento dello stigma e allo sviluppo di forme innovative di inclusione. Le persone con sofferenza mentale sono sempre state considerate non solo soggetti portatori di domande ma anche di proposte e di coraggiose iniziative, per affrontare la vita non soltanto come gestione dignitosa della sofferenza, ma anche come possibilità di nuovi scenari ed occasioni.
Tuttavia oggi, a 30 anni dalla emanazione della Legge Basaglia, esistono ancora in Italia influenti correnti di pensiero e di interessi economico-politici che ripropongono la reclusione di ogni forma di diversità e contraddizione sociale, in contesti che fanno pensare ad un processo di “neo-istituzionalizzazione diffusa”.
Ma cosa è cambiato da allora? È stata certamente messa in crisi l’ottica della gestione “silenziante” della malattia, come è stato posto l’accento sulla necessità di valorizzare la persona sofferente in quanto persona indivisibile, con il proprio senso e la propria storia, attraverso la costruzione di un progetto che affermi la propria dimensione soggettiva e interroghi necessariamente tutti gli aspetti della vita e della comunità in cui è inserito.

Tornando agli appuntamenti proposti all’interno del festival del libro “Pordenonelegge.it”, “Paura di volare: senso e rischio della cura” sarà il tema dell’incontro di venerdì alle 16.30 (presso la sala consiliare della Provincia), che vedrà la presentazione del libro di Giacomo Di Marco e Flavio Nosè “La Clinica Istituzionale in Italia. Origini, fondamenti, sviluppi”. Uno spunto per una riflessione proposta dal Dipartimento di salute mentale di Pordenone per provare a rileggere, a distanza di 30 anni dalla Legge Basaglia, la pratica psichiatrica contemporanea, interrogandosi su aporie, intoppi e consunzioni. All’incontro, oltre agli autori, interverranno Antonello Correale, direttore del Dipartimento di salute mentale di Roma, psicoanalista, Margherita Gobbi e Francesco Stoppa del Dipartimento di salute mentale dell’Ass 6 Friuli Occidentale.
“Quello che va ricordato di Basaglia trent’anni dopo Basaglia” sarà occasione di confronto sabato alle10 (nella Saletta del Convento di San Francesco). “È una cosa seria la follia: è vita, tragedia, tensione. La malattia mentale invece è il vuoto, il ridicolo”. Inizia con una presentazione inedita di Franco Basaglia il libro “Non ho l’arma che uccide il leone” scritto da Peppe Dell’Acqua, che di Basaglia fu discepolo, amico, compagno di viaggio di quell’avventura straordinaria che alla fine degli anni ‘70 a Trieste, come in molti luoghi in Italia, portò all’abbattimento del manicomio e all’approvazione della Legge 180. Nelle storie di “Non ho l’arma che uccide il leone” gli schizofrenici, i sudici, gli agitati ritornano insperabilmente ad avere un nome, un indirizzo, una professione. Le cartelle cliniche si trasformano in persone. Insieme a Peppe Dell’Acqua interverrà Angelo Cassin, responsabile del Dipartimento di salute mentale dell’Ass 6 Friuli Occidentale.
“Undicimila giorni di storia” è invece il titolo della mostra fotografica (presso il Chiostro Superiore del Convento di San Francesco) che sarà inaugurata sabato alle 11.30. L’esposizione è interamente dedicata alla Legge 180 ed è promossa dal Dipartimento di salute mentale dell’Ass 6 Friuli Occidentale in rete con le diverse risorse sociali presenti nel territorio - Cooperative sociali, associazioni, Comuni, Provincia, Istituti superiori, Cinemazero - con l’obiettivo di dar vita a un dibattito sul grande tema della salute mentale. Le immagini fotografiche contemporanee e storiche sono di Guido Cecere, Cesare Rizzetto, Gianni Berengo Gardin, Claudio Ernè, Neva Gasparo, Moira Piemonte e Cristina Pittuello. L’allestimento della mostra è curato dall’Istituto d’arte “Enrico Galvani” di Cordenons, il coordinamento generale della mostra è a cura di Carmen Schifilliti del Dsm pordenonese.

Organizzata in quattro sessioni, l’esposizione conduce in un viaggio all’interno della Legge 180. La 1^ sessione - fotografie di Gianni Berengo Gardin, Claudio Ernè è Neva Gasparo – parte da quando Basaglia con la sua équipe iniziò la campagna morale e scientifica tesa allo smantellamento dei manicomi, e seppe captare la solidarietà militante delle intelligenze progressiste presenti allora nel Paese. Tra queste intelligenze, spiccavano alcuni operatori della comunicazione. Tra i fotografi, fecero scalpore i reportage sui manicomi realizzati G.B. Gardin e da altri eminenti reporter italiani. La funzione esplicita di tale opera di documentazione visiva era informare i cittadini sulla brutale realtà dei manicomi fino ad allora misconosciuta. Di fatto la “Legge Basaglia” fu presto boicottata e la definitiva chiusura dei manicomi fu per lungo tempo procrastinata. Ancora nei primi anni Novanta si contavano a decine di migliaia gli internati nei residuati ghetti manicomiali, spesso resi legali con il solo escamotage di un fittizio cambio di denominazione. Le fotografie ritraggono persone internate che hanno sopportato per decenni il logoramento psichico e morale di una non-vita spesa nello squallore e nella violenza dell’Ospedale psichiatrico.
La 2^ sessione - fotografie di Cesare Rizzetto – raccoglie immagini realizzate nella succursale dell’Opp di Udine, a cavallo tra gli anni ‘80-’90 su commissione del Centro Studi e Ricerche per la Salute Mentale del FVG. Non compaiono più le camicie di forza o le camere di contenzione ma rimangono incancellabili gli esiti distruttivi di una lunga permanenza dentro l’istituzione totale. Molte delle persone fotografate sono ormai decedute e questi scatti sono l’unica testimonianza disponibile che tali persone siano realmente esistite. Non erano alieni, ma esseri umani dotati ognuno di una propria inimitabile identità. Non erano svaniti nel nulla quando le mura del manicomio li aveva fagocitati.
La 3^ sessione - fotografie di Guido Cecere – raccoglie istantanee realizzate nella realtà dei Servizi di Salute mentale del Pordenonese nel 2008. Le immagini mostrano che è possibile realizzare percorsi di cura che siano soprattutto percorsi di vita, di scambio, di creatività e di libertà. La realtà della psichiatria territoriale, così come dimostrano le fotografie, ha restituito dignità al proprio vivere quotidiano, appartenenza e cittadinanza superando ogni forma di separatezza, offrendo la possibilità di dare un senso alle proprie giornate, la consapevolezza che comunicare è vivere e che il lavoro può essere un piacere. Risposte concrete a chi vive il disagio psichico senza l’utilizzo di luoghi di coercizione ed isolamento. La 4^ sessione raccoglie infine immagini di Moira Piemonte e Cristina Pittuello.


Fabio Della Pietra
Ufficio Stampa
Cooperativa sociale Itaca
Pordenone
www.itaca.coopsoc.it
Prot. 1807

Allegato Rimosso
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