Cibelli ci ha provato, ora dice che la clonazione terapeutica è obsoleta



Cibelli ci ha provato, ora dice che la clonazione terapeutica è obsoleta
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Roma. La ricostruzione di un’intera valvola
cardiaca a partire da cellule staminali
umane del midollo osseo, annunciata lunedì
scorso e realizzata all’Imperial college
di Londra, è un ulteriore successo della linea
di ricerca sulle staminali adulte. A segnare
il passo sono invece gli studi sulle staminali
embrionali e sulla connessa clonazione
terapeutica. Un’inaspettata conferma
arriva da uno scienziato di fama internazionale,
l’argentino-americano José Cibelli, vale
a dire colui che più si è avvicinato alla
clonazione di un embrione umano. Quella
discutibile impresa, in realtà, non è ancora
riuscita a nessuno, così come a nessuno è
per ora riuscito di sperimentare terapie che
facciano uso di staminali embrionali. Cibelli,
che dirige il laboratorio di riprogrammazione
cellulare dell’Università del Michigan
ed è anche direttore scientifico della
Banca di cellule staminali di Granada, rispondendo
all’agenzia italiana Aduc, ha dichiarato
a sorpresa che “il futuro è ottenere
che la stessa clonazione terapeutica diventi
obsoleta”. A pesare, dice Cibelli, non
c’è soltanto la frode coreana, avvenuta nel
2005 a opera del professor Hwang Woo Suk
dell’Università di Seul, il quale millantò la
realizzazione della prima creazione di staminali
“su misura”, ottenute da embrioni
clonati. Non era vero nulla, anche se la ricerca
finì su Science, che dovette chiedere
scusa al mondo intero per averla pubblicata
senza gli opportuni controlli. Lo stesso Cibelli,
che nel 2004 aveva collaborato con il
gruppo di Hwang e figurava come consulente
dei coreani in quanto esperto di partenogenesi,
ha avuto di che pentirsi sia di
quella imbarazzante contiguità, sia di aver
dichiarato, quando ancora la frode non era
stata scoperta: “ In Corea del sud hanno tutto
ciò che serve: il know how, il denaro e
una legge che gli dà il via libera”. E’ evidente
la recriminazione sulle restrizioni federali
americane imposte alla ricerca sulle
staminali embrionali.
All’agenzia Aduc, ora Cibelli dice che
quella truffa è stata possibile “perché si sono
combinate l’ambizione personale del direttore
del gruppo, l’enorme disponibilità
di fondi e, forse, un certo tratto della cultura
coreana, in cui prevale un grande rispetto
nei confronti dei superiori”. Il fisiologo si
riferisce forse al fatto che, tra i molti peccati
di Hwang Woo Suk, c’è anche quello di
aver preteso che alcune sue collaboratrici
fornissero ovociti per gli esperimenti, pena
l’espulsione dall’équipe. La necessità di disporre
di grandissimi quantitativi di ovociti
è infatti un altro serio intralcio agli studi
sulla clonazione terapeutica, perché le donatrici
devono sottoporsi a iperstimolazione
ovarica, pratica che presenta rischi seri.
Anche Cibelli adesso ammette che “non sarebbe
etico sottoporre donne a iperstimolazione
ovarica per esperimenti insicuri, da
cui loro stesse non avrebbero un beneficio”.
Lui, per ora, continua a lavorare sulla partenogenesi,
per “ottenere cellule staminali
partendo da un ovocita non fecondato. E’
possibile stimolarlo in modo che, senza la
presenza di spermatozoi, si divida e si sviluppi
fino a produrre cellule staminali. Negli
ultimi tre mesi è stato dimostrato che
queste cellule sono al cento per cento compatibili
con quelle di qualsiasi tessuto della
stessa donna da cui l’ovocita proviene.
Ciò apre, per le donne in età riproduttiva, la
possibilità di avere cellule per la cura delle
proprie eventuali malattie, quando i trattamenti
fossero messi a punto”.
Anche questa, tuttavia, è una strada destinata
a essere superata. A giudizio di Cibelli,
bisogna puntare sulle cellule somatiche
(cioè adulte) per “riuscire a differenziarle
fino a trasformarle in cellule staminali”.
Si tratta quindi di far regredire staminali
adulte allo stadio embrionale (l’identica
strada sulla quale, in Italia, si sta
muovendo il biologo molecolare Angelo Vescovi).
Per capire come questo possa essere
possibile, spiega Cibelli, bisogna studiare
l’ovulo, perché “se si prende il nucleo di
una cellula della pelle, e lo si fonde con l’ovocita,
questi ha il potere di farlo retrocedere
alla condizione di cellula staminale”.
E racconta della sua recente scoperta, pubblicata
nello scorso settembre sulla rivista
dell’Accademia delle scienze americana:
“Ci sono circa cinquemila geni che si manifestano
in modo evidente e quasi esclusivamente
nell’ovocita”, ma solo alcuni di essi
sono gli artefici della trasformazione delle
cellule adulte in cellule staminali. Bisognerà
capire quali sono, e se l’operazione
riuscirà, “andremo a introdurli e ad attivarli
in una cellula prelevata dalla pelle, per
far sì che retroceda a cellula staminale”. A
partire da un frammento di pelle, in teoria,
ciascuno potrebbe avere una riserva di cellule
embrionali (ottenute senza creare e distruggere
embrioni) da trasformare in qualsiasi
tipo di tessuto, senza pericoli di rigetto.
E alla giornalista di Aduc che gli chiede
se allo stesso scopo potrebbero essere usati
gli embrioni avanzati da pratiche di fecondazione
in vitro, Cibelli risponde che
dal mezzo milione di embrioni congelati e
inutilizzati negli Stati Uniti, si potrebbero
ottenere “1.500 linee cellulari differenti”,
ma “per ragioni di compatibilità immunitaria
non potrebbero servire che al trenta per
cento della popolazione”. (nic.til.)