Coop sociali e terziarizzazione dei servizi - Uno squarcio sul "non detto"



Coop sociali e terziarizzazione dei servizi
Uno squarcio sul "non detto"

Il presidente di Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia interviene in
merito alla vicenda dei presunti maltrattamenti presso la Casa per anziani
di Latisana (Ud) e rispetto allo speciale andato in onda il 12 novembre
scorso su Report - Rai Tre, che hanno aperto un dibattito sulla
terziarizzazione dei servizi alla Cooperazione sociale.


"La vicenda dei presunti maltrattamenti alla Casa per Anziani di Latisana,
e la trasmissione di domenica scorsa di Report (12-11-2006, ndr) sugli
appalti a Roma, hanno aperto un grande dibattito sulla terziarizzazione dei
servizi pubblici e sulla Cooperazione Sociale. Ci sono già stati molti
interventi, alcuni segnati da polemicità reciproche. Ma forse, più che
quanto è stato detto, merita soffermarsi sul non detto. Senza la pretesa di
parlare di tutto, limitiamoci quindi alle lacune.

Primo. Non si capisce perché non si facciano tutti i nomi e cognomi. In un
paese abituato alla sistematica violazione della riservatezza, colpisce che
non si sia fatto il nome della Cooperativa sociale impegnata
nell'assistenza presso la Casa per Anziani di Latisana. A cosa dobbiamo
tanto garantismo dell'informazione regionale? Questa mancanza informativa
colpisce tutta la Cooperazione sociale, coinvolta in una sorta di
meccanismo di generalizzazione per cui "tutti i gatti sono bigi".

Secondo. Se si sa qual è la Cooperativa sociale coinvolta nella vicenda,
qualcuno si sta preoccupando di controllare le altre situazioni in cui
questa cooperativa è impegnata, i meccanismi di direzione, supervisione e
controllo, la rispondenza dell'appalto a criteri di affidamento di un
servizio, e non di illegale intermediazione di manodopera, eventuali
irregolarità negli affidamenti degli appalti?

Terzo. Non si capisce, in tutto ciò, quale sia il ruolo degli enti
pubblici. Cioè le "stazioni appaltanti". Cioè i veri depositari dei
servizi, quelli che pagano e che dovrebbero dare le prescrizioni sulla
qualità delle prestazioni da erogare. La trasmissione di Report ha
evidenziato la mancanza di controlli e la stessa inefficienza degli enti
pubblici preposti alla sorveglianza. Anche qui non bisogna generalizzare,
ci sono bandi di gara degni di ogni considerazione, e prezzi congrui, ad
opera di amministratori locali coscienziosi ed attenti. Ma spesso c'è la
tendenza a risparmiare a carico dei lavoratori degli appalti (in
maggioranza donne), e l'utilizzo del personale degli appalti per pure
funzioni di "tappabuchi" del personale pubblico. Anche con fenomeni di
corporativismo, fra i lavoratori "più garantiti" e quelli "meno".

Quarto: le norme. Forse perché nessun mass-media presta attenzione al
lavoro legislativo (ed infatti le stesse cronache del Consiglio regionale,
e non solo, sono fatte sulla base di veline, senza la presenza in aula di
giornalisti), sembra che non accada nulla. Ed invece, nel giro di un solo
anno, in Friuli Venezia Giulia ci sono state nuove e buone leggi in materia
di asili nido, servizi sociali e, da ultimo, cooperazione sociale. Quanto
sono conosciute? E' successo qualcosa? Non sembra, visto che quasi tutti
gli enti locali e le aziende sanitarie continuano a fare le gare d'appalto
come prima, in barba a divieti di gare al massimo ribasso e ad una
percentuale prefissata qualità/prezzo pari all'85/15%. E' a questo che è
servito il federalismo? Allora hanno ragione quelli che sostenevano che era
un sistema per spezzettare i diritti della gente!
(Una chicca: nei giorni scorsi un'Azienda sanitaria della regione ha
deliberato, mettendo nero su bianco, di ignorare la legge 6/2006, visto che
"presso la stessa direzione regionale competente si ipotizzerebbe" - non si
sa sulla base di quali informazioni - "di cambiare una legge inapplicabile"
!!!).

Quinto: l'ipocrisia. Si parla di qualità dei servizi e di serietà, in primo
luogo della Cooperazione Sociale. Giusto: se si svolge una funzione
sociale, bisogna essere al di sopra di ogni sospetto. E chi si erge a
giudice quotidiano, sull'informazione regionale, della qualità dei servizi?
Ma nientemeno che l'ex presidente di Sanitalia, il più colossale caso in
regione di tracollo di una cooperativa sociale per irregolarità varie, che
oggi nella duplice veste di imprenditore profit e consigliere regionale
pontifica in materia di servizi sociali.

Sesto: la formazione. Il personale diplomato come infermiere ed addetto
all'assistenza è quello che è. Frutto di anni di mancata politica
formativa. Oggi, grazie all'assessore regionale Cosolini, si stanno facendo
grandi sforzi per colmare questo gap. Ma, nel frattempo, le Cooperative
hanno assunto personale non qualificato, assumendosi anche l'onere della
formazione sul posto di lavoro. Spesso a loro spese. Talvolta partendo dai
corsi di italiano, non fatti da una scuola pubblica massacrata dai bilanci
statali. Che dire, invece, di quelle Asl che, in regione ed a Roma,
appaltano infermieri alle Cooperative, sapendo che non ce ne sono
abbastanza, e quindi scaricando l'onere di organizzare il mercato degli
infermieri-pensionati e dell'importazione (con quali regole? forse con i
permessi di soggiorno legati al contratto di lavoro, perché non si facciano
assumere dall'ente pubblico - come permette la famigerata legge
"Bossi-Fini" ?). Chi è che fa veramente l'intermediazione di manodopera?

Settimo ed ultimo: le regole. Dopo aver ribadito che non vanno fatte
generalizzazioni, va detto che ciò è possibile perché associazioni
regionali della Cooperazione Sociale e sindacati hanno lavorato
intensamente per mettere in regola il settore. Operando unitariamente sul
piano normativo e contrattuale, esaminando tante situazioni in difficoltà
per farle emergere ad una situazione "normale". E quindi non hanno ragione
né quei sindacalisti "di passaggio" che tuonano contro tutta la
cooperazione sociale (dov'erano? cos'hanno fatto? sono sicuri di conoscere
la situazione?) né quei cooperatori che attaccano il sindacato (magari
coprendo cooperative con qualche "scheletro nell'armadio", come il fatto di
pagare i soci svantaggiati meno di quelli "normali"). Hanno ragione,
invece, quei sindacalisti e cooperatori che ogni giorno, fattivamente,
operano per migliorare la situazione, distinguendo ed avendo come bussola
gli interessi dei cittadini/utenti e dei cittadini/lavoratori.

Non di polemiche generiche abbiamo bisogno, ma di un impegno coerente ed
unitario di cooperatori, sindacalisti ed amministratori pubblici.
Altrimenti è forte il rischio che si stia alzando la solita cortina
fumogena, per lasciare tutto come prima. E gli ennesimi scandali passeranno
generando solo qualunquismo e disimpegno, soprattutto fra chi è più
responsabile".

Gian Luigi Bettoli
Presidente di Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia



Fabio Della Pietra
Ufficio stampa
Cooperativa sociale Itaca
Pordenone
<http://www.itaca.coopsoc.it>www.itaca.coopsoc.it