Pordenone - Coop sociali "modello" della nuova Europa



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"modello" della nuova Europa


La cultura della cooperazione sociale italiana e degli inserimenti
lavorativi di persone svantaggiate sono modelli da esportare e divulgare a
livello di Unione Europea.

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La cultura della cooperazione sociale e degli inserimenti lavorativi in
Italia sono "modelli" culturali da divulgare a livello di Unione Europea.
E' quanto emerso ieri a Pordenone nel corso di un vertice incentrato sul
ruolo delle Cooperative sociali in Italia. Tra i nodi da sciogliere la
necessità di un maggiore dialogo fra cooperazione sociale ed enti locali,
il superamento del progressivo dilaniamento del welfare che tende a
considerare le Cooperative sociali come semplici supplenti del settore
pubblico. Inoltre la necessità di ristabilire una perequazione sociale ma
anche economico-retribuitiva tra operatori del privato sociale ed operatori
pubblici, il superamento della logica di affidamento dei servizi per mezzo
di gare d'appalto al massimo ribasso, il tutto orientato nell'ottica più
ampia di ristabilire di fatto una reale centralità della persona.

Sabina Siniscalchi, candidata capolista alla Camera per il Prc in Friuli
Venezia Giulia, ha incontrato ieri, a Pordenone nella sede di vicolo
Selvatico della Cooperativa sociale Itaca, alcuni rappresentanti della
cooperazione sociale friulana. Numerosi i presenti tra cui il presidente di
Legacoop sociali del Friuli Venezia Giulia Gigi Bettoli, il presidente di
Itaca Leo Tomarchio, il presidente della Cooperativa L'Agorà Sergio Della
Valle, la vice presidente di Itaca Orietta Antonini, Tiziano Tissino per
Beati i Costruttori di Pace, Michele Negro candidato di Rc alla Camera.

Il presidente di Itaca, Leo Tomarchio, dopo aver fatto gli onori di casa,
ha introdotto la gradita ospite e sottolineato la necessità per l'universo
della cooperazione sociale di un riferimento concreto per instaurare un
dialogo fattivo con la maggioranza di governo, anche a livello regionale.
Siniscalchi ha sottolineato che le questioni sociali rimarranno prioritarie
nel suo impegno a livello parlamentare.

Tiziano Tissino, in rappresentanza de Beati i Costruttori di Pace, ha
evidenziato la questione della presenza di 50 atomiche stoccate presso la
Base Usaf di Aviano ed il ruolo succube del territorio nei confronti
dell'impero statunitense. Nel programma dell'Unione, ha rilevato
Siniscalchi, è presente una maggiore attenzione alla multilateralità nei
confronti dell'Europa piuttosto che degli Usa.

La rappresentante di Rc ha poi messo sul tavolo la più ampia questione
della necessità del ruolo prevalente del pubblico, diretto ed indiretto,
nelle questioni del sociale. Sergio Della Valle, presidente della
Cooperativa L'Agorà, ha affermato che prima di rivisitare la legge sulla
cooperazione sociale, anche se questa resta una priorità, sarebbe più
opportuno interrogarsi su altre tematiche, come ad esempio la divulgazione
della cultura della cooperazione sociale e degli inserimenti lavorativi per
persone svantaggiate.

Assistiamo infatti, ha sottolineato Della Valle, ad un dilaniamento
progressivo del welfare ed all'assoluta relativizzazione dell'impegno
quotidiano dei co-operatori sociali. Il grosso problema si riscontra a
livello politico: se la devolution delega maggiori poteri alle Regioni,
servono però indirizzi chiari a livello sociale anche per le persone
svantaggiate. Fondamentale deve essere la centralità della persona.
Indirizzi chiari ed univoci servono per fare in modo che gli operatori
sociali non siano semplici supplenti o delegati. In quest'ottica è
necessaria a livello nazionale la creazione di organismi che tengano
maggiormente in considerazione le sperienze sviluppatesi sui vari
territori, serve insomma una maggiore e migliore comunicazione rispetto
alle idee provenienti dal basso.

Il ruolo del settore pubblico resta fondamentale, è intervenuta
Siniscalchi, sia in termini di garanzia dei diritti sia di perequazione
sociale. Il non profit, tuttavia, non sempre è stato chiaro nelle sue
posizioni, basti pensare alle incertezze evidenziate dallo stesso Forum del
Terzo Settore.

Il presidente di Legacoopsociali del Fvg ha successivamente introdotto una
delle questioni più combattute, quella della necessità di equiparare anche
a livello economico-retributivo gli operatori del privato sociale a quelli
del settore pubblico. Elena Beltrame, già coordinatrice delle politiche
sociali per i minori presso la Provincia di Pordenone, ha ricordato il tema
delle gare d'appalto al massimo ribasso, portando come esempio l'esperienza
di qualche anno fa della Provincia di Pordenone i cui tecnici avevano
proposto l'utilizzo di capitolati d'appalto con indicatori di qualità che
facessero la differenza (e non il prezzo). Tuttavia la componente politica
non fece la sua parte, non proseguì il lavoro iniziato dai tecnici né
sperimentò tali capitolati. A tal proposito Beltrame ha ribadito la
necessità di istituire tavoli di lavoro tra cooperazione sociali ed enti
locali.

Troppo spesso le esperienze sono frutto della sensibilità di questo o
quell'amministratore/ente locale, ha affermato Orietta Antonini, vice
presidente di Itaca. Per quanto riguarda ad esempio la questione
dell'immigrazione soprattutto femminile, la legge non consente la
formazione se non al personale occupato. Ciò avviene anche nella nostra
regione. A tal proposito, ha chiarito Siniscalchi, serve integrazione tra
gli organismi del territorio, va costruita una sorta di legame tra vasi
comunicanti che coinvolga le diverse pratiche del territorio.

Tornando alla dimensione europea, Sergio Della Valle ha ricordato la
assoluta mancanza di recepimento da parte dell'Unione Europea
dell'esperienza della cooperazione sociale italiana, evidente anche a
livello terminologico dove si parla di "laboratori protetti". L'esperienza
tutta italiana della cooperazione sociale in Europa non viene invece
considerata, tanto meno è stata esportata come modello culturale. Oggi uno
dei problemi maggiori, per quanto concerne le richieste di contributi,
riguarda il fatto che la cooperazione sociale si trova a dover superare lo
scoglio del de minimis.

Per assurdo se la cooperazione sociale in Italia si fermasse di colpo e
all'unisono, ha sottolineato Antonini, il settore pubblico non avrebbe oggi
alcuna capacità gestionale di seguire i servizi alla persona. Ancora oggi
l'aspetto economico è il motore di tale esternalizzazione dei servizi, che
dal pubblico vengono delegati al privato sociale.

Restano due le componenti fondamentali, quella economica e quella
culturale, ha sentenziato Michele Negro, candidato Rc alla Camera. La
cooperazione sociale nasce in Fvg come una nuova modalità di intervento nei
confronti del disagio intorno agli anni '75-'80. Oggi il settore pubblico è
sempre meno impegnato nei servizi alla persona e quando interviene lo fa
con forme abberranti. Non è più sufficiente delegare, la questione va
riaffrontata in senso più ampio, anche perché ci troviamo di fronte a
situazioni "limite", con cooperative che fanno di tutto fino alla gestione
di un Centro di Permanenza Temporaneo.

Il riferimento è al vergognoso caso della Cooperativa Minerva di Savogna
d'Isonzo, cooperativa non sociale, che nei mesi scorsi si è aggiudicata la
gara d'appalto per la gestione dei servizi interni al Cpt di Gradisca
d'Isonzo, comportamento che ha ricevuto la ferma condanna, pressoché
unanime, da parte dell'universo della cooperazione sociale del Friuli
Venezia Giulia. Questione quella dell'appalto del Cpt gradiscano, ha
concluso Gigi Bettoli, che ha scatenato un dibattito notevole all'interno
dell'universo cooperativo regionale, che ne è uscito fortemente
ricompattato.


Fabio Della Pietra
Ufficio stampa
Cooperativa Itaca - Pordenone
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