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Legge 180 - CENTRALITA' DELLA PERSONA E DIRITTO ALLA SALUTE
- Subject: Legge 180 - CENTRALITA' DELLA PERSONA E DIRITTO ALLA SALUTE
- From: Fabio Della Pietra <f.dellapietra at itaca.coopsoc.it>
- Date: Tue, 10 Jan 2006 13:19:01 +0100
Legge 180 CENTRALITA' DELLA PERSONA E DIRITTO ALLA SALUTE di Sergio Della Valle Presidente Cooperativa sociale L'Agorà Ronchis di Latisana (Ud) Ancora una volta la legge 180. Ancora una volta per dire che c'è qualcosa da cambiare nel mondo della salute mentale. Ancora una volta mi sorge spontanea la domanda: ma questi signori la 180 l'hanno mai letta? per loro le parole hanno un senso? Non è possibile affermare con tanta naturalezza: "Credo sia giunta l'ora di mettere mano alla legge 180", per dire che ci sono alcune cose da cambiare nell'universo della salute mentale. La legge Basaglia è una legge quadro. Una legge giusta e davvero rivoluzionaria. Perché pone le linee guida per affrontare, anche nel variegato ambito della sofferenza mentale, il problema della centralità della persona e del diritto alla salute. Certamente di cose da cambiare, di emergenze vecchie e nuove da affrontare ce ne sono tante nel mondo della salute mentale. Mi viene in mente che, ad esempio, ci sarebbero da mettere in discussione le politiche sul diritto alla salute. Per capire come questo diritto può essere confermato oggi, in un momento storico in cui le competenze in materia sanitaria sono demandate alle Regioni. O ci sarebbero, ancora, almeno da rivedere i budget di spesa che vengono assegnati alla salute mentale. Ma la frase "mettere mano alla 180" non prelude di certo a questo. Prelude invece a mettere in discussione il diritto alla salute ed alla cittadinanza, sostituendolo magari, come volevano alcune recenti proposte di legge, con quello della pericolosità sociale e della sicurezza dei cittadini. "Dare una prospettiva di maggiore sicurezza alle famiglie" è il demagogico ritornello usato dal ministro Storace. Il Forum Nazionale per la Salute Mentale, nato in questi anni, ha visto un'adesione fortissima di Associazioni di familiari, oltre che di operatori del servizio pubblico e del privato sociale. Tutti soggetti che si confrontano con i problemi della salute mentale e dei diritti delle persone, quotidianamente. E tutti questi soggetti ribadiscono la netta contrarietà alle ipotesi di modifica della legge 180. Affermare di voler "dare una prospettiva di maggiore sicurezza alle famiglie" può essere un modo comodo di fare campagna elettorale. Dire di voler "mettere mano alla 180" precisando poi di non voler "mettere in discussione l'impalcatura della legge" e aggiungere anche che "ci sono cose che 30 anni dopo vanno ridiscusse", significa voler addossare alla legge Basaglia problemi che invece hanno a che vedere con politiche di welfare che riducono i diritti sociali e di cittadinanza a vuote affermazioni di principio. In qualità di operatore psichiatrico, e come persona, mi sono trovato sovente di fronte a situazioni nelle quali discorrere di 180 o non 180 proprio non aveva senso. Ritengo che la legge Basaglia sia una legge giusta e di civiltà. Perché, lo ribadisco, si pone il problema della centralità della persona e della salute mentale. Credo altresì che occorrano la pazienza del lavoro quotidiano, il divertirsi insieme alle persone con cui si lavora, il dialogo e la possibilità di confronto tra operatori. Credo sia importante il "potere", inteso come il poter fare, il poter decidere, il poter contrattare con gli altri. Qui sta il punto cruciale, la base da cui tutto prende forma. E il problema della salute mentale è solo una componente di un discorso più ampio. Non è tornando al concetto di pericolosità sociale che si può risolvere qualcosa. Giorno per giorno, mi accorgo di mille sfumature e riflessioni che nel mio lavoro mi sorprendono e lo rendono ogni istante differente, divertente e interessante. E allora penso che proprio non ha senso la revisione di una legge, la 180, che a ben vedere è un indirizzo generale che lascia la possibilità di progettare, di inventare, di giocarsi in prima persona e anche, magari, di sbagliare. Fabio Della Pietra Ufficio stampa Cooperativa Itaca - Pordenone www.itaca.coopsoc.it 348.8721497 Prot. 36
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