Newsletter N° 5 - 31 ottobre 2003



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Solidarietà - Centro servizi per il volontariato di Parma
Newsletter del 31 ottobre 2003 (n° 5/2003)
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Indice:
1. LA RIFORMA DELLA LEGGE SUL VOLONTARIATO: CHIEDIAMO E PROPONIAMO UN
PERCORSO CONSAPEVOLE E PARTECIPATO (21)

Forum Permanente del Terzo Settore, ANPAS, ARCI, AUSER, AVIS, Cesiav,
Confederazione Nazionale Misericordie d'Italia, Centro Nazionale per il
Volontariato, CSV.net (Coordinamento Nazionale Centri Servizio per il
Volontariato), E.V.A.N., F.I.S.H., FOCSIV, La Gabbianella, LEGAMBIENTE,
Mo.V.I., Seniores Italia, Società San Vincenzo De Paoli, UISP hanno
sottoscritto questo documento sul tema della riforma della legge sul
volontariato.
Ve lo inviamo sollecitandovi ad una lettura ed eventualmente a
sottoscriverne il contenuto.
Il documento completo comprende anche un quadro sinottico con tutte le
proposte in campo di riforma della legge ed un modulo per fare giungere le
vostre osservazioni e per indicare la vostra adesione a questi documenti e
al percorso. Questi documenti possono essere chiesti a Forum Solidarietà.

"Il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Sen.
Grazia Sestini, durante l'incontro dell'Osservatorio Nazionale del
Volontariato, ricostituito il 17 settembre 2003 dopo la Conferenza
nazionale di Arezzo dello scorso ottobre, ha presentato una proposta di
riforma della legge 266/91 sul Volontariato. Ha inoltre comunicato la
volontà del Ministero di effettuare una convention nazionale del
volontariato per il prossimo sabato 8 novembre 2003.
Diverse organizzazioni, federazioni, coordinamenti nazionali di
volontariato si sono insieme ritrovati per discutere la proposta e
confrontarsi sul percorso opportuno.
Innanzitutto cogliamo positivamente una ripresa di iniziativa sul tema
della riforma della legge 266/91. Ci ha però stupito il metodo con il quale
si è giunti al testo propostoci. Infatti nell'incontro dell'Osservatorio
tenutosi al termine della Conferenza nazionale del Volontariato di Arezzo
lo scorso 13 ottobre 2002 ci era stato proposto un percorso di raccolta di
pareri sulla proposta presentata nella medesima Conferenza e discussa nel
gruppo di lavoro n. 1 che aveva anche elaborato un documento di lavoro
ufficiale. Ci era anche stato preannunciato l'insediamento del nuovo
Osservatorio che avrebbe dovuto accompagnare questa raccolta di pareri.
Tale insediamento è avvenuto invece solo lo scorso settembre.
Ci ha inoltre meravigliato la presentazione di un testo, sensibilmente
differente in più punti da quello discusso ad Arezzo, senza comprendere i
motivi dei cambiamenti nuovi e in gran parte differenti da quelli suggeriti
dal gruppo di lavoro di Arezzo, sul quale dovremmo esprimere in breve tempo
osservazioni, limitando così il confronto.
Riteniamo necessario che il dibattito sulla riforma della legge 266/91
coinvolga tutto il volontariato italiano, con l'urgenza necessaria per un
aggiornamento di cui si parla da anni, ma anche con i tempi e i modi per
rendere il dibattito realmente partecipato da tutti. La convention di
novembre sarà un utile momento di confronto, ma non potrà esaurirlo.
Relativamente al merito, manifestiamo una forte preoccupazione per l'idea
di volontariato che si evince dal testo. Diversi sono i punti che non
condividiamo in quanto tendono a mutare la natura del volontariato nelle
sue intrinseche caratteristiche di gratuità e solidarietà, a limitarne la
sua autonomia nello sviluppo, il suo contributo responsabile alla cultura
della solidarietà, al bene comune, nell'esercizio di una vera sussidiarietà.
In particolare ci preoccupa la scomparsa da diversi articoli del vincolo
per il volontariato ad agire "esclusivamente per fini di solidarietà". Il
venir meno di quest'obbligo e di questo fine di fatto fa venir meno una
caratteristica fondamentale che ha sinora distinto il volontariato dalle
altre associazioni e da quelle di promozione sociale in particolare,
snaturando nei fatti una peculiarità che dalle origini ha caratterizzato il
volontariato nell'universo del terzo settore.
La riduzione a due terzi dell'elettività delle cariche associative limita
il principio democratico delle organizzazioni che hanno visto in questo
aspetto una garanzia dell'autonomia e del principio della libera
partecipazione democratica. La proposta di deroghe, avanzata per motivi
tecnici da alcune associazioni, qui è così estesa da rischiare lo
snaturamento del volontariato inteso dalla legge. Diverso, e da tutelare, è
il caso nel quale la presenza nelle organizzazioni di un membro autorevole
di un altro ente, promuova il mantenimento dell'ispirazione a principi e
valori che i membri dell'organizzazione interpretano nell'azione e nella
vita associativa.
Le risorse per il volontariato costituiscono un aspetto importante che si
aggiunge al suo originale "capitale" costituito dall'impegno volontario
delle persone che costituiscono l'organizzazione. Ma l'ampliamento delle
possibilità di entrate per le organizzazione anche a strumenti di "mercato
sociale" quale i titoli sociali (buoni e voucher) rischiano di snaturarne
il ruolo. Riteniamo che le prestazioni delle associazioni di volontariato
possono essere regolate solo da convenzioni, solo così associazioni che
basano azioni e servizi sul lavoro gratuito e lo spirito solidale dei
volontari possono raccordarsi con istituzioni ed enti. Infatti, quelli
svolti dalle associazioni di volontariato, sono servizi per definizione
fuori mercato, altrimenti si finisce col snaturare il volontariato e col
mettere in concorrenza volontariato e imprese sociali, soggetti che per la
loro diversa natura sono piuttosto chiamati alla cooperazione.
L'articolo in merito alle agevolazioni fiscali ha recepito positivamente le
novità introdotte dalla legge 383/00. Ribadiamo la necessità di affrontare
il tema della riduzione dell'IVA, pur conoscendo le difficoltà di relazione
con la normativa comunitaria.
L'Osservatorio Nazionale del Volontariato rimane strumento di consulenza
del Ministro sulle tematiche del volontariato. Ma nell'ampliare da dieci a
venti il numero dei rappresentanti delle organizzazioni di volontariato si
tralascia di indicare che essi, o almeno una parte di essi, siano
individuati tra le organizzazioni operanti in almeno sei regioni, affinché
possano essere maggiormente rappresentativi della realtà multiforme del
volontariato italiano. Trattandosi infatti di un organismo nazionale
riteniamo opportuno e necessario che veda la partecipazione di soggetti che
abbiano il più possibile uno sguardo e un'esperienza non solo locale, ma il
più possibile ampia e rappresentativa, rafforzando la capacità del
volontariato di mantenere la propria capillarità e dimensione locale,
valorizzata e favorita dalla partecipazione a reti, coordinamenti e
federazioni che promuovono la connessione con un ambito globale.
In tema di Centri di Servizio per il Volontariato si compie un vero e
proprio capovolgimento oltre ad una riduzione dei fondi che rischia di
limitare la capacità di lavoro dei Centri. Il legislatore nel 1991,
sostenuto successivamente da tre sentenze della Corte Costituzionale e un
provvedimento del Consiglio di Stato, aveva disegnato un meccanismo
innovativo, fortemente improntato alla sussidiarietà e al principio di
autonomia e corresponsabilità sociale del volontariato. Lo sviluppo e il
sostegno del volontariato è affidato ai Centri di Servizio, gestiti e
diretti dallo stesso volontariato, che utilizza un quindicesimo dei
proventi (detratte le spese) delle fondazioni di origine bancaria, con il
controllo dei Comitati di Gestione. Questi ultimi sono caratterizzati dalla
maggioranza assoluta dei membri delle fondazioni bancarie (e con la
presenza significativa delle istituzioni Regione, Comuni, e Governo) che
essendo enti autonomi e di carattere privato che finanziano i centri
nell'ambito dei loro obblighi e delle loro finalità sociali, possono così
conservare il controllo sul denaro messo da loro a disposizione. Una scelta
presente nella 266/91, sostenuta da tutti gli schieramenti parlamentari nel
'91, basata sulla diversificazione dei compiti e dei ruoli, che tutela
l'autonomia del volontariato nel determinare il proprio futuro e il proprio
sviluppo, con un meccanismo di controllo certo, distinto e affidato a chi
mette a disposizione le risorse.
Con la proposta del Ministero invece si rischia di limitare la possibilità
per il volontariato di autodeterminare il proprio sviluppo, di determinare
liberamente i propri indirizzi, di realizzare forme trasparenti, efficaci
ed efficienti di promozione del suo ruolo a beneficio dell'interesse
generale. Si rischia così di contrastare lo spirito stesso della nostra
Carta costituzionale nello stabilire i rapporti tra società civile e
istituzioni, confermato dalle sentenze, 355/92 e 300/93 della Corte
costituzionale, che, ben prima della modifica dell'art. 118 che introduce
della nostra Costituzione il principio di sussidiarietà, affermano l'
«irrinunciabile autonomia alle organizzazioni di volontariato e alle loro
attività istituzionali». I fondi dei Centri di servizio sono aumentati in
questi anni portando diversi Centri a scegliere di utilizzarne una parte
anche per il sostegno economico ai progetti delle organizzazioni di
volontariato, per permettere e favorire così lo sviluppo del volontariato e
della cultura della solidarietà.
Nella proposta del Ministero i Comitati di Gestione assumono invece un
ruolo diretto, scavalcando i Centri di Servizio gestiti dal Volontariato,
riservandosi il 40% dei fondi per il loro funzionamento, per il
finanziamento diretto dei progetti e del funzionamento delle organizzazioni
di volontariato. Ciò comporta anche un problema di verifica e controllo che
viene a mancare sui Comitati di Gestione, mentre i Centri sono controllati
dai Comitati ai quali rendicontano annualmente sulla base di programmi di
attività approvati da essi.
Il meccanismo di calcolo del fondo da destinare ai Centri di Servizio,
attualmente dell'ordine di un quindicesimo della differenza tra proventi e
spese delle fondazioni, è diminuito da un diverso sistema di calcolo
proposto sempre nella bozza di riforma. Senza contare che a partire dal
2001 i fondi stanno diminuendo sensibilmente a seguito dell'esiguità delle
rendite finanziarie.
Meglio sarebbe mantenere un differenziazione tra organismi: da una parte
quelli di indirizzo e gestione e dall'altra quelli di controllo,
valorizzando la sperimentazione attuata in alcuni ambiti regionali dai
centri di Servizio in sinergia con i rispettivi Comitati di Gestione, dove
i primi hanno proposto un bando di finanziamento al volontariato con
meccanismi trasparenti e pubblici, attuati da commissioni miste con la
presenza diretta anche di rappresentanti dello stesso Comitato di Gestione,
mentre i secondi approvano il bando all'interno del programma annuale del
Centro ed effettuano un reale controllo, lasciando invece l'autonomia
dell'indirizzo e dei contenuti al volontariato.
Sarà opportuno individuare forme che favoriscano e normino la compresenza
equilibrata nell'azione dei Centri di fondi per i servizi e fondi per il
sostegno economico ai progetti delle organizzazioni. Ma queste dovranno
evitare rigidi meccanismi che non considerino le diversità di situazione
locale, di entità dei fondi, di necessità specifiche e dell'evoluzione dei
bisogni del volontariato.
Il Volontariato ha sicuramente bisogno di maggiori risorse, di maggiore
efficacia ed efficienza nei servizi rivolti al suo sviluppo. Per questo la
strada che proponiamo non è quella della diminuzione dei fondi e della loro
suddivisione  affidata ad altri "illuminati" perché esterni. Proponiamo la
strada di una maggiore, più significativa, più vincolante partecipazione
del volontariato nei Centri di Servizio come governo dell'indirizzo e della
gestione, come utilizzatore attento ed esigente dei servizi, chiedendo
maggiore qualità, tempestività, appropriatezza delle risposte. Proponiamo
la strada della valutazione attenta e continuativa ed esigente, realizzata
dal mondo del volontariato, e dai Comitati di gestione. Riteniamo possibile
su questo terreno un'alleanza forte con le fondazioni di origine bancaria,
rendendole soggetto riconosciuto e conosciuto dal volontariato per le
risorse che mettono a disposizione, su cui sono chiamate nei Comitati ad
esercitare un controllo reale, finalizzato a rendere più efficaci le
risorse messe a disposizione. Per questo non serve essere soggetto di
indirizzo, ma soggetto terzo che "misura" il grado di rispondenza delle
azioni al progetto presentato.
Per questi motivi le organizzazioni firmatarie propongono un percorso
informativo, di dibattito, di raccolta di informazioni da realizzarsi
durante il mese di ottobre 2003, capillarmente nel mondo del volontariato,
almeno a livello regionale e auspicabilmente a livello provinciale e
locale. Le organizzazioni di volontariato delle reti firmatarie e i Centri
di Servizio per il Volontariato sono impegnati in questo percorso per
favorire la massima informazione, la più intensa discussione e la più
proficua raccolta di osservazioni."

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