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20/09 Bologna: "Servizi, Spazi e Accesso al Credito"
- Subject: 20/09 Bologna: "Servizi, Spazi e Accesso al Credito"
- From: "PopLab" <info at ladis.it>
- Date: Thu, 18 Sep 2003 19:21:09 +0200
FESTA DELL'UNITA' TRASH CAFE'- STAND n° 126 SABATO 20 SETTEMBRE 2003 ORE 21.00 POPLAB - sportello dei Nuovi Lavori presenta nell'ambito della programmazione del TRASH CAFE', alla Festa Nazionale dell'Unità ASSEMBLEA DELLE ASSOCIAZIONI BOLOGNESI intorno al tema "Servizi, Spazi e Accesso al Credito" Bologna, Parco Nord, Festa dell'Unità TRASH CAFE' (stand n° 126) - autobus n° 25 Infoline POPLAB: 051/2915497 Cell. 347/1128581-340/4719020 - 348/3200037 PREMESSA: ESSERE E FARE ASSOCIAZIONE L'essere e il fare associazione sono una delle caratteristiche e delle risorse più importanti nel territorio di Bologna e dell'Emilia Romagna. Infatti, Bologna è la città italiana con il maggior numero di associazioni costituite - più di 400 - e il territorio provinciale è uno dei più elevati nelle classifiche europee dei consumi culturali. Ciò che è necessario per una città è la valorizzazione delle peculiarità e delle risorse del proprio territorio. Infatti, le associazioni lavorano sul territorio con attività diffuse e capillari, hanno la capacità di comporre un tessuto di creatività e innovazione, creano reti e cooperazione sociale. Infine, le associazioni rappresentano molto spesso pratica di autoformazione e sviluppo di nuove professioni. Così, i diritti delle associazioni possono anche essere diritti delle nuove forme del lavoro. Ma a Bologna, negli ultimi anni, la giunta di centrodestra non ha assolutamente riconosciuto il valore del mondo associativo. Dalla delibera dell'Assessore Paolo Foschini che ha aumentato dell'80% sul valore di mercato i canoni d'affitto delle sedi assegnate ad associazioni, alla politica culturale di Marina Deserti, Assessore alla Cultura del Comune di Bologna, che ha fatto tabula rasa dei contributi concessi dal Comune alle associazioni culturali, e in particolar modo a quelle più giovani. Ma azzerare il mondo delle associazioni significa ridurre quello spazio di partecipazione alla vita pubblica della città che le associazioni rappresentano e hanno rappresentato a Bologna. Dai servizi offerti alla comunità alla diffusione della cultura, dall'innovazione dei linguaggi culturali alla trasmissione di saperi per la formazione al lavoro. Da questo punto di vista, abbiamo l'impressione che anche nel centrosinistra cittadino ci sia la tendenza a concentrare l'attenzione assai più sulle "punte di eccellenza" - ovvero le strutture già consolidate - e assai meno sulla creatività diffusa e le realtà nascenti. E' necessario, allora, che le associazioni si organizzino per far sentire la propria voce. Ed è importante che lo facciano in maniera magari dialogante ma assolutamente autonoma dal mondo della politica. Che rivendichino un nuovo welfare municipale che garantisca tutti: sia le associazioni consolidate sia le associazioni appena costituite. Questo perché non ci interessa fare una lobby o una corporazione delle associazioni. Ci interessa, invece, costruire un sistema di tutele e opportunità che consenta la nascita continua di nuovi soggetti produttivi e creativi, che permetta a tutti coloro che lo desiderano di poter iniziare un'attività. Questa, pensiamo, è la vera garanzia per un modello di sviluppo economico che sappia partire dal basso. Tre punti 1. Welfare municipale. Come si può garantire tutti coloro che sono e fanno associazione? I cosiddetti "finanziamenti a pioggia" non bastano. Anzi, se non integrati da altri interventi istituzionali, possono sviluppare estraneità e competizione fra le associazioni. Noi pensiamo, allora, che una grossa parte del welfare locale possa e debba essere investita sulle reti e sui servizi in comune. Ad esempio: favorire i progetti integrati fra associazioni, creare spazi che garantiscano l'accesso ad attrezzature informatiche con relativi uffici, sviluppare meccanismi di promozione, pubblicità ed ufficio stampa comuni. Un sistema di servizi finanziato dagli Enti Locali, ma gestito e coordinato dalle reti di associazioni. Un simile sistema potrebbe, oltre a generalizzare le opportunità, favorire lo sviluppo di reti e di cooperazione. 2. Spazi pubblici. È necessario aprire e rendere disponibili per le attività delle associazioni i luoghi pubblici presenti in città. Dalle sale di quartiere ai teatri cittadini, dagli spazi espositivi alle sale di rappresentanza istituzionale. Come, d'altronde, è scritto nel regolamento comunale che disciplina il rapporto fra Comune di Bologna e Libere Forme Associative: i luoghi comunali sono concessi, gratuitamente, alle associazioni. Questi luoghi devono poter ospitare eventi culturali, incontri, mostre, dibattiti ed ogni altro genere di iniziativa. 3. Accesso al credito. E' necessario che gli Enti Locali si rendano garanti nei confronti degli istituti di credito rispetto ai progetti finanziati ad associazioni. Nella situazione odierna, infatti, un'associazione può sì ottenere un contributo pubblico per un progetto, ma difficilmente può riuscire ad anticiparne i costi di realizzazione. E' necessario, infine, che gli Enti Locali incentivino il mondo del privato a patrocinare e sponsorizzare iniziative delle associazioni, anche spingendo nella direzione di sgravi fiscali od agevolazioni. APPUNTAMENTO SABATO 20 SETTEMBRE ORE 21.00 Questa piattaforma di rivendicazioni non è e non vuole essere esaustiva. Semplicemente, pensiamo che con questi tre punti si possano mettere in comune alcuni bisogni e desideri di associazioni grandi e piccole, sociali e culturali, consolidate e appena costituite. Per questo motivo, invitiamo tutte le associazioni di Bologna che vogliono aderire a questo documento a partecipare all'assemblea delle associazioni che si terrà il 20 settembre, dove si discuterà sui percorsi di mobilitazione da adottare. Qualunque tipo di scelta venga fatto, la precondizione sarà l'autonomia dalle istituzioni politiche. Data la situazione pre-elettorale in cui si trova Bologna, è infatti molto importante ribadire questo concetto: la capacità delle associazioni - così come di qualunque altra parte della società civile - di autorganizzarsi e far sentire la propria voce. Soprattutto, coltivare il proprio interstizio non paga più. Occorre invece unire le forze per vivere tutti in un ambiente socialmente un po' più giusto e culturalmente un po' più vivo.
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