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I: L'ULTIMO PONTE
- Subject: I: L'ULTIMO PONTE
- From: "Lilly" <lilly65 at tin.it>
- Date: Sat, 26 Jan 2002 10:44:12 +0100
Passo parola... ----- Original Message ----- From: Carlo Giacobini <cargiaco at tin.it> To: <Undisclosed-Recipients:;> Sent: Friday, January 25, 2002 12:20 PM Subject: L'ULTIMO PONTE L'ULTIMO PONTE Usciamo per una volta dalle abituali modalità di comunicazione del nostro Centro per segnalare un fatto di notevole gravità. Il Corriere della Sera, nell'edizione oggi in edicola, con un ottimo articolo del bravo Gian Antonio Stella segnala una vicenda che interessa Venezia e la sua accessibilità. Verrà realizzato un ponte moderno, firmato dal grande architetto Calatrava, che collegherà la stazione ferroviaria (accessibile) a piazzale Roma, punto di arrivo di autobus (accessibili), vaporetti (accessibili) e sede del garage comunale (accessibile e con posti risevati ai disabili. La Commissione di salvaguardia ha approvato il progetto, bocciando l'impiego di servoscala ("perché antiestetiche") e di altre soluzioni che permettano a persone disabili o anziane di superare quel ponte. Il Sindaco di Venezia si è giustificando affermando che la Giunta "fa mille cose per i disabili". Il fatto è gravissimo per una serie di ragioni: giuridiche, culturali, simboliche oltre che, come abbiamo visto, pratiche. Giuridiche: non si era detto che lo Stato e gli enti pubblici non possono erogare contributi o agevolazioni per la realizzazione di progetti che non prevedano l'accessibilità per le persone disabili? (art. 32 co. 20, Legge 28 febbraio 1986, n. 41). Culturali: Venezia non è stata forse dichiarata un patrimonio artistico appartenente all'umanità? E le persone anziane e disabili non sono forse parte dell'umanità? Quel ponte rimarrà nel tempo come la traccia del XXI secolo, della cultura e dell'agire delle persone che ci hanno vissuto, persone attente all'estetica ma non ai più deboli. Simboliche: il ponte è il simbolo dell'unione. Dell'unione fra popoli, culture, realtà. E' l'archetipo del superamento degli ostacoli. E' talmente carico di significati da essere scelto come motivo conduttore delle banconote Euro. Non può essere quindi il simbolo dell'esclusione. Riteniamo che non si possa rimanere in silenzio di fronte ad una così grave disattenzione ed invitiamo tutte le persone di buona volontà, le associazioni dei disabili e qualsiasi organismo che opera in ambito sociale a far sentire il proprio dissenso. Per utilità riportiamo il numero di fax della Segreteria del Sindaco di Venezia ( 041.5200782 ) e l'indirizzo email (sindaco.costa at comune.venezia.it ). Invitiamo inoltre a garantire la massima diffusione al presente messaggio inoltrando ad altre persone, associazioni, enti potenzialmente interessati. Riportiamo di seguito il testo dell'articolo di Gian Antonio Stella cui va tutto il nostro apprezzamento. Cordialità. Carlo Giacobini Centro per la documentazione legislativa Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare Direzione Nazionale http://www.handylex.org ------------------------------------------------ ------------------------------------------------ Da "Il Corriere della Sera" del 25 gennaio 2002 Sì alla nuova opera sul Canal Grande. Ma senza i "servoscala" perché "sciuperebbero l'estetica" VENEZIA, UNO STUPENDO PONTE DI VETRO. VIETATO AI DISABILI di GIAN ANTONIO STELLA Passi per quello di Rialto: 412 anni fa neanche a quel bastian contrario di Marcantonio Barbaro, che pignoleggiava su tutto, sarebbe venuto in mente di piantar grane sugli scalini. Passi per quelli dell'Accademia e degli Scalzi: neppure gli austriaci un secolo e mezzo fa erano sensibili ai problemi dei disabili. Ma oggi? Possibile che neppure nel Terzo Millennio il Canal Grande possa essere scavalcato da un ponte alla portata dei disabili in carrozzina? Ecco il tema: conta più l'estetica della dignità umana? Il "Martellatore Civico", quel Natale Marzari che alcuni anni fa, affetto da una spaventosa malattia alle ossa, spaccava con la mazza ogni barriera architettonica che incontrava facendo disperare i giudici di Trento, la risposta diceva d'averla: no. A Venezia c'è chi la pensa diversamente. La Commissione di Salvaguardia ha approvato l'altro giorno il progetto del nuovo ponte da Piazzale Roma alla stazione ferroviaria disegnato da Santiago Calatrava accettando, tra le motivazioni del "no" ai "servoscala" per i disabili, anche la seguente: senza quegli infissi metallici così poco estetici l'opera "offre un impatto visivo certamente migliore". Che il ponte sia bello, per carità, non lo discute nessuno. Calatrava ha costruito buona parte della sua celebrità mondiale sui suoi ponti: dal "Miraflores" sul Guadalquivir all'"East London" sul Tamigi, dall'"Oberbaum" di Berlino al "Puerto Madero" di Buenos Aires. Un genio. Tanto da aver fatto il miracolo di disegnare per Venezia (e Dio sa quanto la città sia difficile dai tempi in cui per Rialto vennero bocciati i progetti di Michelangelo, Palladio, Sansovino...) una cosa che piace non solo alla giunta di sinistra ma perfino a Vittorio Sgarbi. Il nuovo ponte sul Canal Grande, spiegano i cantori, sarà tutto di vetro con rifiniture in pietra d'Istria e ottone e lascerà "un segno forte ma allo stesso tempo leggero e quasi inoffensivo nella cultura storica tradizionale". Applausi. Un po' offensivo però, almeno con qualcuno, il futuro capolavoro lo è. Mettetevi nei panni di un disabile in carrozzina. Arrivate a Venezia, siete alle prese con la città più bella e più inaccessibile del pianeta, costruita a causa dell'urbanistica assolutamente unica con migliaia di barriere architettoniche. Una città spezzettata da 434 ponti dei quali solo 4 (quattro: e grazie più che altro alle battaglie di un ex consigliere comunale, Fabio Amadi) dotati di attrezzature che vi consentono di passare da una parte all'altra (quando non sono state abbandonate all'incuria) senza aiuto. Pretendereste o no che almeno il quarto ponte sul Canal Grande fosse alla vostra portata? Che almeno una parte dei 9 miliardi e 990 milioni di lire (oltre 5 milioni di euro) destinati all'opera, finissero nel progetto di un tapis roulant o un servo-scala? Niente. Paolo Costa, il sindaco, ammette che sì, la frase usata per motivare il no "è davvero molto infelice" e che il comune non accetta lezioni sul tema perché "ha fatto mille cose" e "sta proprio ora destinando ai disabili 25 posti gratis nel garage comunale", però "il problema vero è per i ponti dove non ci sono vaporetti mentre da piazzale Roma alla Stazione un disabile prenderà sempre il vaporetto". Può essere: ma la questione di principio? Il dibattito è aperto. Per aiutarlo, val la pena di riportare una delle frasi più discusse: "Malgrado tutti gli sforzi fatti per integrare il servo-scala nel progetto è evidente che il sistema avrebbe una rilevanza notevole sull'estetica del ponte". Meglio vadano in vaporetto. Tanto più che, spiega la relazione, queste strutture sono spesso rotte da teppisti creando nei portatori d'handicap "malumori e frustrazioni". Gian Antonio Stella ------------------------------------------------ ------------------------------------------------
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