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Fw: Manifesto di Umberto Eco




----- Original Message -----
From: "Stam Sofer" <fsu@ipsnet.it>
To: <rimongroup@topica.com>
Sent: Saturday, August 03, 2002 9:46 AM
Subject: Manifesto di Umberto Eco



>
> Gli italiani sono antisemiti?
> _______________________________
>
> L'Italia ha dato un eccellente contributo all'antisemitismo
> intellettuale. Oggi antichi focolai trovano terreno di coltura in forme
> di razzismo di rozzo stampo neoceltico
> ____________________________________________________
>
> In occasione della profanazione delle tombe ebraiche a Roma è stata
> polemicamente ricordata la frase dell'onorevole Casini, secondo il quale
> in Italia l'antisemitismo è meno radicato che in altri paesi. Credo che
> occorra tracciare una distinzione tra antisemitismo intellettuale e
> antisemitismo popolare. L'antisemitismo popolare è antico quanto la
> Diaspora. Nasce da una istintiva reazione delle plebi verso gente
> diversa, che parlava una lingua ignota che evocava riti magici; gente
> abituata a una cultura del Libro, così che gli ebrei imparavano a
> leggere e scrivere, coltivavano la medicina, la mercatura, il prestito,
> da cui il risentimento nei confronti di questi "intellettuali".
> L'antisemitismo contadino in Russia, aveva queste radici.
>
> Certamente pesava la condanna cristiana del popolo "deicida", ma infine
> anche lungo il Medioevo tra intellettuali cristiani e intellettuali
> ebraici c'era un rapporto (privato) di mutuo interesse e rispetto. Per
> non dire del Rinascimento. Le masse disperate che seguivano le crociate
> e mettevano a ferro e fuoco i ghetti, non si appoggiavano su fondamenti
> dottrinali, ma seguivano impulsi di saccheggio.
>
> L'antisemitismo intellettuale quale lo conosciamo oggi nasce invece nel
> mondo moderno. Nel 1797 l'abate Barruel scrive i "Mémoires pour servir à
> l'histoire du jacobinisme" per mostrare come la rivoluzione francese
> fosse un complotto templare e massonico, e più tardi un certo capitan
> Simonini (italiano) gli fa notare che dietro alle quinte agivano
> soprattutto i perfidi giudei. Solo dopo quel punto inizia la polemica
> sull'internazionale ebraica e i gesuiti se ne impadroniscono come
> argomento contro le sette carbonare. Questa polemica fiorisce in tutta
> Europa, ma trova il terreno più fertile nell'ambiente francese, dove ora
> si tratta di additare nella finanza ebraica un nemico da battere. La
> polemica è certo nutrita dal legittimismo cattolico, ma è in ambiente
> laico (e in un gioco di servizi segreti) che prendono lentamente forma,
> partendo da un falso di origine, i famigerati "Protocolli dei saggi
> anziani di Sion", poi diffusi nell'ambiente zarista russo e infine fatti
> propri da Hitler.
>
> I Protocolli sono stati elaborati riciclando materiale da romanzo
> d'appendice, e rivelano da soli la loro inattendibilità, perché è poco
> credibile che dei "cattivi" esprimano in modo così svergognato i loro
> malvagi progetti. I Savi dichiarano persino che intendono incoraggiare
> lo sport e la comunicazione visiva per rimbecillire la classe
> lavoratrice (e quest'ultimo tratto sembra più berlusconiano che
> ebraico). Eppure, per rozzo che fosse, si trattava di antisemitismo
> intellettuale.
>
> Si può consentire con l'onorevole Casini e dire che l'antisemitismo
> popolare italiano è stato meno forte che in altri paesi europei (per
> varie ragioni socio-storiche, e persino demografiche) e che infine la
> gente comune si è opposta alle persecuzioni razziali aiutando gli ebrei.
> Ma in Italia è fiorito l'antisemitismo dottrinale gesuitico (si pensi
> solo ai romanzi di padre Bresciani) insieme a quello borghese, che alla
> fine ha prodotto quegli studiosi e scrittori notissimi che hanno
> collaborato all'infame rivista "La difesa della razza", e l'edizione dei
> Protocolli introdotta nel 1937 da Julius Evola.
>
> Scriveva Evola che i Protocolli hanno «il valore di uno stimolante
> spirituale» e «soprattutto in queste ore decisive della storia
> occidentale non possono essere trascurati o rimandati senza pregiudicare
> gravemente il fronte di coloro che lottano in nome dello spirito, della
> tradizione, della civiltà vera».
>
> L'internazionale ebraica è all'origine dei principali focolai di
> pervertimento della civiltà occidentale: «liberalismo, individualismo,
> egualitarismo, libero pensiero, illuminismo antireligioso, con le varie
> appendici che conducono sino alla rivolta delle masse e allo stesso
> comunismo». È il dovere, per l'Ebreo «distruggere ogni sopravvivente
> resto di vero ordine e di differenziata civiltà... È Ebreo Freud, la cui
> teoria s'intende a ridurre la vita interiore a istinti e forze inconsce,
> lo è Einstein, col quale è venuto di moda il "relativismo"... Schoenberg
> e Mahler, principali esponenti di una musica della decadenza. Ebreo è
> Tzara, creatore del dadaismo, limite estremo della degradazione delle
> cosiddetta arte d'avanguardia... È la razza, è un istinto che qui
> agisce... Questa è ormai l'ora, in cui le forze sorgono dappertutto alla
> riscossa, perché ormai il volto del destino a cui l'Europa stava per
> soggiacere si è reso chiaro... Che l'ora del "conflitto" le trovi
> raccolte in un unico blocco ferrato, infrangibile, irresistibile».
>
> L'Italia ha dato il suo eccellente contributo all'antisemitismo
> intellettuale. È però solo oggi che una serie di fenomeni fanno pensare
> a un nuovo antisemitismo popolare, come se antichi focolai antisemiti
> trovassero un terreno di coltura in altre forme di razzismo di rozzo
> stampo neo-celtico. Prova ne sia che le fonti dottrinali sono sempre le
> stesse: basta visitare alcuni siti razzisti in Internet, o seguire la
> propaganda antisionista nei paesi arabi, e si vede che non si trova mai
> di meglio che riciclare ancora quella buffonata che sono i Protocolli.
>
> Umberto Eco
> 01.08.2002
> www.espressonline.it
>