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Situazione in Afganistan




Ricevo sul ng che seguo e rilancio qui, sperando che altri aderiscano.


From: "JVLIVS" <JVLIVS@BA.DADA.IT>
Subject: [OT] : Situazione in Afganistan
Date: Sat, 2 Oct 1999 16:17:36 +0200

Questa è una cosa seria. Quindi, perdonatemi se "rompo", ma ritengo che sia
ora di finirla con il perbenismo da salotto e iniziare a fare qualcosa di
concreto. Il seguito di questo messaggio mi è stato trasmesso da un amico di
vecchia data. Se ritieni che non ti interessi, scusami. Altrimenti, fai come
me: "giralo" a coloro che conosci e invita loro a fare altrettanto.

[INIZIO]
Il governo dell'Afganistan è impegnato in una guerra contro le donne. La
situazione sta degenerando a tal punto che una persona in un editoriale del
"Times" ha paragonato il trattamento a cui sono sottoposte le donne a quello
subito dagli ebrei nel periodo che ha preceduto l'olocausto in Polonia.

Da quando i Taliban hanno preso il potere nel 1996, le donne hanno dovuto
indossare il burqua e sono state picchiate e prese a sassate in pubblico per
non avere l'abito corretto, anche se questo vuole dire semplicemente non
avere la maglia che copre il loro volto fino agli occhi.

Una donna e' stata colpita a MORTE da una folla adirata di fondamentalisti
per avere accidentalmente esposto il suo braccio mentre stava guidando.
Un'altra e' stata lapidata per aver tentato di lasciare il paese con un uomo
che non era un suo parente. Alle donne non è permesso lavorare né presentarsi
in pubblico senza un parente maschio.

Le donne professioniste come ad esempio professoresse, traduttrici, medici,
avvocati, artiste e scrittrici sono state costrette a lasciare i loro lavori
ed ad essere segregate nelle loro case, cosicché' la depressione sta
divenendo tanto diffusa, che ha raggiunto livelli di emergenza. Non e'
possibile in una società islamica a tal punto estremista, conoscere con
certezza il tasso di suicidi, ma operatori assistenziali stanno valutando che
il tasso del suicidio fra le donne che non possono trovare adeguata cura e
trattamento per grave depressione e che preferirebbero piuttosto togliersi la
vita, che sopravvivere in simili condizioni, e' aumentato considerevolmente.

Le case dove vi e' una donna, deve avere le loro finestre dipinte cosicché
che lei non possa mai essere vista dall'esterno. In casa, esse devono portare
scarpe che non facciano rumore in modo a non essere sentite. Le donne vivono
nel terrore per la loro vita per il minimo sbaglio che possono fare. Siccome
non ossono lavorare, le donne che non hanno parenti maschi o mariti, o fanno
la fame, o chiedono l'elemosina sulla strada, anche se sono laureate.

Non vi sono quasi presidi medici disponibili per le donne, e gli operatori
assistenziali hanno quasi tutti lasciato il paese. In uno dei rari ospedali
per le donne, un giornalista ha trovato ancora dei corpi di donne quasi
esanimi che giacevano immobili sui letti, avvolte nel loro burqua, senza
voglia di parlare, di mangiare, o di fare qualsiasi cosa, ma lentamente
deperendo sempre più. Altre, sono impazzite, e sono state viste rannicchiate
negli angoli, dondolandosi o piangendo, la maggior di esse piene di paura. Un
dottore sta considerando la possibilità, quando saranno esauriti i pochi
medicinali ancora disponibili, di lasciare queste donne davanti alla
residenza del Presidente afgano come una acata forma di protesta.

Siamo al punto in cui l'espressione 'violazioni dei diritti umani è divenuto
una dichiarazione inadeguata e priva di significato. I mariti hanno il potere
di vita e di morte sulle donne loro parenti, specialmente sulle loro mogli,
ma un gruppo di persone arrabbiate ha tutto il diritto di lapidare o
picchiare una donna, spesso a morte, perché' ha osato esporre qualche
centimetro di carne, o di offenderla in modo molto pesante. David Cornwell ha
detto che gli Occidentali non dovrebbero giudicare gli afgani per un simile
trattamento perché questo e' un "fatto culturale", ma questo non è affatto
vero.

Le donne hanno goduto una relativa libertà di lavorare e vestire generalmente
come volevano, guidare l'auto e apparire in pubblico da sole, solamente fino
al 1996 La rapidità di questo cambiamento e' la ragione principale della
depressione e del suicidio. Le donne che una volta erano educatori o medici o
che semplicemente usavano le libertà' umane fondamentali, sono ora
severamente limitate e trattate come sottoprodotto umano nel ome dell'ala
destra dell'Islam fondamentalista.

Non è la loro tradizione o la cultura, ma è l'esatto contrario per loro, e
costituisce un eccesso anche per quelle culture dove il fondamentalismo e' la
regola. Inoltre, se potessimo giustificare tutto sul piano culturale, poi noi
non dovremmo essere atterriti per i Cartaginesi che sacrificavano i loro
bambini, e che le bambine vengano circoncise in alcuni paesi dell'Africa e
che i negri nel profondo sud degli Stati Uniti negli anni 1930 furono
linciati, e fu loro proibito di votare, e furono costretti a sottostare alle
ingiuste leggi di Jim Crow. Ognuno ha diritto ad un'esistenza umana
tollerabile, anche se sono donne, in un paese musulmano, in una parte del
mondo che gli Occidentali possono non capire.

Se noi possiamo minacciare la forza militare in Kosovo in nome dei diritti
umani nell'interesse dell'etnia albanese, allora la Nato e l'Occidente può
certamente esprimere pacato sdegno di fronte all'oppressione, all'assassinio
e all'ingiustizia commessa dai Taliban contro le donne.

DICHIARAZIONE: Nel firmare questa petizione, noi siamo d'accordo che il
trattamento attuale contro le donne in Afganistan e' completamente
INACCETTABILE da parte delle Nazioni Unite e che la situazione corrente in
Afganistan non sarà ulteriormente tollerata. Quello dei Diritti delle Donne
non è un problema piccolo in nessun luogo, ed e' INACCETTABILE che nel 1999
le donne siano trattate come sottoprodotto umano e alla stregua di una
proprietà. Uguaglianza e decoro umano e' un DIRITTO, non una libertà, sia che
uno viva in Afganistan o in qualunque altro luogo.

1) Nicola Cattabeni, Milano (Italy)
2) Luca Liguori, Milano (Italy)
3) Stefano Gandellini (Italy)
4) Monica Mesaglio, Milan (Italy)
5) Stefania Ermo, Milan (Italy)
6) Mattia Italo, Milan (Italy)
7) Roberto Pomata, Cagliari (Italy)
8) Stefano Forte, Cagliari (Itally)
9) Silvia Serra, Cagliari (Italy)
10) Laura Rossi, Milan (Italy)
11) Leonardo Mattiello, Bologna (Italy)
12) Luigi Denari, Roma (Italy)
13) Michele Simone (Italy)
14) Gianluca Deiua, Rome (Italy)
15) Fabio Cremasco,Rome (Italy)
16) Flavio Cremasco, Rome (Italy)
17) Luana Cremasco, Rome (Italy)
18) Lorenzo Mazza, Rome (Italy)
19) Laura Corallo, Rome (Italy)
20) Gian Piero Laloli, Losone (Switzerland)
21) Mario Parmigiani. Bioglio (Italy)
22) Antonello Negrone. Piatto (Italy)
23) Mario Donato Summa. Alessandria(Italy)
24) Alberto Salvati Napoli(Italy)
25) Francesco Pedone Cerignola(Fg) (Italy)
26) Gabriele Favrin. Mestre (VE) (Italy)

Per favore firmate per solidarizzare, indicando la città e la nazione in cui
vivete. Poi copiate e inviate via e-mail al maggior numero possibile di
persone.

Se ricevete questo elenco con più di 50 nomi già segnati, per favore
inoltrate una copia del documento via e-mail a: Mary Robinson, Alto
Commissario delle Nazioni Unite, UNHCHR, webadmin.hchr@un.org e a: Angela
King, Consulente Speciale su Problemi del Genere femminile e l' Emancipazione
delle Donne, presso le Nazioni Unite al seguente indirizzo e-mail:
daw@undp.org

Anche se decidi di non firmare, per favore sii rispettoso dei sentimenti
altrui, e non "uccidere" la petizione. Grazie. E' meglio 'copiare e
incollare' piuttosto che non spedire la petizione.

Distinti saluti.