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Cornigliano: aree gratis a Riva e rifiuti a Taranto
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From: brunoa01 at aleph.it
To: ambiente_liguria at yahoogroups.com
Sent: Wednesday, November 10, 2004 11:27 AM
Subject: [ambiente_liguria] Cornigliano: aree gratis a Riva e rifiuti a Taranto
secolo xix
Una cauzione per l'altoforno
CORNIGLIANO Riva pagherà una multa se non spegne l'impianto, ma si libera
di ogni spesa. A Taranto i rifiuti industriali
Tutti i punti del «contratto» proposto da Pericu all'Ilva
Nessuna spesa per l'Ilva, cauzione sullo spegnimento dell'altoforno,
spostamento a Taranto dei rifiuti industriali.
Ecco punto per punto il «contratto finale» che gli enti locali hanno
proposto all'Ilva per sbloccare la trattativa sulle acciaierie di
Cornigliano. Claudio Riva ha già detto, alla fine del vertice dell'altro
ieri in Comune, di essere favorevole in linea di massima: «Così si
risolverebbero i problemi, non resterebbe altro da fare che aspettare il
governo». E la nuova intesa, già consegnata dal sindaco Giuseppe Pericu al
sottosegretario Gianni Letta, da una parte concede forti agevolazioni
all'imprenditore, dall'altra lo obbliga a firmare importanti garanzie per
il superamento della siderurgia a caldo.
Il «contratto finale», ovviamente, va allegato ai due accordi che dettano
legge sulla riconversione di Cornigliano: quello del novembre 1999 e quello
del fabbraio 2004. Per realizzare il piano servono 190 milioni di euro: 130
li hanno messi i governi dell'ulivo cinque anni fa; gli altri 60 devono
arrivare da Palazzo Chigi in questa Finanziaria.
Il primo punto del «contratto» scritto da Pericu dice per la prima volta
chiaramente che la grande transazione sulle aree sarà a costo zero:
«L'indennizzo per la rinuncia alle concessioni da parte di Ilva (su 1,3
milioni di metri cubi di terreno fino al 2050) e il corrispettivo per la
costituzione del diritto di superficie (per 99 anni su 636 mila metri) si
compensano integralmente». Riva resta gratuitamente per un secolo sulla
metà delle aree che oggi occupa in concessione. Ma all'Ilva questo non era
bastato: il diritto di superficie ha un costo impositivo elevato e queste
tasse l'industriale ha sempre detto di non essere disponibile a pagarle.
Quindi ecco il passaggio dell'intesa: «La spa pubblica per le bonifiche si
obbliga a sostenere l'eventuale costo dell'imposta di registro
sull'indennizzo e sul diritto di superficie». È la neutralità fiscale
chiesta dall'Ilva, che però, senza decreto del governo, sarà a carico degli
enti locali. Per contro, Ilva dovrà versare «una fideiussione da 1,5
milioni di euro a copertura dell'obbligo di spegnimento dell'altoforno».
Una multa che pende sulle casse di Riva nel caso non spegnesse l'impianto
fusorio entro sei mesi dalle firme definitive.
Sull'infrastrutturazione dell'area, il contratto parla genericamente degli
impegni del governo sulla nuova strada a mare di ponente e sul terzo
binario ferroviario, mentre entra nei dettagli sugli «oneri a carico della
spa per le bonifiche per le nuove recinzioni delle aree, per indirizzare le
utenze verso i nuovi confini dello stabilimento, per realizzare il nuovo
ingresso a nord delle acciaierie». Probabilmente, poi, Aeroporto spa si
accollerà«le spese per l'ingresso merci a ponente».
Risolto con uno scambio il contenzioso che avrebbe obbligato Riva a
smantellare e ricostruire altrove le sale di pompaggio: queste aree
resteranno all'Ilva (4.500 metri) che restituirà aree di uguali dimensioni
più a ponente. L'Ilva dovrà invece abbattere la sua centrale termica ed
eventualmente ricostruirla altrove, purché sia alimentata unicamente a
metano. La spa potrà comprare energia per il futuro distripark o per cedere
alle nuove attività.
Infine, la spinosa questione dei rifiuti industriali. Riva ne ha ammassate
diverse tonnellate sulle aree da restituire alla città e fino a pochi
giorni fa si rifiutava di smaltirle a spese proprie. Visti i vantaggi
ottenuti sui precedenti punti, Riva si impegna invece a «trasferire il
tutto via mare allo stabilimento di Taranto»: operazione da oltre 10
milioni di euro. Ma la spa per le bonifiche, come recitava l'accordo del
1999, «potrà dare un contributo tra il 30 e il 50%».
Giovanni Mari