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Mustaki non c'e' piu'
Fonte: http://italy.indymedia.org/news/2004/09/612792.php
Mustaki non c'è più
by girolamo Wednesday September 01, 2004 at 10:41 AM mail:
E' morto un vecchio compagno di Lotta Continua, Salvatore Gigante, a tutti
noto come Mustaki.
Salvatore Gigante, noto a tutti come Mustaki per la somiglianza con un
vecchio cantante d’altri tempi, non c’è più. Un altro pezzo importante
della vecchia Taranto è scomparso. Era figlio di un pescatore comunista, un
prodotto puro della Città Vecchia. La militanza politica lo aveva strappato
a un destino già predeterminato dalla miseria e dall’ignoranza, e come lui
molti figli della Taranto più autentica. La sua straordinaria forza fisica,
e la sua innata generosità, avevamo costruito una leggenda attorno a
quest’uomo semplice e un po’ ingenuo. Capace di sollevare a due mani una
moto Guzzi per scommessa (posta in gioco: una cassa di birra Raffo), era
stato membro del servizio d’ordine di Lotta Continua, istruito alle arti
orientali da un piccolo maestro vietnamita. A Reggio Calabria, nel 1970,
durante la grande manifestazione per il Sud, incapace di reggere alle
provocazioni dei fascisti che dai vicoli tiravano qualsiasi cosa sul corteo
sfondò il cordone di protezione del sindacato, si tuffò da solo in un
vicolo e ne uscì come dal saloon di un western, pulendosi le mani dalla
sporcizia. Lo ricordo una sera in cui un ragazzo molto sciocco si era messo
a scherzare con un sacchetto di origano, e un giovane poliziotto aveva
improvvidamente frainteso il sacchetto e tirato fuori la pistola: gli amici
dello sciocco accorrevano, la situazione stava per degenerare , Mustaki la
risolse a modo suo, sollevando di peso il poliziotto e portandoselo in
questura. Sempre in prima linea, anche troppo. Un pomeriggio un noto
picchiatore fascista (in seguito asceso ai vertici della politica locale)
si presentò davanti alla sezione di LC armato di pistola: Salvatore si
scaraventò fuori con un piccone, inseguì a piedi il tomo che era fuggito in
macchina, e raggiuntolo gli piantò il piccone sul cofano. Anche per questo
cercarono di farlo fuori: un accoltellatore di mestiere, chiamato a Taranto
dai fascisti locali, durante una manifestazione contrapposta gli rifilò
alle spalle una coltellata a occhiello tra le costole: una costola più su,
e per Salvatore era la fine. La fine della grande politica lo lasciò
spiazzato, senza punti di riferimento, ma col solito carattere di sempre.
Una sera, in un locale appena aperto, fecero l’errore di servirgli delle
penne condite con un’improbabile salsina pana-pomodoro guarnita col
prezzemolo: entrò in cucina, scaraventò fuori il cuoco e si mise a cucinare
lui, per tutti. Era un gran cuoco, e cercò il mestiere. All’Isola perduta i
suoi piatti di pesce fecero la fortuna della locanda talsanese; ma i suoi
colleghi parlavano di gestione, di bisnìss, Salvatore non era tipo da
sottostare a regole, men che meno sul non bere durante il servizio: non si
divertiva più, andò via, l’Isola Perduta decadde e morì. Per tre anni non
lo si vide in giro, poi tornò: era stato a Lima, in Perù, dove aveva fatto
il cuciniero. Il ristorante? Isla perdita! Amava viaggiare, senza sapere le
lingue, ma col suo universale dialetto tarantino si faceva cpire ovunque,
dal Sud America alla Grecia. Portava sempre con se una boccetta di liquido
scuro, un olio prodotto dai vecchi pescatori di cui ormai pochi conoscono
la ricetta: un medicinale prodigioso, cicatrizzante e al tempo stesso
disintossicante. Lo usò per curare un bambino in Grecia, e un medico locale
se lo fece regalare. Dicono che avesse pianto solo due volte: quando si
sciolse Lotta Continua, e quando un militante del PCI gli diede del
fascista. Io lo ricordo in lacrime un’altra volta, per amore di una donna
che non lo meritava. Aveva un cuore grande come il suo corpo. Se un cielo
esiste, lo accoglieranno a braccia aperte, e gli daranno una griglia da
pesce e birra senza fine. Che la terra sia leggera sul figlio della Tarde
Vecchje.