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4) padre Alex Zanotelli a Taranto: Decalogo per i porti a rischio nucleare
- Subject: 4) padre Alex Zanotelli a Taranto: Decalogo per i porti a rischio nucleare
- From: Alessandro Marescotti <a.marescotti@peacelink.it>
- Date: Thu, 06 May 2004 07:41:05 +0200
Comunicato di PeaceLink
Questo decalogo sarà presentato il 7 maggio a Taranto insieme a padre
Alex Zanotelli.
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Guida pratica per l'azione nonviolenta
Decalogo per i porti a rischio nucleare
Nella città dove è prevista la costruzione della
"superbase" Usa, Taranto città operatrice di pace lancia a
tutta l'Italia una proposta alternativa: il decalogo dell'azione
nonviolenta per i porti a rischio nucleare.
Il decalogo che proponiamo è una base su cui lavorare e discutere
per arrivare a delineare una guida di azione comune a tutte le città
sottoposte al rischio nucleare connesso al transito di unità navali (in
genere sottomarini e portaerei) dotate di propulsori nucleari o di armi
atomiche. I propulsori nucleari sono sottoposti al decreto legislativo
230/95 relativo ai reattori nucleari in genere; tale normativa (che
comporta un obbligo di informazione alle popolazioni e la definizione di
un piano di emergenza nucleare) si applica quindi ad esempio a tutti i
sottomarini statunitensi i quali sono tutti a propulsione nucleare; per
le armi nucleari invece non vi è alcuna normativa che salvaguardi la
popolazione e anzi le autorità militari Usa hanno l'ordine di non
confermare e non smentire la presenza a bordo di tali armi.
Quando attracca una portaerei americana in un porto italiano a volte
accade che la gente faccia la coda per visitarla mentre il movimento
pacifista deve mettere in guardia l'opinione pubblica facendo presente
che - se dotata di uno o più propulsori nucleari - quella nave è in
realtà a tutti gli effetti una piccola centrale nucleare. Negli Stati
Uniti, per ragioni di sicurezza, le unità militari a propulsione nucleare
non sostano e non attraccano nei porti commerciali. E sempre per ragioni
di sicurezza le navi commerciali non hanno propulsori nucleari a bordo.
Un incidente nucleare può provocare la fuoriuscita di plutonio la cui
radioattività perdura per millenni (si dimezza solo dopo 24 mila anni)
provocando il cancro (il chimico Enzo Tiezzi ha scritto: “Un chilo di
plutonio disperso nell’ambiente rappresenta il potenziale per 18 miliardi
di cancro al polmone").
Un'azione nonviolenta nei porti a rischio nucleare può avere queste dieci
direttive.
1) Digiuno cittadino: a
staffetta un gruppo di persone avvia il digiuno in ogni porto in cui
dovesse attraccare un'unità che comporti un rischio nucleare; il piano
del digiuno deve essere preparato in precedenza in modo da avere
una durata adeguata alla "visita" dell'unità navale
nucleare.
2) Comunicati stampa
locali: presentazione delle ragioni del digiuno e richiesta di conoscenza
del piano di emergenza nucleare; se esso fosse stato diffuso, diffusione
della conoscenza del piano con comunicati stampa che evidenzino i rischi
e le incongruenze.
3) Evacuazione:
richiesta alle autorità - Prefetto e Sindaco - di esercitazioni cittadine
di evacuazione della città (ogni piano prevede l'evacuazione).
4) Diniego per ragioni
di sicurezza: richiesta alle autorità che - per motivi di sicurezza e in
relazione al pericolo terrorismo - nessun permesso di attracco in nessun
porto italiano venga concesso a unità navali con propulsione nucleare
facendo esplicito riferimento alla non conoscenza o all'inadeguatezza del
piano di emergenza e alla non effettuazione in precedenza di prove di
evacuazione.
5) Trasparenza
nucleare: richiesta alle autorità - ai fini della tutela della sicurezza
della popolazione - di conoscere se siano presenti a bordo armi nucleari;
poiché le autorità militari Usa non dichiarano mai di avere o non avere a
bordo armi atomiche si faccia la richiesta alle autorità politiche locali
di pronunciarsi contro l'attracco.
6) Comunicati stampa
nazionali: informazioni di tutti gli organi di informazione (da Internet,
alle radio, ai giornali, alle TV) del digiuno e delle sue ragioni.
7) Richiesta e studio
del piano di emergenza: occorre, in virtù del Decreto Legislativo 230/95,
richiedere alla Prefettura il piano di emergenza nucleare; bisogna
studiarselo nei dettagli, e questo andrebbe fatto in
precedenza.
8) Centro di
documentazione: accedere agli archivi di
www.peacelink.it
sezione disarmo per prelevare l'elenco dei porti a rischio nucleare e delle unità navali che comportano questo rischio, inserirvi i piani di emergenza, sviluppare un dossier per ogni porto a rischio nucleare individuando i rischi trascorsi, sviluppare un dettagliato sistema di documentazione al fine di basare i comunicati stampa su un'informazione inoppugnabile e precisa (questo aspetto va sviluppato in precedenza).
9) Conferenza stampa e archivio giornalisti: costruire una propria banca dati dei giornalisti più sensibili da contattare per conferenze stampa, acquisendo i loro cellulari e stabilendo un previo contatto (questo aspetto va sviluppato in precedenza).
10) Immagine: costruire eventi nonviolenti che abbiano un impatto visivo e documentarli con le macchine fotografiche digitali; realizzare cartelloni colorati in giallo con il simbolo nero della radioattività e fotografarsi di fronte alle basi navali; l'immagine deve sempre accompagnare i comunicati stampa per dare un effetto maggiore.