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Ultimo appello per i Referendum
Facciamo girare una parola d'ordine: alle 08.00 di domenica 15 tutti a
votare....al primo rilevamento delle 11.00 deve essere plausibile a tutti
che il quorum sarà raggiunto.
Ciao Tito
In allegato le ragioni dei 2 SI: facciamoli girare fino all'ultimo momento.
APPELLO PER IL SI’
AL REFERENDUM PER LA
ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA DI ELETTRODOTTO
Le norme che si vogliono abrogare (art. 119 T.U. elettricità e acque e art.
1056 C.C.) impongono che il proprietario di un fondo non si può opporre al
passaggio delle linee elettriche in media e in alta tensione
(elettrodotti). Non riguardano i cavi elettrici in bassa tensione (380 o
220 V),
Tali norme vengono invocate tutte le volte che deve essere costruito un
elettrodotto, per imporre automaticamente la servitù di elettrodotto sui
terreni interessati e quindi pagare il costo di utilizzo del suolo con una
somma simbolica.
Le norme sono state adottate negli anni ’30 quando l’Italia era un Paese
agricolo e occorreva elettrificare il Paese. Oggi non è più così.
Come ricordato dalla Corte Costituzionale nella sentenza che ha dichiarato
la ammissibilità del quesito referendario, una rete di centinaia di
migliaia di chilometri copre la Penisola. Ciò ha favorito un modello di
sviluppo, basato sul trasporto mediante grandi elettrodotti dell’energia
elettrica prodotta principalmente nelle centrali che sfruttano combustibili
fossili come il petrolio e il carbone e le cui emissioni sono alla origine
dell’effetto serra, del buco dell’ozono, dei cambiamenti climatici. Al
contrario.
La abrogazione delle norme sottoposte a referendum ricorda ancora la Corte
favorirà il riequilibrio del mercato dell’energia distorto dall’ incentivo
agli elettrodotti costituito dalle norme di legge da abrogare, promuovendo
lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile: l’energia solare su tutte
che viene consumata in prossimità del luogo di produzione e non abbisogna
del trasporto mediante elettrodotti.
Un secondo e non minore obiettivo del referendum è:
il contenimento dell’elettrosmog.
L’elettrosmog è l’inquinamento causato dal campo magnetico e dal campo
elettrico prodotti dal passaggio della corrente elettrica. La fonte più
importante di tale forma di inquinamento sono gli elettrodotti. Molti studi
epidemiologici hanno constatato che i bambini esposti al campo magnetico,
anche di debole intensità, generato da elettrodotti ammalano di leucemia
infantile molto più frequentemente di quelli non esposti. Il NIEHS
l’istituto federale americano per la salute ambientale ha classificato il
campo magnetico generato dai cavi di corrente elettrica possibile
cancerogeno già nel 1998. La IARC, la Agenzia Internazionale per la Ricerca
sul Cancro di Lione, ha classificato lo stesso campo elettromagnetico
possibile cancerogeno nel 2001: entrambi gli istituti attribuiscono tale
classificazione alla aumentata incidenza della leucemia infantile in
prossimità degli elettrodotti.
Si è tentato di limitare la esposizione delle persone al campo magnetico
generato dagli elettrodotti introducendo limiti di esposizione e distanze
di rispetto degli elettrodotti dalle case: un decreto del 1992, voluto
dall’allora ministro dell’ambiente Ruffolo, interpretato da successive
circolari, decreti, leggi, non è mai stato rispettato, nel senso che i
limiti di esposizione e le distanze di rispetto ivi previsti non sono
attualmente osservati.
Un sì a questo referendum porterà alla riduzione delle fonti di
inquinamento magnetico: meno chilometri di elettrodotti, per i quali non ci
sarà più il vantaggio economico della servitù coattiva dei suoli,
significherà meno occasioni di esposizioni di bambini nelle case e nelle
scuole oggi prossime agli elettrodotti. Il proprietario del fondo potrà
contrattare con la compagnia elettrica il passaggio dell’elettrodotto e lo
farà certamente pensando anche alla sua salute e a quella dei suoi figli o
nipoti.
Per lo stesso motivo: un sì a questo referendum porterà anche a uno
sviluppo equilibrato della rete costituita dalle antenne radio per il
servizio telefonico.
Un recente decreto noto come decreto sblocca-antenne - pubblicato il 14
settembre 2002, quindi successivamente al deposito delle firme di
sottoscrizione di questo quesito referendario avvenuto il 9 agosto 2002,
aggrava la servitù coattiva di elettrodotto modificando l’articolo 230 del
Codice Postale dove si prevede per gli edifici il passaggio di cavi per le
antenne riceventi poste sugli edifici medesimi. La modifica trasforma tale
obbligo di passaggio in una servitù di elettrodotto poiché estende
l’applicazione della norma postale, pensate per le antenne di ricezione
televisiva, ai cavi di alimentazione del segnale, in media tensione, alle
antenne radio per la telefonia. La servitù è ulteriormente aggravata dalla
legittimazione delle società licenziatarie del servizio di telefonia mobile
ad agire in giudizio anche per risarcimento del danno emergente e del lucro
cessante - nei confronti di quanti si oppongano alla servitù con la
conseguente limitazione del diritto di difesa di cittadini e consumatori.
In caso di vittoria del sì anche tale modifica dell’art. 230 del codice
postale sarà abrogata, in quanto norma successiva che aggrava l’efficacia
della norma che impone la servitù coattiva di elettrodotto sottoposta a
referendum.
Un ultimo ma non meno importante motivo per la abrogazione della servitù
coattiva da elettrodotto è che in presenza di tale norma sottoposta a
referendum gli elettrodotti sono costruiti senza concessione edilizia.
Si tratta di opere il cui impatto ambientale è talmente elevato che la
Comunità Europea ha stabilito con direttiva la necessità di una Valutazione
di Impatto Ambientale (V.I.A.) preliminare alla costruzione degli
elettrodotti in alta tensione. Il decreto italiano di recepimento DPR 27
aprile 1992 ha depotenziato la direttiva europea richiedendo la V.I.A. solo
per gli elettrodotti da 220 e da 380 kV, non per quelli che sono comunque
classificati in alta tensione da 60, 132, 150 kV. Opere tanto impattanti
non richiedono né V.I.A. né concessione edilizia , laddove giustamente la
concessione edilizia - oggi permesso di costruire - è richiesta non appena
si metta mano alla costruzione anche solo di una piattaforma.
In caso di vittoria del sì la edificazione di elettrodotti sarà sottoposta
alla valutazione del Comune per il rilascio della concessione edilizia e
dunque alla preventiva valutazione dei possibili effetti nocivi per la
salute da parte della azienda sanitaria, ai sensi dell’art. 220 del T.U.
delle leggi sanitarie.
Per
·il riequilibrio del mercato dell’energia che favorisca le fonti
rinnovabili, in particolare l’energia solare, VOTA SI’ AL REFERENDUM PER
L’ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA DA ELETTRODOTTO
·il contenimento dell’elettrosmog, mediante il mantenimento in funzione di
un minor numero di chilometri di elettrodotti con la conseguente minore
probabilità di esposizione dei bambini al campo magnetico e dunque una
minore incidenza della leucemia infantile, VOTA SI’ AL REFERENDUM PER
L’ABROGAZIONE DELLA SERVITU’ COATTIVA DA ELETTRODOTTO
·il contenimento dell’elettrosmog, mediante l’abrogazione della modifica
del Codice Postale introdotta dal decreto sblocca-antenne che impone la
servitù del passaggio del cavo di alimentazione del segnale alle antenne
per la telefonia, VOTA SI’ AL REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE DELLA SERVITU’
COATTIVA DA ELETTRODOTTO
·il contenimento dell’impatto ambientale degli elettrodotti e delle
costruzioni elettriche, mediante l’esercizio da parte dei Comuni, adiuvati
dall’autorità sanitaria, della potestà di rilasciare il permesso costruire
e di perseguire l’abuso edilizio, VOTA SI’ AL REFERENDUM PER L’ABROGAZIONE
DELLA SERVITU’ COATTIVA DA ELETTRODOTTO
Mai più un elettrodotto nel mio giardino.
Mai più i bambini nelle scuole sotto i cavi di alta tensione.
Mai più leucemie infantili da elettrosmog
Dall’Italia, maggio e giugno 2003
Il Comitato Promotore del Referendum
“Servitù coattiva da elettrodotto: abrogazione”
IL 15 GIUGNO VOTIAMO SI PER ESTENDERE
L’ART. 18 A TUTTE E A TUTTI
COMITATO DELLA PUGLIA PER IL SI AI REFERENDUM
La Corte Costituzionale ha ammesso il referendum per estendere l'articolo
18 ai lavoratori ed alle lavoratrici delle aziende al di sotto dei 15
dipendenti.
La possibilità di essere reintegrato sul posto di lavoro dopo un
licenziamemo senza giusta causa è un diritto fondamentale di ogni
lavoratore in quanto essere umano dotato di una dignità, non riducibile
alle proprie condizioni di sfruttamento. E questo diritto non può essere
subordinato al numero di dipendenti o a qualsiasi altra restrizione. Un
diritto è una condizione universale che non può valere per alcuni e non per
altri. Un diritto non è una iattura, ma una ricchezza di ogni persona; un
diritto non può essere un ricatto sull'occupazione, ne racconta viceversa
la civiltà.
Questa decisione delta Corte Costituzionale è una prima vittoria di chi,
come noi, intende la lotta contro il neoliberismo come la massima
estensione dei diritti umani e sociali all'intera umanità, nel mondo del
lavoro come nel complesso della società.
Ora si tratta di vincere il referendum: ciò significherebbe invertire una
tendenza per passare dalla tenuta difensiva alla pratica del cambiamento,
riaccendere la fiducia in una politica diversa che parta dai bisogni reali
delle persone e non solo dagli interessi dei più forti.
L’approvazione popolare del referendum favorirebbe una nuova stagione dei
diritti, dando impulso a iniziative legislative tese a garantire e regolare
condizioni di lavoro anomale e irregolari, come quelle degli occupati a
tempo determinato e dei “collaboratori continuativi”, e rilancerebbe la
lotta contro il lavoro nero. Specialmente in Puglia, come nelle regioni
meridionali, dove le condizioni di chi lavora sono prive, molto spesso, di
tutele e di garanzie, la lotta per i diritti del mondo del lavoro verrebbe
rafforzata da una vittoria del Sì.
Il governo, in maniera del tutto abnorme e senza precedenti, annuncia di
volersi impegnare con tutti i mezzi per la vittoria del No: una ragione in
più per condividere fino in fondo la scelta del referendum, una scelta in
nome della democrazia e della civiltà del lavoro.
Rivolgiamo un appello agli organi della comunicazione di massa, affinché
venga garantita un’informazione completa e corretta sulle ragioni del Sì, e
venga contrastato il tentativo già in atto di oscurarle. A tutti e a tutte
chiediamo di aderire alla campagna referendaria, di costituire ed
appoggiare i Comitati per il Sì in ogni comune, fabbrica, ufficio, luogo di
studio.
ADERENTI AL COMITATO
Teresa Angelillo presidente direttivo regionale Cgil Scuola - Puglia
Giovanna Aquaro docente di Latino e Greco liceo Socrate Bari
Imma Barbarossa Casa delle Culture - Bari
Rosina Basso docente di Storia e Filosofia liceo Scacchi Bari
Michele Bellomo Portavoce nazionale Bari Pride
Lea Borrelli del Forum per la scuola pubblica Bari
Angelo Cardone Coordinatore Giovani Comuniste/i - Puglia
Giancarlo Canuto di A Sinistra Brindisi
Michele Cecere di Oltre il Girotondo Bari
Alessandro Cobianchi presidente regionale Arci Puglia
Giorgio Codardo segreteria Camera del Lavoro Cgil - Lecce
Arturo Cucciolla architetto Bari
Sabino De Razza coordinatore Rdb Puglia
Michele Di Lorenzo segretario federazione dei Verdi Puglia
Michele Di Schiena magistrato di Cassazione Brindisi
Domenico D’Onchia Socialismo 2000 Ds Puglia
Vito Favia segreteria Flai Cgil Puglia
Giuseppe Filannino segreteria Camera del Lavoro Molfetta
Tommaso Fiore primario di Rianimazione Policlinico di Bari
Francesco Grelle preside di Giurisprudenza Lecce
Francesco La Cava segretario Fiom Cgil Puglia
Andrea Ligorio Associazione Rinnovamento della Sinistra Bari
Domenico Lomelo consigliere regionale Verdi Bari
Michele Losappio consigliere regionale Prc Bari
Carlo Madaro consigliere regionale Italia dei Valori Lecce
Pasquale Martino segretario Prc Puglia
Michele Matera Rsu Osram, segreteria provinciale Filcea-Cgil Bari
Antonio Mazzarella medico direttivo provinciale Funzione Pubblica Cgil Bari
Luciano Mineo consigliere regionale Ds Taranto
Isidoro Mortellaro ordinario di Dottrine Politiche Università di Bari
Guido Pasquariello Cnr Bari
Antonella Perrone segreteria Camera del Lavoro Cgil Lecce
Giacomo Princigalli direzione regionale Ds Puglia
Lino Romanelli federazione Cobas Puglia
Antonello Rustico - Rsu Serono Pharma, segreteria provinciale Filcea-Cgil Bari
Angelo Rossi Associazione per il Rinnovamento della Sinistra Foggia
Ruggiero Crudele Direttivo prov.le Filtra Cgil - Bari
Arcangelo Sannicandro consigliere regionale Prc Foggia
On. Alba Sasso deputata della Puglia
Giuseppe Scognamillo coordinatore Lavoro e Società Cgil Puglia
Donato Sivo Medicina del Lavoro Bari
Giuseppe Stea direzione nazionale Ds Taranto
Marcello Strazzeri - direttore del Dipartimento di Scienze
Sociali Università di Lecce
Vittorio Tanzarella Comitato per una pace giusta in Palestina - Bari
Silverio Tomeo del Lecce Social Forum
Romeo Tuosto Segreteria prov.le Funzione Pubblica Cgil - Bari
On. Nichi Vendola deputato della Puglia
Bruno Veneziani ordinario di Diritto del Lavoro Università di Bari
Pasquale Voza ordinario di Letteratura Italiana Università di Bari
Associazione A Sinistra Brindisi
Associazione “Italia Giusta secondo la Costituzione” Bari
Coordinamento “Diritti al Pride” - Bari
Csoa Coppola Rossa Adelfia
Csoa Fabbrica Sociale Trani
Sinistra Giovanile sez. di Noci
Redazione “Brecce, cantiere sociale” Ceglie Messapica
Redazione “Le passioni della sinistra” Molfetta