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documento RSU Arsenale militare di Taranto



Vi invio questo documento.
Saluti, Enzo

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Arsenale RdB Taranto


Situazione attuale. Riorganizzazione, riqualificazione, iniziativa sindacale.

Il processo di ristrutturazione dell’area industriale della Difesa, avviato 
con il decreto legislativo del novembre 1997, è in fase avanzata di 
realizzazione. All’interno dello stabilimento della MM di Taranto sono 
state dismesse alcune lavorazioni quali quelle svolte per anni nel reparto 
automobilistico; si sono ridotti notevolmente i carichi di lavoro di gran 
parte dei settori soprattutto del sistema nave; è stata ridimensionata 
l’attività della DSD (ex reparto di pronto intervento), di costituzione 
recente, che dovrebbe svolgere lavorazioni sulle uu.nn. operative ma che 
sempre più spesso non può svolgere per carenze organizzative e,quindi, 
vengono esternalizzate.
La situazione alla fine del 2002 è complessivamente peggiorata anche a 
causa del venir meno di alcune condizioni più favorevoli  che si erano 
determinate l’anno scorso, in particolare ci riferiamo allo stanziamento di 
circa 25 miliardi che il governo di centrosinistra aveva destinato alla 
ristrutturazione dello stabilimento, stornati in altri capitoli di spesa 
dall’attuale maggioranza di centrodestra;  all’avvenuto blocco, ad opera 
della corte costituzionale, dei concorsi  interni. A questo quadro va 
aggiunta l’accelerazione data dal governo alle privatizzazioni e alle 
esternalizzazioni nella P.A., che nel nostro arsenale significano anzitutto 
la messa a disposizione di alcune aree alla Fincantieri (per la quale come 
sappiamo si sta procedendo alla completa privatizzazione); il ricorso, come 
previsto ancora dalla nuova finanziaria e da quella precedente, sempre più 
massiccio all’acquisto di beni e servizi all’esterno; la firma del 
contratto di lavoro dei dipendenti pubblici (4 febbraio 2002), da parte di 
tutte le altre OO.SS., senza risorse economiche. Nell’ultimo mese, poi, si 
è concretizzata la costituzione di Maribase, nell’area dell’arsenale nuovo 
che aggrava la problematica degli esuberi, i trasferimenti di personale 
previsti non tengono conto infatti  della ricollocazione di alcuni 
lavoratori appartenenti a profili professionali e qualifiche funzionali in 
esubero (quali gli addetti alla ristorazione o ai servizi di vigilanza) o 
della necessità di porre mano alla organizzazione della DSD che la metta in 
grado di funzionare. Come dire, a distanza di circa 5 anni, i nodi della 
ristrutturazione voluta dal centrosinistra e dai vertici militari, 
sostenuta da tutte le altre OO.SS. e accettata dai lavoratori 
disinformati  e disattenti, stanno venendo al pettine in tutta la loro 
gravità. Oggi il rischio dei licenziamenti si fa sempre più concreto e in 
molti cominciano a mettere in discussione il processo di ristrutturazione 
proprio a partire da questo aspetto, e in molti riconoscono che avevamo 
ragione quando nel ’97 e nel ’98 (anno in cui fu firmato il primo 
protocollo d’intesa fra A.D. e OO.SS., noi esclusi, di attuazione della 
ristrutturazione) dicevamo che l’area industriale della Difesa stava per 
essere ridimensionata e che i lavoratori avrebbero pagato direttamente il 
costo dell’operazione. L’ iniziativa che abbiamo svolto  sempre in 
modo  coerente e ispirata innanzitutto alla difesa dei posti di lavoro, 
all’aumento della professionalità da un lato e alla ricerca di soluzioni 
alternative che garantissero ruolo e futuro allo stabilimento dall’altro, 
ci dà la possibilità di essere, ancor più oggi, forte punto di riferimento 
all’interno della RSU, fra i lavoratori preoccupati e disorientati, nel 
rapporto con le altre OO.SS.
Nel marzo di quest’anno, dopo la sentenza sui concorsi, si è messa in atto 
una risposta che ha visto CGIL, CISL e UIL, attraverso un’assemblea 
generale, cercare di riprendere in mano l’iniziativa chiedendo mandato ai 
lavoratori per gestire la situazione che si era venuta a creare. 
Quell’assemblea ha miseramente fallito il suo tentativo e si è ritorta 
contro i confederali come un boomerang: i lavoratori e le lavoratrici si 
sono uniti alla nostra contestazione del merito e del metodo 
dell’iniziativa e, non solo non hanno concesso alcun mandato, ma hanno 
sostenuto con forza la nostra proposta di restituire ruolo alla RSU nella 
gestione di questa delicata fase e hanno espresso, insieme a noi, una 
critica determinata e puntuale al percorso che fin qui hanno governato 
CGIL, CISL e UIL, sia a livello locale che nazionale. La RdB, in 
quell’occasione, è stata capace di esercitare un’egemonia, ma soprattutto 
ha capitalizzato una lotta di anni, riconosciuta dai lavoratori. 
Quell’assemblea  ha poi avuto uno strascico “politico”: le dimissioni della 
segretaria aziendale della CGIL, la ripresa di protagonismo della RSU che 
ha portato alla costruzione di una piattaforma rivendicativa all’interno di 
un percorso unitario che, a nostro giudizio, apre una prospettiva nuova di 
lotta.
Il documento stilato e proposto all’attenzione di tutte le forze politiche 
locali e delle istituzioni, passato al vaglio dei lavoratori attraverso 
un’altra assemblea generale, contiene alcuni punti fermi da cui ripartire 
per intervenire efficacemente contro i progetti del governo e le premesse 
generali del piano di ristrutturazione, che già all’epoca del 
centrosinistra aveva come fondamento l’esternalizzazione delle lavorazioni. 
Si chiede,infatti, il mantenimento prevalente del carattere pubblico delle 
manutenzioni che si effettuano nello stabilimento, finanziamenti certi già 
nella prossima finanziaria per sostenere la riqualificazione del personale 
e si individua in un tavolo tecnico che veda insieme parti sociali, 
innanzitutto la RSU, istituzioni locali e A.D., lo strumento per riaprire 
la vertenza arsenale sul territorio. Noi non ci facciamo illusioni 
sull’esito dell’iniziativa complessiva ma riteniamo che questi passaggi che 
si sono costruiti negli ultimi mesi abbiano intanto restituito ai 
lavoratori, attraverso la loro RSU, un ruolo che le altre OO.SS. avevano 
loro scippato, ha riaperto un terreno di confronto con altri soggetti 
inserendo la nostra vicenda in un quadro più ampio di responsabilità 
condivise, in modo che nessuno possa dichiararsi fuori perché non 
coinvolto, ha contribuito a fare chiarezza e dire la verità su un processo 
finora nascosto nelle sue reali intenzioni e nelle sue ricadute 
occupazionali contro il quale ci siamo battuti quasi in completa solitudine 
(oggi si sono aperte contraddizioni all’interno di alcune OO.SS. presenti 
nella RSU che erano invece tenute sotto controllo ). Siamo ovviamente ad un 
punto delicato della vicenda che ci richiederà un impegno notevole nella 
gestione di questa fase, ma partiamo non dal nulla, partiamo dalla capacità 
che abbiamo avuto in questi anni di tenere aperto il confronto con i 
lavoratori, di valorizzare lo strumento della RSU, nonostante questa, a 
tutt’oggi, non risponda esattamente all’idea che noi abbiamo di 
rappresentanza autonoma e democratica dei lavoratori, alla chiarezza della 
nostra piattaforma: rilancio del ruolo pubblico degli arsenali, 
riconversione professionale e delle attività per l’ampliamento delle 
funzioni verso la protezione del territorio e la difesa non violenta, 
civilizzazione della Difesa.