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83% di benzene in meno non è un bluff ( risposta di Trevisani)
Cokeria: risposta di Silvano Trevisani alla mia lettera a Nuovo Dialogo.
A.M.
A proposito di Ilva e cokerie
Risponde Silvano Trevisani
E' un con po' d'imbarazzo che rispondo all'amico Alessandro, perché il
giornalista, nel replicare ha sempre il vantaggio di dire l'ultima parola.
Cercherò perciò di non abursarne, limitandomi a poche, ma necessarie
precisazioni.
1) La previsione fatta di un calo del 33% dell'emissione è troppo
ottimistica perchè non tiene conto di un fatto essenziale: le cokerie
sarebbero spente solo per essere rifatte e non definitivamente come a
Genova. L'emissione calerebbe solo in relazione alla madernità dei nuovi
impianti. Molto meno del 33% cioè.
2) E' vero che a Genova la produzione non è diminuita dopo lo spegnimento
delle cokerie, ma solo perchè il coke, in quantità modesta relativamente
alla modesta produzione di acciaio di Cornigliano, viene comprato dalla
Cina. E come viene prodotto il coke in Cina? Malissimo. In condizioni
letali per le popolazioni che vivono attorno agli stabilimenti. Riva
potrebbe comprare dalla Cina anche il coke per Taranto? I quantitativi,
enormemente maggiori di quelli per Genova lo sconsiglierebbero per ragioni
economiche e ambientali (trasporto via mare, stoccaggio, trasorto sui
nastri, ecc...). E poi: non sarebbe davvero un discorso coerente dal punto
di vista globalistico. Si tornerebbe ai tempi delle navi dei veleni, quando
si scaricavano i rifiuti tossici sulle spiagge africane per sbarazzarsi del
problema.
3) C'é un problema occupazionale che non va sottovalutato e la cui portata
abbiamo già sperimentato con lo sciopero del settembre scorso. Chiudere o
ridurre gli impianti industriali non è mai un progresso economico-sociale
Paradossalmente si potrebbe dire, infatti: perchè allora non importiamo
tutto l'acciaio già pronto dalla Cina? Eviteremmo ogni tipo d'inquinamento!
4) Questo significare che bisogna accettare qualsiasi offesa alla dignità
dell'uomo e dell'ambiente pur di garantire posti di lavoro e cioé il
cosiddetto ricatto occupazionale? Assolutamente no! Anzi, al contrario non
bisogna accettare, ad esempio, nuove industrie inquinanti. E quindi non si
deve permettere a Riva, a nostro parere, di aumentare la produzione. Ma
cosa diversa è quella di chiudere fabbriche che danno occupazione a
migliaia di famiglie che, altrimenti, resterebbero prive di un reddito.
5) Per abbattere l'inquinamzento in queste condizioni occorre aver
strategie chiare, coerenti, non demagogiche e attuabili, anche per non
gettare maggior discredito sulle pubbliche istituzioni. Fare proclami e
sparare iniziative destinate a rimenere infruttuose rischia di generare,
nell'opinione pubblica, sfiducia e disinteresse.
Molto altro ci sarebbe da dire, ma ho promesso di limitarmi a pochi punti.
Silvano Trevisani