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per salvare Safya studenti e insegnanti dell'Istituto Righi inviano 1127 firme
COMUNICATO
"Chiediamo che venga risparmiata la vita a Safya".
Con queste semplici parole comincia la breve lettera che accompagna le
1127 firme raccolte nell'Istituto Tecnico Industriale Righi di Taranto in
calce ad una petizione in cui si chiede che una donna nigeriana, di nome
Safya, non venga giustiziata con il barbaro rituale del lancio delle
pietre. Ma qual è la "colpa" di questa donna?
Safya è stata condannata in Nigeria alla lapidazione per aver avuto un
figlio senza essere sposata e dopo aver subito violenza sessuale. Gli
studenti e gli insegnanti del Righi chiedono all'ambasciatore di Nigeria
che interceda affiché venga salvata la vita a Safya. In questi giorni
l'appello ha raggiunto capillarmente ogni classe ed è stato firmato
praticamente da tutti. E' un risultato significativo aver unito l'intera
scuola attorno ad un caso di palese e barbara violazione dei rititti
umani.
E' stata un'adesione corale che ha visto mobilitarsi studenti e docenti
senza distinzione alcuna.
L'appello per salvare la vita di Safya si è anche diffuso - passando di
mano in mano e via Internet - in altre scuole dove è in corso una simile
petizione.
Gli studenti del Righi, venuti a conoscenza della notizia, si erano
mobilitati già nel periodo dell'autogestione unendo alla lotta contro la
riforma della Moratti anche questa iniziativa di carattere umanitario.
Giuseppe Padula, Francesco Coniglio, Donato Rizzi e Marco Palomba,
rappresentanti degli studenti, hanno indetto assemblee e fatto circolare
l'appello. L'assistente Adele Scarano e il professore Alessandro
Marescotti hanno collaborato per ampliare i consenti al corpo insegnante.
Insegnanti, preside e vicepreside hanno così firmato dando un unanime
sostegno. L'obiettivo dell'iniziativa aveva anche infatti un risvolto
educativo, quello di sensibilizzare la scuola ai diritti umani, aspetto
culturale centrale per una formazione integrale del cittadino.
A dicembre erano cinquecento le firme raccolte e ora sono più che
raddoppiate.
Raggiunto l'obiettivo di superare il tetto delle mille adesioni l'appello
è ora stato inviato, con il corposo malloppo di firme, all'ambasciata
nigeriana a Roma.
Riportiamo il testo integrale della petizione perché anche altre scuole
possano unirsi all'iniziativa per salvare Safya dalla morte.
All'Ambasciata di Nigeria
via Orazio 18
00193 Roma
Safya Husseini Tungar-Tudu è una ragazza nigeriana di trent’anni, senza
marito. Ha avuto un bambino e dunque, per la legge fondamentalista
islamica fra meno di un mese sarà posta in una buca, seppellita sino al
seno e poi lapidata a morte dalla gente del suo villaggio. Chiusa nella
sua capanna, in questi giorni allatta il suo bambino. Lo potrà tenere al
seno per qualche settimana, poi la trascineranno nella fossa e la
massacreranno.
Vogliamo che Safya viva e chiediamo che l'ambasciata di Nigeria in Italia
interceda presso il Presidente della Repubblica nigeriana affinché le
conceda la grazia.
- seguono 1127 firme -