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cokeria, sciopero all'Ilva
"E se insieme alle tute blu dell'Ilva scioperasse tutta la città?" Così
comincia la "sberla" del giornalista Michele Tursi sul Corriere del Giorno
del 18 settembre. Le "sberle" sono stuzzicanti interventi, a volte veri
scapaccioni, a volte delle benevole pacche per svegliare la Taranto Bella
Addormentata. E ora eccoci all'invito a fare fronte unico con i lavoratori
Ilva per chiedere assieme a loro una città più vivibile e un lavoro più
sicuro. Credo che l'invito di Tursi vada accolto senz'altro e rilanciato
alla cittadinanza. I lavoratori non si devono sentirsi soli e noi non
dobbiamo lasciare soli i lavoratori nella doppia lotta che sostengono per
difendere il posto di lavoro e la propria salute dai tumori professionali.
Solo il sostegno corale della città agli operai Ilva può dare loro la forza
di non subire il ricatto occupazionale. Quindi "schiena dritta, sguardo
fiero", come dice Tursi. Che aggiunge: "Bando alle esitazioni, in soffitta
gli indugi, adesso occorre dignità. E coraggio. Bush e Bin Laden non
c'entrano, la nostra è un'altra storia". Vero, la cattiveria a Taranto ha
altre sembianze. Occorre agire localmente. Ma anche pensare globalmente
perché una guerra non ha mai portato benefici ai lavoratori. I ricatti
economici in tempo di pace divengono ordini indiscutibili in tempo di
guerra. E noi che lottiamo contro il silenzio e per il futuro di questa
città abbiamo un motivo in più per chiedere a Taranto di scendere in piazza
per il lavoro, la vita e la pace.
Alessandro Marescotti
www.peacelink.it